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17/03/2022 - 16:09

Un anno fa il trionfo del defender. Entro il 31 marzo l'annuncio della location

Grant Dalton in Europa per la Coppa America 37

VIDEO: QUELLA VITTORIA (SOFFERTA) CON LUNA ROSSA, E LO STATO DELL'ARTE SULLA PROSSIMA EDIZIONE - Grant Dalton, boss di Emirates Team New Zealand detentore e padrone del trofeo sportivo più antico della storia, è stato visto in Europa. La volata tra Irlanda (Cork) e Spagna (Barcellona) per prendere il posto che spetterebbe di diritto a Auckland... - C'E' ANCORA POSTO PER UNA SORPRESA? - Perchè tutti parlano di come la Coppa deve cambiare, e qual è il suo vero ruolo

 

18.3.22 - GRAND DALTON A BARCELLONA

La foto di Dalton nel porto di Barcellona lascia pochi dubbi. L'affondo è di quelli che appaiono decisivi. A due settimane dalla scedenza dell'annuncio, questa visita non sembra poter essere solo funzionale a una trattativa, ma offre l'immagine di una volata finale... I media locali trionfanti come se l'affare fosse concluso: "Dal World Trade Center, la visita è iniziata nelle stesse strutture del porto. Il suo presidente, Damià Calvet, il primo vicesindaco del Comune di Barcellona,​​ Jaume Collboni, il presidente di Barcelona Global, Aurora Catà, e l'amministratore delegato di Barcelona&Partners (l'agenzia legata alla lobby business di Barcelona Global) ha guidato la delegazione di Barcellona,​​ imbarcata in tarda mattinata, per vedere dal mare gli spazi dove si sarebbe potuta svolgere l'America Cup, la zona tecnica localizzata, lo spazio per le squadre, per il pubblico...."

Quindi il paragrafo cruciale: "Dopo il pranzo, i lavori sono proseguiti con un altro incontro in cui sono stati affrontati altri aspetti, tra cui quello finanziario. Si segnala che oltre al porto, sia il Comune che la Generalitat de Catalunya e il Consiglio provinciale di Barcellona ritengono che l'America's Cup sia una grande opportunità per la città".

UN ANNO DOPO - Un anno fa Emirates Team New Zealand alzava al cielo la 36ma America's Cup, dopo una lunga finale nella quale la sfida italiana di Luna Rossa ha realmente spaventato i neozelandesi. E' finita 7-3, a freddo si è analizzato che la barca kiwi era più performante in alcune situazioni, ma certi dettagli e momenti delle finali avrebbero potuto portare a un esito diverso. E oggi parleremmo di Coppa America 2024 da disputarsi in Italia... 

Quanto accaduto dopo invece è una lunga agonia, con la posizione del team detentore ETNZ in rotta con il governo della Nuova Zelanda e alla ricerca di finanziamenti per la successiva difesa, per cercare i quali Grant Dalton e i suoi hanno messo a disposizione (o se volete "in vendita") la location della prossima Coppa America. In questo lungo periodo, a parte la spaccatura del mondo kiwi e dello stesso Royal New Zealand Yacht Squadron, un evidente disamore della gente verso la nazionale della vela intenzionata a lasciare il paese, non si puo' dire di aver assistito a una corsa folle ad aggiudicarsi l'evento.

A conti fatti, e a meno di due settimane dal venue announcement (deadline 31 marzo, proprio sul filo di rasoio con il "pesce d'aprile"), i paesi e le località che hanno provato a concorrere, Nuova Zelanda a parte, sono tre: Arabia Saudita, Irlanda, Spagna. Non ci ha provato nessun altro, e questo dovrebbe far riflettere coloro che ancora parlano di America's Cup del futuro impostata come la Formula 1, con tappe in diversi paesi, sponsor, serie televisive e grande audience. Gli ultimi 20 anni dovrebbero invece aver insegnato a tutti che la Coppa è un trofeo sportivo leggendario a causa della sua storia unica e irripetibile. Sono gli altri sport a dover rimpiangere di non essere la Coppa America, non questa a inseguire format che hanno tutt'altra matrice.

Per fortuna, la Coppa, sempre lei, ha dimostrato di reggere da sola l'urto dei vari "visionari" che si sono succeduti per inventare Acts, catamarani, rig alari, foil, edizioni in mezzo a un oceano (Bermuda), che hanno sempre più ridotto l'interesse e la partecipazione di team. L'essenza dell'America's Cup è il suo atto originario, il Deed of Gift, e questo è protetto (abbastanza) da riferimenti giuridici che portano alla Suprema Corte di New York. Un club detiene il trofeo, sempre lo stesso dal 1851, altri club presentano sfide, con chiari riferimenti nazionali, e il detentore/defender le accetta, organizzando la difesa, solitamente e correttamente in casa propria, sul proprio mare (il primo a spezzare questa tradizione fu Alinghi, che il mare proprio non lo aveva), indicando la tipologia delle barche usate per la regate. Chi vince diventa detentore e si ricomincia. Trovate adesso uno sport, un evento, una disciplina, che sia uguale, e perchè questa unicità dovrebbe sparire per diventare un lontano clone di eventi di sport-business peraltro anche con i loro bei problemi.

IL VIDEO CHE RICORDA IL SUCCESSO DI TE REHUTAI CON LUNA ROSSA PER LA COPPA 36

Detto ciò, torniamo ai giorni nostri. Grant Dalton, cappello in mano, gira l'Europa per siglare i dettagli decisivi e si prepara all'annuncio. Intanto i suoi cvosa fanno? Nell'ordine: 1) hanno avviato la costruzione dei primi AC40, nuova classe di monoscafi foiling con lo stesso concept degli AC75, che serviranno per regate Youth e Women legate alla prossima AC37, e ca-va-sans-dire anche per allenamenti e test dei team sfidanti. 2) stanno per varare i primi catamarani motorizzati a idrogeno che dovranno (dovranno) essere usati dai team quali mezzi di assistenza tecnica alle rispettive attività di training e regata. 3) Stanno studiando alacremente un mezzo (tra aereo e triciclo) con un propulsore eolico alare per battere un fantomatico record di velocità a vela su terra. Iniziativa che ha suscitato un mix di reazioni (perlopiù ironiche): ma non erano senza fondi? Hanno tutto questo tempo per occuparsi di terra quando devono pensare al prossimi AC75 per la difesa in mare? E' tutto vero o è un depistaggio? C'è anche chi ha raccontato che da Luna Rossa la reazione è stata che hanno iniziato a progettare un tipo speciale di pasta "Super Spaghetti" usando i dati della telemetria dello scafo della sfida italiana.

Bene tutto, comunque. Gli sfidanti sono quattro: Ineos Britannia è il challenger of record più antipatico (e ricco) della storia, con un miliardario poco trasparente (Jim Ratcliffe) che ovviamente farfuglia di cambiare la Coppa, e uno skipper (Ben Ainslie) imbattibile alle Olimpiadi ma battibilissimo altrove (l'ultima è un 7-1, un annetto fa) che sogna di riuscire a riportare a casa la Brocca. Luna Rossa sta rintanata a Cagliari e puo' fare (apparentemente) poco altro che allenamenti sul simulatore e qualche rendering della prossima AC75, intanto ritocca la squadra con l'innesto della medaglia d'oro di Ruggero Tita e forse di qualche ex campione di ciclismo, visto che i grinder pedaleranno per energizzare le barche volanti. American Magic ha risolto i problemi interni al New York Yacht Club e aspetta notizie per organizzarsi. E Alinghi, con quel furbacchione di Ernesto Bertarelli, ha annunciato una sfida della quale non si sa nulla, se non che è ricca e che ha nome Red Bull. Altro tentativo di inquinare il trofeo velico con marchi motoristici-adrenalinici, con la scusa che così va il futuro.

Quale città uscirà dalla busta che aprirà Grant Dalton tra pochi giorni? Barcellona (più di Malaga) avrebbe fatto un passo avanti recente. Cork resta la preferita di Ratcliffe-Ainslie, Jeddah ha messo tanti soldi nell'offerta senza riuscire a superare ostacoli geopolitici notevoli. Ci puo' essere ancora spazio per una sorpresa al di fuori dinuno di questi tre (e mezzo) nomi? Di sicuro lo sarebbe Auckland, qualora Dalton annunciasse di restare nell'Hauraki Gulf. Sarebbe la scelta più giusta per la storia della Coppa. Ma resta difficile.

Sezione ANSA: 
Saily - America's Cup

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