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15/03/2018 - 14:32
Star in LIVE streaming della Leg 7 sabato notte da vedere Saily
Replay della partenza
tappa di Capo Horn
GUARDA QUI IL REPLAY DELLA PARTENZA DA AUCKLAND - La settima tappa può essere decisiva per la classifica Volvo Ocean Race. Chi vince in Brasile conquista punteggio doppio, un bonus per la vittoria e, se fosse il caso, anche un punto per la prima barca a doppiare Capo Horn. Ecco perchè tutti vogliono vincerla... In questo articolo vi spieghiamo quali saranno i momenti chiave: la corsa verso il Grande Sud, la caccia alle depressioni, gli iceberg. E... - SU SAILY TV NUOVO EPISODIO DI VOR STORIES CON CLAPCICH E BRISIUS
Domenica 18 marzo da Auckland parte la settima tappa della Volvo Ocean Race, la più lunga dell’intero percorso del giro del mondo: 7.600 miglia teoriche nei mari più freddi e inospitali del pianeta. La flotta lascerà Auckland domenica 18 marzo, si dirigerà oltre l’East Cape della Nuova Zelanda e si inoltrerà negli oceani meridionali. IN QUESTO ARTICOLO VI SPIEGHIAMO QUALI SONO LE FASI SALIENTI DELLE 7600 MIGLIA DALLA NUIVA ZELANDA AL BRASILE
MA INTANTO... ECCO LA NOTTE DI GRANDE VELA DA AUCKLAND, SABATO 17 DALLE 00:45 LA PARTENZA SHOW DA RIVEDERE TUTTA
IL RACCONTO DELLA PARTENZA (SPETTACOLARE) - Sole, vento intorno ai venti nodi e, come hanno fatto in tutte e dieci le occasioni in cui la regata ha visitato Auckland, moltissimo pubblico, decine di migliaia di persone uscite in mare per salutare i velisti . Ma questa non è una sorpresa, basti pensare che nel corso della sosta ad Auckland sono state più di 500.000 le persone che hanno affollato il Race Village nel famoso Viaduct Basin.
Domenica pomeriggio, nella notte italiana, la flotta di spettatori neozelandesi includeva kite-board, windsurfer, sup, kayak, derive e centinaia di barche a motore e a vela grandi e piccole, insieme al famoso vincitore della Whitbread Round the World Race Steinlager 2. Gli spagnoli di MAPFRE, i leader della classifica generale, hanno ottenuto la partenza migliore e ha guidato la flotta sul percorso costiero nel Waitematā Harbour e verso l’Hauraki Gulf, tallonati da Dongfeng, Team Brunel con l’italiano Alberto Bolzan e Turn the Tide on Plastic, con la triestina Francesca Clapcich.
In perfetto stile classico degli albori della regata, la settima tappa della Volvo Ocean Race porterà i team a percorrere 7.600 miglia teoriche nell’Oceano Antartico, a doppiare il celeberrimo Capo Horn, prima di rientrare in Atlantico e concludere il loro viaggio a Itajaí, in Brasile.
“Stiamo partendo per una delle tappe più impegnative della regata - Ha detto il neozelandese campione olimpico Peter Burling, che naviga su team Brunel e che in patria è considerato un eroe per aver riportato a casa la Coppa America la scorsa estate - La sfida maggiore è l’aspetto della resistenza, perché bisogna sempre mantenere la stessa intensità in condizioni molto difficili… Sarà dura per tutti noi kiwi lasciare casa ma siamo tutti molto felici di navigare.”
La prima Zona di Esclusione dei Ghiacci, permetterà alle barche di spingersi fino a una latitudine di 59 gradi sud, entrando nei “Cinquanta Urlanti” dove il vento e le onde soffiano e si sviluppano senza alcun impedimento della terraferma, raggiungendo intensità e altezze sconosciute altrove. Sarà anche il freddo intenso ad accompagnare i velisti e la rotta porterà le barche a raggiungere il luogo più remoto del pianeta, Point Nemo, dove solo la stazione spaziale internazionale passa così vicina come la flotta della Volvo Ocean Race.
In questa tappa i sette team dovranno essere in grado di tenere un difficile equilibrio tra spingere al massimo e non rompere l’attrezzatura, perché come dice una famose frase in inglese per vincere prima bisogna arrivare. “E’ una parte del mondo dove a volte devi dimenticarti di essere in regata e pensare solo alla barca e ai tuoi compagni - ha spiegato lo skipper di Dongfeng, Charles Caudrelier - E’ un luogo speciale, l’oceano meridionale, ci sono onde enormi, il vento è forte, bisogna stare attenti.”
I team vi entrano dopo aver lasciato l’ultima boa del percorso costiero, e le previsioni meteo parlano di un tratto di bolina con vento da est intorno ai 30 nodi, per doppiare la Coromandel Peninsula e il Capo est della Nuova Zelanda, prima di puntare a sud alla ricerca dei sistemi depressioni che li spingeranno verso il mitico Capo Horn, che dovrebbero raggiungere fra 11 giorni, secondo le stime degli organizzatori.
Per la settima tappa organizzatori e partecipanti hanno deciso che non sarà disponibile lo strumento dello Stealth Mode, la modalità nascosta che permettere ai team di nascondersi alla vista degli avversari e del pubblico. Per seguire l’andamento della flotta si può usare lo strumento del tracker, in modalità live per le prime 24 ore e poi aggiornato ogni sei ore. - GUARDA QUI IL TRACKING
LEG 7 ANALISI TECNICA - Una volta portatesi abbastanza a sud, le sette barche si metteranno su una rotta ovest/est nell’Oceano Antartico, correndo sui sistemi di bassa pressione che circondano l’Antartide. Vento forte e onde enormi saranno all’ordine del giorno, come lo sarà la non piacevole presenza di iceberg. Lasciati alle spalle queste vaste acque inospitali sarà il mitico Capo Horn l’obiettivo, dove il sud Pacifico si scontra con la punta meridionale del continente americano, prima di poter finalmente mettere la prua verso nord, navigando lungo la costa dell’Argentina, dell’Uruguay e del Brasile verso la linea del traguardo di Itajaì.
Questa tappa ha segnato profondamente la storia del giro del mondo a vela. In passato le barche erano molto più lente e dunque l’aspetto della navigazione meteo era meno importante, mentre oggi sono tanto veloci da riuscire a tenere il passo con i sistemi depressionaria e i navigatori devono quindi elaborare la migliore strategia per trovare la posizione migliore. Le oltre 7.600 miglia della tappa presentano diversi ostacoli che gli equipaggio dovranno affrontare e superare.
La corsa verso sud - Il primo problema strategico ricorda quello che la flotta ha dovuto affrontare arrivando e partendo da Città del Capo nella Leg 2 e 3. Le burrasche e le depressioni che circolano da ovest a est intorno alle aree temperate del globo si scontrano con l’Antartide che le rallenta. Ma il vento si rafforza e la migliore strategia per aggirarle è portarsi il più a sud possibile. Se in prossimità della Nuova Zelanda l’estate australe può causare venti leggeri, questa discesa potrebbe essere lenta, a meno che non entri una bassa pressione tropicale che potrebbe causare condizioni estreme. Nell’edizione 2011-12 un sistema meteo “cattivo” investì la flotta con venti a 50 nodi e onde di 7 metri. Sia Abu Dhabi che altre due barche furono costrette a ritirarsi con danni all’attrezzatura. Nel 2014-15 invece il Ciclone Pam fece posporre la partenza.
Il Westerly Storm Track - Il metodo per navigare velocemente, una volta entrati nel sistema di depressioni come è accaduto nella Leg 3, è quello di restare nel flusso di vento da ovest tenendosi a nord del centro della bassa pressione. Ma non troppo vicino, per non rompere e non troppo a nord, dove l’aria scende di intensità. L’errore più grave è, comunque, restare intrappolati a sud, dove il vento da est renderebbe la vita a bordo molto scomoda e la barca molto lenta. Una possibilità che oggi è meno probabile, visto che gli organizzatori fissano una zona di esclusione per evitare che le barche entrino nella zona dei ghiacci.
Gli iceberg - In Antartide grandi pezzi di ghiaccio si staccano dalla piattaforma e gli iceberg derivano verso nord, incrociando la rotta delle barche partecipanti. Colpire un iceberg o un growler potrebbe essere un’eventualità disastrosa, e per questa ragione il comitato di regata stabilisce un limite alla navigazione. Limite che è un ulteriore sfida strategica per gli equipaggi, che vedono ridotta la loro capacità di interpretare i sistemi meteo.
Capo Horn - E' leggendario nella storia della navigazione. Nella zona a sud del continente americano i sistemi depressionari vengono compressi e si incanalano fra il Sudamerica e l’Antartide, provocando venti molto intensi e onde formate, fra le peggiori al mondo. Statisticamente l’approccio settentrionale è di solito più veloce.
Le scelte delle Falkland - Dopo aver doppiato Capo Horn, la flotta deve risalire verso nord, in condizioni di freddo meno intenso, ma per la vicinanza del Sudamerica a ovest, la meteo diventa più imprevedibile e le barche devono decidere se passare all’interno o all’esterno delle isole Falkland. Nell’edizione 1997-98, proprio in questa zona ci fu un leggendario sorpasso con le barche che avevano doppiato per ultime Capo Horn che decisero di passare a est, lasciandosi dietro tutte quelle che avevano scelto l’opzione ovest.
Il rischio Pampero - Se non ci fossero abbastanza problemi da affrontare, quando le tempeste degli oceani meridionali incontrano la catena delle Ande, si forma il Pampero che provoca fortissimi temporali, con pioggia e fulmini, colpendo i velisti che pensavano di potersi rilassare dopo aver passato Capo Horn. La Leg 7 è una tappa dura, forse la più dura dell’intero percorso. E il team che riuscirà a conquistarla, magari passando anche Capo Horn in testa, scriverà un nuovo capitolo nella storia della regata.
La Leg 7 in cifre
- 7.600 miglia nautiche da Auckland (NZL) a Itajaí (BRA)
- circa 19 giorni di navigazione stimati
- 16 punti in gioco
- 14 punti per il primo, 12 per il secondo, 10 al terzo e così via
- 1 punto bonus per il vincitore di tappa
- 1 punto extra per la prima barca a doppiare Capo Horn (longitudine 67º 16’ 20” Ovest)
SU SAILY TV IN ARRIVO UN EPISODIO-SUPER DI VOR STORIES
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