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09/11/2020 - 16:14

36 America's Cup

Troublé e le sfide: poche ma buone

PARLA IL GURU DELLA COPPA AMERICA - Ex velista (France, 1983, battuti da Azzurra), ex uomo comunicazione per Louis Vuitton fino al 2017, oggi super-consulente di Prada. Ha sempre avuto una visione chiara dell'America's Cup, e oggi dice che...

 

Nel dibattito su come sarà la prossima America's Cup interviene il veterano Bruno Troublé, uno che ne ha fatte tante (prima da velista e poi da uomo marketing), oggi si dice sicuro che la qualità possa battere la quantità nell'evento di punta della nautica da diporto, e si lancia a prevedere che Auckland 2021 sarà "uno spettacolo come non abbiamo mai sognato". Il confronto tra qualità e quantità è riferito al numero delle sfide (appena 3) e dei team (4) della prossima Coppa.

Bruno, che oggi è consulente di Prada in quella che sarà la prima edizione della Prada Cup tra sfidanti, in luogo della ventennale Louis Vuitton Cup, si è fatto una idea basata sulla storia dell'evento, e risponde alle critiche di chi ritiene che la "colpa" dei pochi team sia del nuovo design radicale del monoscafo foiling.

"Storicamente, dal 1970 non abbiamo mai avuto più di tre o quattro team in grado di vincere la Coppa, e talvolta meno", ha detto Trouble in un colloquio con Scuttlebut.com. "Quando la Nuova Zelanda ha fatto il suo debutto in Coppa nel 1987 c'erano 13 iscritti ma solo pochi competitivi.

“Cinque di loro non avevano nessuna possibilità di vincere, due erano veloci ma sottofinanziati, tre erano troppo lenti per essere competitivi nonostante una squadra buona e forte; lasciando solo tre barche capaci di vincere. È sempre stato lo stesso!"

Certo, Troublè ricorda l'incoraggiamento da parte dello sponsor Louis Vuitton ad avere più team iscritti, ma sottolinea come si sia trattato principalmente di una questione di visibilità. "Sapevamo che aumentare il numero di nazioni e squadre partecipanti era la chiave per un buon pubblico televisivo e un'enorme copertura mediatica in tutto il mondo", ha detto Troublé.

“Ma sapevamo anche tutti, compresi gli interessati, che molte squadre non avevano assolutamente alcuna possibilità di vincere. Molti sport sono così, e se permetti solo ai forti di partecipare, ci saranno solo poche squadre sulla linea di partenza in qualsiasi sport". (Vero fino a un certo punto, perchè molti campionati di Calcio dimostrano che tante squadre competono ma sempre le stesse pochissime vincono, evidentemente il gioco vale la candela...).

Quello che si prefigura per Auckland 2021, dove Troublé funge da consulente per Prada che sponsorizza la serie tra i Challenger, subentrando a Louis Vuitton, risponde alla sua visione: i team sono pochi ma buoni, e la qualità batte la quantità.

Troublé sente che è in arrivo qualcosa di straordinario, quando le regate si fanno con barche capaci di volare a 50 nodi con un equipaggio di 11 velisti-atleti. “Ci saranno solo tre squadre impegnate nella Prada Cup, ma saranno tutte forti, ben finanziate e veloci. Possiamo attenderci regate che regaleranno uno spettacolo che non abbiamo mai sognato.

"Il mondo della vela si sveglierà a dicembre quando inizieranno le regate e rimarrà sintonizzato fino a quando il vincitore della Prada Cup correrà il match finale contro la veloce barca kiwi a marzo". Se tutto questo ha un costo, certamente non è in termini di prestazioni o competitività.

"Certo, ci mancheranno le tante squadre multicolore, i dilettanti, i sognatori, le feste memorabili... tutte queste cose non possono più tornare", secondo Troublé. “È un peccato ma la Coppa ha ancora il ruolo che ha sempre avuto, quello di indicare la strada per il futuro. Le barche AC75 sono pazzesche, ma crediamo davvero che gli enormi classe J come Reliance o Ranger fossero accessibili? Per rimanere al vertice del nostro sport, la Coppa deve innovare, attirare i migliori professionisti e il giusto supporto. L'America’s Cup non è un evento da one-design, non è mai stata qualcosa di accessibile e sono convinto che rimarrà l'evento principale del nostro sport, anche se possiamo ancora apportare alcune modifiche, alla regola di nazionalità, ai limiti di budget, al formato, alla possibilità di navigare una barca anche nella Coppa successiva... ma vogliamo mantenere la Coppa nell'ambito che le compete: sul limite assoluto della tecnologia."

Troublé è stato molto critico nei confronti dell'ultima America’s Cup disputata con catamarani foil di 50 piedi. Ha accusato Larry Ellison e Russell Coutts di rendere volgare il prestigioso evento. "Sono riusciti a uccidere lo stile e l'eleganza che hanno prevalso per decenni, quegli aspetti unici della Coppa America per i quali è stato l'obiettivo principale di Louis Vuitton per 30 anni.

"Questo ha scoraggiato i partner di alto livello e messo fine al posizionamento esclusivo della Coppa, divenuta una gara di catamarani one-design senza stile, un volgare evento in spiaggia che odorava di crema solare e patatine fritte. Decisamente non l'America's Cup."

Ora si attende un rilancio del profilo esclusivo dell'evento, e per questo non ritiene un limite avere poche sfide. Per la parte sportiva si puo' condividere l'affermazione di Bruno Troublé, anche se bisogna ancora attendere le prime regate per capire l'effettiva portata tecnica e la qualità dello spettacolo con barche che comporteranno un diverso modo di guardare la vela in tv. Prada è dello stesso avviso? Il ragionamento che faceva Louis Vuitton, aumentare la partecipazione per allargare la base del pubblico worldwide, non interessa a Prada? Lo vedremo nelle prossime edizioni.

Sezione ANSA: 
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