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05/04/2011 - 16:21

Iker e Xabi, quando l'oceano è d'oro

La leggenda dei due
circumnavigatori

Martinez e Fernadez splendidi secondi a Barcelona. I due campioni olimpici hanno compiuto il giro del mondo in 94 giorni, 21 ore, 17 minuti e 35 secondi. Tre mesi a 12,6 nodi di media! "La cosa più bella di questa avventura? E' averla vissuta insieme, noi due"
 
Quante miglia hanno fatto Iker e Xabi, gli amici fraterni di Pietro e Gianfranco Sibello, per completare il giro del mondo in coppia al secondo posto? Le teoriche 22.500, o le reali 28.759? Si sa, in barca non è sempre possibile andare dritti alla meta. Spesso si debe bordeggiare. E la velocità media cambia: dagli 11 nodi di media sulle 22.500 miglia alla media strepitosa di 12,6 sulla distanza realmente coperta. E poi diteci se il loro Mapfre non è davvero un 49er modificato!
 
L’impresa dei due campioni spagnoli, che è sempre più giusto accostare a supervelisti del calibro di Torben Grael, capaci di vincere alle Olimpiadi e sugli oceani, è tanto più significativa se si pensa che solo 14 mesi fa i due non erano mai saliti a bordo di un IMOCA 60!
 
“E’ andata meglio delle nostre stesse previsioni – hanno raccontato a terra – la regata è stata ottima,abbiamo fatto progressi straordinari. Domani questo progetto si chiude, ma se in futuro vorremo o ci capiterà di fare ancora imprese di questo tipo, oggi possiamo dire di poter aspirare a qualsiasi risultato”.
 
“Abbiamo imparato tanto, e ogni giorno. Specialmente nei giorni sull’Indiano e sull’Atlantico del sud, quando abbiamo affrontato le depressioni convincendoci di poterle gestire al meglio. Abbiamo fatto decisamente un grande salto in avanti nella nostra cultura velica oceanica”, dice Iker Martinez. Una frase che sarebbe già meraviglioso ascoltare da qualche navigatore (più o meno solitario italiano), figurarsi da uno che ha sul collo due medaglie olimpiche…
 
Felici di riabbracciare le famiglie, ed esausti per la lunga cavalcata: “Sono stati 94 giorni infiniti. Se mi dicessero che sono stati 105, potrei credergli!”
 
Due passi indietro per capire lo spirito – sportivo e marinaro allo stesso tempo, ma anche assai basco, dal loro luogo di nascita – dei due campioni, eccovi un aneddoto. La stampa spagnola ricorda che la seconda medaglia olimpica fu l’argento conquistato in quello che essi stessi definiscono “demolition-derby”, la Medal Race della classe 49er a Qingdao. Noi italiani la ricordiamo fin troppo bene, con i Sibello quasi medaglia d’oro e poi scippati del bronzo. Una storia che ancora brucia. Per Iker e Xabi, quell’argento non fu il massimo, loro volevano l’oro. Così hanno proseguito sul 49er fino a vincere il Mondiale successivo, alle Bahamas, il loro terzo titolo. Solo a quel punto hanno dato l’ok e iniziato la loro avventura oceanica.
 
“Non sapevamo se avremmo potuto fare insieme un giro del mondo. Ora abbiamo la risposta”, dice Fernandez.
 
Che giro è stato e che ruolo hanno avuto questi due personaggi? Lo si può arguire anche dalle videoconferenze spesso trasmesse da ogni oceano sul sito della Barcelona World Race. Nei tre mesi di circumnavigazione, Iker e Xabi hanno conquistato un pubblico sempre più incantato dalla loro impresa, con semplicità, trasferendo il loro straordinario amore per la vela. E hanno conquistato i tifosi per la loro costante minaccia al primo posto di Peyron e Dick, arrivati a 8 miglia da loro il 25 febbraio.
 
Ma la loro è anche una impresa sportiva e umana, multidisciplinare, che rende giustizia di due talenti sempre più completi. Un giro del mondo su un 18 metri a vela richiede competenze in campi diversi: meccanico, elettrico ed elettronico, nella costruzione e manutenzione di scafo e vele, la navigazione, la gestione del sonno e dell’alimentazione. Le prove non sono mancate, e Iker e Xabi le hanno superate a pieni voti. Anche con qualche guizzo di fantasia: come quando hanno riparato una delle due derive ricostruendola con pezzi di carbonio presi dalle sedie della timoneria di bordo, il tutto in 48 ore di lavoro segreto.
 
E poco dopo Capo Horn, in una breve sosta nel canale di Bearle nelle remotissima Isla Nueva, Iker salì di notte in testa d’albero per recuperare una drizza incastrata. Hanno attaccato, imparato l’arte della gestione del meteo (un po’ diversa che sul 49er), virato furiosamente in Atlantico nelle alte pressioni per recuperare sui primi, hanno tenuto migliaia di giovani attaccati al computer a seguire le loro conferenze. Sono diventati dei grandi, e completi circumnavigatori.
 
“Non è stata solo una regata, è una avventura. Abbiamo tantissimi ricordi incredibili, sensazioni indimenticabili. Una delle più belle è quella di essere riuscito a fare questa impresa con Xabi, noi due insieme, che è la cosa migliore. Ogni giorno ci siamo trovati a risolvere insieme problemi: come facciamo con questo, e con quest’altro? Ed eccoci qui.”

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