News | Regata > Vela Olimpica

30/11/2014 - 20:41

Conclusa ad Abu Dhabi la Finale dell'ISAF World Cup

Le ragazze sorriso della vela

Per fortuna che ci sono loro: Giulia Conti e Francesca Clapcich. Bilancio di Coppa del Mondo ISAF - VIDEO DI TUTTE LE MEDAL RACE


Per fortuna che ci sono loro due: Giulia Conti e Francesca Clapcich, sull'acrobatico 49er FX a  sorridere. Dopo il bronzo mondiale, si ripetono in Coppa. Ottimo Francesco Marrai, di un soffio fuori dal podio. Il bilancio di tutti gli azzurri, singoli e squadra, anche con il DT Michele Marchesini. E un primo commento alla nuova formula della World Cup


Ciao Abu Dhabi, è stato bello, anche troppo, tutto così perfetto e luminoso, vento e acqua e spazi a non finire. Arrivederci al 2015, e al 2016 e al 2017, no? Con una piccola richiesta-speranza: che insieme alla località ci sia anche un po' di cuore per la vela olimpica, i suoi atleti e atlete, e una specifica attenzione a comunicare al mondo intero la bellezza senza rivali di questo sport. Magari senza avere la concomitante concorrenza della Formula 1 automobilistica.

Ciao Abu Dhabi dagli azzurri, venuti in massa, anche troppi. A vedere, provare, giocarsela, senza pressioni dirette e immediate, quasi una vacanza in omaggio all'ISAF di Croce. E tornati con la solita singola e striminzita medaglia delle solite C&C, Giulia Conti e Francesca Clapcich. Avercele, veliste così. Comunque c'è una squadra che matura e cresce in sostanza. Il nostro resoconto analizza tutte le classi e tutti gli equipaggi.

Con Abu Dhabi la vela olimpica va (brevemente) in vacanza. L'aspetta un 2015 intenso di selezioni e di crescite decisive per il 2016, che si scrive Rio. Con atleti, tecnici e storie, noi ci saremo.


RSX W
L’inglese Bryony Shaw, due volte medaglia olimpica nel 2008 e 2012, ha dominato questa Finale di World Cup in modo quasi imbarazzante, definendo una nuova scala di valori nel windsurf femminile a un anno e mezzo da Rio 2016. Sei primi su 9 regate di qualifica e un secondo nella Medal Race scontata. Avversarie di rango come la francese Picon (campionessa del mondo), la spagnola Manchon, la cinese Zheng, la polacca Klepacka, l’azzurra Tartaglini, messe (molto) in riga…

Flavia ha stretto i denti e ha disputato la Medal Race nonostante un infortunio al piede. Una finale servita di fatto solo a regolare i conti interni, visto che l’altra azzurra Laura Linares la precedeva in classifica. Il sesto posto della romana e l’ultimo della trapanese nella finale hanno dato il volto definitivo alla classifica: ottavo e nono posto per le due surfiste azzurre.

La Linares è partita molto bene e si è smarrita nel finale, forse un’ulteriore dimostrazione di una condizione atletica da migliorare. Tartaglini incostante a sua volta, alternando prove-si a prove-no. Il dualismo tra due atlete di valore salirà di tono con le selezioni in arrivo, reso più acceso dalle scelte diverse: Flavia è nella squadra e segue i programmi federali, Laura ha un proprio allenatore e segue altre strade. Di sicuro abbiamo due surfiste da top-10 mondiale, entrambe potenzialmente in grado di lottare anche per la medaglia olimpica. Occhio a non fare in modo che il duello interno assorba energie rispetto all’obiettivo che serve di più: recuperare terreno sulle migliori.
 
LASER STANDARD
Anche in questa classe un dominatore, l’australiano Tom Burton. E’ singolare come dall’Australia sfornino laseristi come fossero funghi dopo un temporale. Ancora freschi dell’oro del grande Tom Slinsgby, i canguri si godono un nuovo campioncino che già ipoteca un posto sul podio di Rio. Burton peraltro è arrivato alla Medal Race avendo come principale avversario il connazionale Matthew Wearn. Ha fatto la cosa che gli viene più facile: vincere anche la finale. In classifica l’argento è del croato Tonci Stipanovic e il bronzo del francese Jean-Baptiste Bernaz. Quarto un grandissimo Francesco Marrai. Il livornese della Fiamme Gialle ha messo in riga gente come Pavlos Kontides il cipriota argento a Londra 2012, l’inglese Nick Thompson, lo svedese Jesper Stalheim…

Francesco sta crescendo e nel crescere conferma le doti che aveva già ampiamente fatto vedere da giovane. Il baby Marrai ha quella che in ogni sport si definisce “classe”, doti naturali alimentate e rifinite da preparazione e allenamento. Il margine di crescita al confronto con altri atleti di vertice del Laser offre a Francesco un vantaggio in più: i già medagliati, i già iridati, sono già vicini al massimo rendimento, mentre lui ha ancora parecchio da migliorare e se già parte dal 4° nella finale di World Cup (pure al netto di qualche assenza eccellente, su tutti quella di Robert Scheidt), fatevi due conti…

Gio Coccoluto, amico, rivale, Fiamma Gialla a sua volta, è anche lui in crescita e con segnali molto positivi: ha sfiorato la Medal Race, chiudendo 11°, ma davanti a gente come l’olandese Van Schaardenburg, al portoghese Lima, al kiwi Maloney. Anche Coccoluto è nell’elite del Laser, e anche lui ha margini di miglioramento, per età e caratteristiche fisiche, superiori alla media della flotta. Insomma sul Laser la vela azzurra può prepararsi a godersi una bella marcia verso Rio 2016. Anche in questo caso, che la selezione non distragga dal confronto vero, che è quello con le vette delle classifiche. Ci si guarda avanti e non indietro!
 
IL VIDEO DELLA MEDAL RACE DELLE CLASSI RSX W E LASER STD

 
 
49er FX: IL BRONZO DI GIULIA CONTI E FRANCESCA CLAPCICH
Si chiamano Giulia e Francesca e vincono sempre loro… Possiamo cantare la canzoncina come allo stadio, le ragazze se lo meritano, e soprattutto è la verità: da C&C e solo da loro continuano ad arrivare i risultati pesanti, i podi internazionali che contano. Una garanzia, senz’altro. Eppure… Sempre nell’ottica di guardare in alto e non in basso, questa finale di Coppa nel divertimentificio di Abu Dhabi poteva essere persino sfruttata meglio. Le neozelandesi che hanno vinto, Alex Maloney e Molly Meech, furono tredicesime al Mondiale di Santander, e in generale sono decisamente alla portata delle azzurre. E le svedesi che sono arrivate seconde, Lisa Ericson e Hanna Kilnga, a Santander furono none. Certo meglio la costanza e i due terzi delle nostre degli alti e bassi delle rivali, ma resta il fatto che ad Abu Dhabi c’erano molte assenze di equipaggi d’alto bordo (a cominciare dalle brasiliane Grael e Kunze, campionesse del mondo in carica) e forse ci poteva stare una gestione da vere leader. E’ anche vero che per Conti e Clapcich il 2014 resta una stagione difficile, segnata dagli infortuni a ripetizione di entrambe le atlete, e quindi con poco allenamento continuativo. Insomma la ciambella col buco perfetto forse non esiste. E qualche volta allora bisogna proprio inventarsela. Comunque brave, sorridenti, belle, forti. Avanti così.
 
470 W
Avevamo la bellezza di due barche italiane in Medal Race nel 470 femminile dove non abbiamo ancora la qualifica olimpica (fallita al Mondiale di Santander), e al di là di un po’ di ombra sulla reale valenza tecnica del top-20 di questa finale di Coppa, è stata una straordinaria occasione di crescita e di consapevolezza per le nostre veliste. La Medal raggiunta è un bel traguardo. Col senno di poi si potrebbe dire che questo stesso risultato a Santander poche settimane fa avrebbe dato all’Italia la qualifica per Rio, e quindi chiedersi perché in Spagna no e negli Emirati si. Problema di aspettative o di avversarie? Capirlo e dirselo sarebbe già un primo passo verso una crescita che ormai non può più attendere.

Guardiamo con ammirazione la strada delle austriache Lara Vadlau e Jolanta Ogar, stupefacente la loro doppietta: Mondiale e World Cup. Solo un anno fa la classe sembrava letteralmente inchinarsi davanti allo strapotere delle kiwi Jo Aleh e Polly Powrie (assenza pesantissima ad Abu Dhabi, come quella delle francesi e delle inglesi “migliori”) e adesso invece parla la lingua dei laghi mitteleuropei. Bella storia di sport, da approfondire e possibilmente imitare.

In una flotta largamente incompleta (solo 11 barche, altro che top-20), Francesca Komatar e Sveva Carraro (ci sono voci non confermate sul fatto che la coppia continui a regatare insieme nel 2015) sono partite bene per poi scoordinarsi e chiudere ottave. Elena Berta e Giulia Paolillo, che per età e carriera sulla classe hanno molti margini di miglioramento, hanno fatto una bella Coppa del Mondo e si tengono il 9° posto come augurio per il futuro. Male invece Roberta Caputo e Alice Sinno, undicesime e fuori Medal, con quattro prove su sei chiuse all’ultimo posto.
 
IL VIDEO DELLE MEDAL RACE DEL 49er FX E DEL 470 FEMMINILE

 
 
NACRA 17
Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri, strepitosi protagonisti della stagione 2014 fino al Mondiale di Santander, dove hanno sfiorato una medaglia concludendo quarti, chiudono l’anno con un ottavo posto nella finale di Coppa del Mondo. Questo equipaggio e questa coppia di atleti è una delle più concrete possibilità di medaglia per Rio 2016, un vero tesoro da preservare e tutelare. Abu Dhabi segna il punto più basso a fine stagione, dopo trionfi nelle altre tappe di World Cup e lo sfortunato Mondiale. Suona una leggera campanella d’allarme: anche la coppia perfetta, che sembrava immune agli alti e bassi psicologici di tanti velisti olimpici azzurri, si scopre fragile e battibile. Anche per la parallela crescita di avversari che si sentono sempre più sicuri. La storia dello sport ci abitua a vicende come queste, Vittorio e Silvia hanno comunque concluso ad Abu Dhabi al 5° posto per nazione (ci sono tre francesi sul podio e due inglesi davanti a loro), e restano nell’elite assoluta del cat olimpico misto. Guai a piangersi addosso o peggio a sentirsi già arrivati. Lo stesso DT Michele Marchesini, con il suo staff, sta lavorando per dare tranquilità alla coppia. Il futuro prossimo per i due ingegneri laureati al Politecnico di Milano, sarà l’arruolamento in un Gruppo Sportivo Militare (annuncio entro la fine dell’anno).
Bello e sorridente il nono posto di Chicca Salvà e Francesco Bianchi, che nella Medal hanno anche preceduto sul traguardo Bissaro e Sicouri.
 
Da Vittorio e Silvia il commento in banchina: “Abu Dhabi si é dimostrato un bellissimo campo di regata, ed il comitato é stato davvero efficiente: non abbiamo mai avuto attese né a terra né in acqua. Siamo soddisfatti di come abbiamo saputo interpretare il campo, riuscendo nella maggior parte dei casi a navigare in pressione e in fase con i salti di vento. Non é stato un punto forte invece la velocità della barca: da una parte non era la nostra, ma una imbarcazione affittata e con regolazioni molto diverse a quelle a cui siamo abituati, dall'altra forse si é sentita la mancanza di allenamento dato il meritato periodo di riposo dopo il Mondiale di Santander. Con questa regata inizia per noi ufficialmente il percorso che ci porterà alla stagione 2015, e non vediamo l'ora di cominciare a lavorare".

IL VIDEO DELLA MEDAL RACE NACRA 17 E 49er MASCHILE

 
FINN
Anche nel Finn la flotta di Abu Dhabi non era propriamente quella di una finale di Coppa tra i top 20: mancavano soprattutto gli inglesi, il campione del mondo Gilles Scott e il bronzo Ed Wright, e il francese Lobert (quarto a Santander). Così si è rivisto vincere lo sloveno Zbogar, non proprio uno di primo pelo, mentre il croato Gaspic si conferma secondo come al Mondiale e lo statunitense Caleb Paine comincia ad assumere contorni interessanti. In questo quadro ben quattro azzurri in gara: due sono andati in Medal. Michele Paoletti ottavo finale e Filippo Baldassari decimo finale, anche nei piazzamenti hanno dato segni di vitalità. Il primo si allena seguendo un programma personalizzato e “sfederalizzato”, il secondo resta il nostro finnista olimpico di Londra 2012 e segue il programma orchestrato con la struttura delle Fiamme Gialle. Da due percorsi diversi arrivano allo stesso punto, più o meno. Giorgio Poggi 16° e Enrico Voltolini 19°, su 19. Regatare col top comporta certi rischi, ma può far crescere.
 
Fin qui abbiamo visto le classi nelle quali c’erano italiani in Medal Race. Adesso le altre.
 
LASER RADIAL
Silvia Zennaro aveva iniziato alla grande e poi è rimasta fuori da una Medal Race che avrebbe meritato, per un soffio. In questa classe le migliori c’erano tutte, inglesi comprese, e l’azzurra non si è scomposta davanti al gotha mondiale, anzi. Un approccio dal quale ripartire per una stagione 2015 che deve diventare consacrazione. E’ finito il tempo delle mele, il tempo della scoperta: ora Silvia deve andare a testa alta contro chiunque, e pensare a Rio.
 
470 M
Altro livello, e tutti i migliori, sul 470 maschile, quindi trionfo dei soliti imbattibili australiani Matthew Belcher e Will Ryan. Sul podio anche i greci e gli statunitensi già in evidenza anche al Mondiale. Da segnalare, e si è visto in tante classi, l’assenza del team GBR, la grande armata della vela olimpica ha disertato quasi in massa la prima finale del nuovo corso dell’ISAF World Cup dell’italiano Carlo Croce: chissà se ci sono anche motivi tecnici dietro questa scelta…
Il 470 maschile azzurro anche ad Abu Dhabi non ha trovato ispirazioni, estro, scuse per emergere. Siamo rimasti fuori Medal Race, anche piuttosto lontani, e ancora più lontani dal podio. C’erano sedici 470 in gara: Simon Sivitz Kosuta e Jas Farneti hanno concluso al 14° (anche se con un paio di prove finite 6 e 8), e Matteo Pilati e Francesco Rubagotti al 16° (mai oltre il 15° in ogni singola prova). Una evidente manifestazione di ritardo tecnico dell’intero “movimento” del 470 italiano rispetto al top della flotta, al quale bisogna porre rimedio.

IL VIDEO DELLA MEDAL RACE LASER RADIAL E 470 M

 
49er
A Santander avevamo messo due barche nei primi 20 (e tre nei 22), ad Abu Dhabi la stessa cosa, ma il bilancio non è proprio lo stesso. Intanto al Mondiale c’erano tre batterie e 100 barche, arrivare 22° è stata una bella figura. Negli Emirati c’erano 18 barche, e le due con gli azzurri sono arrivate agli ultimi due posti, 17 e 18. Non fa un bell’effetto, ma non deve neanche trarre in inganno. C’è da lavorare e si sapeva. Ruggero Tita ha vinto una prova, prima di finire stritolato tra i bordi dei migliori. C’è sempre da aspettare il migliore Giuseppe Angilella (assente in Coppa) con Pietro Zucchetti. La qualifica per Rio c’è, si tratta di aumentare il peso specifico internazionale. Non semplicissimo.
 
RSX M
Un giovane francese, Louis Giard (tre primi, tre secondi, un terzo: le selezioni olimpiche in casa francese si annunciano stellari), un vecchio leone greco, Byron Kokkalanis, e un inglese usato sicuro, Nick Dempsey: ecco il podio della finale di World Cup nel windsurf maschile, dove il grande assente era l’olandese volante Van Rijsselberge. L’Italia ha portato a Abu Dhabi due giovani rampanti, Mattia Camboni e Marcantonio Baglione. Il primo ha chiuso 16° il secondo 18° su una flotta di 19. Se hai meno di 20 anni essere in questa finale di Coppa con i migliori del pianeta surf è già un successo. Ma dal prossimo anno, è imperativo uscire dal bozzolo.
 
IL VIDEO DELLA MEDAL RACE DEL FINN E RSX MASCHILE

 
KITE
Resta da dire del Kiteboard. Esordio in Coppa del Mondo a livello di finale, per lo sport osservato speciale in vista del possibile inserimento nel programma olimpico di Tokio 2020. L’azione e lo spettacolo non sono mancati, la scenografia del Kite resta interessante, ma a livello mediatico e tecnico l’impressione resta sospesa. Anche nelle comunicazioni dell’ISAF e nei filmati come nelle interviste, il Kite è rimasto in buona misura un oggetto misterioso. Nel tabellone dei risultati in serata mancava ancora la classifica finale. E’ un esordio e certi peccati veniali sono perdonabili, ma si può fare molto meglio. Come poteva fare meglio il campione azzurro Riccardo Leccese, che era tra i favoriti e si è battuto, ma è rimasto fuori dal podio.
Gli Italiani comunque escono bene e piazzano ben tre atleti tra i primi dieci Riccardo Andrea Leccese 5° Mario Calbucci 7° Andrea Beverino 8°.

IL VIDEO HIGHLIGHTS DELLE REGATE KITEBOARD

 
COME LA COMMENTA IL DT MICHELE MARCHESINI
“L'edizione zero della finale di Coppa del Mondo ISAF di Abu Dhabi si chiude per noi con un bilancio positivo: l'appuntamento era importante per i nostri equipaggi ai fini della preparazione, un momento di confronto diretto in un contesto di alto livello, anche se dobbiamo sottolineare che, a differenza dei migliori stranieri, i nostri equipaggi hanno regatato tutti con scafi forniti dall’organizzazione. Una scelta per noi obbligata.
Ancora una volta saliamo sul podio grazie alla splendida prestazione di Conti-Clapcich, la cui stagione si chiude con un crescendo perentorio. Francesco Marrai, quarto nel Laser, conferma una crescita notevole e di essere oggi ad un livello vicinissimo a quello dei migliori interpreti della disciplina. Agrodolce la regata degli altri due equipaggi preselezionati per i Giochi Olimpici: Bissaro-Sicouri hanno patito il materiale sorteggiato dall’organizzazione e Flavia Tartaglini un doloroso infortunio al piede destro, in cui è incappata durante il secondo giorno. Silvia Zennaro sfiora invece la Medal race pari punti con la decima e fornisce un ulteriore segnale.
In generale la Squadra c'è e aumenta di solidità. Ora pensiamo a continuare la preparazione invernale, che si articolerà con sessioni e regata a Rio de Janeiro a dicembre per gli equipaggi più prestativi e quindi Miami per tutta la Squadra a gennaio. Nei mesi di febbraio e marzo solcheremo invece le acque del Golfo di Cagliari”.

 
UN PRIMO BILANCIO DEL NUMERO ZERO DELLA NUOVA FINALE DELL’ISAF WORLD CUP
Ci si dovrà tornare in appositi commenti, ma la prima sensazione è di una mezza incompiuta. Ci si poteva aspettare qualcosa in più sotto l’aspetto mediatico: non proprio gli effetti speciali (di cui pure gli Emirati hanno dimostrato di essere maestri, quando si applicano) ma almeno qualche elemento innovativo che desse il senso di questa novità. I premi in denaro (200 mila dollari di montepremi divisi tra gli 11 equipaggi sul rispettivo podio) sono passati quasi con pudore in secondo piano. Non sappiamo quanti soldi ha vinto l’oro, l’argento e il bronzo di ogni classe, e non è una informazione da inseguire per curiosità maniacale, ma un dato giornalistico che usato appropriatamente può aiutare a dare una dimensione diversa, più professionistica, alla vela olimpica. Come vuole il presidente ISAF Carlo Croce. Certo la diserzione di un Robert Scheidt, che al potenziale premio di Abu Dhabi ha preferito quello delle Bahamas alla Star Sailors League, è un’ombra sulla strada della consacrazione inseguita dalla Coppa del Mondo, e più in generale dell’unità e dell’immagine della vela olimpica come massima espressione agonistica dello yachting. Ma da qualche parte si doveva pur cominciare.

Commenti