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20/10/2021 - 10:33
37 America's Cup in agonia
La Coppa perde i pezzi
NEW YORK ABBANDONA, CLAMOROSO ANNUNCIO DAL CLUB FONDATORE DEL TROFEO - "Fermiamo la nostra corsa alla prossima Coppa", tuona il Commodoro del NYYC Christopher J. Culver. "Troppa incertezza, da oltre sei mesi insieme ad altri potenziali sfidanti chiediamo chiarezza sulla sede, sulle date e sulle regole. Così è impossibile costruire una sfida competitiva." La reazione kiwi: "Approccio da dilettanti. Quel Club non è in sintonia con una America's Cup moderna." Un confronto senza precedenti sulla filosofia stessa del trofeo più antico della storia sportiva
di Fabio Colivicchi
Lo Yacht Club di New York, la casa della Coppa America per 132 anni, sbatte la porta in faccia e se ne va. Da Auckland i detentori neozelandesi, alle prese con una crisi finanziaria, di identità e di relazione con i propri tifosi senza precedenti, rispondono accusando il New York Yacht Club di non essere al passo con i tempi di una moderna America's Cup. Uno scontro senza precedenti, che scava profondamente nella carne del trofeo più antico della storia sportiva, proprio mentre è in atto un processo di mutazione che potrebbe cambiarne per sempre i connotati.
LA NOTIZIA: NEW YORK STOP ALLA SFIDA - Era sempre più traballante, il coinvolgimento del New York Yacht Club nella 37 America's Cup, adesso è ufficialmente giunto al termine. Il famoso club ha confermato in un comunicato stampa di "mettere in pausa la sua corsa all'America's Cup", a causa dell'incertezza sulla sede e sui tempi della prossima edizione.
"Ci sono pochi club privati che godono di un legame più forte con una singola competizione come il New York Yacht Club con l'America's Cup, che abbiamo fondato e tenuto per 132 anni", ha affermato il Commodoro del NYYC Christopher J. Culver. “Tuttavia, alla fine abbiamo la responsabilità di agire nel migliore interesse dei nostri membri. Data la continua incertezza riguardo alla 37a America's Cup, abbiamo deciso di mettere in pausa la nostra sfida per questa edizione”.
“Per più di sei mesi, il New York Yacht Club, insieme ad altri potenziali sfidanti, ha atteso chiarezza su sede, tempi e regole per la 37a America's Cup. Il tempo non è mai dalla parte degli sfidanti in questa competizione, ma a questo punto dobbiamo riconoscere che semplicemente non ne rimane abbastanza per costruire una sfida competitiva".
Una critica pesante alla conduzione della prossima America's Cup da parte del defender Emirates Team New Zealand, che secondo il commodoro del NYYC ha inutilmente cercato di assicurarsi un accordo con la città ospitante per la 37ma edizione. Il colpo ha ricevuto una risposta piuttosto robusta da Emirates Team New Zealand, con una dichiarazione al vetriolo che investe argomenti profondi.
"Anche se è deludente apprendere dell'apparente perdita del NYYC dalla 37AC, non siamo del tutto sorpresi dal momento che abbiamo iniziato a vederli in difficoltà come yacht club sfidante già a dicembre dello scorso anno. L'approccio dilettantistico ("conrinthian") del Commodoro Culver alla moderna Coppa America era ovviamente in contrasto con la loro ex squadra rappresentativa American Magic, "alienati" all'inizio di quest'anno."
LA COPPA SECONDO AUCKLAND - La lezione di filosofia di America's Cup del defender a New York prosegue... “La realtà della moderna competizione dell'America's Cup è che ogni yacht club ha bisogno che il suo team rappresentativo sia responsabile dell'operazione e delle decisioni della sua sfida o difesa, proteggendo al contempo il club e i suoi membri da qualsiasi responsabilità finanziaria.
“Il risultato dell'approccio NYYC è in completo contrasto con quello di RNZYS e Team New Zealand che hanno avuto una relazione duratura per 27 anni, vincendo quattro volte l'America's Cup, in cui lo yacht club svolge un prezioso ruolo di supporto al team che porta il responsabilità finanziarie e competitive”.
Capito la lezioncina? Noi vinciamo perchè si fa così, oggi, la Coppa America. Nei saloni di New York a Manhattan i vecchi milionari statunitensi devono ingoiare un altro rospo dei tempi nuovi. E sempre ETNZ affonda il colpo sul sodalizio, rilevando che anche se NYYC si ritira, le sfide USA come Stars+Stripes (California) e la stessa American Magic (non si sa con quale club) sembrano avere intenzione di proseguire l'attività.
Lo ha ammesso lo stesso Commodoro Culver: "Stars+Stripes USA, guidato dai membri NYYC Mike Buckley e Taylor Canfield, porterà avanti i piani per sfidare la 37 America's Cup. Auguriamo loro buona fortuna. Rappresentano il futuro dello yachting americano”. Una frase che sembra una mezza campana a morto: il ritiro del NYYC sarà comunque un duro colpo per i piani del sindacato Stars+Stripes USA di lanciare una sfida per la 37AC, dopo aver fallito già per la 36.
Non a caso proprio Mike Buckley di Stars+Stripes USA ieri è intervenuto: "Siamo delusi dal fatto che il NYYC abbia annullato la sua decisione di partecipare al prossimo ciclo dell'America's Cup. Tuttavia, nulla è cambiato per Stars+Stripes USA. Rimaniamo ancora più impegnati a gareggiare per cambiare lo sport della vela negli Stati Uniti. Continueremo a costruire un team diversificato che rifletta il nostro Paese e rappresenti i moderni valori americani. Espanderemo il nostro ecosistema di partner e andremo avanti con l'espansione della tecnologia di intelligenza artificiale che abbiamo avviato per la 36AC e che sarà necessaria per vincere nel 2024".
E ALLORA? - Come commentare questa ennesima tempesta nella vecchia brocca? New York poteva aspettare ad annunciare il ritiro, perchè proprio adesso? Forse perchè a Manhattan hanno capito che ormai la scelta è per regatare in Arabia Saudita? Il confronto aspro sul codice genetico del Trofeo è la chiave di lettura di questo scambio di cortesia per mezzo dei media. L'approccio "corinthian" che i kiwi rinfacciano a New York riguarda il ruolo e l'importanza del club nelle sfide. Centrale, dediciso, legalmente vincolante sin dall'alba della Coppa, e tuttora sanzionato dal Deed of Gift. Ma oggettivamente sempre più marginale, ininfluente, puramente formale e a volte persino grottesco, nei tempi moderni.
Quando a dominare sono i soldi di tycoon e sponsor che con i club c'entrano poco o nulla. I circoli velici svuotati del loro ruolo. Ridotti a pura rappresentanza formale (non si capisce dove sia il "supporto" di cui parla ETNZ a proposito del RNZYC, visto che in due non sono riusciti neanche a trovare risorse nel loro paese per regatare in Nuova Zelanda e sono costretti a seguire petrodollari in giro per il mondo). Vale anche per il superprestigioso Royal Yacht Squadron inglese, visto che a decidere tutto solo i miliardi di Jim Ratcliffe, uno squalo della finanza creativa, con la faccia da vincente per forza di Ben Ainslie (il quale per far capire quanto creda all'America's Cup, corre anche il circuito rivale SailGP).
L'annuncio del defender è ancora atteso: qualcuno dice questa settimana, altri entro il mese. ETNZ non ha più fissato alcuna scadenza per l'annuncio della sede, con Jeddah (Arabia Saudita), Cork (Irlanda),Valencia e Barcellona (Spagna), tutte ancora da prendere in considerazione.
MA NEW YORK NON E' MORTA DEL TUTTO - Sebbene il NYYC non presenterà una sfida per la 37 America's Cup, gli anziani guerrieri del club non sembrano volersi completamente lavare le mani dalla Coppa. Piuttosto, hanno in programma di svolgere in qualche modo un ruolo nel plasmare il suo futuro. "La nostra passione per questa competizione rimane più forte che mai", ha concluso infatti il Commodoro Culver. “Continueremo a sostenere quelli che riteniamo essere cambiamenti essenziali alla struttura dell'America's Cup. Questa evoluzione manterrà la storia e il fascino senza pari della competizione, consentendole di competere nel panorama sportivo moderno sempre più competitivo di oggi”.
La verità è che oggi nessuno degli attori in campo sembra in grado di governare l'America's Cup e di garantire di continuare a essere il sacro graal dello yachting e di tutta la vela, l'unico evento in grado di catalizzare attenzioni planetarie su uno sport irrimediabilmente di nicchia. I padri fondatori hanno fatto un passo, i detentori hanno risposto sdegnosi, il rispetto - il primo e più importante segnale di legittimazione per qualsiasi attività umana degna di questo nome - sembra evaporato a tutti i livelli. Chi salverà la Coppa America?
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