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14/05/2016 - 00:03

Bellissima (e nascosta) Finn Gold Cup "italiana" a 80 giorni dai Giochi

A Gaeta una storia di sport

La più importante regata velica dell'anno in Italia. Chi se n'è accorto? Chi c'era e chi non c'era? Racconto ed epopea di una grande storia di sport snobbata dai media. 


La Medal Race di Giorgio Poggi, il bronzo sfiorato, i temi tecnici e politici. La gaffe dell'inno nazionale alla premiazione. La vela italiana oggi è così. Prendere o lasciare? VIDEO HIGHLIGHTS DAY 6 - LA REGATA DELL'ANNO DA RIVEDERE SU SAILY TV


di Fabio Colivicchi


I tre finnisti più forti del mondo, favoriti d'obbligo per le medaglie di Rio, sono sul podio a Gaeta, con le medaglie al collo e la Gold Cup sulle mani dell'inglese Giles Scott (che già ne era il legittimo proprietario), tutti sull'attenti, pronti all'immancabile inno nazionale. Ma al posto di God Save The Queen, a sorpresa parte una musica disco. Un attimo di sorpresa per tutti, poi sorrisi, spallucce e accenni di danze. E' finito con questa mezza gaffe, subito annaffiata da fiumi di birra, la più importante regata della vela 2016 disputata in Italia. 

Gaeta ha fatto la sua figura: è uno dei campi di regata più tecnici e completi in Italia, è una cittadina e un territorio accoglienti e con tanto da offrire (è piaciuta molto ai velisti della classe Finn), può e deve migliorare nel complesso del pacchetto organizzazione e comunicazione, ma questo è già la colossale prioriità dell'Italia velica nel suo complesso, con rare eccezioni, sulla quale torneremo con servizi e dossier.

La Finn Gold Cup di Gaeta a 80 giorni dalle Olimpiadi di Rio, la regata più importante in Italia quest'anno: il presidente FIV e World Sailing Carlo Croce avrebbe avuto non uno ma due motivi per esserci, invece non s'è visto nè sentito. E' vero che c'è stato quasi concomitante il Mid Year Meeting di Losanna, ma un salto, tra i tanti giri fatti nel suo ruolo istituzionale, Gaeta lo avrebbe meritato.

Tanto più in un periodo in cui i rumors si sprecano, e proprio il Finn (insieme al 470) riscopre la paura di uscire dallìOlimpiade, superata dal ritorno di fiamma del Kiteboard che pare impaziente. Lo vorrebbe il CIO, ma il CIO sarebbe stato istigato dalla stessa World Sailing, che pure - proprio con Croce, recentemente ricandidatosi per un secondo mandato mondiale - aveva assicurato la blindatura delle 10 classi olimpiche almeno fino a Tokio 2020. Insomma c'è maretta e una presenza rassicurante avrebbe giovato, almeno quanto l'assenza ha fatto aumentare i sudori freddi. Si sono visti, per un giorno fugace, il consigliere Walter Cavallucci e il vicepresidente Francesco Ettorre.

Detto ciò, la migliore regata dell'anno in Italia doveva essere ed è stata, la Finn Gold Cup. Ventisette anni dopo Anzio. Oltre a quello che si è visto in acqua (tante regate in tutte le condizioni, tanta vela olimpica tosta e vera, salata e faticosa), Gaeta ha anche raccontato storie. Questa è stata la forza aggiuntiva dell'evento. Le storie delle selezioni olimpiche di molti paesi, tra cui Australia, Croazia, Canada, Germania. E soprattutto Italia, con la volata tra atleti reduci da un quadriennio avaro di soddisfazioni, eppure consci dei propri mezzi, vogliosi di cambiare il corso della corrente all'ultima ansa del quadriennio.

C'è stata la battaglia, il rincorrersi in classifica e nel tessuto psicologico dei giorni iridati, tra Michele Paoletti e Giorgio Poggi, con Filippo Baldassari e Enrico Voltolini mai realmente "dentro" questa corsa, quasi un passo indietro. Michele e Giorgio, due storie gemelle e diverse, due ex olimpici con percorsi nel quadriennio che non si sono mai incrociati. Strano per due compagni di squadra. Ma è mai esistita una "squadra" del Finn azzurro in questi anni? 

Michele e Giorgio con i loro percorsi sono arrivati sul piazzale polveroso del loro "Mezzogiorno di fuoco", cinturoni sghembi alla vita, mano tremante pronta alla pistola (una barra di carbonio): era questa la storia sportiva che Gaeta doveva raccontare e che ha raccontato, nell'assordante silenzio dei media (una sconfitta di tutti che va rimarcata). Hanno fatto un Mondiale da protagonisti, hanno lottato e sudato, hanno dato tutto scoprendo che quel tutto dava fastidio a tanti, esprimendo una cultura velica che mette l'Italia tra i primi 6-7 paesi al mondo.

Ma c'è di più: la storia sportiva ha preso una piega inattesa: una giornata di meraviglie veliche con sole, frangenti e il soffio robusto del vento, tre prove da atleti e navigatori, la giornata della verità del quadriennio. Una giornata finita con un Italiano in corsa per la medaglia di bronzo al Mondiale preolimpico. C'era di che fermare, insieme al fiato, le rotative, ma figurarsi se qualcuno ha allertato i giornali. Tania Cagnotto, bravissima, ha vinto l'europeo (europeo) tuffi ed è andata in tv e in prima pagina. Giorgio Poggi ha sfiorato il podio iridato (iridato) e non l'ha saputo nessuno.

Lui ha vinto lo stesso (la gioia, la prospettiva olimpica, i genitori presenti a Gaeta a condividere tutto, la dedica a moglie e figlia), la nostra vela (almeno per la parte della "comunicazione") ha perso. E i conti si dovranno fare. Se a livello del comitato organizzatore locale e della classe Finn si è fatto il possibile, nei rispettivi ambiti e obiettivi, le carenze sono a livello nazionale, federale. Una Gold Cup così andava preparata da tempo, una diretta di Rai Sport era il minimo su cui puntare. 

Tecnicamente, il Mezzogiorno di fuoco ha avuto una configurazione che certo non ha favorito Michele Paoletti, 42 anni, sicura esperienza e qualità. Ma altrettanto evidenti sono state la concetrazione e la birra buttate in mare da Giorgio Poggi. Sesto in generale dopo la giornatona. Con un ulteriore finale a sorpresa.

Conquistata la Medal e "vinte" le selezioni azzurre, Poggi avrebbe potuto sedersi su un finale "all'italiana", una Medal per onore di firma dopo una serata di feste. Invece no. Al rientro dopo la burrasca era già dal fisioterapista (su Saily TV è in arrivo una intervista con l'atleta sul lettino dei massaggi, da vedere), poi a nanna presto, e al mattino in banchina a dardeggiare con gli occhi ai 9 concorrenti della sua prima Medal da un'eternità.

In mare quella Medal che vi abbiamo raccontato in telecronaca, ha detto che questo Giorgio Poggi con la testa a posto ha velocità e idee e gambe per giocarsela alla pari con (quasi) tutti. A Gaeta e alla prossima fermata.



LA TELECRONACA DELLA MEDAL RACE IN DUE CLIP DA VEDERE E RIVEDERE SU SAILY TV:

QUI LA PRIMA PARTE

E QUI LA SECONDA PARTE


VIDEO HIGHLIGHTS DAY 6 - UN RIASSUNTO IN PILLOLE VIDEO





OFFICIAL REPORT
(Federvela e Yacht Club Gaeta) Grande successo per la “Finn Gold Cup” 2016 che si è conclusa oggi a Gaeta con la Medal Race, la finale dei top ten della classifica provvisoria, svoltasi sullo specchio d’acqua antistante Piazza Bonelli (lungomare della città vecchia). Il britannico Giles Scott, grazie al 3° posto di giornata è laureato campione del mondo per la quarta volta (terzo titolo consecutivo). Alla sua soddisfazione, si è aggiunta quella del danese Jonas Hogh-Christensen (vincitore della Medal Race) e dell’olandese Pieter Jan Postma (oggi un 4° posto di manche per lui), che  hanno ottenuto rispettivamente l’argento e il bronzo.
 

Gli applausi del pubblico di Gaeta, assiepato sul lungomare della città medioevale, sono stati tutti per Giorgio Poggi, l’unico italiano ad aver preso parte alla Medal Race: dopo un avvincente testa a testa con Hogh-Christensen, il timoniere di Albenga ha tagliato il traguardo in seconda posizione, chiudendo al 5° posto il campionato. “E’ il miglior risultato della carriera, non posso che esserne entusiasta – la dichiarazione di Poggi – Questo risultato, che dedico a mia moglie e a mia figlia, ripaga i sacrifici e il duro allenamento degli ultimi mesi, che ho svolto tra l’Italia e la Grecia. Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno creduto in me, nelle mie potenzialità e nei miei progetti, a cominciare dalla Federazione Italiane Vela, Guardia di Finanza e Garnell Sailing Team”. Oltre all’Italia, la kermesse ha stabilito i nomi degli atleti che rappresenteranno la Croazia, il Canada e l’Australia ai Giochi di Rio 2016, e cioè, rispettivamente: Ivan Kljakovic Gaspic, Tom Ramshaw, Jake Lilley.
 

Con otto regate svolte in 6 giorni, è andata in archivio la 60esima edizione della “Finn Gold Cup, manifestazione tornata in Italia dopo 27 anni. Il vento, sul campo di regata gaetano, si è espresso in tutte le sue sfumature alternando brezze leggere e forti. La manifestazione è stata organizzata da Yacht Club Gaeta E.V.S. e dalla International Finn Association, in collaborazione con Sezione Vela Fiamme Gialle, Club Nautico Gaeta, Lega Navale Italiana Sezione di Gaeta e i patrocini del Comune di Gaeta e del CONI Comitato Regione Lazio. “Sono molto soddisfatto, la manifestazione si è conclusa al meglio – il commento di Luca Simeone, A.D. Base Nautica Flavio Gioia – Vorrei rivolgere un ringraziamento speciale al Comitato di giuria e alla classe, che ha creduto fermamente nelle potenzialità del Golfo di Gaeta per la realizzazione dell’evento. Un pensiero anche agli atleti, che nonostante abbiano regatato stamattina in condizioni particolari, con il campo di regata trasferito vicino alla costa, hanno dato il massimo e hanno garantito un grande spettacolo in mare al pubblico locale”.
 

Prima della Medal Race, il resto della flotta ha disputato l’ultima prova in programma. Questi i piazzamenti degli altri italiani in gara: 12. Michele Paoletti, 24. Filippo Baldassari, 30. Enrico Voltolini, 35. Matteo Savio, 36. Simone Ferrarese, 43. Roberto Strappati, 48. Giacomo Giovanelli, 49. Federico Colaninno, 50. Alessandro Vongher, 55. Tommaso Ronconi, 57.Francesco Cinque,  58. Marco Buglielli, 59. Alessandro Cattaneo, 63. Francesco Lubrano, 67. Lorenzo Podestà, 68. Paolo Cisbani, 73. Enrico Passoni.
 

Atmosfere da Formula 1 in premiazione, che si è svolta con una speciale festa attorno al podio presso il Bar Christian nella parte antica di Gaeta, subito dopo la Medal Race. Gli studenti vincitori del contest di disegno “Sali sul podio con i campioni”, votati dagli stessi atleti in gara, hanno condiviso le piazze d’onore del podio con i loro beniamini. L’iniziativa, promossa dal comitato organizzatore della Finn Gold Cup in collaborazione con l’Istituto Comprensivo G. Carducci di Gaeta, ha l’obiettivo di promuovere i valori dello sport tra i più giovani.


GIORGIO POGGI, IL MIGLIOR RISULTATO DELLA MIA CARRIERA, DEDICATO A MIA MOGLIE E MIA FIGLIA
“E’ il miglior risultato della carriera, non posso che esserne entusiasta", la dichiarazione di Poggi. "Questo risultato, che dedico a mia moglie e a mia figlia, ripaga i sacrifici e il duro allenamento degli ultimi mesi, che ho svolto tra l’Italia e la Grecia. Un ringraziamento particolare va a tutti coloro che hanno creduto in me, nelle mie potenzialità e nei miei progetti, a cominciare dalla Federazione Italiane Vela, Guardia di Finanza e Garnell Sailing Team.

"E’ stato un campionato difficile, abbiamo affrontato tutte le condizioni possibili, dal poco vento dei primi giorni e al ventone dei successivi, e soprattutto all’inizio era veramente facile sbagliare una regata. In generale ho regatato bene, sono sempre riuscito ad arrivare tra i migliori, a parte una prova. C’è un po' di rammarico proprio per quella regata, perché alla fine potevo arrivare ancora più in alto, ma va bene così. Questo quinto al Mondiale è un risultato molto importante e positivo, in un momento fondamentale del quadriennio olimpico e della mia stessa carriera.

"Chiaramente il fatto che ci fossero le selezioni in corso, in qualche modo può essere stato da freno; un po' di tensione c'era, ma alla fine ne sono uscito bene e sono sempre rimasto concentrato dal primo all'ultimo giorno. Nella Medal Race mi sono comportato bene, per metà della regata sono rimasto al comando, poi Christensen mi ha passato nell’ultima poppa, precedendomi sul traguardo per una sola lunghezza, ma parliamo dell’argento di Londra 2012, non certo di uno qualsiasi…

"Sono davvero molto felice che il DT Michele Marchesini abbia seguito il Mondiale da vicino, anche perché nelle ultime regate erano successe delle cose un po' strane, quindi il fatto che il DT fosse in acqua per seguire direttamente le nostre prestazioni, mi ha fatto molto, ma molto piacere e mi ha dato sicurezza. In questi giorni Marchesini ha potuto vedere realmente quello che è successo in regata, ha visto come so regatare quando sono con la testa a posto, e per me, credetemi, è qualcosa di estremamente positivo, mi ha dato una grande tranquillità".

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