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15/08/2016 - 02:20

Rio 2016, settimo giorno di regate, mazzata tremenda per la vela azzurra

Flavia Day after,
maledetta Medal

Bruttissima Medal Race, senza capo nè coda, e il podio olimpico inseguito e meritato di Flavia Tartaglini vola via inesorabilmente. Da prima a sesta in 20 minuti di regata con il vento più strambo della baia, dopo lungo rinvio. Ma l'azzurra sbaglia strategia e non cambia in corsa: è ottava e chiude a soli 2 punti dal bronzo. Commenti a freddo, dopo che tutti hanno detto tutto - SU SAILY TV IL RACCONTO DI FLAVIA


(In copertina: Lo sport prende e lo sport da: Charline Picon, la francese medaglia d'oro, dopo la fine della Medal Race - Foto Jesus Renedo / World Sailing)


di Fabio Colivicchi - inviato a Rio de Janeiro


Bisogna ripartire da quelle lacrime, viste sulla spiaggia di Flamengo, subito a ridosso del Marina da Gloria (gloria di altri, per ora, non azzurra). Lacrime di atleta, lacrime di altri atleti, lacrime di allenatori rotti a tante battaglie, lacrime davanti alle bandiere degli altri che salivano sui pennoni del podio, e all'inno di altri. Ci doveva e ci poteva stare Flavia Tartaglini su quel podio, inno o non inno. Perchè ormai il gioco olimpico, nel suo cinismo di show business, usa e getta gli atleti e fa la conta alle medaglie quasi senza curarsi del metallo. E invece Flavia quella cerimonia del podio, con le sue amiche (più o meno) e colleghe l'ha vista da lontano, con gli occhi lucidi, spinta e tenuta per mano da un'altra atleta amica, l'inglese Bryony Shaw, e abbracciata dall'altra parte da Alessandra Sensini.

Cosa significano quelle lacrime, cosa ci dicono e dove vogliono arrivare? E' un sintomo della tendenza italiana al piagnisteo, allo psicodramma sportivo, oppure c'è dell'altro? Certo: quattro anni di lavoro volati in un venticello di un quarto d'ora che le braccia non hanno saputo imbrigliare. L'errore umano o il confronto umano (alla fine vince chi fa meno errori) alla fine danno un responso e quel responso può piacere o meno. Ma la settimana splendida e i sorrisi di Flavia avevano proprio convinto tutti. La verità è che eravamo, erano, tutti sicuri: stavolta è la volta buona, questa medaglia non ci sfugge. Siamo primi, a +5. basta stare nel mezzo, traccheggiare. Anche la Sensini la mattina ci ha detto "buone sensazioni", i tecnici raccontano del lavoro intensissimo per quantità e qualità fatto da Flavia a Rio, quindi questa finale da leader era un premio giusto, dovuto, finalmente un riconoscimento, il lavoro paga.

Su quello che è successo nella Medal maledetta è stato detto tutto, la storia la sapete, qualcuno l'avrà vista in tv sulla Rai, se volete approfondire ancora trovate i commenti di Flavia, Marchesini e Sensini nell'ultima puntata di LE VELE DI RIO su Saily TV. Ma quali possono essere i motivi per le scelte fatte dalla surfista romana, subito dopo la partenza, e poi nella prima poppa? La partenza (c'è un piccolo girato di 20 secondi sulla puntata di cui sopra) è stata normale, semmai è il minuto successivo che è un problema: a sinistra tre o quattro poggiano planando e si allungano. Flavia decide di restare lì nel mezzo, o forse non trova la raffica che invece trovano le altre. Primo quesito. E prima riflessione sul campo di regata, occhio che qui si faranno (forse) tutte le Medal Race di Rio 2016: va bene che il vento salti, ma quanto? E come? E come è steso, alle 4 di pomeriggio quando danno lo start alla Medal che decide medaglie e destini di 6 atlete? La federvela mondiale ha deciso tante novità nei formati, ha cambiato tante regole, aggiornato filosofie del nostro sport, non sarebbe troppo chiedere una verifica sulla presenza delle condizioni minime di regolarità nel corso di una regata.

In bolina Flavia è dietro le altre ma comunque ancora abbastanza vicina. E la russa (che ha fatto un 360) è dietro di lei. E' in corsa. Non deve mollare. Deve andare con la corrente, seguire le altre, che vede partire in planata anche di poppa, prua su Niteroi. Invece no. L'azzurra poggia e inizia a navigare quasi in fil di ruota, pompando la randa nell'aria inesistente. Uno spettacolo che visto dalla linea d'arrivo fa male. Anche se uno si attacca a tutte le speranze. In questo modo il terreno perso è enorme, irreparabile. E peggio, dietro di lei si infila - facendo per l'appunto la cosa normale - anche la baby russa. Perchè Flavia ha fatto quella scelta? Forse, vistasi persa, ha provato il tutto per tutto, pensando all'oro. E' l'unica spiegazione che mi viene. Alla fine facendo i conti, con la russa che le arriva davanti di 20 metri (settima e ottava), bastava invertire le posizioni per vedere la nostra brava Flavia e il suo sorriso sul podio.

Le recriminazioni e i commenti troppo sofisticati non si addicono al turbinio di emozioni che c'è intorno (prima, durante e dopo) una Medal Race olimpica della vela. Bisogna restare naif, impressionisti. Prendere quello che fluisce dalla corrente, mentre le bandiere salgono e gli inni suonano. Con Flavia che cerca un po' di privacy per una telefonata, con Malagò che è venuto ma quasi inosservato se ne va senza la sua medaglia-numeretto, con quell'omaccione di De Pedrini che si asciuga gli occhi umidi col palmo della mano. Tutto in un'ora. Quanto è sottile il confine tra gioie e dolori. Quanto è bello sapere che sono gioie e dolori di sport e quindi, in entrambi i casi, fanno crescere. Sono la vita.

Flavia ha dato tanto e ha ricevuto tanto nei suoi anni di windsurf. A Rio ci ha stregati, ci ha fatto sognare, ci ha anche illusi, ma è stato bello. Questa è l'unica forza che può giustificare una sconfitta per quanto amara essa sia. Chi ci prova può sperare di farcela. Provarci è tutto. Come il viaggio che conta più della meta. Flavia 24 ore dopo ha di nuovo il suo sorriso, anche se in camera sul tavolo non c'è quella medaglia. La storia dello sport e della vita, prende e da, è un bilancio in continuo aggiornamento. E nella vita, come nello sport, l'importante è continuare a provarci. Adesso, Flavia, non perdiamoci di vista.



REPORT FIV DAY 7 - OCCHIO AL RITORNO DI VITTO E SILVIA, ADESSO SECONDI!
(federvela.it) Niente medaglia per Flavia Tartaglini: concludendo oggi la Medal Race della Tavola a Vela femminile RS:X all’ottavo posto, la 31enne velista dell’Italia Team ha visto sfumare sul più bello un grande risultato che nell’ultima settimana si stava facendo sempre più concreto. Alla fine la Tartaglini ha concluso sesta in classifica, a soli due punti dal bronzo andato alla russa Elfutina, con argento alla cinese Chen e oro alla francese Picon.

Prima della Medal della flotta femminile della tavola, era stato il turno degli uomini, scesi in acqua con oro e argento già assegnati matematicamente a Olanda e Gran Bretagna: l’azzurro Mattia Camboni, il più giovane della flotta, si è classificato decimo, sia nella Medal che nella classifica finale della Tavola maschile.

Le buone notizie per la vela azzurra arrivano dal Catamarano per Equipaggi Misti Nacra 17, che oggi ha chiuso la serie di regate prima della Medal, in programma martedì, con protagonisti assoluti Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri: i due azzurri hanno ottenuto un 2-7-4 nelle tre prove del giorno ed entrano in Medal dal secondo posto, a cinque punti dall’equipaggio argentino e con due di vantaggio sugli austriaci, al momento terzi. Una Medal Race tutta da vivere, quella dei Nacra 17, in una classe dove l’equilibrio regna sovrano e lo spettacolo è sempre garantito.

Conclusione del programma oggi anche per il Singolo Finn, con Giorgio Poggi (oggi 11-19) che manca l’accesso alla Medal e chiude la sua Olimpiade al 18mo posto, mentre i Doppi 470 hanno disputato due prove e quando ne mancano tre alla conclusione, più la solita Medal, vedono in ambito femminile le azzurre Elena Berta e Alice Sinno al 18mo posto.

Oggi hanno riposato gli Skiff 49er (uomini) e 49er FX (donne), che tornano in acqua domani, mentre sempre domani sono in programma le Medal Races dei Singoli Laser Standard e Laser Radial, senza italiani in regata.

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