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14/08/2010 - 20:13

WEYMOUTH ULTIMA TAPPA ISAF WORLD CUP

Sail For Gold 2010,
l'Italia a secco

Tra due anni su queste acque si assegneranno le medaglie olimpiche di Londra 2012. Gli inglesi vincono tutto, i francesi e gli australiani li tallonano. Si rivedono tedeschi e spagnoli. E gli azzurri? Zero medaglie, assenze e flop. E' allarme, a metà quadriennio?


La vela olimpica azzurra torna a casa senza alcun podio, dall'ultima di Coppa del Mondo, sul più che simbolico campo di regata di Weymouth e Portland che sarà teatro delle regate di Londra 2012. A bocca asciutta, nonostante i cinque equipaggi impegnati nelle Medal Race in quattro classi su dieci. I migliori risultati italiani alla regata che in qualche modo sintetizza la stagione restano il 4° posto della surfista romana Flavia Tartaglini (Fiamme Gialle) nella classe RSX, il 5° dell'altoatesino Fabian Heidegger (Marina Militare) nel windsurf RSX maschile, il 6° dell0altra surfista, la giovane marsalese Laura Linares (Marina Militare) ancora nella classe RSX, il 7° dei fratelli Pietro e Gianfranco Sibello (Fiamme Gialle) nella classe acrobatica 49er, e il 9° nella classe Star di Diego Negri e Enrico Voltolini (Fiamme Gialle - CN Livorno). Ai quali va aggiunto il 10° nella classe paralimpica Sonar del trio Giorgio Zorzi, Massimo Dighe e Paolo Agosti (CV Gargnano).

Non proprio da fare salti di gioia, anche se le attenuanti non mancano: l'assenza di Alessandra Sensini tanto per cominciare; la resa (più che altro psicologica) delle nostre campionesse del 470 femminile G&G, Giulia Conti e Giovanna Micol, le quali hanno abbandonato a metà una serie che comunque era iniziata maluccio; l'assenza meno giustificata di risultati di rilievo da parte dell'altro 470 quello maschile di Gabrio Zandonà e Pietro Zucchetti. Per il resto le acque della Manica sullo sfondo delle bianche scogliere della Gran Bretagna, hanno parlato poco azzurro, pochissimo. E in molti sono gli equipaggi apparsi sotto tono in un momento cruciale della stagione. Nella classifica per nazioni l'Italia è al 9° posto, superata oltre che dai dream team inglese, francese e australiano, anche dal ritorno della Germania (che guarda caso ha anche avviato una solida sponsorizzazione della sua vela olimpica con la Audi), dalla Spagna, dall'Olanda, dalla Nuova Zelanda, dagli USA. Non molto, considerando che la nostra nazione era tra le sole cinque presenti in tutte le 10 classi olimpiche. Un bilancio opaco che deve far riflettere i vertici tecnici e politici della FIV, presenti in forze alla trasferta agostana in terra britannica, a cominciare dal presidente Carlo Croce.

Vediamo il dettaglio classe per classe.

RSX FEMMINILE    
Il windsurf olimpico femminile, anche con la leggendaria Alessandra Sensini a mezzo servizio, sembra esprimere speranze nuove e forze giovani. In questo quadro sono positivi i piazzamenti di Flavia Tartaglini (4) e Laura Linares (6), che alimentano un duello che sarà interessante in chiave di selezione olimpica, senza escludere neanche la stessa Sensini. L'impressione è che al momento la classe non abbia dominatrici assolute, anche se Paulin Perrin (qui prima) e Blanca Manchon (seconda per colpa di una disastrosa Medal Race nella quale partiva in testa) e l'inglese Bryony Shaw (bronzo olimpico di Qingdao Pechino 2008) hanno scavato distanze tra il loro podio e le altre concorrenti. Tartaglini e LInares sono cresciute in modo da risultare stabilmente nella top-ten della classe, e questo fa di loro, al contempo oppure a scelta, ideali avversarie o sparring partner di Alessandra Sensini. L'unico nome (per l'atleta si vedrà) che pare in grado di sbaragliare la flotta in campo. Insomma, il windsurf olimpico è terra (anche) azzurra. Basta saper gestire un pizzico di abbondanza: situazione anomala e ahimè irripetibile in altre classi.

RSX MASCHILE
Fabian Heidegger fa sul serio: vince la Medal Race battendo d'autorità tutto il gran gotha del windsurfismo mondiale. Ormai non è più un giovanotto di belle speranze, il riccioluto marinaio delle Dolomiti è una certezza, oggi cresciuto molto anche sul piano fisico. Finisce a 3 punti dal podio, 4 dall'argento e 8 dall'oro, senza due sbavature (un 15 e un 16 scartato) sarebbe sopra a tutti perché le armi ormai ci sono tutte. Buon 11° Riccardo Belli Dell'Isca, 30° Federico Esposito.

49er
I Brothers sono fuori discussione tecnicamente, umanamente e agonisticamente visto il piglio con il quale affrontano questo quadriennio dopo i fatti di Qingdao e soprattutto visti i risultati sempre sostanziosi. Qui a Weymouth non hanno dato l'idea di amare questo campo di regata, ma sono rimasti sempre al vertice, scivolando un po' solo nelle ultime prove di finale, e poi in una Medal di rischi eccessivi chiusa al 9° posto. Il 7° finale è ampiamente migliorabile, anche considerando ben tre equipaggi GBR davanti agli azzurri. Molto promettenti le prospettive dei giovani Ruggiero Tita e Matteo Gritti, noni in Silver e vincitori dell'ultima prova. In classifica vincono i "soliti" australiani Outeridge e Jensen, ma tutti gli altri sono attaccati.

STAR
Il 9° posto finale di Diego Negri e Enrico Voltolini (bravi e quinti alla Medal Race) sul campo di regata dove questo equipaggio regaterà con certezza per una medaglia nel 2012, va visto con la forza dell'ottimismo. Diego è Diego, ai suoi valori ormai definiti. Per capire se al solito il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, stavolta l'esercizio è facile: basta guardare la classifica alle loro spalle prima ancora che davanti. Dietro alla migliore Star azzurra a Weymouth 2010 ci sono il campione europeo Polgar (GER, 14), l'ex iridato e medaglia olimpica Rohart (FRA, 13), l'intero squadrone USA (Campbell 10, Mendelblatt 11, Szabo 15, Horton 19, Merriman 20), il canadese Clarke 12, lo svizzero Marazzi vice campione del mondo 16, lo spagnolo ex medaglia d'oro del Tornado Echevarri 23.
Il fatto che davanti a Diego&Enrico, in ordine di vicinanza, ci siano i seguenti supercampioni, non può che essere lo stimolo al lavoro dei prossimi due anni: cari, stiamo arrivando, ci siamo (e ci saremo sempre di più) anche noi. Eccoli: i neozelandesi Hamish Pepper e Craig Monk (ex iridato ed ex Coppa America entrambi) all'8°; i padroni di casa Iain Percy e Andrei Simpson, oro olimpico in carica, al 7°; Torben Grael e Marcelo Ferriera (BRA, senza bisogno di presentazioni), al 6°; i francesi Guillame Florent e Pascal Rambeau al 5°; gli altri brasiliani doc Robert Scheidt e Bruno Prada al 4°; i polacchi Mateusz Kusnierevicz e Dominik Zycki, titoli iridati e medaglie olimpiche al 3°; gli svedesi Fredrik Loof e Johan Tillander (altra carriera tra titoli e podi a cinque cerchi) al 2°; e infine i vittoriosi, i coriacei ma oggettivamente sorprendenti irlandesi Peter O'Leary e Frithjof Kleen (se solo il nome del prodiere fosse più umano...). Si riparte da qui. Buone (brevi) vacanze a Diego, Enrico e naturalmente Valentin Mankin. Il tecnico che compì 70 anni a Qingdao il giorno della medaglia di bronzo del "suo" Diego Romero...

Le altre classi senza azzurri in Medal Race.

470M
In questa classe tradizionalmente molto competitiva, con 20 equipaggi che si equivalgono e valori sempre in discussione, comincia a preoccupare un poco la parabola del nostro equipaggio di punta, quello dell'ex iridato Gabrio Zandonà e del prodiere Pietro Zucchetti. L'avvio a Weymputh era stato promettente con un 6° posto, poi sono arrivate tre batoste con un OCS e la penalizzazione del 30% nelle due prove del secondo giorno per una irregolarità di stazza (la stessa che ha fatto vittime G&G come vedremo). Poi sono arrivati due risultati nei dieci e una serie di manche in calando, che hanno portato al 27° posto finale. Il valore del team non si discute, resta da stabilire quanta voglia, quanto furore agonistico abbia ancora da spendere. Davanti ci sono due anni, non dieci. In prospettiva, tra il gruppetto di giovanotti incalzanti, il passo in avanti più visibile è quello di Fabio Zeni e Nicola Pitanti, trentesimi e unici in Gold con Z&Z, all'attivo nella serie almeno tre ottimi piazzamenti di manche. Da rivedere invece Giulio Desiderato e Edoardo Bianchi (8 Silver), Luca e Roberto Dubbini (9 Silver).

470F
Giulia Conti e Giovanna Micol, splendide azzurre di gran vertice, da tre anni mai fuori da una Medal Race, si sono finalmente prese le sospirate vacanze. Poco importa che le ferie abbiano coinciso con la preolimpica inglese: quando la stanchezza fisica e nervosa arriva, meglio assecondarla e tirare i remi in barca. In questo è saggia anche la condivisione della scelta da parte del tecnico Guglielmo Vatteroni. Insomma il 43° posto serve solo alla statistica, perché state certi che G&G saranno pronte a ruggire ancora, e assai presto. Tra l'altro alla fine a vincere sono state le giapponesi Kondo-Tabata, che per molti aspetti sono un po' l'equipaggio gemello delle azzurre, soprattutto per costanza di piazzamenti.

LASER
Le buone notizie dal singolo olimpico universale sono due: la prima (di sportività internazionale) riguarda il ritorno ai suoi livelli eccelsi dell'australiano Tom Slingsby, tre volte campione del mondo nel 2006-2007-2008 e poi clamorosamente evaporato ai Giochi di Pechino (finì fuori Medal Race), che qui ha battuto proprio l'eroe di casa Paul Goodison. La seconda è in chiave azzurra e si chiama Marco Gallo. Il campano pare uscito dal guscio e si è caricato tutto il Laser italiano sulle spalle, con una serie di ottimi piazzamenti che l'hanno portato al 21° posto. Un piazzamento non di vertice, d'accordo, ma raro in eventi di Coppa del Mondo per i nostri Laser. Dietro di lui, per dirne una, anche l'austriaco Geritzer che fu medaglia olimpica. Unico altro italiano in Gold, 32° Giacomo Bottoli, qualche ottimo spunto ma un po' incostante. E' invece inquietante vedere il grande Diego Romero, l'italo-argentino medaglia di bronzo ai Giochi di Pechino 2008, arrancare nella flotta Silver. I problemi fisici sembrano non abbandonare più Diego, costretto a convivere con il mal di schiena. Il suo è sempre un "caso" latente per molte ragioni tecniche e politiche, ma stavolta, a metà quadriennio, è forse il caso di provare a risolverlo una volta per tutte: il valore dell'atleta e ancor più dell'uomo e del tecnico, restano un patrimonio da non disperdere o lasciare ad altre nazioni. Specie adesso che la classe Laser a livello giovanile sta producendo una bella generazione di campioncini.

LASER RADIAL
Francesca Clapcich aveva iniziato benissimo (4-2), ma si è progressivamente persa, finendo poi al 20° posto. Nella classe ci sono una quindicina di atlete di vertice, 5-6 delle quali un gradino più sopra le altre, ma i valori sono in continua evoluzione, e una scalata è alla portata dell'atleta dell'Aeronautica Militare. Il lavoro che dovrà fare con le il tecnico Larissa Nevierov è soprattutto di testa.

FINN
Un discorso non troppo dissimile è possibile per Giorgio Poggi, 25° nel Finn a Weymouth. Il vertice è inarrivabile ma tornare sui livelli del 2008, quando il finanziere ligure sfiorò una meritata Medal Race, resta possibile. Anche nel caso di questo atleta ci sono problemi fisici da risolvere. Da rilevare il ritorno al Finn di sua maestà Ben Ainslie dopo die anni di assenza per impegni nel giro della Coppa America: si è dovuto arrendere ed è finito solo 4°.

MATCH RACE FEMMINILE - ELLIOTT 6
Siamo lontanissimi dai migliori equipaggi. Quanto lontani? Forse meno del 18° posto finale di Lorenza Mariani, Chiara Forcignanò e Marcella Trioschi, ma certamente il match race femminile in Italia, almeno a livello olimpico, non si può dire sia partito. Ci sono altri equipaggi al lavoro, e forse - non troppo paradossalmente - una risposta sui reali valori in campo potrà venire dal prossimo Campionato Italiano delle Classi Olimpiche a Formia a settembre.

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