Dove può arrivare il rapporto tra uomini e navi?
Dove può arrivare il rapporto tra uomini e navi?
Storia di Brigantes,
gli Occhi del Vento
gli Occhi del Vento
Un'ex nave da carico di 30 metri a vela del 1911 (l'anno della Star...). Un gruppo di uomini di terra e di mare che si incontrano e condividono sogni e passioni. E un sogno che inizia a realizzarsi. Il restauro di Brigantes (ex Onice) che diventa cargo a emissioni zero, aula per formare marinai, e cuore di un progetto di rilancio del trasporto ecologico per mare. La storia e le nostre interviste con i protagonisti Oscar Kravina e Giuseppe Ferreri
Cerca cerca, alla fine le storie di mare si trovano e sono sempre belle. Storie di mare perchè di navi, di porti, di demolizioni scongiurate e di rinascite. E incontro di anime: quelle delle navi e degli uomini. Questa è una di quelle storie. La nave, lunga 30 metri, è attualmente ai restauri in un cantiere di Trapani, in Sicilia. Il nuovo varo è previsto per il 2018, momento in cui potrà tornare a veleggiare insieme a Eye of The Wind, il veliero-gemello già diventato famoso in tutti i mari del mondo.
UN VELIERO SALVATO DALLA DEMOLIZIONE
Quando venne varato nel 1911 presso i cantieri Lühring di Brake, in Germania, si chiamava Meta ed era uno scafo in ferro chiodato lungo 30 metri, largo 7 metri, armato a goletta a gabbiole. Bottino di guerra ai francesi nel 1920, già nel 1923 arriva in Italia, dove viene adibito al trasporto di talco dalla Sardegna a Livorno. Negli Anni Cinquanta subisce lo smantellamento dell’armo velico e la trasformazione a motonave.
Dal 1953, con il nome di Onice, trasporta merci tra l’isola siciliana di Pantelleria e la terraferma. Nel 1998 l’unità viene messa in disarmo e abbandonata in un angolo del porto. Nel 2016, per salvarla dalla demolizione, un gruppo di entusiasti investitori italo-austriaco-tedesco acquista l’ex-veliero. Trasferito e alato in secco presso il cantiere Da.Ro.Mar.Ci di Trapani, viene constatato il buono stato di conservazione delle lamiere dello scafo. L’avventura del recupero di Brigantes, nuovo nome attribuito al veliero, può avere ufficialmente inizio.
PERCHÉ IL TRASPORTO MERCI A VELA?
Sono essenzialmente due i motivi che hanno spinto il team Brigantes a realizzare un cargo merci a vela. Il primo è il desiderio di far rivivere un mondo ormai dimenticato, dove la navigazione sarà vissuta diversamente dall’idea del diportismo e nella quale prevarrà il contatto con l’arte marinaresca intesa come elemento funzionale e non come materia da museo. Il secondo è la voglia di fare parte di quel numero crescente di persone che vogliono cambiare le cose e che credono in un futuro sostenibile, fatto di prodotti sani, di equo-solidarietà e di economia responsabile. Un concetto economico inusuale, intrigante e autentico.
COME PARTECIPARE AL PROGETTO
Chiunque potrà chiedere di entrare a fare parte del progetto Brigantes, offrendo sponsorizzazioni, materiali, attrezzature, strumentazione, equipaggiamenti, dotazioni di bordo o anche manodopera volontaria. È anche possibile acquistare quote di proprietà del veliero (www.brigantes.eu), con la certezza di vivere un’avventura pionieristica in Italia e far parte di una piccola rivoluzione del trasporto merci marittimo.
Grandi aziende o associazioni che quotidianamente tutelano l’ambiente e gli interessi del consumatore potrebbero avvalersi di Brigantes per trasferire via mare i propri prodotti o alimenti. L’apparato propulsivo di bordo, oltre alle vele, sarà costituito da un motore elettrico affiancato a un impianto solare/eolico. Un’occasione unica per promuovere una reale ecosostenibilità, dimostrandosi coerenti nei confronti della propria filosofia aziendale e sensibili ai problemi dell’inquinamento globale.
UNA SCUOLA DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER MARINAI
Oltre a trasportare merci ad emissioni zero tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, Brigantes offrirà a chiunque l’opportunità di imbarcarsi per imparare come si naviga su un veliero tradizionale. A turno, dieci allievi potranno essere ospitati a bordo per vivere un’esperienza unica nel suo genere. Gli spazi verranno condivisi con i sette membri di equipaggio, che saranno a disposizione per spiegare i segreti delle manovre a vela impiegate per condurre Brigantes in alto mare.
Accanto alla possibilità di vivere una vera e propria scuola di formazione professionale vi sarà anche quella di potersi imbarcare come semplice passeggero pagante. Il veliero potrà inoltre partecipare a eventi internazionali, festival marittimi e raduni di imbarcazioni d’epoca, appuntamenti che contribuiranno a fare conoscere i nobili scopi di questo progetto.
LA GEMELLA ‘EYE OF THE WIND’
Per capire come si presenterà Brigantes basta osservare Eye of the Wind, il veliero gemello varato presso lo stesso cantiere. Nato come Friedrich, dal nome del capitano di lungo corso Friedrich Kolb che ne commissionò la costruzione, scese in mare nel 1911, tre mesi prima di Brigantes. Nel 1970, dopo un incendio devastante, il veliero venne salvato da un gruppo di giovani appassionati guidati da Anthony “Tiger” Timbs, che lo trasformò in uno dei brigantini più famosi al mondo. L’unità fu infatti impiegata come set galleggiante per i film “Laguna Blu” con Brooke Shields, “Tai-Pan” e “L’Albatross. Oltre la tempesta” di Ridley Scott. Oggi Eye of the Wind continua a compiere crociere in tutti i mari del globo.
IL TEAM
La Brigantes Shipping Company, autrice del recupero del veliero, finanzierà il progetto attraverso un mix di fondi propri e di capitale di terzi, ai quali verrà offerta l’opzione di acquistare una quota della società e di conseguenza della nave. I protagonisti di questa straordinaria avventura sono Oscar Kravina, costruttore e restauratore di imbarcazionie coordinatore del progetto, l’ingegnere tedesco Tobias Blome, perito nautico e consulente navale per aziende del settore marittimo, Daniel Kravina, organizzatore di eventi culturali e amministratore della Brigantes Shipping Company, l’italiano Giuseppe Ferreri, capitano di marina mercantile che ha iniziato la propria carriera proprio a bordo di Brigantes quando ancora trasportava merci tra la Sicilia e l’isola di Pantelleria. A lui sarà affidato il comando del veliero. La progettazione del refit rispetterà la normativa dell’ente di classificazione RINA (Registro Italiano Navale), uno dei registri di navigazione più riconosciuti dalla IACS (International Association of Classification Societies).
www.brigantes.eu
CHI SONO E COSA FANNO GIUSEPPE FERRERI E OSCAR KRAVINA: 6 DOMANDE E 6 RISPOSTE PER CONOSCERE I PROTAGONISTI DELLA STORIA DI "BRIGANTES"
GIUSEPPE FERRERI
Da dove vieni e qual è la tua storia col mare?
Ho 48 anni, provengo dall'isola di Pantelleria, circa 15 anni di esperienza in marina mercantile (ufficiale di macchina), attualmente dipendente, da una decina di anni, di AdriaticLNG (rigassificatore off-shore adibito allo stoccaggio di gas metano proveniente da navi metaniere)
Il tuo rapoporto con Brigantes viene da lontano... Come vi siete incontrati con Oscar?
Iniziai a fare degli appelli per salvare la m/n Onice dallo smantellamento. Vedere la nave morire (per me aveva un valore affettivo enorme oltre che un valore storico di uno scafo dalla bellezza unica) mi spinse a impegnarmi cercando qualcuno che volesse e potesse salvarla. Nel 2013 Tobias mi chiamò cercando informazioni.
Ci recammo entrambi a Trapani per indagare sullo spessore delle lamiere dell'opera viva e notammo che lo spessore era all'interno dei valori che la Legge prevede, pertanto l'idea di poter salvare lo scafo poteva essere portata avanti. Successivamente ci mancò la concreta possibilità e l'idea fu archiviata.
Oscar mi chiamò quando ormai, dopo anni, iniziavo a non avere più speranze. Da lì, l'idea di riprovarci. Nel Luglio 2016, dopo ulteriori accertamenti, l'abbiamo alata nel cantiere Da.Ro.Marci di Trapani. La vista dell'opera viva in ottime condizioni ci ha dato la spinta concreta per il progetto.
Come nasce l'idea del progetto e quali sono gli obiettivi?
L'idea nasce da Oscar. Ha sempre pensato al trasporto merci a vela (realtà esistente da anni in nord europa). L'idea piacque sin da subito anche a me, anche perchè dà la possibilità di aggiungere un'altra di idea, ossia quella di rivalutare l'arte marinaresca come materia funzionale alla navigazione e non come semplice materia da museo (come purtroppo è sciaguratamente considerata oggi).
Gli obiettivi finali pertanto sono quelli di far navigare un veliero che trasporta merci senza inquinare, utilizzando le energie autoprodotte e a risposta ad un mondo che va in direzione contraria, cioè che non considera l'importanza di decelerare..anzichè accelerare. Inoltre trovo molto, molto poetico il fatto di far riincontrare, dopo 105 anni, le due sorelle/gemelle partorite nel 1911 (Meta -Brigantes- e Friedrich -Eye of the wind-)
Come avete “trovato” la nave al centro del progetto di restauro, come si “salva dalla demolizione” una nave, chi ne è “proprietario” (il gruppo di investitori) e come è stato impostato anche dal punto di vista finanziario il project management?
Il finanziamento si ispira alla vecchia formula dei carati. Giusto per ricordare, il 100% corrispondeva a 24 carati, pertanto vi erano una serie di proprietari, e non solo uno, che si dividevano la proprietà in funzione dei carati in possesso.
Il ritorno al trasporto merci con un cargo a vela è un’idea con reali possibilità di imitazione e sviluppo?
Il ritorno al trasporto merci a vela ha reali possibilità di sviluppo. E' ovvio che non si prevede la competizione coi cargo moderni di centomila tonnellate, veloci e capienti. Ma rivolgendoci ad una realtà concreta fatta di gente che vuole "cambiare" il mondo, che è sensibile a tematiche come la equità sociale, l'inquinamento, la tutela della "bellezza" delle cose e delle azioni (vedi appunto l'arte marinaresca da "usare" e non da "museare"), siamo certi che un riscontro si avrà per certo. Dovremmo a tal proposito proporci, come realmente previsto dal nostro piano economico, anche al "trasporto di persone" ossia a quella gente che vorrà imparare a navigare su un veliero o che vorrà semplicemente fare l'esperienza di una navigazione.
Si dice spesso che le barche e le navi hanno un’anima: lei ha navigato tanto con questa nave e adesso ne sta curando il restauro e un progetto per rivederla navigare sotto il suo comando, sembra una storia romantica d’altri tempi. Ci può raccontare il rapporto speciale che si forma tra il marinaio e la nave?
E' un rapporto speciale che nasce dallo stretto contatto col mezzo. Si vive 24 ore al giorno uniti, aderenti alle lamiere; mentre si lavora, mentre si dorme, mentre si mangia, mentre si..vomita..mentre si guarda l'orizzonte, mentre un'onda allaga la coperta, mentre il mare esce dagli ombrinali... L'anima è quel qualcosa di diverso dal corpo, dalla materia. Una barca è materia...quindi tutto il resto...è anima. Cioè tutto ciò che insieme a lei si vive.
E solitamente in mezzo al mare si vive qualcosa di insolito, a volte molto duro e faticoso, ma senz'altro inconsueto. Da lì si crea una confidenza intima con l'oggetto, la nave assume una rilevanza mistica, inspiegabile ma magicamente comprensibile. Nel caso dell'Onice (adesso Brigantes) si aggiunge una affettività familiare. Mio padre infatti ci lavorò per circa 20 anni e quindi per me fu, fin dai tempi in cui ero studente all'istituto Nautico, un riferimento emotivo. Sia perchè ci lavorava mio padre, sia perchè era un argomento che apparteneva alla mia formazione scolastica. A quei tempi sentivo i marinai parlare in modo molto sbiadito e "per sentito dire" che l'Onice fu costruita in Olanda o forse Germania e che poi negli anni 50 trasportava talco dalla Toscana alla Sardegna... Tutte cose che poi, con la mia ricerca, ho potuto affermare. Mi sento molto in sintonia con la vita quando penso a questo progetto. Come dire: è valsa la pena pensare alla poesia..la quale crea concretezze.
OSCAR KRAVINA
Raccontaci la tua storia professionale e come sei arrivato al mare...
Non ho un passato uniforme. Ho fatto la gavetta nel cinema, dove curiosamente ho riscontrato a posteriori molte cose dell´essere marinaio: salire a bordo di un progetto che ti prende al 100% senza lasciare gran che di vita privata, talvolta proprio nessuna. Totale fedeltà per quattro, cinque settimane con un tono spesso rude, una gerarchia di altri tempi, con il regista capitano assoluto, il cameraman talvolta terribile nostromo. Finito il film e rientrati in porto poi non si riesce a starci a lungo... Forse non per niente non si dice team ma crew.
Come è avvenuto l'incontro con Ferreri?
Ero rientrato da una visita spontanea a Fairtransportt in Olanda nel maggio del 2015 dopo aver partecipato alla regatta del rum a Flensburg, dove per caso partecipò anche la Eye of the Wind (arrivammo ultimi ma in compenso eravamo più a lungo in mare...). Comprai per l ´occasione un libro sulla stessa uscito nel 2014, che mi ritrovai a leggere qualche mese dopo nella mia officina nelle Alpi. Nel mezzo dell´affascinante storia della Eye, tra Tiger Timbs, Prince Charles e Hollywood ci trovai un accenno alla nostra cenerentola Onice. Trovai il numero in rete. Non mi scorderò mai quando Giuseppe Ferreri mi richiamò e mi confermò che la nave era ancora lì.
Come è nata l’idea del progetto Brigantes e quali sono gli obiettivi finali
L´idea di una rinascita del veliero mercantile la ebbi trovandomi di fronte a un veliero trasandato a Grado poco dopo il 2000. Era evidente il fabbisogno di notevoli investimenti in energia e denaro. Il tutto per mettersi in concorrenza nel combattuto settore del „turismo in mare“. Perchè non trasportare invece tranquillamente merce, motivo per cui i fondo tale tipo di nave è nata? In fondo è da lì che è nato quello che oggi è il Brigantes.
Un progetto del genere può dare ispirazione ad altri, ci racconti i tuoi dettagli?
Nel mio tirocinio mi trovai a salvare barche che obiettivamente era meglio lasciare andare. Non sarei partito con l´avventura se non ci fosse stato il responso positivo dell´ingeniere Blome che allora ancora non conoscevo personalmente. Bisogna dire che la nave è stata mantenuta per decenni in maniera esemplare dal cantiere DaRoMarCi-D´Amico, dove l´armatore Lentini faceve eseguire regolarmente la manutenzione. 15 anni in disarmo e le lamiere sono veramente ottime.
È allo stesso cantiere quindi che ci siamo rivolti per cominciare i lavori. In generale si può dire che il progetto è proceduto passo dopo passo, c´è sempre stata una valutazione die rischi e un piano B, che per fortuna non è stato necessario. Il progetto è per suo carattere sotto molti punti di vista partecipativo, si può investire, siamo aperti a donazioni e invitiamo all´aiuto manuale in una successiva fase.
Il ritorno al trasporto merci con un cargo a vela è un’idea con reali possibilità di imitazione e sviluppo?
Jorne Langelaan di Fairtransportt mi aveva accennato alla costituzione di una "alleanza sail cargo". Il punto è che non si tratta solo di far partire una nave, ma un movimento, una supply chain parallela a quella devastante che abbiamo oggi. È partito in agosto Avontour di Cornelius Bockermann, nave di simili dimensioni del Brigantes, dopo circa due anni di restauro. Il brigantino Tres Hombres fa da spola da ormai sei anni tra i caraibi e l´Olanda, trasportando rum, caffè e cioccolato biologico ed equo solidale. E ci sono molti altri progetti in partenza.
Lei costruisce e restaura barche, e quindi può rispondere alla stessa domanda sull’anima degli scafi, e sul srntimento che si genera anche da parte di chi li costruisce. E cosa rende speciale il prpgetto Brigantes
Penso che ci sia una grande differenza tra barca e nave. Di qua una foglia galleggiante dove ha spazio qualche formica per stare all asciutto, di là una balena con la pancia colma di questo o quello. Forse è questa pancia a evocare quello che chiamiamo anima senza sapere cosa sia, grembo materno dove c´è tutto un mondo dentro. E forse è per questo che Moitessier istintivamente chiamava anche piccole imbarcazioni a vela "navi". Non ho ancora costruito una nave, ma comunque già adesso mi accorgo di questa ondata di irrazionalità che sta provocando Brigantes, che ne sta facendo un recipiente per molte persone, che cattura l´immaginazione e fa nascere situazioni bellissime ed entusiasmanti.
Cerca cerca, alla fine le storie di mare si trovano e sono sempre belle. Storie di mare perchè di navi, di porti, di demolizioni scongiurate e di rinascite. E incontro di anime: quelle delle navi e degli uomini. Questa è una di quelle storie. La nave, lunga 30 metri, è attualmente ai restauri in un cantiere di Trapani, in Sicilia. Il nuovo varo è previsto per il 2018, momento in cui potrà tornare a veleggiare insieme a Eye of The Wind, il veliero-gemello già diventato famoso in tutti i mari del mondo.
UN VELIERO SALVATO DALLA DEMOLIZIONE
Quando venne varato nel 1911 presso i cantieri Lühring di Brake, in Germania, si chiamava Meta ed era uno scafo in ferro chiodato lungo 30 metri, largo 7 metri, armato a goletta a gabbiole. Bottino di guerra ai francesi nel 1920, già nel 1923 arriva in Italia, dove viene adibito al trasporto di talco dalla Sardegna a Livorno. Negli Anni Cinquanta subisce lo smantellamento dell’armo velico e la trasformazione a motonave.
Dal 1953, con il nome di Onice, trasporta merci tra l’isola siciliana di Pantelleria e la terraferma. Nel 1998 l’unità viene messa in disarmo e abbandonata in un angolo del porto. Nel 2016, per salvarla dalla demolizione, un gruppo di entusiasti investitori italo-austriaco-tedesco acquista l’ex-veliero. Trasferito e alato in secco presso il cantiere Da.Ro.Mar.Ci di Trapani, viene constatato il buono stato di conservazione delle lamiere dello scafo. L’avventura del recupero di Brigantes, nuovo nome attribuito al veliero, può avere ufficialmente inizio.
PERCHÉ IL TRASPORTO MERCI A VELA?
Sono essenzialmente due i motivi che hanno spinto il team Brigantes a realizzare un cargo merci a vela. Il primo è il desiderio di far rivivere un mondo ormai dimenticato, dove la navigazione sarà vissuta diversamente dall’idea del diportismo e nella quale prevarrà il contatto con l’arte marinaresca intesa come elemento funzionale e non come materia da museo. Il secondo è la voglia di fare parte di quel numero crescente di persone che vogliono cambiare le cose e che credono in un futuro sostenibile, fatto di prodotti sani, di equo-solidarietà e di economia responsabile. Un concetto economico inusuale, intrigante e autentico.
COME PARTECIPARE AL PROGETTO
Chiunque potrà chiedere di entrare a fare parte del progetto Brigantes, offrendo sponsorizzazioni, materiali, attrezzature, strumentazione, equipaggiamenti, dotazioni di bordo o anche manodopera volontaria. È anche possibile acquistare quote di proprietà del veliero (www.brigantes.eu), con la certezza di vivere un’avventura pionieristica in Italia e far parte di una piccola rivoluzione del trasporto merci marittimo.
Grandi aziende o associazioni che quotidianamente tutelano l’ambiente e gli interessi del consumatore potrebbero avvalersi di Brigantes per trasferire via mare i propri prodotti o alimenti. L’apparato propulsivo di bordo, oltre alle vele, sarà costituito da un motore elettrico affiancato a un impianto solare/eolico. Un’occasione unica per promuovere una reale ecosostenibilità, dimostrandosi coerenti nei confronti della propria filosofia aziendale e sensibili ai problemi dell’inquinamento globale.
UNA SCUOLA DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER MARINAI
Oltre a trasportare merci ad emissioni zero tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, Brigantes offrirà a chiunque l’opportunità di imbarcarsi per imparare come si naviga su un veliero tradizionale. A turno, dieci allievi potranno essere ospitati a bordo per vivere un’esperienza unica nel suo genere. Gli spazi verranno condivisi con i sette membri di equipaggio, che saranno a disposizione per spiegare i segreti delle manovre a vela impiegate per condurre Brigantes in alto mare.
Accanto alla possibilità di vivere una vera e propria scuola di formazione professionale vi sarà anche quella di potersi imbarcare come semplice passeggero pagante. Il veliero potrà inoltre partecipare a eventi internazionali, festival marittimi e raduni di imbarcazioni d’epoca, appuntamenti che contribuiranno a fare conoscere i nobili scopi di questo progetto.
LA GEMELLA ‘EYE OF THE WIND’
Per capire come si presenterà Brigantes basta osservare Eye of the Wind, il veliero gemello varato presso lo stesso cantiere. Nato come Friedrich, dal nome del capitano di lungo corso Friedrich Kolb che ne commissionò la costruzione, scese in mare nel 1911, tre mesi prima di Brigantes. Nel 1970, dopo un incendio devastante, il veliero venne salvato da un gruppo di giovani appassionati guidati da Anthony “Tiger” Timbs, che lo trasformò in uno dei brigantini più famosi al mondo. L’unità fu infatti impiegata come set galleggiante per i film “Laguna Blu” con Brooke Shields, “Tai-Pan” e “L’Albatross. Oltre la tempesta” di Ridley Scott. Oggi Eye of the Wind continua a compiere crociere in tutti i mari del globo.
IL TEAM
La Brigantes Shipping Company, autrice del recupero del veliero, finanzierà il progetto attraverso un mix di fondi propri e di capitale di terzi, ai quali verrà offerta l’opzione di acquistare una quota della società e di conseguenza della nave. I protagonisti di questa straordinaria avventura sono Oscar Kravina, costruttore e restauratore di imbarcazionie coordinatore del progetto, l’ingegnere tedesco Tobias Blome, perito nautico e consulente navale per aziende del settore marittimo, Daniel Kravina, organizzatore di eventi culturali e amministratore della Brigantes Shipping Company, l’italiano Giuseppe Ferreri, capitano di marina mercantile che ha iniziato la propria carriera proprio a bordo di Brigantes quando ancora trasportava merci tra la Sicilia e l’isola di Pantelleria. A lui sarà affidato il comando del veliero. La progettazione del refit rispetterà la normativa dell’ente di classificazione RINA (Registro Italiano Navale), uno dei registri di navigazione più riconosciuti dalla IACS (International Association of Classification Societies).
www.brigantes.eu
CHI SONO E COSA FANNO GIUSEPPE FERRERI E OSCAR KRAVINA: 6 DOMANDE E 6 RISPOSTE PER CONOSCERE I PROTAGONISTI DELLA STORIA DI "BRIGANTES"
GIUSEPPE FERRERI
Da dove vieni e qual è la tua storia col mare?
Ho 48 anni, provengo dall'isola di Pantelleria, circa 15 anni di esperienza in marina mercantile (ufficiale di macchina), attualmente dipendente, da una decina di anni, di AdriaticLNG (rigassificatore off-shore adibito allo stoccaggio di gas metano proveniente da navi metaniere)
Il tuo rapoporto con Brigantes viene da lontano... Come vi siete incontrati con Oscar?
Iniziai a fare degli appelli per salvare la m/n Onice dallo smantellamento. Vedere la nave morire (per me aveva un valore affettivo enorme oltre che un valore storico di uno scafo dalla bellezza unica) mi spinse a impegnarmi cercando qualcuno che volesse e potesse salvarla. Nel 2013 Tobias mi chiamò cercando informazioni.
Ci recammo entrambi a Trapani per indagare sullo spessore delle lamiere dell'opera viva e notammo che lo spessore era all'interno dei valori che la Legge prevede, pertanto l'idea di poter salvare lo scafo poteva essere portata avanti. Successivamente ci mancò la concreta possibilità e l'idea fu archiviata.
Oscar mi chiamò quando ormai, dopo anni, iniziavo a non avere più speranze. Da lì, l'idea di riprovarci. Nel Luglio 2016, dopo ulteriori accertamenti, l'abbiamo alata nel cantiere Da.Ro.Marci di Trapani. La vista dell'opera viva in ottime condizioni ci ha dato la spinta concreta per il progetto.
Come nasce l'idea del progetto e quali sono gli obiettivi?
L'idea nasce da Oscar. Ha sempre pensato al trasporto merci a vela (realtà esistente da anni in nord europa). L'idea piacque sin da subito anche a me, anche perchè dà la possibilità di aggiungere un'altra di idea, ossia quella di rivalutare l'arte marinaresca come materia funzionale alla navigazione e non come semplice materia da museo (come purtroppo è sciaguratamente considerata oggi).
Gli obiettivi finali pertanto sono quelli di far navigare un veliero che trasporta merci senza inquinare, utilizzando le energie autoprodotte e a risposta ad un mondo che va in direzione contraria, cioè che non considera l'importanza di decelerare..anzichè accelerare. Inoltre trovo molto, molto poetico il fatto di far riincontrare, dopo 105 anni, le due sorelle/gemelle partorite nel 1911 (Meta -Brigantes- e Friedrich -Eye of the wind-)
Come avete “trovato” la nave al centro del progetto di restauro, come si “salva dalla demolizione” una nave, chi ne è “proprietario” (il gruppo di investitori) e come è stato impostato anche dal punto di vista finanziario il project management?
Il finanziamento si ispira alla vecchia formula dei carati. Giusto per ricordare, il 100% corrispondeva a 24 carati, pertanto vi erano una serie di proprietari, e non solo uno, che si dividevano la proprietà in funzione dei carati in possesso.
Il ritorno al trasporto merci con un cargo a vela è un’idea con reali possibilità di imitazione e sviluppo?
Il ritorno al trasporto merci a vela ha reali possibilità di sviluppo. E' ovvio che non si prevede la competizione coi cargo moderni di centomila tonnellate, veloci e capienti. Ma rivolgendoci ad una realtà concreta fatta di gente che vuole "cambiare" il mondo, che è sensibile a tematiche come la equità sociale, l'inquinamento, la tutela della "bellezza" delle cose e delle azioni (vedi appunto l'arte marinaresca da "usare" e non da "museare"), siamo certi che un riscontro si avrà per certo. Dovremmo a tal proposito proporci, come realmente previsto dal nostro piano economico, anche al "trasporto di persone" ossia a quella gente che vorrà imparare a navigare su un veliero o che vorrà semplicemente fare l'esperienza di una navigazione.
Si dice spesso che le barche e le navi hanno un’anima: lei ha navigato tanto con questa nave e adesso ne sta curando il restauro e un progetto per rivederla navigare sotto il suo comando, sembra una storia romantica d’altri tempi. Ci può raccontare il rapporto speciale che si forma tra il marinaio e la nave?
E' un rapporto speciale che nasce dallo stretto contatto col mezzo. Si vive 24 ore al giorno uniti, aderenti alle lamiere; mentre si lavora, mentre si dorme, mentre si mangia, mentre si..vomita..mentre si guarda l'orizzonte, mentre un'onda allaga la coperta, mentre il mare esce dagli ombrinali... L'anima è quel qualcosa di diverso dal corpo, dalla materia. Una barca è materia...quindi tutto il resto...è anima. Cioè tutto ciò che insieme a lei si vive.
E solitamente in mezzo al mare si vive qualcosa di insolito, a volte molto duro e faticoso, ma senz'altro inconsueto. Da lì si crea una confidenza intima con l'oggetto, la nave assume una rilevanza mistica, inspiegabile ma magicamente comprensibile. Nel caso dell'Onice (adesso Brigantes) si aggiunge una affettività familiare. Mio padre infatti ci lavorò per circa 20 anni e quindi per me fu, fin dai tempi in cui ero studente all'istituto Nautico, un riferimento emotivo. Sia perchè ci lavorava mio padre, sia perchè era un argomento che apparteneva alla mia formazione scolastica. A quei tempi sentivo i marinai parlare in modo molto sbiadito e "per sentito dire" che l'Onice fu costruita in Olanda o forse Germania e che poi negli anni 50 trasportava talco dalla Toscana alla Sardegna... Tutte cose che poi, con la mia ricerca, ho potuto affermare. Mi sento molto in sintonia con la vita quando penso a questo progetto. Come dire: è valsa la pena pensare alla poesia..la quale crea concretezze.
OSCAR KRAVINA
Raccontaci la tua storia professionale e come sei arrivato al mare...
Non ho un passato uniforme. Ho fatto la gavetta nel cinema, dove curiosamente ho riscontrato a posteriori molte cose dell´essere marinaio: salire a bordo di un progetto che ti prende al 100% senza lasciare gran che di vita privata, talvolta proprio nessuna. Totale fedeltà per quattro, cinque settimane con un tono spesso rude, una gerarchia di altri tempi, con il regista capitano assoluto, il cameraman talvolta terribile nostromo. Finito il film e rientrati in porto poi non si riesce a starci a lungo... Forse non per niente non si dice team ma crew.
Come è avvenuto l'incontro con Ferreri?
Ero rientrato da una visita spontanea a Fairtransportt in Olanda nel maggio del 2015 dopo aver partecipato alla regatta del rum a Flensburg, dove per caso partecipò anche la Eye of the Wind (arrivammo ultimi ma in compenso eravamo più a lungo in mare...). Comprai per l ´occasione un libro sulla stessa uscito nel 2014, che mi ritrovai a leggere qualche mese dopo nella mia officina nelle Alpi. Nel mezzo dell´affascinante storia della Eye, tra Tiger Timbs, Prince Charles e Hollywood ci trovai un accenno alla nostra cenerentola Onice. Trovai il numero in rete. Non mi scorderò mai quando Giuseppe Ferreri mi richiamò e mi confermò che la nave era ancora lì.
Come è nata l’idea del progetto Brigantes e quali sono gli obiettivi finali
L´idea di una rinascita del veliero mercantile la ebbi trovandomi di fronte a un veliero trasandato a Grado poco dopo il 2000. Era evidente il fabbisogno di notevoli investimenti in energia e denaro. Il tutto per mettersi in concorrenza nel combattuto settore del „turismo in mare“. Perchè non trasportare invece tranquillamente merce, motivo per cui i fondo tale tipo di nave è nata? In fondo è da lì che è nato quello che oggi è il Brigantes.
Un progetto del genere può dare ispirazione ad altri, ci racconti i tuoi dettagli?
Nel mio tirocinio mi trovai a salvare barche che obiettivamente era meglio lasciare andare. Non sarei partito con l´avventura se non ci fosse stato il responso positivo dell´ingeniere Blome che allora ancora non conoscevo personalmente. Bisogna dire che la nave è stata mantenuta per decenni in maniera esemplare dal cantiere DaRoMarCi-D´Amico, dove l´armatore Lentini faceve eseguire regolarmente la manutenzione. 15 anni in disarmo e le lamiere sono veramente ottime.
È allo stesso cantiere quindi che ci siamo rivolti per cominciare i lavori. In generale si può dire che il progetto è proceduto passo dopo passo, c´è sempre stata una valutazione die rischi e un piano B, che per fortuna non è stato necessario. Il progetto è per suo carattere sotto molti punti di vista partecipativo, si può investire, siamo aperti a donazioni e invitiamo all´aiuto manuale in una successiva fase.
Il ritorno al trasporto merci con un cargo a vela è un’idea con reali possibilità di imitazione e sviluppo?
Jorne Langelaan di Fairtransportt mi aveva accennato alla costituzione di una "alleanza sail cargo". Il punto è che non si tratta solo di far partire una nave, ma un movimento, una supply chain parallela a quella devastante che abbiamo oggi. È partito in agosto Avontour di Cornelius Bockermann, nave di simili dimensioni del Brigantes, dopo circa due anni di restauro. Il brigantino Tres Hombres fa da spola da ormai sei anni tra i caraibi e l´Olanda, trasportando rum, caffè e cioccolato biologico ed equo solidale. E ci sono molti altri progetti in partenza.
Lei costruisce e restaura barche, e quindi può rispondere alla stessa domanda sull’anima degli scafi, e sul srntimento che si genera anche da parte di chi li costruisce. E cosa rende speciale il prpgetto Brigantes
Penso che ci sia una grande differenza tra barca e nave. Di qua una foglia galleggiante dove ha spazio qualche formica per stare all asciutto, di là una balena con la pancia colma di questo o quello. Forse è questa pancia a evocare quello che chiamiamo anima senza sapere cosa sia, grembo materno dove c´è tutto un mondo dentro. E forse è per questo che Moitessier istintivamente chiamava anche piccole imbarcazioni a vela "navi". Non ho ancora costruito una nave, ma comunque già adesso mi accorgo di questa ondata di irrazionalità che sta provocando Brigantes, che ne sta facendo un recipiente per molte persone, che cattura l´immaginazione e fa nascere situazioni bellissime ed entusiasmanti.
Commenti