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12/04/2017 - 13:19

Una tendenza forse inarrestabile. Ecco tutti i pro e i contro

VOR 2020, la svolta trimarani?

Il 18 maggio a Goteborg in Svezia, la Volvo Ocean Race svelerà le nuove barche per il giro del mondo in equipaggio, dall'edizione 2020-2021. Vi anticipiamo tutti i motivi che preludono alla scelta dei trimarani (con l'aggiunta dei foil), ma anche dei rischi connessi. Pro e contro valutati attentamente anche da Mark Turner, il CEO della VOR, innovativo da sempre (ha inventato le Extreme Series) con il progettista Guillame Verdier (specialista di mono e multiscafi oceanici. Secondo voi qual è la scelta migliore?

 

di Fabio Colivicchi

Giovedi 18 maggio a Goteborg, in Svezia, si annuncia come una data chiave per la vela: la Volvo Ocean Race svela la scelta delle nuove barche monotipo che saranno usate per il successivo decennio della regata intorno al mondo in equipaggio. Una scelta che alla VOR definiscono in anticipo come "uno dei cambiamenti più radicali nella storia dell'evento", considerando che verrà anche annunciato un cambio nel percorso della regata. C'è dunque materia di riflessione e l'attesa stimola l'immaginazione e le previsioni.

Con quali barche si correrà la Volvo Ocean Race del prossimo decennio? Come anticipato da Saily, è stato annunciato il team progettuale e costruttivo delle nuove barche: l'architetto francese Guillame Verdier, che certo non è tipo da starsene fermo e buono con la matita sul foglio (super specialista tanto di IMOCA 60, come dell'ultimo Figaro con i foil, che di grandi multiscafi e trimarani oceanici) , e il cantiere italiano Persico Marine, che sarà il capofila della linea di costruzione delle barche. Persico è una eccellenza italiana e finora la sua specializzazione è stata nei materiali compositi e per la realizzazione prevalentemente di monoscafi.

Dunque la domanda può anche essere posta così: i nuovi one design della Volvo Ocean Race saranno monoscafi o multiscafi? Abbiamo provato a mettere insieme le ragioni in favore della scelta dei multiscafi, che di fatto significa trimarani e non catamarani (troppo instabili in oceano), scoprendo che alla fine proprio questa sembra essere la strada maestra per il futuro della regata intorno al mondo, la ex gloriosa Whitbread. Vediamole insieme.

La Volvo Ocean Race deve recuperare immagine nei confronti del Vendée Globe: la prima si corre in equipaggio, la seconda in solitario, ma a vedere dai numeri c'è oltre il triplo di partecipanti, e assai più innovazione, tecnologia, emozioni e storie da raccontare nel giro dei solitari che non nella VOR. Basta un dato su tutti: il record nelle 24 ore di un VO65 in equipaggio è di circa 570 miglia, mentre quello di un IMOCA 60 in solitario (fatto da Alex Thomson) è di circa 540 miglia... Con una barca più piccola e da soli. I trimarani possono essere una soluzione (sempre che non vengano poi scelti anche dallo stessi Vendée...).

Serve meno equipaggio su un trimarano che su un multiscafo: questo porterebbe a un considerevole risparmio sui costi di un team. Risparmio sui costi che si fa ancora più cospicuo considerando che la costruzione di un trimarano costa meno di un monoscafo. A partire dal delicatissimo meccanismo della kanting keel. Cambiare per cambiare, meglio farlo con una barca che costa meno, un risparmio enorme se moltiplicato per tutti gli scafi costruiti.

Un trimarano, ancor più se avrà i foil, è molto più veloce di un monoscafo, il che si traduce in tappe e traversate degli oceani più rapide. In definitiva, una barca a tre scafi che scivola sull'acqua o vola sui foil senza offrire resistenza all'acqua, a velocità da motoscafi, è bella da vedere, fa presa sul pubblico. Una flotta VOR di trimarani intorno ai 70 piedi potrebbe far recuperare alla Volvo Ocean Race il ruolo di principale evento della vela oceanica mondiale.

In favore della scelta poi c'è la stessa figura di Mark Turner, il capo della VOR, innovatore per vocazione, uno che non si tira indietro quando c'è da prendersi dei rischi, come detto in precedenza. Chi lo conosce, è pronto a scommettere sulla scelta del trimarano. Del resto, quali altre scelte ha davanti a se la regata dopo aver annunciato il pensionamento dei VO65 dopo due sole edizioni? In caso di monoscafo, l'unica scelta può essere di farlo più grande, e quindi di andare incontro a un aumento dei costi (impraticabile). Uno scafo one design più piccolo, sui 60 piedi, con i foil, sarebbe un ridimensionamento: un equipaggio intero per portare una sorta di IMOCA che viene portato a ritmi record da solitari... Infine, come interpretare l'anticipazione della Volvo che parla di annuncio di un "cambiamento radicale"? Passare da un monoscafo a un altro, benchè dotato di foil, non sembra proprio una cvosa "radicale". Il trimarano invece si.

Sembra tutto così facile, una strada tracciata. Troppo facile. Non mancano gli argomenti contrari alla scelta del trimarano. Il principale riguarda la sicurezza: i multiscafi hanno la tendenza a scuffiare. Lo abbiamo visto con i MOD 70 e anche con certi Ultime. Nessuno vuole immaginare cosa succederebbe se un trimarano della Volvo scuffiasse in mezzo all'oceano Indiano o al Pacifico, nell'acqua gelida a 2000 miglia dalla terra più vicina. Argomento sensato, al quale tuttavia si può rispondere così: Thomas Coville ha battuto il record sulla circumnavigazione del globo a vela in solitario su un trimarano di 100 piedi. Era solo, quindi avrà dormito ogni tanto, e il suo multiscafo è rimasto in piedi. Un equipaggio avrà molte più chanches di evitare la scuffia. Senza considerare il miglioramento delle comunicazioni e dei sistemi di soccorso.

Sulla stessa falsariga, ma con una attenzione alla voce budget, contro il trimarano si iscrive la voce "assicurazioni": con il crescere dei rischi, lieviteranno i costi assicurativi, in modo esponenziale e potenzialmente incontrollabile. 

La partita è aperta, nelle stanze del quartiere generale VOR di Alicante sanno già il risultato, noi possiamo solo fare previsioni. Certamente il trend favorevole ai multiscafi investe la vela intera come un ciclone: America's Cup, oceano, record, Olimpiadi, persino barche da diporto... La Newport-Bermuda Race, una corsa offshore di lunga storia, dal 2018 ha deciso di aprire anche ai multiscafi dai 58 piedi in su. Un altro segnale. Chissà quando anche la nostra Barcolana aprirà ai multiscafi... con tutto quello che ne può derivare in una partenza con 2000 barche! Da considerare anche la possibilità che alcuni team velici presenti con programmi su trimarani oceanici o di varie dimensioni (Banque Populaire, Edmund de Rotschild, Spindrift, lo stesso Alinghi, e il nostro Giovanni Soldini con Maserati) potrebbero considerarsi di fatto "pronti" per una Volvo a tre scafi, e farci immaginare un ritorno a iscritti a doppia cifra...

A questo punto giriamo a voi lettori la domanda: secondo voi qual è la scelta più giusta per la nuova Volvo Ocean Race?

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