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16/02/2018 - 20:57
Intervista-bomba al delegato italiano all'Events Committee World Sailing
C'è da salvare World Sailing
Sulla situazione allarmante della federazione velica mondiale, alle prese con scelte, conflitti e rischi, sul futuro delle classi olimpiche e la governance del nostro sport, Saily ha intervistato Riccardo Simoneschi. Velista professionista e organizzatore di eventi, direttore sportivo dello Yacht Club Italiano, membro dell'Events Committee di World Sailing e delegato di lungo corso dell'organismo, che dice: "C'è problema serio di livello, metodologia e contenuti dei processi decisionali, per uscirne servono segnali dall'esterno"
di Fabio Colivicchi
Riccardo Simoneschi faceva il velista sulle classi olimpiche (campione italiano juniores Finn, tanta Star, campione italiano e bronzo europeo), ma anche campione italiano a mondiale IMS e Maxi, quattro ranking mondiali del Melges 24 (record imbattuto), parecchi podi mondiali ed europei, tante vittorie a tutte le classiche internazionali: Kiel, Bacardi, Key west, Miami, SORC, TP52.
Poi ha unito all'attività velica quella di organizzatore, ha lanciato in Italia e non solo il format dei circuiti, dopo tanti anni resta all'avanguardia e continua a regatare (si mette il casco e va sui catamarani che volano), da pochi mesi è anche direttore sportivo dello Yacht Club Italiano del nuovo presidente Nico Reggio. In tutti questi anni, una costante: da un ventennio è delegato italiano all'ex ISAF, oggi World Sailing (WS), e ne ha viste davvero tante. "Ma quello che sta accadendo in questo periodo nella federvela internazionale forse non ha precedenti, è un periodo difficile e delicato", dice Riccardo, con il quale Saily ha voluto fare il punto in attesa del voto del Council atteso per domenica (qui la nostra preview).
In una fase storica in cui la vela mondiale è chiamata a prendere decisioni importanti davanti al CIO e alla comunità sportiva e olimpica, World Sailing sembra invece impantanata in problemi interni di governance, di antitrust, persino di finanze, che rischiano di paralizzarla. Come siamo arrivati a questo punto?
"Io vedo alcuni problemi seri, provo a isolarli. Primo: la metodologia fatta diventare strumento di condizionamento politico. Oggi una federazione internazionale di sport olimpico pretende di organizzare il proprio processo decisionale in una serie di "conference call", e addirittura con e-vote secchi, cioè senza possibilità di commento vero, il voto elettronico. Non ce l'ho col progresso, certi strumenti possono essere utili, ma semplicemente oggi non sono previsti dalle Regulations di WS se non per il solo Council, dunque il loro utilizzo è strumentale e fuori dalle regole.
"A questo si deve aggiungere il rifacimento dei vari Committees, che adesso hanno tutti chairman anglosassoni. E poichè è stata cambiata la procedura operativa, e di fatto contano solo presidente e vicepresidente di ogni Committee che unici hanno possibilità di interegire con il board, di fatto tutto il processo decisionale è allineato ai vertici federali. Lo stesso Working Party tra Events e Equipment di qualche giorno fa, è stato deciso senza un criterio rappresentativo, anzi alimentando vari casi di conflitto di interessi, a partire dalla presidente per motivipersonali alla presenza del Vice presidente del Kite, classe presumibilmente alla base di molti degli interessi che stanno scuotendo la federazione."
Era sembrato che chi avesse un caso di conflitto di interesse si fosse autosospeso dal voto, non è così?
"Formalmente il problema è stato gestito parzialmente con le esclusioni solo nei casi davvero eclatanti ed insostenibili (stipendiati da questa o quella classe od organizzazione), nella sostanza gli intrecci sono cosi complessi e profondi che la realtà è stata quella di lasciare persone che non possono essere considerate indipendenti. Ed è solo uno dei problemi."
Gli altri?
"Il livello della discussione nelle conference call è modesto, solo un breve intervento e nessuna replica o quasi. Ed è stato chiesto il voto segreto, che segreto non è: basti pensare che i voti sono stati inviati via mail ad un impiegato di WS che quindi conosce il voto di tutti... A questo punto, io per esempio ho scritto una lettera aperta a tutti, spiegando la mia opposizione al voto segreto che non può essere usato in un "governing body" come WS, dove invece si deve avere il coraggio di esporre le posizioni anche per rispetto di chi ci sostiene. Per i presidenti dei comitati è certamente più facile indirizzare l’outcome di queste riunioni nlla direzione che il board gli chiede… e così addio al processo democratico e rappresentativo, e ritengo di poter dire per motivi che a un osservatore esterno potrebbero sembrare non gratuiti.”
Facciamo qualche esempio.
"Noi Events ed Equipment eravamo chiamati a ragionare su Parigi 2024, su come cambiare la natura del nostro programma olimpico da "Equipment driven" (cioè il tipo di barche determina l’evento) a "Events driven" (cioè il tipo di evento determina la scelta delle classi), come nella maggior parte degli sport, dove è l'evento, il formato, che guida la scelta. Se lo Sci ha lo "slalom" , la discesa, il salto, il fondo, il cross etc., nella vela abbiamo solo “bolina- poppa” e la differenza è data dal tipo di barca usata, scelta principalmente allo scopo di permettere a tutte le dimensioni di atleta di partecipare ai giochi per il concetto di universalità caro al CIO e, secondo me, sacrosanto.
"Insomma c'è la necessità di concentrarsi sulla natura dell'evento, prima di arrivare alla descrizione del mezzo. Era una occasione e una esigenza, per rivedere certi concetti storici della vela, e individuare definizioni degli eventi più popolari dello sport attuale. Ad esempio: Cross, Windward- Leeward, match, Fleet, offshore, team racing etc. Queste per esempio sono definizioni di eventi. Ma niente da fare, il livello della discussione non è mai arrivato a questo subito pilotato all’esclusione delle barche non i monopolio per lasciare spazio ad altre che, immagino, rappresentino mercati più interessanti per alcuni potenti keyplayer del mercato."
E cosa è avvenuto esattamente?
"Che il Working Party Events+Equipment si è trovato una proposta già confezionata dall'alto, che di fatto partiva dal mettere tutte e 10 le classi olimpiche attuali "under review", in modo da sbloccare le regulations, secondo le normative CIO, per poi subito dopo emendare il concetto, lasciare intoccate le classi che sono in regime di monopolio, e mettere under review, cioè sullo scivolo verso l'uscita, quelle non in monopolio. Quello che non va bene è che non c'è stata proprio discussione. E per di più in questo modo si acuisce la frizione con le norme antitrust, che come avete scritto, è una bomba a orologeria pronta a esplodere, e si scatena la battaglia tra le classi, con le lobby dei cantieri monopolisti, che si sono abituati troppo bene in questi anni nei quali hanno avuto campo libero, da una parte, e il resto del mercato dall’altra.
"Io non ce l'ho col concetto di monopolio applicato al problema e in quanto tale, non ne faccio una battaglia di concetto. Il monopolio potrebbe essere anche giusto ed era nato da una idea di diffisuione della vela a costi controllati assolutamente condivisibile, ma avrebbe dovuto essere gestito dalla federazione e non fagocitato dalle lobby anglosassoni lasciate uniche produttrici autorizzate degli equipment olimpici senza alcun controllo da parte di nessuno con adeguato potere per verificare congruità dei prezzi e della qualità fornita (molto scadente in moltissimi casi).
"Quello su cui molti non fanno una riflessione è che essere alle Olimpiadi con un brand o prodotto è un fantastico esempio di ambush marketing dal valore incalcolabile. La promozione che genera ha una valenza milionaria non tanto sulla ristretta nicchia dei concorrenti olimpici o di livello equiparabile ma su tutto il mondo del leisure che ruota intorno (pensate agli sci di Hirscher e a quanti di noi che si fanno nfluenzare nell’acquisto per sciare la domenica), applicate questo al mondo del Kite, del surf, ed altro e capite bene che il mercato non possono essere i cinquanta 470 che si vendono nel mondo in un anno (quando va bene)"
In effetti quello che stupisce è che in WS nessuno senta il dovere di intervenire sul tema monopoli-antitrust, quasi che il problema non esistesse... una situazione autoreferenziale imbarazzante. Definire i perimetri è roba da super esperti ma è di buon senso capire che il rischio è concreto.
"Il monopolio sconsiderato di questi anni ha distrutto tutta una piccola economia che alimentava la vela di base, quindi i velisti e i circoli. Piccoli cantieri, velerie, aziende locali, sono scomparse perchè il grosso dei prodotti è concentrato in 3-4 paesi. Anche i circoli velici dovrebbero lamentarsi, sono danneggiati perchè costretti ad acquistare barche e attrezzature che potrebbero costare almeno il 30% in meno senza monopolio, o almeno con un controllo iniziale da parte di World Sailing. Ma su tutto questo la discussione non c'è stata, anzi è impossibile fare partire il discorso in modo serio e trasparente. Tutto il meccanismo di questi ultimi giorni è stato teso a mettere in rampa di uscita le classi non in monopolio. I monopolisti, invece, sono tutelati. Chissà? forse WS spera di averne un ritorno economico, quanto mai necessario in un momento in cui le casse federali affrontano un periodo non semplice a quanto si sente dire..."
Cosa si dice dell'ipotesi dell'evento "Offshore" e del Figaro 3 come classe, su cui i francesi pare spingano molto per Parigi 2024?
"E' un altro esempio di come procedono le scelte, l’argomento non è mai stato discusso in profondità. Come si fa a ipotizzare un evento olimpico offshore con una barca che costa 250 mila euro? Quanti paesi possono permetterselo? Inutile dire che verrebbe “fornita” perché comunque sappiamo bene che per una medaglia olimpica ci sarà chi investirà per arrivare ben più preparato degli altri. E qualcuno ha pensato alla sicurezza olimpica, come credono di proteggere una barca di un paese a rischio attentati in navigazione per tre giorni e tre notti? Un facile bersaglio.
"L'impressione è che WS, anzichè ragionare e operare come "ruling body" della vela mondiale, si muova come un soggetto privato, pensando ad interessi economici. Non è difficile individuare l'origine di questa impostazione, che viene dal CEO di WS, insediato sotto la presidenza precedente a Kim Andersen. Era a capo della British Olympic Association per Londra 2012, e seguì le sorti del suo direttore marketing, entrambi allontanati in modo alquanto drastico (a quanto si legge sui giornali del tempo) da Sebastian Coe, perchè non arrivò alcun delivery, a quanto ancora si legge sul web mettendo a rischio le finanze dell’associazione. Oggi la scena si ripete in WS, con le stesse persone CEO e direttore marketing, che promettono tanti sponsor, ma finora non s'è visto niente e la situazione è pesante."
Come si può uscire da questo vicolo cieco?
"Purtroppo credo che dall'interno della federazione non ci siano soluzioni se non l’intervento duro delle federazioni nazionali in sede di AGM (Annual General Meeting, ndr), cosa successa solo nel caso del windsurf. Con l'attuale struttura, con gli uomini nei posti chiave che rispondono alla linea del CEO e del Presidente che ha dimostrato di essere ben allineato, mi sembra difficile che possa succedere qualcosa con le normali procedure... Anche se il Council è spaccato, mi aspetto che prevalga il SI a conferma delle recomandation del Working Party, magari di misura, cosa che sarebbe da prendere come un successo e preludio di quello che potrebbe essere il successivo stravolgimento da parte dell’AGM dove le federazioni votano singolarmente e non raggruppate come nel Council con un ribaltamento molto possibile degli attuali equilibri.
"E' comunque necessario che arrivino segnali dall'esterno. Le parti in causa, gli yacht club, i piccoli cantieri, dovrebbero farsi sentire, dare forza all'azione legale presso la Corte Europea sul caso dei monopoli. Il CIO è adesso tutto concentrato sui Giochi in Corea, ma se ha un motivo è certamente tenuto ad intervenire. Si deve evidenziare quanto si sta muovendo all'interno del Council, con la causa anti-monopoli e le ragioni di chi oggi non si sente rappresentato, anzi danneggiato (pensiamo anche ai cantieri italiani da sempre in prima linea nella produzione delle migliori barche olimpiche). A questo punto, se si alzano le voci, il CIO non potrà restare a guardare. Se si crea il caso, il CIO interverrà e presumibilmente pesantemente. Un primo segnale potrebbe arrivare dalle decisioni sugli "showcase" chiesti dalla vela a Tokyo 2020. Potrebbe arrivare un NO del CIO, a dimostrazione che ai piani alti sanno cosa sta succedendo a Londra..."
Cosa aspettarci nelle prossime settimane?
"Ci sarà il voto del Council, come detto. E' un Council in molta parte nuovo, con gente alla prima esperienza in WS, sono vogliosi di mettersi in luce e sono poco integrati col sistema, questo può essere positivo, ma allo stesso tempo è difficile che degli esordienti si mettano contro il presidente neoeletto. Quale che sia il voto del Council, è assai probabile che la questione antitrust venga sollevata prima del Mid Year di Londra a maggio. Non dimentichiamo che, oltre alle 5 classi indicate dal WP (470 M/F, Finn e RSX M/F), il Board ha messo under review anche i Laser. Se scoppiasse una grana legale si dovrebbe rinviare ogni decisione. E a quel punto diventerebbe decisiva l'assemblea generale di novembre a Miami."
L'ANALISI DI SAILY SULLA SITUAZIONE DI WORLD SAILING PROSEGUE CON ALTRE INTERVISTE E PUNTI DI VISTA
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