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03/01/2015 - 20:12
Volvo Ocean Race, partita la terza tappa
Volvo Ocean Race, partita la terza tappa
Ciao Abu Dhabi,
rotta sulla Cina
rotta sulla Cina
Una partenza sofferta a largo della baia di Abu Dhabi: nebbia fittissima (mai vista da queste parti), vento leggero e ben 4.642 miglia da percorrere fino al traguardo di Sanya, con il pericoloso stretto di Malacca. Il giro del mondo in equipaggio è di nuovo in mare, con tutto il suo carico di uomini (e donne) di mare, sogni e velieri. Intanto Team Vestas annuncia: torneremo a giugno! - VIDEO DELLA PARTENZA DA ABU DHABI
In perfetto orario, le 14 locali, le undici italiane, ma sotto una inusuale coltre di nebbia e con vento leggerissimo, le sei barche della Volvo Ocean Race 2014/15 hanno preso il via per la terza tappa che le porterà da Abu Dhabi a Sanya, in Cina, per un totale di 4.642 miglia. A guidare la flotta fuori dalla Corniche, Abu Dhabi Ocean Racing con l'olimpionico britannico Ian Walker, che ha trovato il modo migliore per salutare il suo porto d'attracco prima di una tappa difficile e irta di ostacoli.
Pochi avrebbero potuto prevedere che l'emirato si sarebbe svegliato sotto una fitta nebbia per dire arrivederci alla flotta in partenza per la terza tappa, che non si è dispersa completamente nemmeno sotto il caldo sole di mezzogiorno. I sei team quindi hanno dovuto fare di necessità virtù fendendo la coltre, che a tratti rendeva quasi invisibili le grandi boe gialle del percorso, e il vento molto leggero che a tratti è calato fino a tre soli nodi di intensità. Le condizioni non ideali non sono però state un ostacolo per il team locale.
Dopo essere giunti in terza posizione nella seconda tappa e nella In-port, i velisti di Abu Dhabi Ocean Racing hanno trovato il modo migliore per dire addio ai loro fan e all'Emirato di cui sono portacolori. Con un'ottima partenza e un abile gioco tattico, Ian Walker e il suo equipaggio fra cui l'unico velista emiratino Adil Khalid, si sono portati subito in testa e hanno passato in prima posizione tutte le cinque boe del grande triangolo nel golfo, affollato da molte barche spettatori.
Poco meno di un'ora per completare il percorso fra le boe per Azzam, questo il nome della barca di Abu Dhabi, seguita a due minuti dai franco cinesi di Dongfeng Race Team, dalle veliste di Team SCA, fresche della vittoria nella In-port race di ieri, quindi gli spagnoli di MAPFRE con il brasiliano André Fonseca alla ruota, poi il leader della classifica generale provvisoria Team Brunel guidato da Bouwe Bekking e infine sesto Team Alvimedica, con l'unico velista italiano Alberto Bolzan.
All'ultima boa del percorso, fra i saluti delle numerose barche spettatori, su quasi tutte le barche si è assistito all'ormai famoso “salto” di uno o più ospiti, fra cui un generoso fan americano da bordo di Team Alvimedica che ad ogni stopover organizza un'asta per raccogliere fondi per un'associazione benefica locale, nello specifico lo Zayed Giving Initiative’s Mobile Heart Clinic Program.
La terza tappa si presenta come una delle più interessanti e difficili di tutto il giro del mondo, soprattutto perché la flotta navigherà in zone non molto conosciute e dovrà attraversare lo Stretto di Malacca, che separa la penisola indonesiana di Sumatra dalla Malesia e che è uno dei tratti di mare più trafficati del mondo, oltre ad essere orograficamente complesso, visto che in alcuni punti misura solo un miglio e mezzo.
QUELLO STRETTO DI MALACCA FA GIA' PAURA
“E' una delle parti più complicate di tutta la regata.” Ha confermato Will Oxley, espertissimo navigatore di Team Alvimedica. ”Non è un problema gestire il vento forte o il mare formato, ma la complessità di attraversare un canale così stretto, con un traffico mercantile così alto, può essere un problema. Una nave di cento metri che ti viene incontro a 20 nodi, preoccupa sempre un po', soprattutto se non puoi controllare la tua velocità e se c'è poco vento. Poi ci sono i temporali, spesso molto violenti la notte, un sacco di barche di pescatori che non hanno luci di navigazione e reti molto lunghe. Ci si può rimanere intrappolati o, peggio ancora, entrare in collisione. E' un'area molto stressante.” Alla complessità della tappa, dal punto di vista della navigazione e della sicurezza vanno ad aggiungersi una classifica molto corta con tre team in testa a pari punti, e l'aspetto tattico legato alla regata su barche monotipo.
Le previsioni meteo parlano di vento leggero per le prime ore di navigazione, che terrà dunque impegnati gli equipaggi ancora in modalità “inshore”. Il meteorologo della regata Gonzalo Infante descrive così la prima fase della tappa: durante le prime 12 ore, il vento avrà direzione ONO, e sarà variabile fino a che le barche non saranno più vicine allo stretto di Hormuz. Come si è notato anche nella seconda tappa, le alte montagne dell'area, hanno un notevole effetto di ridosso. I team dovranno quindi portarsi molto sotto costa per poter agganciare i venti termici locali e avvicinarsi agli alisei. Tatticamente i team dovranno scegliere se stare lungo la costa dell'Oman oppure portarsi verso quella dell'Iran e dovranno anche tenere in considerazione il flusso delle correnti.
La flotta dovrebbe impiegare circa tre settimane per raggiungere Sanya, nella regione cinese di Hainan e unica isola tropicale del grande paese asiatico.
L'avanzamento dei sei team può essere seguito con lo strumento del tracker, la cartografica elettronica, aggiornata ogni tre ore al link: http://www.volvooceanrace.com/en/virtualeye.html o tramite le app per smartphone e tablet.
E TEAM VESTAS ANNUNCIA IL RITORNO IN REGATA DA LISBONA, CONFERMATI I PIANI PER LA RICOSTRUZIONE DELLA BARCA AL CANTIERE PERSICO, DOPO IL NAUFRAGIO
Il management di Team Vestas Wind ha confermato i piani per la ricostruzione della barca, in vista di un possibile ritorno in regata entro il mese di giugno. La barca del team danese, gravemente danneggiata da un incagliamento sulla barriera corallina di St Brandon durante la seconda tappa della Volvo Ocean Race lo scorso 29 novembre, è stata recuperata dall'atollo e portata a bordo di un cargo della Maersk Line in Malesia, dove è attualmente sottoposta a controlli e verifiche, prima del viaggio verso l'Italia e il cantiere Persico di Bergamo, dove verrà ricostruita.
VESTAS, ABITUDINE A SENTIRSI SOTTO PRESSIONE
Lo skipper australiano del team, Chris Nicholson durante l'incontro ha dichiarato di essere fiducioso che le condizioni in cui si trova lo scafo possano permettere la ricostruzione e un ritorno alla regata prima della conclusione del giro del mondo, possibilmente per la tappa di Lisbona. Si tratta, naturalmente di un progetto molto difficile, come ha sottolineato il CEO del Team Vestas Wind Morten Albæek, ma la speranza è quella di poter tornare a competere in questa dodicesima edizione dell'evento, partecipando alle ultime due tappe. “Vestas è una società che è abituata a lavorare sotto pressione, siamo abituati ai ritorni. Per noi questa è diventata una corsa per tornare in regata.” Al fianco dell'azienda danese anche l'altro sponsor del team, Powerhouse. “Powerhouse ed è impegnata più che mai per tornare.” ha confermato Patrick Lammers, in rappresentanza della società.
Nei prossimi giorni un gruppo di esperti valuterà le condizioni della barca in Malesia, per verificare quanta parte possa essere utilizzata per iniziare la ricostruzione di quello che a tutti gli effetti sarà uno scafo nuovo. Successivamente la barca sarà caricata su una nave Maersk Line, uno dei partner della regata, per essere trasportata in Italia, presso in cantiere Persico di Bergamo, dove è stata approntata una struttura specifica per la lavorazione. Normalmente la costruzione di un Volvo Ocean 65 nuovo dura oltre otto mesi, ma Team Vestas Wind e la società italiana ai vertici del mercato mondiale della nautica, puntano a impiegare circa la metà del tempo.
Nicholson, dopo settimane di duro lavoro e di emozioni molto intense, ha spiegato che: “Siamo riusciti a disincagliare la barca dal reef in condizioni molto migliori di quanto ci aspettassimo. Ci sono parti importanti della coperta che possono essere riutilizzate, circa il 70/80 percento., come molte altre componenti della struttura. Ricostruiremo la nostra barca, le nostre speranze e i nostri sogni. Fino a ora ci siamo concentrati sulla rimozione della barca e dei detriti dalla barriera, adesso speriamo di poter entrare in una fase successiva, ricostruire la barca e tutte le nostre speranze.”
In perfetto orario, le 14 locali, le undici italiane, ma sotto una inusuale coltre di nebbia e con vento leggerissimo, le sei barche della Volvo Ocean Race 2014/15 hanno preso il via per la terza tappa che le porterà da Abu Dhabi a Sanya, in Cina, per un totale di 4.642 miglia. A guidare la flotta fuori dalla Corniche, Abu Dhabi Ocean Racing con l'olimpionico britannico Ian Walker, che ha trovato il modo migliore per salutare il suo porto d'attracco prima di una tappa difficile e irta di ostacoli.
Pochi avrebbero potuto prevedere che l'emirato si sarebbe svegliato sotto una fitta nebbia per dire arrivederci alla flotta in partenza per la terza tappa, che non si è dispersa completamente nemmeno sotto il caldo sole di mezzogiorno. I sei team quindi hanno dovuto fare di necessità virtù fendendo la coltre, che a tratti rendeva quasi invisibili le grandi boe gialle del percorso, e il vento molto leggero che a tratti è calato fino a tre soli nodi di intensità. Le condizioni non ideali non sono però state un ostacolo per il team locale.
Dopo essere giunti in terza posizione nella seconda tappa e nella In-port, i velisti di Abu Dhabi Ocean Racing hanno trovato il modo migliore per dire addio ai loro fan e all'Emirato di cui sono portacolori. Con un'ottima partenza e un abile gioco tattico, Ian Walker e il suo equipaggio fra cui l'unico velista emiratino Adil Khalid, si sono portati subito in testa e hanno passato in prima posizione tutte le cinque boe del grande triangolo nel golfo, affollato da molte barche spettatori.
Poco meno di un'ora per completare il percorso fra le boe per Azzam, questo il nome della barca di Abu Dhabi, seguita a due minuti dai franco cinesi di Dongfeng Race Team, dalle veliste di Team SCA, fresche della vittoria nella In-port race di ieri, quindi gli spagnoli di MAPFRE con il brasiliano André Fonseca alla ruota, poi il leader della classifica generale provvisoria Team Brunel guidato da Bouwe Bekking e infine sesto Team Alvimedica, con l'unico velista italiano Alberto Bolzan.
All'ultima boa del percorso, fra i saluti delle numerose barche spettatori, su quasi tutte le barche si è assistito all'ormai famoso “salto” di uno o più ospiti, fra cui un generoso fan americano da bordo di Team Alvimedica che ad ogni stopover organizza un'asta per raccogliere fondi per un'associazione benefica locale, nello specifico lo Zayed Giving Initiative’s Mobile Heart Clinic Program.
La terza tappa si presenta come una delle più interessanti e difficili di tutto il giro del mondo, soprattutto perché la flotta navigherà in zone non molto conosciute e dovrà attraversare lo Stretto di Malacca, che separa la penisola indonesiana di Sumatra dalla Malesia e che è uno dei tratti di mare più trafficati del mondo, oltre ad essere orograficamente complesso, visto che in alcuni punti misura solo un miglio e mezzo.
QUELLO STRETTO DI MALACCA FA GIA' PAURA
“E' una delle parti più complicate di tutta la regata.” Ha confermato Will Oxley, espertissimo navigatore di Team Alvimedica. ”Non è un problema gestire il vento forte o il mare formato, ma la complessità di attraversare un canale così stretto, con un traffico mercantile così alto, può essere un problema. Una nave di cento metri che ti viene incontro a 20 nodi, preoccupa sempre un po', soprattutto se non puoi controllare la tua velocità e se c'è poco vento. Poi ci sono i temporali, spesso molto violenti la notte, un sacco di barche di pescatori che non hanno luci di navigazione e reti molto lunghe. Ci si può rimanere intrappolati o, peggio ancora, entrare in collisione. E' un'area molto stressante.” Alla complessità della tappa, dal punto di vista della navigazione e della sicurezza vanno ad aggiungersi una classifica molto corta con tre team in testa a pari punti, e l'aspetto tattico legato alla regata su barche monotipo.
Le previsioni meteo parlano di vento leggero per le prime ore di navigazione, che terrà dunque impegnati gli equipaggi ancora in modalità “inshore”. Il meteorologo della regata Gonzalo Infante descrive così la prima fase della tappa: durante le prime 12 ore, il vento avrà direzione ONO, e sarà variabile fino a che le barche non saranno più vicine allo stretto di Hormuz. Come si è notato anche nella seconda tappa, le alte montagne dell'area, hanno un notevole effetto di ridosso. I team dovranno quindi portarsi molto sotto costa per poter agganciare i venti termici locali e avvicinarsi agli alisei. Tatticamente i team dovranno scegliere se stare lungo la costa dell'Oman oppure portarsi verso quella dell'Iran e dovranno anche tenere in considerazione il flusso delle correnti.
La flotta dovrebbe impiegare circa tre settimane per raggiungere Sanya, nella regione cinese di Hainan e unica isola tropicale del grande paese asiatico.
L'avanzamento dei sei team può essere seguito con lo strumento del tracker, la cartografica elettronica, aggiornata ogni tre ore al link: http://www.volvooceanrace.com/en/virtualeye.html o tramite le app per smartphone e tablet.
E TEAM VESTAS ANNUNCIA IL RITORNO IN REGATA DA LISBONA, CONFERMATI I PIANI PER LA RICOSTRUZIONE DELLA BARCA AL CANTIERE PERSICO, DOPO IL NAUFRAGIO
Il management di Team Vestas Wind ha confermato i piani per la ricostruzione della barca, in vista di un possibile ritorno in regata entro il mese di giugno. La barca del team danese, gravemente danneggiata da un incagliamento sulla barriera corallina di St Brandon durante la seconda tappa della Volvo Ocean Race lo scorso 29 novembre, è stata recuperata dall'atollo e portata a bordo di un cargo della Maersk Line in Malesia, dove è attualmente sottoposta a controlli e verifiche, prima del viaggio verso l'Italia e il cantiere Persico di Bergamo, dove verrà ricostruita.
VESTAS, ABITUDINE A SENTIRSI SOTTO PRESSIONE
Lo skipper australiano del team, Chris Nicholson durante l'incontro ha dichiarato di essere fiducioso che le condizioni in cui si trova lo scafo possano permettere la ricostruzione e un ritorno alla regata prima della conclusione del giro del mondo, possibilmente per la tappa di Lisbona. Si tratta, naturalmente di un progetto molto difficile, come ha sottolineato il CEO del Team Vestas Wind Morten Albæek, ma la speranza è quella di poter tornare a competere in questa dodicesima edizione dell'evento, partecipando alle ultime due tappe. “Vestas è una società che è abituata a lavorare sotto pressione, siamo abituati ai ritorni. Per noi questa è diventata una corsa per tornare in regata.” Al fianco dell'azienda danese anche l'altro sponsor del team, Powerhouse. “Powerhouse ed è impegnata più che mai per tornare.” ha confermato Patrick Lammers, in rappresentanza della società.
Nei prossimi giorni un gruppo di esperti valuterà le condizioni della barca in Malesia, per verificare quanta parte possa essere utilizzata per iniziare la ricostruzione di quello che a tutti gli effetti sarà uno scafo nuovo. Successivamente la barca sarà caricata su una nave Maersk Line, uno dei partner della regata, per essere trasportata in Italia, presso in cantiere Persico di Bergamo, dove è stata approntata una struttura specifica per la lavorazione. Normalmente la costruzione di un Volvo Ocean 65 nuovo dura oltre otto mesi, ma Team Vestas Wind e la società italiana ai vertici del mercato mondiale della nautica, puntano a impiegare circa la metà del tempo.
Nicholson, dopo settimane di duro lavoro e di emozioni molto intense, ha spiegato che: “Siamo riusciti a disincagliare la barca dal reef in condizioni molto migliori di quanto ci aspettassimo. Ci sono parti importanti della coperta che possono essere riutilizzate, circa il 70/80 percento., come molte altre componenti della struttura. Ricostruiremo la nostra barca, le nostre speranze e i nostri sogni. Fino a ora ci siamo concentrati sulla rimozione della barca e dei detriti dalla barriera, adesso speriamo di poter entrare in una fase successiva, ricostruire la barca e tutte le nostre speranze.”
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