Storia | Regata
19/07/2010 - 16:02
Intervista esclusiva a Enrico Chieffi: dove va la vela
Intervista esclusiva a Enrico Chieffi: dove va la vela
Vela 2010
Viva la semplicità
Viva la semplicità
di Fabio Colivicchi
Come sta la vela nell’estate del 2010? Ne parliamo nell'intervista a uno degli uomini-simbolo di questa disciplina: Enrico Chieffi.
La vela: sport, avventura, diporto, stile di vita. Tanti modi di vivere una sola passione: navigare spinti dal vento. Una passione, quella per la vela, che sta conquistando sempre più italiani, spesso sull’onda dell’interesse suscitato dalle grandi imprese sportive e dai loro personaggi. Come sta la vela nell’estate del 2010? Ne parliamo con uno degli uomini-simbolo di questa disciplina: Enrico Chieffi. Un uomo della vela, completo come pochi altri esempi in Italia: ha vinto due mondiali di classi olimpiche (470 nel 1988, e Star nel 1996), l’esperienza a bordo de Il Moro di Venezia (con il quale ha conquistato la Louis Vuitton Cup nel 1992), molte campagne vela olimpica, Coppa America, Admiral’s Cup, e da alcuni anni è nel board del cantiere finlandese Nautor, il produttore dei famosi Swan, sotto la guida di Leonardo Ferragamo.
Dalle regate all’industria: come sta la vela italiana di questi tempi?
“Bisogna considerare le due facce della vela: lo sport e il piacere di navigare. L’Italia è diventata negli ultimi 15 anni una delle nazioni più rispettate nella vela sportiva, in un mondo dominato dai paesi di cultura anglosassone. Abbiamo fatto passi da gigante, anche grazie ad Azzurra, Il Moro di Venezia, Luna Rossa, Giovanni Soldini. Risultati coltivati dal basso, dalla crescita di atleti poco conosciuti della vela olimpica, che hanno spesso vinto molto anche se in proporzione sono arrivate poche medaglie olimpiche, specie grazie ad Alessandra Sensini. Ma il valore complessivo dei nostri velisti è andato spesso oltre le medaglie”.
Eppure oggi la vela sportiva affronta molte difficoltà.
“Certo, la vela deve lottare per restare sport olimpico, e la stessa Coppa America ha subito la battuta d’arresto dell’ultima sfida tra Alinghi e BMW Oracle, che avrà entusiasmato i tecnici ma ha un po’ deluso il grande pubblico. Il giro del mondo Volvo Ocean Race, ha enormi potenzialità ancora da esprimere: pensiamo a cosa significa navigare a 30 nodi tra gli iceberg, il senso di avventura intorno al mondo. Ora si parla di una sfida italiana: speriamo si riesca a trovare il supporto perché è un’impresa che può far bene alla vela italiana. Certo la vela sportiva è in difficoltà per la crisi economica, come tutti gli sport che richiedono organizzazioni complesse e quindi budget elevati. Ma si riprenderà”.
Dallo sport alla crociera: cosa cambia?
“Dal punto di vista del diporto, dell’aspetto ricreativo, la vela è in grande salute, più viva che mai. Nonostante la batosta della crisi per il settore della nautica, il fenomeno di questi anni è il noleggio di barche per il turismo nautico. Ho molti amici che cercano charter e trovano tutto esaurito. La crociera in barca a vela è giustamente la scelta preferita di un numero crescente di persone, di tutte le età. Quali altri sport ti permettono di vivere così profondamente e direttamente la natura? Forse solo lo sci, la bicicletta”.
Come sta andando il mercato della nautica a vela?
“Vado oltre l’affermazione scontata: il mercato si sta riprendendo e sta andando bene. In realtà credo che la crisi offra una opportunità: tornare a produrre e vendere barche “possibili”. In un recente passato la nautica ha risentito della tendenza all’esagerazione, abbiamo visto barche immense, super-tecnologiche, esasperate, e costosissime. La vela è bella soprattutto perché è semplice, e quando la puoi vivere in prima persona, senza avere 10 marinai, computer di bordo e una barca di 40 metri. Oggi si sta riscoprendo questa semplicità e credo che questa riscoperta possa aiutare anche il mercato, tutta la nautica si sta ridimensionando in modo sano, umano”.
E come va la promozione della vela ai giovani?
“Un altro fattore indicativo è il boom delle scuole di vela in Italia. Oltre a quelle federali, ci sono tante scuole e tanti corsi possibili. Stanno andando bene le scuole vela che puntano soprattutto sul divertimento, sull’esperienza marina, oltre che sull’agonismo e la ricerca dei campioni, perché il pubblico è sempre più capace di cogliere la parte intima e vera dell’andar per mare: vivere gli elementi naturali. Essere in soggezione nei confronti della natura è un segno di umiltà e riuscirci è un segno di maturità, la barca e la navigazione aiutano questa crescita anche caratteriale, nei giovani e non solo. Si impara che la paura del mare si supera con il rispetto, e riuscendo a essere tutt’uno con la natura: il mare, il vento, le onde”.
Non è poco, visti i tempi.
“Trovo che la vela oggi è più attuale che mai. Abbiamo scoperto quanto il nostro mondo vada protetto e aiutato, e navigare a vela è una delle attività più pulite che si possano immaginare, puoi girare il mondo senza inquinare. Cosa c’è di più verde della vela?”
E come vive la vela Enrico Chieffi?
“Dopo tanti anni di regate tra Olimpiadi e Coppa America, pur restando in questo mondo, anch’io ho riscoperto la dimensione più intima della vela. Oggi veleggio con un H-Boat, 8 metri dalle linee classiche, una barca da intenditori che uso con la famiglia per gite giornaliere, senza assilli e corse inutili. Solo per puro piacere. Questa la vera essenza della vela”.
(Tuttosport 18.7)
La vela: sport, avventura, diporto, stile di vita. Tanti modi di vivere una sola passione: navigare spinti dal vento. Una passione, quella per la vela, che sta conquistando sempre più italiani, spesso sull’onda dell’interesse suscitato dalle grandi imprese sportive e dai loro personaggi. Come sta la vela nell’estate del 2010? Ne parliamo con uno degli uomini-simbolo di questa disciplina: Enrico Chieffi. Un uomo della vela, completo come pochi altri esempi in Italia: ha vinto due mondiali di classi olimpiche (470 nel 1988, e Star nel 1996), l’esperienza a bordo de Il Moro di Venezia (con il quale ha conquistato la Louis Vuitton Cup nel 1992), molte campagne vela olimpica, Coppa America, Admiral’s Cup, e da alcuni anni è nel board del cantiere finlandese Nautor, il produttore dei famosi Swan, sotto la guida di Leonardo Ferragamo.
Dalle regate all’industria: come sta la vela italiana di questi tempi?
“Bisogna considerare le due facce della vela: lo sport e il piacere di navigare. L’Italia è diventata negli ultimi 15 anni una delle nazioni più rispettate nella vela sportiva, in un mondo dominato dai paesi di cultura anglosassone. Abbiamo fatto passi da gigante, anche grazie ad Azzurra, Il Moro di Venezia, Luna Rossa, Giovanni Soldini. Risultati coltivati dal basso, dalla crescita di atleti poco conosciuti della vela olimpica, che hanno spesso vinto molto anche se in proporzione sono arrivate poche medaglie olimpiche, specie grazie ad Alessandra Sensini. Ma il valore complessivo dei nostri velisti è andato spesso oltre le medaglie”.
Eppure oggi la vela sportiva affronta molte difficoltà.
“Certo, la vela deve lottare per restare sport olimpico, e la stessa Coppa America ha subito la battuta d’arresto dell’ultima sfida tra Alinghi e BMW Oracle, che avrà entusiasmato i tecnici ma ha un po’ deluso il grande pubblico. Il giro del mondo Volvo Ocean Race, ha enormi potenzialità ancora da esprimere: pensiamo a cosa significa navigare a 30 nodi tra gli iceberg, il senso di avventura intorno al mondo. Ora si parla di una sfida italiana: speriamo si riesca a trovare il supporto perché è un’impresa che può far bene alla vela italiana. Certo la vela sportiva è in difficoltà per la crisi economica, come tutti gli sport che richiedono organizzazioni complesse e quindi budget elevati. Ma si riprenderà”.
Dallo sport alla crociera: cosa cambia?
“Dal punto di vista del diporto, dell’aspetto ricreativo, la vela è in grande salute, più viva che mai. Nonostante la batosta della crisi per il settore della nautica, il fenomeno di questi anni è il noleggio di barche per il turismo nautico. Ho molti amici che cercano charter e trovano tutto esaurito. La crociera in barca a vela è giustamente la scelta preferita di un numero crescente di persone, di tutte le età. Quali altri sport ti permettono di vivere così profondamente e direttamente la natura? Forse solo lo sci, la bicicletta”.
Come sta andando il mercato della nautica a vela?
“Vado oltre l’affermazione scontata: il mercato si sta riprendendo e sta andando bene. In realtà credo che la crisi offra una opportunità: tornare a produrre e vendere barche “possibili”. In un recente passato la nautica ha risentito della tendenza all’esagerazione, abbiamo visto barche immense, super-tecnologiche, esasperate, e costosissime. La vela è bella soprattutto perché è semplice, e quando la puoi vivere in prima persona, senza avere 10 marinai, computer di bordo e una barca di 40 metri. Oggi si sta riscoprendo questa semplicità e credo che questa riscoperta possa aiutare anche il mercato, tutta la nautica si sta ridimensionando in modo sano, umano”.
E come va la promozione della vela ai giovani?
“Un altro fattore indicativo è il boom delle scuole di vela in Italia. Oltre a quelle federali, ci sono tante scuole e tanti corsi possibili. Stanno andando bene le scuole vela che puntano soprattutto sul divertimento, sull’esperienza marina, oltre che sull’agonismo e la ricerca dei campioni, perché il pubblico è sempre più capace di cogliere la parte intima e vera dell’andar per mare: vivere gli elementi naturali. Essere in soggezione nei confronti della natura è un segno di umiltà e riuscirci è un segno di maturità, la barca e la navigazione aiutano questa crescita anche caratteriale, nei giovani e non solo. Si impara che la paura del mare si supera con il rispetto, e riuscendo a essere tutt’uno con la natura: il mare, il vento, le onde”.
Non è poco, visti i tempi.
“Trovo che la vela oggi è più attuale che mai. Abbiamo scoperto quanto il nostro mondo vada protetto e aiutato, e navigare a vela è una delle attività più pulite che si possano immaginare, puoi girare il mondo senza inquinare. Cosa c’è di più verde della vela?”
E come vive la vela Enrico Chieffi?
“Dopo tanti anni di regate tra Olimpiadi e Coppa America, pur restando in questo mondo, anch’io ho riscoperto la dimensione più intima della vela. Oggi veleggio con un H-Boat, 8 metri dalle linee classiche, una barca da intenditori che uso con la famiglia per gite giornaliere, senza assilli e corse inutili. Solo per puro piacere. Questa la vera essenza della vela”.
(Tuttosport 18.7)
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