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28/03/2018 - 17:37

I giorni più difficili della Volvo Ocean Race 2017-2018

Skallywag, la scelta:
Fermarsi in Cile o no?

Dal Race Control si segue la rotta della barca sotto shock per la perdita di John Fisher. Per ora va a Nord per cercare condizioni più miti. Poi a bordo si dovrà decidere se fermarsi in Cile, e forse ritirarsi dal giro del mondo, oppure farsi forza, passare Capo Horn e arrivare in Brasile. Sono ore durissime per tutti. Anche dalle altre barche si condivide dolore, cordoglio, lacrime. Ma il vento continua a soffiare via tutto...

 

Come non immaginare la vita, in queste ore, a bordo di Skallywag? Una barca da regata, dove tutto è scandito, organizzato, regolato, da turni e abilità marinaresche, dove i rapporti umani sono tutto, ci si divide le cuccette, si va in bagno senza privacy, si condividono sentimenti ed emozioni, ci si affida l'uno all'altro. E di punto in bianco uno degli "altri" non c'è più. Strappato dall'oceano. A parte le lunghe ore delle ricerche, il dramma vero si sta consumando adesso.

Una barca con equipaggio di fantasmi, ciascuno con i propri tormenti, ciascuno con un pezzo di "Fish" appiccicato addosso. Eppure proprio qui sta la possibile salvezza: le regole, la vita di bordo, le andature, le vele da regolare, i turni da imporre. Dormire, riposare, lavorare in coperta, mangiare, vivere per non impazzire. C'è uno skipper, David Witt, chiamato adesso a prendere per mano il suo equipaggio e prendere insieme la decisione. Fermarsi, riparare in un porto qualunque del Cile, la costa più vicina. O elaborare, e decidere di restare in mare. Rispondere a quell'oceano che si è preso uno di loro, e continuare la regata, poggiare verso Capo Horn e risalire fino all'arrivo di tappa a Itajaì in Brasile.

Nessuna scelta è mai facile, questa in particolare. Ma è una scelta che riguarda la barca, il team, ogni singolo velista, e anche John Fisher, che da 48 ore è tutt'uno col Southern Ocean. Una scelta che riguarda il futuro. A oggi il team con bandiera di Hong Kong non ha confermato i suoi piani, sebbene la costa cilena rappresenti la terra ferma più vicina e la meno insidiosa da raggiungere, viste le condizioni molto dure che il team continua ad avere.

Le altre sei barche continuano la loro veloce andatura verso Capo Horn e, al rilevamento delle ore 15 odierne, lo skipper Bouwe Bekking e il suo equipaggio di Team Brunel, di cui fa parte anche l’italiano Alberto Bolzan, continua a mantenere la leadership conquistata quattro giorni fa e ha accumulato un solido margine di 65 miglia sugli inseguitori. Tutti i team hanno dovuto affrontare venti di tempesta a oltre 40 nodi e onde realmente mostruose nella loro discesa verso Capo Horn, dove l’Oceano Meridionale si incanala in uno stretto spazio fra il Sud America e l’Antartide.

Il famoso Capo segna il passaggio dal Pacifico all’Atlantico meridionale e per la flotta indica la sospirata fine della navigazione nel Southern Ocean. Le ultime previsioni danno una ETA (Expected Time of Arrival) a Capo Horn verso metà giornata UTC (il primo pomeriggio in Italia) di giovedì. Alle spalle di Brunel, Vestas 11th Hour Racing, MAPFRE e Dongfeng Race Team inseguono a una ventina di miglia l’uno dall’altro con Turn the Tide on Plastic e team AkzoNobel ulteriori 30 miglia dietro.

Ma, malgrado la regata continui, la perdita di John Fisher pesa ancora nei pensieri e nei cuori di tutti i velisti della Volvo Ocean Race. In un blog da Turn the Tide on Plastic la skipper Dee Caffari ha incluso questo toccante omaggio, descrivendo l’atmosfera a bordo: “Ieri è stato un giorno di riflessione e di tristezza su TTOP. Ricevuta la notizia del tragico incidente, è stata condivisa con l’equipaggio. Tutti hanno vissuto un momento di tristezza e abbiamo pianto, in privato o insieme. Fish era un amico, un fan e un supporter del nostro progetto. Era un velista dotato che stava facendo quel che amava, e questo è il solo pensiero che ci può dare una qualche consolazione. Ora guardiamo in cielo e vediamo un altro spirito di un marinaio prendere il volo sotto forma di un Albatro, che ci guarda da lassù.”

Una antica tradizione marinaresca, infatti, dice che le anime dei marinai dispersi prendano vita in uno dei tipici uccelli marini dell’emisfero sud. Il navigatore Simon Fisher da brodo di Vestas 11th Hour Racing ha inviato a terra questo messaggio: “Dopo la devastante notizia di ieri stiamo navigando verso Capo Horn con un peso sul cuore. Anche se dobbiamo restare concentrati, posso parlare a nome di tutti a bordo e dire che oggi i nostri pensieri sono solo per John, la sua famiglia, i suoi amici e compagni. Il Southern Ocean è stato particolarmente duro quest’anno, non ha dato un momento di respiro, né di pausa. E, con la tragedia di ieri, questi ultimi giorni nel Pacifico, saranno ancora più duri.”

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