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21/11/2014 - 13:04

Route du Rhum: l'arrivo del secondo italiano. A intanto Andrea Mura...

Giancarlo Top-Ten,
Rimonta Fantastica

Giancarlo Pedote supera l'esame-Rhum all'esordio in Class 40: 10° su 43 concorrenti, superando diversi problemi. Anche per i francesi ormai l'italiano è un navigatore maturo. LE SUE PAROLE ALL'ARRIVO Ora la scelta: tornare sul Mini650, restare sul Class 40 o saltare sul sogno IMOCA 60 e Vendée: voi che dite? >> Andrea Mura: a 200 miglia da Guadalupe incredibile testa a testa con Sir Robin Knox-Johnston!


di Fabio Colivicchi

18 giorni, 14 ore, 26 minuti e 43 secondi, per concludere la sua prima Route du Rhum al 10° posto su 43 concorrenti, all’esordio nella Class 40. Giancarlo Pedote è approdato, in tutti i sensi, a Guadalupe, meritandosi il titolo che i francesi hanno trovato facile facile per lui: “La rimonta “Fantastica” di Giancarlo!”.

Il navigatore italiano, che da alcuni anni vive e lavora in Francia, protagonista assoluto dell’ultima stagione dei Mini 650 (4 vittorie su 4 regate), e indimenticato secondo (da dominatore sfortunato) all’ultima edizione della Mini Transat nel 2013, era senza dubbio un osservato speciale a questa sontuosa Route du Rhum. Un evento straordinario con quasi 100 solitari, tre record battuti, grandissimi nomi della vela oceanica e non solo più recente, considerando la storia che rappresentano personaggi come Loick Peyron o Robin Knox-Johnston.

Lui, Giancarlo, non aveva programmato di fare la Rhum quest’anno, di essere qui in questa specie di super accademia della voile oceanique. Era sempre concentrato, col suo modo di lavorare, sul suo Mini, per migliorarlo sempre, per prepararsi alle prossime sfide. Certo, il pensiero fisso all’IMOCA 60 e al Vendée Globe, sdoganato, affermato, quasi supplicato, il vincitore morale dell’ultima Mini Transat lo aveva. Ed ecco l’occasione che non ti aspetti, un Class 40 fiammante a disposizione, e la mitica Route du Rhum, che passa ogni quattro anni come le Olimpiadi, che si spalanca per te. Afferrarla è un tutt’uno, senza pensarci. Anzi “pedotizzando” l’impresa: meticoloso, scrupoloso, lavoratore appassionato, si è messo sulla nuova barca dell’armatore Lanfranco Cirillo e in una corsa contro il tempo si è messo in condizione di partire e dire la sua.
 
Ma restavano tanti dubbi alla vigilia. Poteva essere un salto nel buio, una barca che non è mai riuscita a brillare per prestazioni, anche in mano a gente come Pietro D’Alì, una classe nuova, avversari in gran parte sconosciuti, un modo di navigare diversissimo dai Mini 650, più completo, con elementi nuovi, l’elettronica, i software meteo, e in compenso una barca più grande, più sicura, con manovre più semplici anche se più dure fisicamente. L’esame di Giancarlo Pedote era iniziato con gli schiaffoni, previsti ma sempre schiaffoni, della burrasca incontrata la prima notte. Come molti, si era fermato a Roscoff, per riparare. Era ripartito a metà flotta, intorno al 20° posto. C’era la Manica da finire, Biscaglia da scivolare e poi gli Alisei. Poteva essere una strada in salita, quel 18° posto poteva restargli incollato addosso.
 
Invece è stato in quei giorni che si è vista la pasta di Giancarlo Pedote e si è consumata la “rimonta Fantastica” che è piaciuta tanto anche ai francesi (che saranno anche nazionalisti, ma davanti a un bravo marinaio si sanno togliere il cappello, per cultura). Piede sull’acceleratore, strategia d’attacco e meteo sfruttata al massimo, scelte giuste e con la corretta dose di rischio. Una dopo l’altra ha risucchiato barche su barche, e alla fine è entrato negli Alisei con la prospettiva di acchiappare la top 10 della flotta. Il bello è che c’è riuscito, anzi di più, è arrivato ad essere nono, con l’ottavo nel mirino, se non fossero successe le altre note vicissitudini: lo spi caduto in mare e la boa da pesca impigliata nella chiglia, con relativi grandi rallentamenti. Alla fine il 10° posto è comunque un grande risultato. Giancarlo è stanco e felice. I francesi lo hanno adottato come già fatto con Andrea Mura che vinse qui nel 2010 e con Alessandro Di Benedetto che ha fatto il Vendée alla Moitessier.
 
Adesso il bilancio e le prospettive. Tornare sul Mini e ridare l’assalto alla Mini Transat 2015? Mettere le radici sul Class 40 e provare a mettere tutti in riga? Insistere nella visione IMOCA 60 e puntare subito al Vendée, l’Everest che è tanto vicino (2016) ma ancora possibile? Senza nulla togliere alle prime due opzioni, il Pedote di questa Rhum pare pronto per il grande salto. Intorno a lui non mancano spinte e prospettive. Lo stesso Cirillo, che continua a seminare una forma di mecenatismo velico tra classi olimpiche e vela oceanica della quale ancora non si distinguono i contorni precisi, può dare una spinta effettiva. Dal Mini al 40 al 60 piedi, il doppio salto in alto, si può fare.

LA LISTA DEI PROBLEMI SUPERATI DA GIANCARLO DURANTE LA REGATA
- l’esplosione dell’hook della trinchetta la prima sera di navigazione, che ha richiesto al velista italiano di salire in testa d’albero con oltre 20 nodi e mare mosso per liberare la vela;
- l’imbroglio della borosa che impediva di dare la terza mano di terzaroli mentre soffiavano 40 nodi di vento e che ha obbligato Fantastica e il suo skipper ad uno scalo tecnico di 5 ore a Roscoff. Cinque ore che sono in realtà 12, se contiamo i cambi di traiettoria per rientrare e lasciare il porto;
- il recupero di circa venti posizioni in una quarantina di ore;
- l'avaria dell'AIS al passaggio di Finisterre;
- il superamento di altre 10 imbarcazioni, che lo ha portato a raggiungere la nona posizione la mattina di venerdì 14 novembre;
- il recupero dello spi grande caduto in acqua a causa di una rottura del lascing avvenuta lunedì 17 novembre a mezzogiorno;
- lo scoppio dello stesso spi che quella stessa notte, sottoposto a grossi sforzi, si è diviso in due parti;
- l’avaria dell’antenna del fleet, avaria che lo ha costretto fina da lunedì sera a navigare senza dati meteo o informazioni relative alla flotta fino all’arrivo a Point-a-Pitre;
- la conseguente lotta con Damien Seguin, resa più difficile da altri incidenti che sono intervenuti poco prima dell’approccio all’isola.
- Una rottura della calza dello spi piccolo ha reso questa vela inutilizzabile proprio nel momento in cui era più necessaria (durante le difficili condizioni meteo della notte tra mercoledì e giovedì) e ha costretto Giancarlo Pedote a issare il gennaker che però è rimasto bloccato e non poteva essere ammainato al momento di bisogno.
- Un momento che è arrivato in fretta: a largo dell’arcipelago, nella mattina del 20 novembre, un grosso e pesante albero di alghe si è incastrato nella chiglia di Fantastica, rendendola ingovernabile.
Giancarlo Pedote ha potuto liberare la chiglia del Class 40 solamente nella sera del 20 novembre, quando approfittando di un calo del vento dovuto alla vicinanza della terra, ha potuto tagliare la drizza del gennaker e quindi ammainare finalmente la vela rifacendo poi due piombe sulla drizza. Un’operazione che è durata tre ore al termine della quale lo skipper italiano ha potuto fare retromarcia e liberare così la chiglia recuperando subito almeno tre nodi di velocità.
- Recuperata la sua andatura, Giancarlo Pedote non ha potuto però più risalire alla nona posizione e ha tagliato decimo il traguardo di questa sua prima Route du Rhum dopo lo scoppio di una puleggia di fronte a Basse Terre (la scotta dello spi si è incastrata nella puleggia che lo skipper ha dovuto prendere a martellate per poter liberare la cima).

IL RACCONTO A CALDO DI GIANCARLO A POINT-A-PITRE DOPO UNA CAIPIRINHA
“In un primo momento, il morale non era eccezionale. Ho avuto un problema alla trinchetta, poi uno alla randa (l’impossibilità di dare la terza mano di terzaroli – ndr), e quindi ho dovuto fermarmi. Poi sono ripartito, esausto, con la batteria a zero... Purtroppo non ho avuto modo di recuperare fisicamente perché quando sono arrivato a Roscoff ero in ipotermia e 5 ore non sono state sufficienti…
Anche mentalmente è stata una bastonata, perché quando ti fermi sai che sei fuori dalla possibilità di giocare al 100%. E’ possibile recuperare una sosta al Vandéé Globe, ma non alla Route du Rhum. Ho comunque continuato la mia regata al massimo e sono riuscito a recuperare. È stato fantastico. Ho passato anche dei momenti piacevoli, quando ho visto che i miei sforzi venivano ricompensati.
Ho visto che avevo la velocità, anche se ho fatto molti errori nelle manovre perché non conoscevo bene la barca. Normalmente con un risultato in questa posizione non sono felice, ma se non altro ho fatto una buona rimonta. Quando ho lasciato Roscoff ero ultimo... Ogni giorno sceglievo di superare degli skipper e mi dicevo: adesso è lui, poi sarà lui... mi sono dato piccoli obiettivi che mi ha permesso di rimontare poco a poco. Mi è mancato solo Damien (Seguin, ndr.)”


“Credo di aver dimostrato due cose in questa regata” ha dichiarato Pedote sempre al suo arrivo. “Di andare veloce e di andare nella parte giusta. I problemi sono derivati dal fatto che non è possibile preparare una regata di questa portata in due mesi e mezzo... L’esperienza sulla barca fa grossa differenza. Approcciare una Route du Rhum dall’inizio del ciclo, (una stagione di Class 40 dura 4 anni- ndr), permette di effettuare numerose regate in doppio che danno la possibilità di fare degli errori e capire come risolverli e prevenirli in due. Le conseguenze sono quindi minori, gli insegnamenti più rapidi e quando arrivi alla Route du Rhum hai già chiaro come evitare numerosi inconvenienti e come facilitarsi le manovre e la vita di bordo con soluzioni e piccoli arrangiamenti studiati nel corso del tempo. Tutti dettagli che in oltre due settimane di navigazione fanno la differenza. Io ho onestamente fatto molti errori e ho dovuto porvi rimedio da solo. Ho inventato cose nuove su cose nuove e ho cercato di fare, durante la regata principale del circuito, quello che si dovrebbe fare durante gli allenamenti o le regate minori. E questo si paga."

Ad ogni modo sono contento di aver potuto partecipare alla Route du Rhum, una delle regate più importanti per un navigatore in solitario. Per me è stato un regalo inaspettato ricevuto da Lanfranco Cirillo, che ringrazio con tutto me stesso. Non solo Lanfranco mi ha messo a disposizione l’imbarcazione, i mezzi per poterla preparare al meglio possibile e le risorse per poter prendere parte a questa regata; non solo mi ha dimostrato una grande fiducia e libertà restando comunque sempre al mio fianco in tutta la fase preparatoria: durante la regata mi ha incoraggiato praticamente tutti i giorni. Mi ha incitato, spronato e sempre spinto o mitigato affinché io potessi esprimere al meglio le mie capacità.
Ringrazio caldamente anche Prysmian Group, che mi accompagna da tanti anni sempre con rinnovata fiducia e che dopo la stagione in Mini, al nascere di questo progetto, ha deciso di partecipare. Sapere che era con me anche in questa esperienza, è stato per me importante. La Route du Rhum è una regata mitica ed avervi partecipato ha senza dubbio ampliato il mio bagaglio di conoscenze e mi ha in qualche modo avvicinato alle barche di taglia più grande”.

 
>> ANDREA MURA: DUELLO STELLARE CON SIR ROBIN
Quanto all’altro italiano in gara, Andrea Mura all’ultima impresa sul glorioso 50 piedi Vento di Sardegna (una delle barche più prolifiche, longeve e vissute della vela oceanica e non solo italiana), è impegnato in un duello che si può definire titanico, ma anche emozionante, con un monumento dello yachting d’altomare come Sir Robin Knox-Johnston, un tipo che era in oceano per intenderci già ai tempi di Bernard Moitessier, e che oggi a settant’anni molto suonati è alla Rhum su un 60 piedi (quindi 10 piedi più lungo di Vento di Sardegna) a noi altrettanto caro perché fu quello del Giovanni Soldini migliore, l’Around Alone vittoriosa con il salvataggio di Isabelle Autissier. Quante storie ed emozioni per una “semplice” volata finale di una regata transatlantica, eh? Non sarà anche questo il bello della grande vela senza confini?
 
Comunque: Andrea è secondo, Sir Robin terzo! Sono rispettivamente a 220 e 270 miglia dal traguardo di Guadalupe, e manco a dirlo entrambi pigiano forte sull’acceleratore! Nel rispetto reciproco (Mura ha detto che regatare con Knox-Johnston è un onore, Robin ha scritto che sta correndo tanto ma che “Andrea va come un treno”) ma con il DNA dei grandi navigatori che alla fine vogliono arrivare davanti.
 
Gustiamoci  questa volata dopo l’arrivo e le riflessioni su Pedote. E ribadendo, come già scritto, che i tre italiani alla Rhum potremmo concretamente rivederli al Vendée, per la prima volta non soltanto per partecipare, ma per fare la regata. Vorrebbe dire che la vela italiana sugli ocecani sta finalmente diventando grande.

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