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19/11/2012 - 15:30

Giro del mondo in solitario, Beyou (Maitre Coq) è il quinto ritirato

Vendee Globe
Demolition Derby

Continua la serie impressionante di problemi ai solitari del giro del mondo partito da appena 8 giorni. Ritiro anche per Jeremie Beyou (Maitre Coq) per rottura dell'idraulica della chiglia. Problemi per Sanso e Gotowsky. Timone rotto e riparazione-show per Alex Thomson

La Vendée infernale che qualcuno definisce già “demolition derby”, una gara a eliminazione, continua a fare vittime. Dopo i 4 ritirati in una settimana, l’ultimo weekend ha coinvolto alcuni anche tra i favoriti in notizie allarmanti, rischi di abbandono, avarie gravi, tentativi di riparazione sotto costa. Tutto questo mentre in testa, i primi della flotta stanno per entrare già nei Doldrums, la zona equatoriale che quest’anno si trova molto più a nord del solito.

Jeremie Beyou (Maitre Coq), ha comunicato la notizia-shock della rottura del sistema idraulico che regola la sua chiglia basculante. Una avaria che agli inizi di questa tecnologia era frequente ma che sembrava ormai superata con i nuovi sistemi.

Il danno è grave, come racconta lo stesso Beyou (che era al settimo posto): “Stavo navigando benissimo, a una velocità di 21 nodi, senza problemi per tutto il giorno. All’improvviso ho sentito un rumore e ho visto la barca cambiare direzione, il martinetto idraulico si è rotto, all’attacco sulla testa della chiglia. Sono parti findamentali. Le pompe pompano acqua fuori dalla barca. Ho bisogno di trovare un posto più tranquillo per pensare a cosa fare. Non posso andare più veloce di 5-6 nodi, quindi penso in 6-7 ore di raggiungere una zona più tranquilla a largo di Capo Verde.”

La tensione per le scelte imminenti si percepisce dalla dichiarazione successiva di Beyou: “Ho sentito Michel Desjoyeaux (Maitre Coq è l’ex Foncia con la quale Desjoyeaux ha vinto la precedente Vendé Globe), e insieme a lui stiamo cercando di capire cosa si è rotto e trovare una soluzione. Dovrei almeno riuscire a fermare la chiglia, per essere sicuro che non si muova di nuovo. Se riusciremo a rimetterla nella giusta posizione, tornerò in regata.
Ci sono 40 tonnellate di pressione sulle parti danneggiate. C’è un sacco di gente che ha lavorato e sta lavorando su questo: non ho iniziato la regata per finirla a Capo Verde. Se c’è anche solo una minima chanche di restare in gara, ci resterò!”


L’avaria ha sorpreso gli esperti sia dentro che fuori dal team di Beyou, perchè l’attacco è in titanio e progettato per reggere il peso di oltre 120 tonnellate, mentre su Maitre Coq il carico massimo non supera le 40 tonnellate.

IL RITIRO
La decisione di abbandonare la regata è arrivata all’ora di pranzo di lunedi 19 novembre. Tutto il team ha esaminato la situazione ed è stato unanime il coro a Jeremie: non si può garantire una riparazione sicura e robusta senza alcun intervento dall’esterno con macchinari e materiali. A Beyou non è rimasto che comunicare il suo ritiro. E’ il quinto ritirato dalla Vendée 2012-2013 dopo 8 giorni di gara.

COMMENTO
A questo punto di apre ufficialmente (e non è la prima volta) il capitolo “affidabilità” per gli Imoca 60. Su cinque ritiri tre sono dovuti ad avarie tecniche, avvenute in condizioni meteo dure ma non certo estreme come quelle che incontreranno nei mari del sud, dove la forza degli elementi e la lontananza di ogni forma di assistenza costringeranno gli skipper a una gestione molto attenta dei loro mezzi. Alla luce di questa nuova avaria, e aspettando, purtroppo, le prossime, torna di attualità la questione su come rendere più affidabili queste barche. Qualcuno propone una formula monotipo per la classe Imoca (che serivrebbe anche ad abbassarne i costi), esattamente come già fatto dalla Volvo Ocean Race. In molti però (tra cui noi) sono contrari, perché si eliminerebbe una buona fetta della sfida, che inizia sui tavoli da disegno dei progettisti ben prima del via ufficiale in mare. Però certamente una soluzione va trovata. La classe ha bisogno di nuovi sponsor, e quello dell’affidabilità è uno dei temi caldi. Gli sponsor investono milioni di euro e non tutti sono disposti ad accettare un ritiro dopo solo una settimana (e solo cinque ore nel caso di Safran di Marc Guillemot) di regata a causa di un malfunzionamento. (Alberto Mariotti)


ALTRE (BRUTTE) NOTIZIE...
Altre cattive notizie arrivano dal polacco Gutek Gutkowski (Energa), che ai problemi di energia e al non funzionamento dell’autopilota aggiunge anche la rottura del gennaker che si è arrotolato sullo strallo costringendolo a una passeggiata sull’albero... “Sono stato un paio d’ore a lavorare per sbrogliare la vela - ha raccontato Gutek - ma ce l’ho fatta e a parte qualche danno il gennaker pare tutto d’un pezzo. Quanto al pilota automatico, è sempre nella stessa situazione e dovrò decidermi: non posso stare tre mesi intorno al mondo a litigare con l’elettronica di bordo. Andare negli oceani del sud senza pilota automatico sarebbe semplicemente stupido. Sono confuso, devo riposare, poi penserò e deciderò il da farsi”. Nelle ultime ore la sua barca ha tenuto una strana rotta verso Nord Ovest, verso Madeira (distante 400 miglia), ma forse per qualcuno sta testando l’autopilota. Dall’organizzazione ricordano che il regolamento permette di scaricare nuovo software per provare a risolvere il problema.

THOMSON, RIPARAZIONE-SHOW
E alla lista dei problemi e delle bad-news si è aggiunto alla fine anche Alex Thomson (Hugo Boss). Lo skipper inglese ha comunicato di aver rotto uno dei due timoni, colpito da un generatore idrico saltato per una avaria. Qualcosa che difficilmente si può immaginare. Il racconto di Thomson (che era al sesto posto): “Ero basso di liquido nella batteria, allora sono sceso per vedere quanti ampere avevamo. La barca andava a una media di 18 nodi, ho sentito uno strano rumore e ho visto il generatore che vibrava tantissimo, e aumentava... Non ho fatto in tempo a raggiungerlo, si è staccato ed è partito roteando verso poppa dove ha fracassato la barra di dritta del timone. Ero su mure a sinistra e quindi la barca è partita all’orza, sono comunque riuscito a tenerla piatta, ho poggiato e arrotolato lo spinnaker 3 col timone di sinistra...”
Ma per Thomson, a quel punto, il lavoro era solo agli inizi.

“E’ un tuno di carbonio molto sottile e lungo 3 metri, del quale non ho a bordo un ricambio. Ma il nostro ingegnere del composito è un genio e un grande risolutore di problemi, e insieme agli altri dello shore team ha elaborato un piano per ricostruire la barra con stuole di carbonio che ho a bordo. Ho dovuto tagliare le strisce con una smeriglatrice a lama diamantata che ho a bordo, un lavoro delizioso, visto che tutto si è coperto di polvere di carbonio. Ho fatto tutto mentre continuavamo ad andare a 19 nodi, ed è andata bene che non mi sono tagliato un dito o aperto un buco sullo scafo in cabina! Sette ore di lavoro, sono spompato ma contento, dovrebbe funzionare. E 'stato un lavoro di squadra incredibile.”

E stando alle ore successive, si direbbe che la riparazione funzioni davvero, visto che Hugo Boss ha fatto segnare la migliore performance sulle 24 ore, battendo le 5 barche che la precedono in classifica.

QUALCHE NOTIZIA BELLA O ALMENO NORMALE...
A 400 miglia dall’Equatore e dai Doldrums, gli skipper di testa stanno lavorando sodo interpretando le carte meteo. Osservato speciale di tutti è Armel Le Cléac’h, (Banque Populaire), il leader con 51 miglia di vantaggio su Francois Gabart (Macif), per capire quali saranno le sue scelte. Questa fase sarà il primo importante momento della regata in termini di scelte tattiche, un test per tutti i favoriti. Anche perchè dopo la cavalcata di questi giorni, il vento sta drasticamente calando e i primi adesso hanno 8 nodi. Prosegue senza problemi la Vendée dell’italiano Alessandro Di Benedetto, attualmente 15° (non è più ultimo perchè ha superato il polacco).

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