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08/12/2014 - 18:33
Volvo Ocean Race, tappa a 1000 miglia da Abu Dhabi, ma...
Volvo Ocean Race, tappa a 1000 miglia da Abu Dhabi, ma...
Uno scafo nuovo
per Team Vestas?
per Team Vestas?
Conferenza stampa telefonica di Chris Nicholson (skipper) e Wouter Verbraak (navigatore) di Team Vesta Wind ad Abu Dhabi. Non emerge nulla di nuovo: errore umano con molte scusanti (vere o presunte)... E per il futuro si fa strada l'ipotesi di un nuovo scafo in costruzione. Ma sul naufragio restano aperti tanti interrogativi. DA NON PERDERE SU SAILY TV VOR STORIES #9: TALK SHOW SUL CASO VESTAS CON MOLTI OSPITI
Un talk show con 5 ospiti importanti, alcune immagini inedite, le schermate dei programmi di navigazione, il parere degli esperti, qualche provocazione controcorrente, il richiamo al rispetto per i velisti, la voglia di approfondire: è VOR STORIES #9, la puntata trasmessa da martedi 9 dicembre sulla TV di Saily e dedicata al caso Vestas. Ospiti del talk show registrato al Circolo Nautico Riva di Traiano sono l’Ammiraglio Franco Lo Sardo (già Vice Comandante del corpo Capitaneria di Porto e responsabile del Centro Operativo della Guardia Costiera), il velista e navigatore Ugo Grande (direttore generale Divers Yachts Italia, la sede italiana del fornitore degli strumenti elettronici di navigazione B&G installati su tutte le barche della Volvo Ocean Race), lo skipper Dudi Coletti (ex Moro di Venezia e oggi comandante di maxi yacht da crociera), e in collegamento esterno il navigatore Stefano Spangaro e il giornalista Andrea Falcon.
VOR STORIES #9, CASO VESTAS: IL TALK SHOW DA NON PERDERE SU SAILY TV.
LA CONFERENZA TELEFONICA (INUTILE) DI TEAM VESTAS
Mentre è in corso la seconda tappa, i primi sono a 1000 miglia da Abu Dhabi, Team Brunel si è portato in testa, resistono alle sue spalle solo Dongfeng e Abu Dhabi, mentre si staccano Mapfre, Alvimedica e Team SCA, il mondo della Volvo Ocean Race e la vela oceanica in generale sono ancora scossi dal clamoroso naufragio di Team Vestas Wind in Oceano Indiano. Oggi nel tentativo (non riuscito) di fare chiarezza e fornire ulteriori informazioni, lo skipper Chris Nicholson e il navigatore Wouter Verbraak hanno tenuto una conferenza telefonica con la stampa internazionale. In realtà non è emerso nulla di nuovo. Secondo gli osservatori, siamo in una fase di schermaglie legali e assicurative, quindi le dichiarazioni sarebbero in qualche modo “suggerite” dagli avvocati.
NICHOLSON, SAPEVAMO DEI BASSI FONDALI
Lo skipper Chris Nicholson ha aperto l’incontro sottolineando gli eventi delle 48 ore precedenti all’incidente che ha portato la sua barca in secca sul bassofondo corallino di Cargados Carajos nell’Oceano Indiano: “Eravamo consapevoli di navigare in una zone di forti rilievi sottomarini, e mi sono informato sulle condizioni e sulla profondità, per capire quali onde potevamo aspettarci. Per la mia esperienza sulla costa orientale dell'Australia, queste condizioni possono causare mare abbastanza irregolare e un’onda difficile. La risposta di Wouter ha confermato che la profondità era passata da 3000 metri a 40 metri. La corrente era trascurabile e ci sarebbe bastato monitorare lo stato delle onde, mentre ci avvicinavamo. Alla profondità di 40 metri si è perfettamente al sicuro nell’attraversare queste zone di montagne sottomarine. Tutte le informazioni sono state trasmesse all'equipaggio in modo che tutti fossero informati in merito alle condizioni.”
VERBRAAK, ASPETTIAMO DI RIATTIVARE I COMPUTER DI BORDO
Poi è intervenuto il navigatore Wouter Verbraak: “Col senno di poi avremmo dovuto avere una zoomata molto più grande sulla carta elettronica. Purtroppo non siamo ancora riusciti a rimettere in funzione i computer di bordo, sono praticamente morti. Ma speriamo di riuscirci presto, e quindi sapremo quanto è successo. “Avevamo superato durante i giorni precedenti diverse montagne sottomarine – ha aggiunto Verbraak - L'onda era abbastanza grande, anche a causa delle tempeste tropicali. Ma non abbiamo avuto problemi con il canbio repentino del fondale. E le condizioni d'onda erano previste in diminuzione. Perciò quei 40 metri erano una profondità sicura per passare sopra all’ennesimo rilievo sottomarino.”
I PERICOLI SCAMPATI
E’ stato chiesto a Nicholson se l'equipaggio fosse in pericolo dopo l’incidente. Nicholson ha risposto che erano certamente in pericolo: “Siamo andati immediatamente in testacoda di 180 gradi. In forza dell'impatto nostri timoni si sono rotti, così come le derive. Siamo rimasti completamente bloccati e in balia delle onde che si infrangevano. Guardando sul lato della barca vedevo rocce frastagliate e onde frangenti. In quella fase non sapevo neanche se ci fosse un rifugio sicuro, nella laguna, a una certa distanza. I miei pensieri iniziali erano ovviamente per il peggio. Abbiamo immediatamente informato la direzione della regata, c’erano cento cose da fare allo stesso tempo, abbiamo chiuso le paratie stagne, messo le tute di sopravvivenza, preparato le zattere di salvataggio e le boette AIS personali. La cosa più visibile in quei momenti è stato il modo in cui tutto l'equipaggio ha gestito la situazione con calma.
“Il mio pensiero fisso era cercare di rimettere la barca sotto controllo, avevamo le vele ancora issate. Sono stati momenti di incredibile stress, ma ricapitolando, dobbiamo solo ricordarci che quanto è accaduto è derivato solo da un semplice errore umano. In fin dei conti, non abbiamo guardiamo la carta elettronica con l’ingrandimento grafico sufficiente. Per fortuna che poi tutto è andato bene, le cose potevano peggiorare.”
“Abbiamo fatto un errore grave, ma la cosa buona è che non ne abbiamo aggiunti altri - ha detto Wauter Verbraak - Spesso quando si commette un errore, molti altri se ne aggiungono, e la situazione precipita, creando situazioni di pericolo. Ma non l’abbiamo fatto e questo è una testimonianza del nostro lavoro di squadra e della nostra preparazione.
“Ricordo ancora vividamente il momento dell’incidente, è stato il momento peggiore della mia carriera di velista, ma è stato anche uno dei migliori, perché abbiamo lavorato come una squadra in un modo incredibile. Come ha sottolineato Chris Nicholson, c'era così tanto lavoro da fare e lo abbiamo svolto insieme, avrò sempre questo ricordo. Ognuno ha raccolto un pezzo del puzzle e insieme abbiamo fatto passi avanti verso la sicurezza. C’era un'atmosfera incredibile sulla barca e un legame all'interno del team.”
Anche Knut Frostad, CEO della Volvo Ocean Race, ha partecipato alla conference call, concludendo sulla fortuna di non aver avuto feriti da questo incidente.
CHI E' CHRIS NICHOLSON
Chris Nicholson, Australiano, 45 anni, iniziato vela a 7, tante derive, i 18 piedi australiani sul “suo” Lago Macquarie, due Olimpiadi (Sydney 2000 e Atene 2004) sul 49er di cui è più volte campione mondiale; quindi Volvo Ocean Race: nel 2001 su Amer Sports One, skipper Grant Dalton, di cui è watch captain; nel 2005-2006 con la spagnola Movistar; nel 2008-2009 con Puma: ed è skipper di Camper New Zealand, che porta al 2° posto nel 2011-2012
CHI E' WOUTER VERBRAAK
Wouter Verbraak, Olandese, 39 anni, studia meteorologia all’Università di Utrecht. A soli 24 anni è nella squadra olandese che vince l’Admiral’s Cup 1999, l’anno dopo è sulla Line Honours della Sydney Hobart con Nicorette, e subito Volvo Ocean Race 2001-2002 col team norvegese Djuice Dragon, esperienza doppiata nel 2005-2006 con i Pirati dei Caraibi di Paul Cayard. Vince la MedCup TP52 nel 2006, la Middle Sea Race nel 2007. Ancora Volvo Ocean Race, nel 2009 come navigatore di Delta Lloyd. Coppa America, nel 2005, con K-Challenge, sempre nel ruolo di navigatore.
Dal 2007 ininterrottamente fino al 2012 è navigatore su Rambler, uno dei maxi yacht più veloci e vincenti degli ultimi anni.
Nel 2011 è chiamato a sostituire Alex Thomson sull’IMOCA 60 Hugo Boss, e con il neozelandese Andy Meiklejohn completa il giro del mondo senza scalo in coppia al 7° posto. Poi Vestas…
LA REGISTRAZIONE AUDIO DELLA CONFERENZA QUI
SCENARI PER IL RITORNO DI VESTAS IN REGATA
Ci si interroga sempre sulle possibili soluzioni davanti al Team Vestas per tornare in regata con un VO65. Riuscire a recuperare il relitto a Cargados, trasportarlo in un cantiere e ripararlo, sembra la più remota. Il carbonio consentirebbe teoricamente di congiungere una metà barca “nuova” in sostituzione della parte poppiera distrutta, a quella sana. Ma c’è da considerare le problematiche dai costi enormi del recupero della barca, e quella delle logiche di One Design dei VO65: barche monotipo con tolleranze di 1 mm, che difficilmente si potrebbero rispettare con una barca realizzata in “taglia e cuci”.
Diventa più probabile, a questo punto, che il team torni sul relitto, smonti l’albero e ogni altro pezzo di rig e attrezzatura, manovre fisse e correnti, tutto ciò che sia possibile rimuovere e portare via. Il relitto può poi essere fatto in ulteriori piccoli pezzi e rottamato nel modo più corretto dal punto di vista dello smaltimento ambientale. Servirebbe un nuovo scafo: e alcuni rumors evidenziano come da Persico (il cantiere italiano che ha realizzato gli scafi dei 7 VO65) si noti una serie di strani movimenti: annullate le vacanze natalizie per una squadra di cantieristi, e movimenti “sospetti” di stampi. Un nuovo Team Vestas potrebbe essere pronto a fine inverno, e tornare in gara nelle tappe della Volvo a partire da Newport. I tempi ci sono, lo sponsor non sprecherebbe i soldi messi finora, e il team diventerebbe anche il preferito di tanti tifosi nel mondo…
NON PERDERE IL TALK-SHOW DI SAILY TV SUL CASO VESTAS
Un talk show con 5 ospiti importanti, alcune immagini inedite, le schermate dei programmi di navigazione, il parere degli esperti, qualche provocazione controcorrente, il richiamo al rispetto per i velisti, la voglia di approfondire: è VOR STORIES #9, la puntata trasmessa da martedi 9 dicembre sulla TV di Saily e dedicata al caso Vestas. Ospiti del talk show registrato al Circolo Nautico Riva di Traiano sono l’Ammiraglio Franco Lo Sardo (già Vice Comandante del corpo Capitaneria di Porto e responsabile del Centro Operativo della Guardia Costiera), il velista e navigatore Ugo Grande (direttore generale Divers Yachts Italia, la sede italiana del fornitore degli strumenti elettronici di navigazione B&G installati su tutte le barche della Volvo Ocean Race), lo skipper Dudi Coletti (ex Moro di Venezia e oggi comandante di maxi yacht da crociera), e in collegamento esterno il navigatore Stefano Spangaro e il giornalista Andrea Falcon.
VOR STORIES #9, CASO VESTAS: IL TALK SHOW DA MARTEDI 9 DICEMBRE SU SAILY TV.
Un talk show con 5 ospiti importanti, alcune immagini inedite, le schermate dei programmi di navigazione, il parere degli esperti, qualche provocazione controcorrente, il richiamo al rispetto per i velisti, la voglia di approfondire: è VOR STORIES #9, la puntata trasmessa da martedi 9 dicembre sulla TV di Saily e dedicata al caso Vestas. Ospiti del talk show registrato al Circolo Nautico Riva di Traiano sono l’Ammiraglio Franco Lo Sardo (già Vice Comandante del corpo Capitaneria di Porto e responsabile del Centro Operativo della Guardia Costiera), il velista e navigatore Ugo Grande (direttore generale Divers Yachts Italia, la sede italiana del fornitore degli strumenti elettronici di navigazione B&G installati su tutte le barche della Volvo Ocean Race), lo skipper Dudi Coletti (ex Moro di Venezia e oggi comandante di maxi yacht da crociera), e in collegamento esterno il navigatore Stefano Spangaro e il giornalista Andrea Falcon.
VOR STORIES #9, CASO VESTAS: IL TALK SHOW DA NON PERDERE SU SAILY TV.
LA CONFERENZA TELEFONICA (INUTILE) DI TEAM VESTAS
Mentre è in corso la seconda tappa, i primi sono a 1000 miglia da Abu Dhabi, Team Brunel si è portato in testa, resistono alle sue spalle solo Dongfeng e Abu Dhabi, mentre si staccano Mapfre, Alvimedica e Team SCA, il mondo della Volvo Ocean Race e la vela oceanica in generale sono ancora scossi dal clamoroso naufragio di Team Vestas Wind in Oceano Indiano. Oggi nel tentativo (non riuscito) di fare chiarezza e fornire ulteriori informazioni, lo skipper Chris Nicholson e il navigatore Wouter Verbraak hanno tenuto una conferenza telefonica con la stampa internazionale. In realtà non è emerso nulla di nuovo. Secondo gli osservatori, siamo in una fase di schermaglie legali e assicurative, quindi le dichiarazioni sarebbero in qualche modo “suggerite” dagli avvocati.
NICHOLSON, SAPEVAMO DEI BASSI FONDALI
Lo skipper Chris Nicholson ha aperto l’incontro sottolineando gli eventi delle 48 ore precedenti all’incidente che ha portato la sua barca in secca sul bassofondo corallino di Cargados Carajos nell’Oceano Indiano: “Eravamo consapevoli di navigare in una zone di forti rilievi sottomarini, e mi sono informato sulle condizioni e sulla profondità, per capire quali onde potevamo aspettarci. Per la mia esperienza sulla costa orientale dell'Australia, queste condizioni possono causare mare abbastanza irregolare e un’onda difficile. La risposta di Wouter ha confermato che la profondità era passata da 3000 metri a 40 metri. La corrente era trascurabile e ci sarebbe bastato monitorare lo stato delle onde, mentre ci avvicinavamo. Alla profondità di 40 metri si è perfettamente al sicuro nell’attraversare queste zone di montagne sottomarine. Tutte le informazioni sono state trasmesse all'equipaggio in modo che tutti fossero informati in merito alle condizioni.”
VERBRAAK, ASPETTIAMO DI RIATTIVARE I COMPUTER DI BORDO
Poi è intervenuto il navigatore Wouter Verbraak: “Col senno di poi avremmo dovuto avere una zoomata molto più grande sulla carta elettronica. Purtroppo non siamo ancora riusciti a rimettere in funzione i computer di bordo, sono praticamente morti. Ma speriamo di riuscirci presto, e quindi sapremo quanto è successo. “Avevamo superato durante i giorni precedenti diverse montagne sottomarine – ha aggiunto Verbraak - L'onda era abbastanza grande, anche a causa delle tempeste tropicali. Ma non abbiamo avuto problemi con il canbio repentino del fondale. E le condizioni d'onda erano previste in diminuzione. Perciò quei 40 metri erano una profondità sicura per passare sopra all’ennesimo rilievo sottomarino.”
I PERICOLI SCAMPATI
E’ stato chiesto a Nicholson se l'equipaggio fosse in pericolo dopo l’incidente. Nicholson ha risposto che erano certamente in pericolo: “Siamo andati immediatamente in testacoda di 180 gradi. In forza dell'impatto nostri timoni si sono rotti, così come le derive. Siamo rimasti completamente bloccati e in balia delle onde che si infrangevano. Guardando sul lato della barca vedevo rocce frastagliate e onde frangenti. In quella fase non sapevo neanche se ci fosse un rifugio sicuro, nella laguna, a una certa distanza. I miei pensieri iniziali erano ovviamente per il peggio. Abbiamo immediatamente informato la direzione della regata, c’erano cento cose da fare allo stesso tempo, abbiamo chiuso le paratie stagne, messo le tute di sopravvivenza, preparato le zattere di salvataggio e le boette AIS personali. La cosa più visibile in quei momenti è stato il modo in cui tutto l'equipaggio ha gestito la situazione con calma.
“Il mio pensiero fisso era cercare di rimettere la barca sotto controllo, avevamo le vele ancora issate. Sono stati momenti di incredibile stress, ma ricapitolando, dobbiamo solo ricordarci che quanto è accaduto è derivato solo da un semplice errore umano. In fin dei conti, non abbiamo guardiamo la carta elettronica con l’ingrandimento grafico sufficiente. Per fortuna che poi tutto è andato bene, le cose potevano peggiorare.”
“Abbiamo fatto un errore grave, ma la cosa buona è che non ne abbiamo aggiunti altri - ha detto Wauter Verbraak - Spesso quando si commette un errore, molti altri se ne aggiungono, e la situazione precipita, creando situazioni di pericolo. Ma non l’abbiamo fatto e questo è una testimonianza del nostro lavoro di squadra e della nostra preparazione.
“Ricordo ancora vividamente il momento dell’incidente, è stato il momento peggiore della mia carriera di velista, ma è stato anche uno dei migliori, perché abbiamo lavorato come una squadra in un modo incredibile. Come ha sottolineato Chris Nicholson, c'era così tanto lavoro da fare e lo abbiamo svolto insieme, avrò sempre questo ricordo. Ognuno ha raccolto un pezzo del puzzle e insieme abbiamo fatto passi avanti verso la sicurezza. C’era un'atmosfera incredibile sulla barca e un legame all'interno del team.”
Anche Knut Frostad, CEO della Volvo Ocean Race, ha partecipato alla conference call, concludendo sulla fortuna di non aver avuto feriti da questo incidente.
CHI E' CHRIS NICHOLSON
Chris Nicholson, Australiano, 45 anni, iniziato vela a 7, tante derive, i 18 piedi australiani sul “suo” Lago Macquarie, due Olimpiadi (Sydney 2000 e Atene 2004) sul 49er di cui è più volte campione mondiale; quindi Volvo Ocean Race: nel 2001 su Amer Sports One, skipper Grant Dalton, di cui è watch captain; nel 2005-2006 con la spagnola Movistar; nel 2008-2009 con Puma: ed è skipper di Camper New Zealand, che porta al 2° posto nel 2011-2012
CHI E' WOUTER VERBRAAK
Wouter Verbraak, Olandese, 39 anni, studia meteorologia all’Università di Utrecht. A soli 24 anni è nella squadra olandese che vince l’Admiral’s Cup 1999, l’anno dopo è sulla Line Honours della Sydney Hobart con Nicorette, e subito Volvo Ocean Race 2001-2002 col team norvegese Djuice Dragon, esperienza doppiata nel 2005-2006 con i Pirati dei Caraibi di Paul Cayard. Vince la MedCup TP52 nel 2006, la Middle Sea Race nel 2007. Ancora Volvo Ocean Race, nel 2009 come navigatore di Delta Lloyd. Coppa America, nel 2005, con K-Challenge, sempre nel ruolo di navigatore.
Dal 2007 ininterrottamente fino al 2012 è navigatore su Rambler, uno dei maxi yacht più veloci e vincenti degli ultimi anni.
Nel 2011 è chiamato a sostituire Alex Thomson sull’IMOCA 60 Hugo Boss, e con il neozelandese Andy Meiklejohn completa il giro del mondo senza scalo in coppia al 7° posto. Poi Vestas…
LA REGISTRAZIONE AUDIO DELLA CONFERENZA QUI
SCENARI PER IL RITORNO DI VESTAS IN REGATA
Ci si interroga sempre sulle possibili soluzioni davanti al Team Vestas per tornare in regata con un VO65. Riuscire a recuperare il relitto a Cargados, trasportarlo in un cantiere e ripararlo, sembra la più remota. Il carbonio consentirebbe teoricamente di congiungere una metà barca “nuova” in sostituzione della parte poppiera distrutta, a quella sana. Ma c’è da considerare le problematiche dai costi enormi del recupero della barca, e quella delle logiche di One Design dei VO65: barche monotipo con tolleranze di 1 mm, che difficilmente si potrebbero rispettare con una barca realizzata in “taglia e cuci”.
Diventa più probabile, a questo punto, che il team torni sul relitto, smonti l’albero e ogni altro pezzo di rig e attrezzatura, manovre fisse e correnti, tutto ciò che sia possibile rimuovere e portare via. Il relitto può poi essere fatto in ulteriori piccoli pezzi e rottamato nel modo più corretto dal punto di vista dello smaltimento ambientale. Servirebbe un nuovo scafo: e alcuni rumors evidenziano come da Persico (il cantiere italiano che ha realizzato gli scafi dei 7 VO65) si noti una serie di strani movimenti: annullate le vacanze natalizie per una squadra di cantieristi, e movimenti “sospetti” di stampi. Un nuovo Team Vestas potrebbe essere pronto a fine inverno, e tornare in gara nelle tappe della Volvo a partire da Newport. I tempi ci sono, lo sponsor non sprecherebbe i soldi messi finora, e il team diventerebbe anche il preferito di tanti tifosi nel mondo…
NON PERDERE IL TALK-SHOW DI SAILY TV SUL CASO VESTAS
Un talk show con 5 ospiti importanti, alcune immagini inedite, le schermate dei programmi di navigazione, il parere degli esperti, qualche provocazione controcorrente, il richiamo al rispetto per i velisti, la voglia di approfondire: è VOR STORIES #9, la puntata trasmessa da martedi 9 dicembre sulla TV di Saily e dedicata al caso Vestas. Ospiti del talk show registrato al Circolo Nautico Riva di Traiano sono l’Ammiraglio Franco Lo Sardo (già Vice Comandante del corpo Capitaneria di Porto e responsabile del Centro Operativo della Guardia Costiera), il velista e navigatore Ugo Grande (direttore generale Divers Yachts Italia, la sede italiana del fornitore degli strumenti elettronici di navigazione B&G installati su tutte le barche della Volvo Ocean Race), lo skipper Dudi Coletti (ex Moro di Venezia e oggi comandante di maxi yacht da crociera), e in collegamento esterno il navigatore Stefano Spangaro e il giornalista Andrea Falcon.
VOR STORIES #9, CASO VESTAS: IL TALK SHOW DA MARTEDI 9 DICEMBRE SU SAILY TV.
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