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21/05/2015 - 23:09

L'incredibile storia del Class 40 di Matteo Miceli

Ti trovo in oceano
E ti riporto a casa!

Dopo aver perso tutte le speranze e cessato le ricerche, il GPS di Eco40 ha ripreso a inviare segnali. E così, dopo il ribaltamento, l’abbandono e il salvataggio su una nave, Matteo Miceli ritrova e recupera la barca del suo destino a Fernando de Noronha, nell’Atlantico a circa 350 km dalle coste brasiliane. Una storia incredibile, di tenacia e di alti e bassi della sorte. Matteo è felice: "La barca è distrutta, ma..." 
 

Se ci fosse un record, un primato Guinness delle barche naufragate, abbandonate e ritrivate in oceano, a vincerlo sarebbe lui, Matteo Miceli. La vicenda che è arrivata oggi in redazione ha dell'incredibile. Il ritrovamento di una barca di 12 metri in mezzo all'oceano Atlantico, dov'era naufragata dopo essersi ribaltata per aver rotto la chigliia. Il suo skipper recuperato da un cargo e tornato in Italia. Il sogno del giro del mondo a vela da solo in autosufficienza alimentare ed energetica, svanito a 3000 miglia dall'arrivo, dopo aver superato i grandi capi, compreso il leggendario Capo Horn. Matteo era ripartito e aveva inseguito il segnale sempre più debole che proveniva dal segnalatore di Eco40. Ma della barca neanche l'ombra. Poi il segnale si era spento e con esso - sembrava - le speranze di ritrovamento.

Ma non ti chiami Matteo Miceli per caso. C'è qualche lucina nel tuo destino. La stessa che circa 5 anni anni fa gli aveva consentito di ritrovare, su una spiaggia in Brasile, il suo catamarano Biondina Nera, scuffiato e abbandonato nel solito Atlantico. Adesso la storia di ripete. Con la soddisfazione del ritrovamento, anche un suggerimento: chi perde una barca si rivolga a Matteo Miceli: lui ve la riporta a casa di sicuro!


E' DISTRUTTA, MA...
Ripercorriamo gli avvenimenti che hanno portato al recupero dell’Eco40. Poco dopo il naufragio, il 30 marzo Matteo con un gruppo di amici, alcuni tra quelli che hanno collaborato alla preparazione dell’impresa oceanica, sono in navigazione nelle acque del Brasile per raggiungere, nel giro di due giorni, ciò che resta dell’imbarcazione.
 
Nel corso delle ricerche, purtroppo i naviganti perdono il segnale del tracker, e pur essendo diretti verso la posizione stimata, l’area delle ricerche è tuttavia troppo vasta.
 
Ci racconta Matteo: “Quando siamo arrivati sul punto stimato, dopo 36 ore dall'ultima rilevazione del satellite, la zona da perlustrare aveva le dimensioni dell'anello del Grande Raccordo Anulare e noi lo stavamo percorrendo con un mezzo che ha la velocità di una bicicletta. Per 60 ore abbiamo cercato, ci siamo cotti dal sole e abbiamo fatto i turni di avvistamento....purtroppo niente da fare”.
 
Questi gli aggiornamenti di Matteo datati al 4 aprile scorso. Poi una telefonata di Matteo: “Riparto, Eco40 manda segnali”. Il 19 maggio (19, un numero che ricorre sempre in questa impresa) la notizia del ritrovamento e del recupero di Eco40. Dopo due mesi dall’avvenuto naufragio, è stata localizzata, capovolta, a largo dell’Arcipelago Fernando de Noronha, nell’Atlantico a circa 350 km dalle coste brasiliane.
 
Matteo con alcuni amici ed un sub sono partiti alla volta dell’arcipelago per le operazioni di recupero. Da Suape Port, quindi dopo due giorni di navigazione, Matteo e compagni sono di rientro a Roma, mentre Eco40 sarà spedita a Livorno.

Le parole di Matteo tradiscono tutta l’emozione per il ritrovamento della sua creatura: “Difficile trovare l'energia per rimetterla in pista. Ora aspettiamo MSC che ce la riporta a casa. Certo la barca è devastata e l'albero rotto in tre pezzi. Ho fatto una lunga immersione in apnea per tagliare tutto e per posizionare un pallone che agevolasse il raddrizzamento. Onde pioggia e vento poi purtroppo non ci hanno aiutato. Una volta dritta l'abbiamo svuotata dall'acqua e trainata”.

“Molti mi chiedono…Lo rifaresti?. La mia risposta è secca, senza dubbi: Si”.

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