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25/03/2012 - 22:00
Volvo Ocean Race 2011-2012
Volvo Ocean Race 2011-2012
La flotta Volvo
si sta distruggendo!
si sta distruggendo!
!--paging_filter--strongCondizioni durissime nei Quaranta Ruggenti: dopo la paratia di Abu Dhabi, il timone rotto su Sanya, anche Camper spacca elementi strutturali, e fa rotta sul Cile per salvarsi.Il leader Telefonica rallenta per non rompere. Giro troppo duro o barche troppo fragili? GUARDA UN VIDEO-SHOCK!/strong!--break--br /
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strongECCO COM'E' IL CONFRONTO DURISSIMO TRA LA BARCA E L'OCEANO/strongbr /
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La Volvo sta diventando imbarazzante. Le barche si rompono a ripetizione, i ritiri o i pit stop per riparare anche parti importanti e strutturali si susseguono, e i 6 concorrenti in realtà si riducono a 3, con metà flotta fuori causa ai fini del risultato. E persino i leader della classifica, gli spagnoli di Telefonica, scelgono deliberatamente di non pensare alla regata, ma navigare in modalità "sopravvivenza" per non rompere. E alla fine questa scelta potrebbe pagare, a conferma che la marineria resta l'elemento davvero vincente in una maratona durissima come il giro del mondo. Insomma, c'è l'impressione di essere su un punto di confine: il giro tra gli oceani è passato da avventuroso a una specie di corsa tra boe distanti migliaia di miglia, con barche leggerissime e fragili, come skiff oceanici. E se il confine si supera, arrivano i guai...br /
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strongCAMPER, L'ULTIMA VITTIMA ECCELLENTE. ROTTA SUL CILE PER SALVARE LA BARCA/strongbr /
Camper, la barca ispano/neozelandese (una costola del formidabile team che fa capo a Grant Dalton e che partecipa anche alla Coppa America) ha informato la direzione di gara di far rotta verso la costa cilena per effettuare le riparazioni di due componenti strutturali, gravemente danneggiate negli ultimi giorni di navigazione a causa delle condizioni proibitive di vento e mare incontrate nel Pacifico meridionale.br /
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Camper era stato vittima tre giorni fa di un problema alla paratia di prua, che l'equipaggio aveva riparato, ma successivamente ha ceduto anche una delle strutture longitudinali dello scafo, necessarie alla tenuta complessiva del mezzo. Chris Nicholson, lo skipper della barca in un precedente collegamento telefonico satellitare ha dichiarato: "Siamo a 2.500 miglia dalla nostra destinazione, Puerto Montt sulla costa occidentale del Cile, circa 800 miglia a nord di Capo Horn. Non abbiamo sufficiente materiale per effettuare la riparazione in mare. Stimiamo i vorranno tre giorni per i lavori e poi potremo riprendere la navigazione verso Itajaì."br /
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strongE IL RESTO DELLA FLOTTA RESTA NEL FRULLATORE!/strongbr /
Il Pacifico meridionale continua a tener fede alla sua terribile nomea, con onde vicine ai 10 metri e raffiche di vento che raggiungono i 60 nodi di intensità. Ciononostante i due battistrada Groupama 4 e Puma hanno aumentato il loro vantaggio sul resto della flotta, dopo aver passato il waypoint centrale della zona di esclusione dei ghiacci. Mentre Camper with Emirates Team New Zealand ha confermato che effettuerà un pit-stop tecnico a Puerto Montt, sulla costa occidentale del Cile per riparare i danni di cui è stato vittima negli ultimi giorni, anche gli spagnoli di Team Telefónica, in terza posizione, navigano con cautela e stanno valutando con più esattezza l'entità di un problema tecnico alla prua.br /
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Camper era stato vittima tre giorni fa di un problema alla paratia di prua, che l'equipaggio aveva riparato, ma successivamente ha ceduto anche una delle strutture longitudinali dello scafo, necessarie alla tenuta complessiva del mezzo. Condizione che ha costretto la barca bianca e rossa non solo a navigare più lentamente nelle ultime 48 ore, ma anche a confermare la necessità di far rotta verso la terraferma. Chris Nicholson, lo skipper della barca in un collegamento telefonico satellitare ha dichiarato: "Siamo a 2.500 miglia dalla nostra destinazione, Puerto Montt sulla costa occidentale del Cile, circa 800 miglia a nord di Capo Horn. Non abbiamo sufficiente materiale per effettuare la riparazione in mare. Stimiamo i vorranno tre giorni per i lavori e poi potremo riprendere la navigazione verso Itajaì." Chris Nicholson ha anche spiegato che i problemi tecnici si sono concatenati l'uno all'altro. "Abbiamo riparato la paratia, cercando di evitare che il danno diventasse più serio. La paratia garantisce molto supporto ai longheroni (le strutture longitudinali dello scafo) e la nostra priorità e fare in modo che questi non cedano. Sfortunatamente alcuni delle incollature del longherone secondario hanno ceduto. Quindi dobbiamo ragionare in termini marinareschi e riconoscere che non si può andare oltre." Lo skipper australiano ha comunque confermato che il suo team riprenderà la regata il prima possibile, con l'obiettivo di raggiungere la linea del traguardo di Itajaí in Brasile._"Sospenderemo la regata quando saremo in prossimità di Puerto Montt, faremo i lavori necessari e ripartiremo. Pensiamo ci vorranno tre giorni."br /
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strongTELEFONICA: MODALITA' SOPRAVVIVENZA/strongbr /
Anche lo skipper di Telefónica Iker Martínez ha confermato che l'equipaggio iberico è meno concentrato sulla parte agonistica ma sta piuttosto cercando di navigare di conserva per proteggere barca e uomini dalle condizioni terribili del Pacifico meridionale, per completare in sicurezza la tappa. "La sicurezza dell'equipaggio viene prima di tutto. Abbiamo avuto un problema alla prua che non vogliamo peggiori. E' un peccato dover andare piano, non ci piace per niente, specialmente quando stiamo lottando. Ora la barca va bene, ma c'è il rischio che si possa danneggiare, e perciò abbiamo deciso di togliere il piede dall'acceleratore. Non ci sono dubbi che il Pacifico meridionale spinga i velisti ad essere prima di tutto buoni marinai. Qui ci si deve dimenticare di essere agonisti e si deve essere marinai, se si vuole arrivare in Brasile."br /
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Pur in prima posizione, con quasi cinquanta miglia di margine sugli inseguitori di Puma, anche i francesi di Groupama hanno deciso di prendere le precauzioni necessarie, dopo oltre 24 ore di navigazione ininterrotta in venti di 30/40 nodi di intensità. "Certo, abbiamo messo il piede sul freno più che sull'acceleratore." Ha detto lo skipper Franck Cammas. "Navighiamo in poppa ma il lato negativo è lo stato del mare, con onde ripide e incrociate che non ci permettono di andare più veloci. Prendiamo dei brutti colpi, è necessario andare più piano per preservare l'equipaggio e l'attrezzatura. Sappiamo di essere al limite, la struttura della barca è sottoposta a un carico enorme, non sappiamo con esattezza però quale sia il limite estremo. E' molto stressante per il timoniere e l'equipaggio riuscire a portare la barca."br /
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Pur non inesperto di questo tipo di navigazioni Ken Read skipper di Puma, attualmente secondo nella corsa verso Capo Horn ha detto: "E' la seconda volta che navigo in queste zone ed è una tappa completamente diversa. La passata edizione abbiamo avuto qualche giornata brutta vicino a Capo Horn, ma nulla di più. Questa volta non c'è stato un attimo di tregua da quando abbiamo lasciato la banchina ad Auckland. Credo che i velisti di una volta direbbero che questa è una classica navigazione nel pacifico meridionale e nemmeno i cancelli della zona di esclusione fanno la differenza. C'è un sacco di vento, di onde, insomma quello che si trova in tutti i libri. In più si lotta continuamente contro la fatica, tutti questi colpi stancano, poi ci si abitua ad avere 40 nodi, il che fa un po' paura." Read ha comunque detto che al momento la sua barca non ha avuto problemi tecnici di sorta. "Sta reggendo in modo spettacolare. Mi piace pensare che siamo stati bravi a scegliere i momenti in cui spingere o rallentare. È molto facile lasciarsi sopraffare da queste barche. Se non si fa attenzione si può rompere facilmente, fortunatamente nei momenti peggiori la barca ci ha dato una mano e ha rallentato da sola."br /
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Mentre i leader combattono contro condizioni al limite, a oltre 900 miglia sulla loro poppa Abu Dhabi non è ancora riuscito a liberarsi dalla bolla di alta pressione e di vento leggero, pur avendo ormai passato il cancello orientale della zona di esclusione a 47° sud. Lo skipper Ian Walker ha detto che per il momento i quaranta ruggenti sono stati poco più che un miraggio. "Finalmente abbiamo raggiunto il waypoint e ora dobbiamo cercare di fare strada verso est. Purtroppo siamo in una bonaccia totale nel centro dell'alta pressione ma fra 24 ore dovremmo riuscire a uscirne e avanzare verso Capo Horn. Non possiamo fare a meno di guardare le posizioni e i bollettini meteo delle barche davanti e ci chiediamo se non siamo nel posto migliore."nbsp;br /
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Quando si è entrati nell'ottavo giorno di regata, i leader si trovano a poco più di 4.000 miglia dal traguardo. Al rilevamento delle ore 15 (italiane) il francese Groupama 4 è il più veloce del lotto con 21 nodi e guida con un vantaggio di 47,9 miglia su Puma, terzo è Telefónica a 120,4 miglia dai leader, mentre gli ispano/neozelandesi di Camper sono in quarta posizione ma a causa del notevole rallentamento per i problemi tecnici ora accusano un distacco di 298,4 miglia. Quinto rimane Abu Dhabi a 935,9 miglia. Team Sanya continua sulla via del rientro verso Tauranga, in Nuova Zelanda, dove si prevede possa arrivare a metà della prossima settimana.br /
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L'andamento della tappa si può seguire con le notizie e la cartografia elettronica aggiornata ogni tre ore sul sito a href="http://www.volvooceanrace.com" title="www.volvooceanrace.com"www.volvooceanrace.com/abr /
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Per avere un'idea dello stato del marenbsp; in cui navigano le barche della Volvo Ocean Race si può vedere l'incredibile video girato a bordo di Telefónicabr /
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strongPosizioni al rilevamento delle ore 13 GMT (14 ora italiana) del 25 marzo 2012/strongbr /
1. Groupama sailing team 4.029,3 miglia da Itajaíbr /
2. PUMA Ocean Racing powered by BERG, +47,9br /
3. Team Telefónica, +120,4br /
4. CAMPER with Emirates Team New Zealand, +298,9br /
5. Abu Dhabi Ocean Racing, +935,9br /
6. Team Sanya, +2.180br /
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strongIL DIARIO DI BORDO DEGLI ULTIMI TRE GIORNI/strongbr /
23 marzo - Nelle ultime 24 ore skipper ed equipaggi hanno lottato per tenere sotto controllo i loro mezzi, mentre il quartetto di testa sta navigando ad alte velocità nelle basse latitudini del pacifico, con venti molto intensi, raffiche oltre i 40 nodi e onde enormi. Le percorrenze sopra le 500 miglia al giorno sono diventate la norma, soprattutto per i leader provvisori di Camper, che sembrano quelli che spingono più a fondo e che hanno coperto non meno di 530 miglia in 24 ore (sappiamo poi come è andata a finire...).br /
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Come noto, per ridurre il rischio di incontrare degli iceberg, gli organizzatori hanno stabilito una zona di esclusione. Stamattina i leader sono entrati in contatto con tale zona e dunque da ora non potranno navigare più a sud dei 47° di latitudine per almeno altre 800 miglia.nbsp; Mentre corrono paralleli alla zona di esclusione i quattro battistrada hanno opzioni tattiche molto limitate e la velocità dipende in gran parte dalla quantità di rischi che sono disposti a prendere.br /
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strongNICHOLSON (CAMPER), PAROLE PROFETICHE/strongbr /
Camper ha preso la testa della flotta durante la notte, ai danni dei francesi di Groupama, anche se lo skipper Chris Nicholson dice che a questo stadio la classifica è un dato secondario, visto il rischio costante in cui si trovano a navigare i team. "Non mi sento a mio agio a parlare di essere in testa, perché basterebbe un piccolo problema a far evaporare tutto il nostro vantaggio. Ora stiamo spingendo al massimo, abbiamo 35/49 nodi di vento e pensiamo di essere la sola barca ad avere ancora su lo spinnaker, vorremmo tenerlo fino a che fa buio, ma poi daremo un fiocco. E' la vecchia questione, quanto possiamo spingere?" si chiede Nicholson. "Il confine è molto sottile."br /
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Alla difficoltà di navigare in condizioni estreme si aggiunge il fatto che gli equipaggi comincino a sentire la stanchezza e secondo Chris Nicholson, è proprio quando gli uomini sono stanchi che si possono commettere errori. Durante la notte il team ispano/neozelandese è stato protagonista di due grandi ingavonate. "Se passiamo attraverso questa situazione senza problemi quando arriveremo a terra ce lo ricorderemo per sempre, ma per ora posso dire che sono momenti molto stressanti. A volte, per tenere lontano lo stress cerchiamo di farci due risate, è sempre meglio che piangere. Cerchiamo di ridere quando possiamo, ma in realtà tutte le nostre energie le usiamo per rimanere interi."br /
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Con la prospettiva di una settimana ancora di navigazione in queste condizioni estreme e a queste velocità, l'obiettivo di tutti è arrivare a Capo Horn con barche e uomini intatti.br /
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Il timoniere di Groupama 4, Phil Harmer ha raccontato che durante tutta la notte il team ha avuto venti sui 30/35 nodi accompagnati da onde di cinque metri, quindi l'imperativo assoluto per gli equipaggi è trovare un compromesso fra la velocità e la sicurezza. "Per finire primo, devi prima finire." Ha detto Harmer. Il suo co-equipier Charles Chaudrelier con senso dell'umorismo ha descritto così le condizioni: "Quando incontro delle persone del sud della Francia, mi dicono sempre che in Bretagna il tempo è brutto e che al sud è bello. Beh, adesso siamo al sud e non è che il tempo sia un granché! Fa freddo, ci sono 35 nodi, onde grandi ma lunghe. Stamo attenti alla barca e agli uomini e l'unico modo per non rompere è rallentare, non siamo veloci come vorremmo se il mare fosse meno forte, potremmo andare a 30 nodi ma in realtà siamo sui 20/25. Riduciamo vela e curiamo la barca." Caudrelier ha detto che probabilmente anche gli avversari hanno seguito la stessa tattica. "Penso che abbiano rallentato tutti, alcuni più di altri, e poi il timoniere deve essere bravo, strategicamente è molto importante. Questa è la tappa più bella della Volvo Ocean Race, ma è anche quella che te la può far perdere, se rompi qui... Ci sarà un sacco di vento fino a Capo Horn, cioè niente riposo per altri sei giorni."br /
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Con le barche in continuo movimento anche il lavoro più insignificante diventa un compito enorme e anche comunicare con il mondo esterno, digitando con dita gelate su una tastiera umida è tutto tranne che semplice. Come racconta l'MCM di PUMA Amory Ross. "Qualsiasi cosa in queste condizioni prende tre volte il tempo, cose normali come scrivere. Un tasto alla volta perché il cervello e la tastiera non sono mai d'accordo, la vista e la coordinazione non sono mai buone a sufficienza." Anche cucinare e mangiare diventano accessori, e spesso i velisti appena finiscono il turno si buttano subito in cuccetta per dormire e riposarsi il più possibile. "Cercare di riempire il bollitore con l'acqua del rubinetto quando sbatte da una parte all'altra del lavandino come una pallina da ping-pong è addirittura più facile che versare l'acuqa bollente nella teiera, dopo 45 minuti. Diciamo che per riuscirci devi provarci almeno due o tre volte..." Ross ha descritto la navigazione a zig-zag di un Volvo Open 70 nel Pacifico come un "giocattolo in una vasca da bagno".br /
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In quinta posizione, Abu Dhabi sembrava aver trovato un'opportunità di portarsi più a sud, ma non è ancora riuscito ad agganciare la bassa pressione e i venti forti che lo possono spingere ad est, tanto che al rilevamento delle 14 il team emiratino accusava un ritardo di quasi 480 miglia dai leader. "A bordo di Azzam avremo bisogno di molta pazienza nei prossimi giorni perché perderemo ancora. Però Itajaì è ancora lontana e dobbiamo continuare a gestire barca e uomini sperando di superare questa fase difficile e di avere una chance di recuperare nelle fasi finali della tappa." Ha detto lo skipper Ian Walker nel suo blog.br /
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Intanto Team Sanya sta procedendo verso la Nuova Zelanda, dopo che ieri era stato costretto a fare dietrofront a causa della rottura di un timone. Il team cinese prevede di raggiungere la località di Tauranga, nella baia di Plenty, nei prossimi giorni e sta elaborando un piano che gli permetta di ritornare in regata il prima possibile. "Abbiamo il supporto totale del nostro sponsor, quindi ora dobbiamo valutare le diverse opzioni logistiche e vedere quando riusciremo a tornare in gara. Vogliamo farlo il prima possibile, e la nostra prima priorità è la sicurezza della barca e dell'equipaggio." Ha detto lo skipper Mike Sanderson. "Ovviamente l'ideale sarebbe la In-port di Itajaì, ma le possibilità di spedire la barca non sono molte e il fattore tempo è contro di noi."br /
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24 marzo - Mentre il barometro continua a scendere, le condizioni peggiorano e i team registrano vento dai 35 ai 45 nodi con onde enormi, tutti navigano non al limite delle loro potenzialità, per cercare di preservare uomini e mezzi.br /
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Chi ha sofferto di più della situazione estrema è Camper, che è stato costretto non solo a lasciare la testa della flotta ai francesi di Grouapama ma a rallentare considerevolmente per dar modo all'equipaggio di riparare un danno alla paratia di prua, gravemente delaminata e danneggiatasi per le continue cadute nel cavo delle onde. Secondo quando comunicato dalla barca, un impatto particolarmente forte ha causato la delaminazione dell'omega strutturale di prua. Lo skipper Chris Nicholson ha detto che: "La barca non è in pericolo immediato e l'equipaggio sta bene, ma con questo problema di minore rigidità della parte prodiera e le condizioni di vento forte non possiamo spingere quanto vorremmo." In un'intervista precedente il navigatore di Camper Will Oxley aveva spiegato che il team era stato impegnato in lavori piuttosto significativi alla paratia, danneggiata nei primi giorni di navigazione della tappa. "Abbiamo tagliato quasi la metà della paratia e l'abbiamo laminata di nuovo. Nel mezzo della notte si sentivano i rumori pochi consueti di seghe e trapani. Ora dobbiamo aspettare che la resina tiri, speriamo che tutto vada bene e si possa ripartire."br /
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Da bordo del leader provvisorio Groupama 4, il timoniere Laurent Pages ha raccontato dell'incredibile quantità di acqua che spazza la coperta, tanto che diventa difficile vedere con chiarezza gli strumenti posti sull'albero, e informazioni importanti come la rotta, l'intensità e la direzione del vento. "Con l'acqua e i caschi che indossiamo, praticamene non si vede nulla. Sembra quasi di avere gli occhi chiusi... bisogna seguire le sensazioni che vengono dalla barca, lo sbandamento, l'accelerazione l'assetto longitudinale." Pages ha spiegato che è difficile riuscire a timonare per più di un'ora alla volta. Il timoniere si tiene stretto alla ruota per evitare si essere spazzato via dalle onde che frangono in coperta, che i muscoli e le spalle fanno male e che anche il più piccolo problema di concentrazione può avere effetti gravi.br /
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I leader della classifica generale, gli spagnoli di Telefónica, sono risaliti in seconda posizione a poco più di 18 miglia dai transalpini. Secondo l'esperto navigatore australiano di Andrew Cape, il team iberico naviga a circa il 90 percento delle sue potenzialità cercando un compromesso fra velocità e sopravvivenza. "Stiamo ancora spingendo, ma sappiamo che c'è ancora molta strada da fare. Ci teniamo un margine di riserva." Cape ha detto che il team sta navigando con un margine di sicurezza elevato, soprattutto nelle manovre e nei cambi di vele, per evitare il rischio che qualcuno possa cadere in mare. In piena zona dei "quaranta ruggenti" con raffiche oltre i 45 nodi e un mare molto difficile Cape ha detto che il team continuerà ad adottare questa strategia di controllo. "Siamo contenti della nostra posizione, molto più di quanto non lo fossimo qualche ora fa. Per ora non stiamo cercando più vento." Tuttavia, secondo Cape il gioco cambierà quando la flotta si avvicinerà al secondo dei tre cancelli della zona di esclusione che la protegge dal rischio iceberg, perché i team avranno maggiori possibilità di scelta e in particolare di spingersi più a sud. Superato anche il terzo cancello i team si ritroveranno davanti a una sorta di "foglio bianco" tutto da scrivere. "Sarà un cambiamento importante, quasi una ripartenza. A quel punto tutti dovranno dimostrare di cosa sono capaci. I giochi si apriranno. Penso che rimarremo tutti vicini, e poi sarà interessante quando saremo in pieno oceano aperto." Con i leader francesi a meno di 20 miglia davanti alla prua di Telefónica, Cape ritiene di poter essere fiducioso. "Non c'è molta acqua fra noi e Groupama, e potrebbero accadere molte cose. E' un vero campo minato di pericoli, può succedere di tutto e noi faremo in modo di essere pronti."br /
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Del problema di Camper e del suo temporaneo rallentamento, hanno approfittato anche gli americani di Puma, che si sono portati in terza piazza, a poco più di 43 miglia da Groupama e che all'ultimo rilevamento facevano registrare la velocità più alta con 20,1 nodi. Il navigatore Tom Addis ha raccontato che le condizioni del tempo sono peggiorate, con l'aria e l'acqua molto più fredde di qualche giorno fa. Quanto alla navigazione, secondo Addis il problema maggiore sono proprio le onde. "Si naviga praticamente in linea retta, ci sono poche manovre. Col mare piatto si tende a regolazioni più di fino ma con queste onde, le manovre, la condotta della barca e la sicurezza diventano l'obiettivo numero uno. Credo che nessuno stia spingendo al 100 per cento, si cerca di andare avanti e navigare in sicurezza." Addis conferma che le posizioni al momento, hanno un valore relativo. "Cerchiamo di andare veloci, ma non ci preoccupiamo molto della classifica. Una volta passato Capo Horn, con un mare meno duro, allora ci saranno delle opportunità." Il navigatore australiano di Puma ha anche rassicurato sullo stato di salute dei due compagni di equipaggio, informando che: "Thomas Johanson si sta riprendendo, ora è al timone e Casey Smith ha ripreso a fare i turni, anche se di tre ore invece che di quattro e quando scende sottocoperta è un po' rigido, i sicuro il freddo non aiuta."br /
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Lontano dal quartetto dei battistrada, Ian Walker e l'equipaggio di Abu Dhabi rimangono intrappolati in un'area di alta pressione con vento leggero, una situazione che non permette al team lo sperato recupero e che verosimilmente si protrarrà ancora per altri due giorni. "Non è esattamente il pacifico meridionale al suo meglio, ma in questo posto bisogna stare attenti anche ai desideri, penso che gli altri si stiano lamentando perché di vento ne hanno troppo." Ha detto lo skipper britannico. "Ormai è chiaro che avremo due o tre giorni di ritardo a Capo Horn ma non ci possiamo fare nulla." Lo sfortunato Team Sanya, intanto continua la sua navigazione verso la città neozelandese di Tauranga, dove farà scalo per verificare il danno al timone ed elaborare una strategia per tornare in regata il prima possibile.br /
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Secondo le previsioni del meteorologo della regata Gonzalo Infante sembra che il peggio non sia ancora passato, anzi. "Le condizioni si prevede che peggiorino nelle prossime 24 ore. La flotta cadrà nella parte occidentale e più violenta della bassa pressione, che porterà venti di tempesta con raffiche fino a 55 nodi e onde superiori ai nove metri di altezza. Questo tipo di condizioni molto dure, potrebbero accompagnare la flotta fino al passaggio di Capo Horn."br /
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