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02/04/2019 - 16:29

In attesa (snervante) delle prime barche, solo chiacchiere

La Coppa America al Pesce d'aprile

Smentite le voci, circolate sul ritiro delle tre "late challenge" in ritardo. Non c'è alcuna scadenza per i pagamenti delle tasse di iscrizione. I tre team: Altus Chalenge (Royal Malta Yacht Club), Stars & Stripes (Long Beach Yacht Club) e DutchSail (Royal Netherlands YC Muiden), vanno avanti nel tentativo di completare il budget. In ordine sparso e con impostazioni diverse

 

Ci mancava pure il pesce d'aprile, al quale sono cascati in tanti, in quell'ambientino chiamato social, per rendere un pelo più confusa la situazione della 36 America's Cup. Le voci del ritiro in blocco di tutte e tre le sfide arrivate in ritardo (late challengers), a causa del mancato pagamento di una presunta tassa che scadeva proprio all'inizio di aprile, sono state smentite, prima dal defender neozelandese, e quindi dai diretti interessati, almeno quelli che hanno sentito il bisogno di farlo. Perchè se è vero che in Coppa gli sfidanti non sono tutti uguali, è ancor più evidente che i late challengers sono assai diversi tra loro.

Il Royal New Zealand Yacht Squadron ha emesso un comunicato che smentisce le "speculations" sui presunti ritiri dalla 36 America's Cup delle tre sfide in bilico: "Non ci sono scadenze critiche per il pagamento di tasse di iscrizioni. L'Arbitration Panel (all'uopo adito da alcuni sfidanti) ha stabilito che il mancato pagamento della rata rende un team "inelegible" a regatare, ma non influenza la validità della sfida stessa. Sarà sufficiente per un team pagare la tassa in tempo per la prima regata delle America’s Cup World Series in 2020 (Cagliari in primavera prossima, ndr). Emirates Team New Zealand è stato e rimane pienamente collaborativo e vuole incoraggiare i nuovi team ad aggiungersi al gruppo di sfidanti già esistente."

Fin qui il comunicato ufficiale. Allora, mentre i frequentatori social impazzano a commentare l'ennesimo fake senza guardare la data, come stanno realmente le cose? Partiamo dal comune denominatore, ormai accertato: tutti e tre non hanno coperto l'intero budget, sono quindi alla ricerca di sostegno per continuare la sfida: la costruzione delle barche e del team, la preparazione, tutte quelle cose insomma che altre quattro squadre (un defender e tre sfidanti) stanno portando avanti da un bel po'. 

GLI OLANDESI - Da DutchSail hanno detto giorni fa che era arrivato il "momento di verità". Ora però affermano di aver preso slancio nel raccogliere fondi con l'operazione crowdfunding. Quanto slancio? Per quanto tempo. Si vedrà. In ogni caso la barca non è in costruzione. Il team in compenso è abbastanza formato, almeno sulla carta, e la base operativa.

GLI STATUNITENSI - Stars & Stripes dalla California sembrano quelli che stanno scommettendo di più: avevano iniziato la costruzione dello scafo da Holland (Michigan) ma a quanto pare la costruzione è stata sospesa, non un bel segno. Anche se il Club e il team appaiono determinati a continuare e, almeno nel breve periodo, avrebbero le risorse per farlo. Stanno selezionando atleti e soprattutto finanziatori: potrebbero emergere più forti, dal punto di vista finanziario e organizzativo. 

I MALTESI - La sfida più originale, dall'isoletta mediterranea, patrocinata da un imprenditore italiano (Pasquale Cataldi di Altus), è sin dall'inizio la più chiacchierata, eppure è quella che comunica di meno e lavora nell'ombra. La base umana di alta qualità della squadra sarebbe a Londra (il blocco ex Artemis, da Iain Percy in poi), l'accordo saltato con il Governo di Malta (non ha pagato come promesso) ha rallentato le cose, ma Cataldi spera di stringere con due sponsor importanti (uno dei quali italiano) e sogna ancora di poter dare l'annuncio, entro una decina di giorni. E far partire la costruzione della barca.

Come si vede la voglia c'è, i soldi meno, la speranza è l'ultima a morire. Però il tempo è tiranno, e corre assai. Anche al di là delle interpretazioni del Protocollo sui pagamenti, quello che sta mancando è il margine tecnico per mettere a mare una barca nuova, di concezione rivoluzionaria, e regatare tra circa 12 mesi. Pesce d'aprile o meno, insomma, adesso la verità la diranno i fatti: chi non avrà avviato la costruzione della barca AC75 al più tardi entro il mese di aprile, sarà per forza fuori dal giochi.

Una sorta di Americascupexit, che sarebbe in fondo gradita al challenger of record Luna Rossa (il quale da sempre osteggia gli sfidanti ritardatari, considerati un inciampo sul calendario e sulla marcia verso le finali), e assai mal digerita dal defender (che spera fino all'ultimo di incassare i 5 milioni di dollari a team per la vendita del pacchetto-base AC75).

Sezione ANSA: 
Saily - America's Cup

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