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21/09/2012 - 17:12

Il settore arriva stremato al salone di Genova. Tre esempi di iniziative controproducenti

Se la nautica
perde la bussola...

La Consulta per l'Utenza Nautica, i dissidenti della vela e il Forum del diportista: tre esempi di come andare gioiosamente in ordine sparso verso la distruzione comune

Manca poco al Salone nautico di Genova. E’ il solito momento, in avvio di autunno, per fare il punto (o illudersi di farlo), contarsi, capire a che punto è davvero la nautica in Italia, intesa nel suo complesso: come aziende e mercato, come associazioni, federazioni sportive e praticanti, come utenza, infine come diffusione, cultura del mare e comunità.

Alla fine è successo troppe volte che alla domanda “come sta la nautica italiana?” siano arrivate risposte scarse, confuse e non realistiche. Tutti noi abbiamo in mente decenni di saloni nautici fatti di parole, dibattiti, promesse, cifre. E poca verità. Allora è forse proprio solo questa, per davvero, la nautica italiana: solo sovrastrutture e poca realtà?

In attesa delle “risposte” dal salone nautico numero 52, sempre più stritolato tra i saloni rampanti di Cannes, La Rochelle, Southampton, Monaco, come stritolato è il settore della nautica, il turismo nautico e la proposta nautica italiana rispetto ai paesi vicini, abbiamo qualche “perla” che conferma questo timore.

Esempi di come andare gioiosamente in ordine sparso verso la distruzione comune.

1) La Consulta per l’Utenza Nautica (CUN), nata qualche settimana fa da una congerie di associazioni, federazioni, leghe e para-istituzioni, con il supporto di una rivista specializzata e di una iniziativa fieristica specializzata. La Consulta ha addirittura svolto una riunione intitolata “Stati Generali”, denominazione che fa riferimento agli esempi di assemblee consultive convocate davanti a gravi pericoli imminenti, nate nel 1302 e affermatisi con la Rivoluzione Francese. A quegli Stati Generali, però, partecipavano “tutti” i rappresentanti della comunità sociale: il Primo Stato (il clero), il Secondo Stato (l'aristocrazia) e il Terzo Stato (il popolo). Alla CUN invece partecipano: Assonautica, Federazione Italiana Canoa Kayak, Federazione Italiana Canottaggio, Federazione Italiana Motonautica, Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee, Federazione Italiana Vela, Lega Navale Italiana e Nautica Editrice, col patrocinio del Segretariato di Rai Sociale e dell’Associazione Parlamentari Amici del Mare e della Nautica. Un bel grupetto, non c’è che dire. Ma che Stati Generali potranno mai essere senza le aziende? E quali aziende partecipano se non c’è UCINA, ovvero la Confindustria della nautica (piaccia o meno, e piace sempre meno, ma questo è un altro discorso, ci arriveremo). E quanto “Generali” potranno mai essere questi Stati, senza l’appoggio dei media, di tutti i media (che ovviamente non sono molto coinvolti in una iniziativa patrocinata da una rivista che evidentemente punta a ricavarne visibilità e relazioni per i propri scopi imprenditoriali)? E che Stati Generali potranno essere se a promuoverli è la Fiera di Roma, che in maniera fin troppo evidente prova banalmente a usarli allo scopo di promuovere e sostenere il proprio salone della nautica, inevitabilmente in competizione con quello di Genova? La Consulta nasce già mezza diroccata. E la botta finale le viene assestata dai “parlamentari amici della nautica”, sorta di armata brancaleone trasversale e multi-partisan, distintasi negli anni per aver sistematicamente portato male a ogni progetto nel quale è entrata, e non certo per aver sostenuto unita, nel Parlamento italiano, le ragioni del settore per ottenere leggi e regolamenti più moderni in favore dell’economia del mare.

2) I dissidenti della vela, non meglio identificati, unica traccia peraltro tardiva, come una sorta di targa posticcia, è quella dell’associazione Vela & Vela, sorta alcuni anni fa con scopi interessanti e nobili, portata avanti a piccoli passi e con saggezza, e negli ultimi mesi invece sottoposta a brucianti accelerazioni, tre cambi di presidenza ravvicinatissimi, il trionfo di una linea d’assalto anti-salone di Genova. Anche questi “dissidenti”, quando sono finiti sui quotidiani di Genova, prima di Vela & Vela, per aver annunciato una sorta di contro-salone, (ma nei giorni del salone e nella stessa città del salone), al Marina Aeroporto, anch’essi - sarà un caso? - avevano la loro brava rivista specializzata a guidarli, aizzarli, incoraggiarli. Con quali scopi una testata (peraltro in un momento di agonia per l’editoria e per il settore) si mette alla testa e alimenta illusioni in un gruppo di imprenditori a loro volta piuttosto disperati? Lascio a voi la risposta. Ma rammento lo svolgimento dei fatti: dalle prime pagine di giornali e agenzie, i dissidenti si sono ritrovati sotto querele e in riunioni con i dirigenti di Regione, Provincia e Comune di Genova e dintorni. Nella stanza dei bottoni. Dove sono arrivati impreparati, senza un progetto, con nebulosa identità e ancor più oscuro mandato rappresentativo, e hanno negoziato (si fa per dire) una precipitosa e ingloriosa marcia indietro, che ne ha solo salvato la faccia. Non c’è nessun contro-salone, non ci sono più le copertine dei giornali o dei siti web, non si trovano più neanche i dissidenti, molti dei quali esporranno al salone di Genova. Con questi risultati, chissà se è troppo tardi per inseguire l’unica cosa che conta davvero e di cui la vela ha bisogno: una reale rappresentatività all’interno dell’istituzione confindustriale, perchè siamo stufi di essere i parenti poveri della nautica a motore, salvo essere usati come unica possibilità per comunicare i valori del mare ai giovani.

3) Il Forum del Diportista, l’ultima delle iniziative dall’inconfondibile taglio “italiano”, è nata da poco e farà il suo esordio proprio al salone di Genova. In un giorno qualunque arriva in redazione un comunicato “anonimo”, che annuncia: “...on line la “Community del Diportista”, iniziativa volta a dar voce agli appassionati del mare e della nautica www.forumdeldiportista.it. Domenica 7 ottobre, durante il Salone Nautico di Genova, presentazione di tutte le problematiche riscontrate nell’uso della barca, segnalate dai diportisti nel portale che saranno raccolte nel Libro nero della nautica da presentare al governo.”
Perchè dico “anonimo”? Perchè un comunicato dovrebbe avere una firma, e questo non ne ha. Se consideriamo firma l’indirizzo internet e andiamo a vedere, non troviamo nulla, non c’è la consueta rubrica “Chi Siamo”, solo le categorie del Forum (ad oggi 17 utenti e 13 post). Chi mai oserebbe inviare un comunicato per una iniziativa neonata che punta addirittura a presentare un “libro nero” al Governo? Unico indizio: il banner sulla testata del forum: Osservatorio Nautico Nazionale. Chi sono? Eccoli: UCINA (Unione Nazionale Cantieri Industrie Nautiche e Affini), Provincia di Genova, DIEM (Dipartimento di economia e metodi Quantitativi), CERIST (Centro di Ricerca per l'Innovazione e lo Sviluppo del Turismo) dell'Università  degli Studi di Genova e Accademia Italiana della Marina Mercantile.
Dunque il forumdeldiportista.it è una iniziativa “segreta” di UCINA, e diverrà una specie di evento collaterale del prossimo salone. C’era bisogno di nascondersi e farci fare la caccia al tesoro?

In questa pagina, che vuole come sempre essere un contributo accorato a un dibattito propositivo, e che speriamo raccolga interesse costruttivo, abbiamo inserito 3 allegati PDF: il comunicato stampa di BIG BLU (il salone nautico della Fiera di Roma) per “salvare la nautica”; il comunicato di Vela & Vela sulla possibile iniziativa “Barche aperte” a La Spezia a fine ottobre con la richiesta di adesione; il comunicato sul forum del diportista. Così potete farvi un’idea più completa. Avremmo potuto fare tre news sul nostro magazine, con questi tre comunicati. Abbiamo preferito metterli tutti insieme e provare a discutere sulla reale utilità di iniziative che nascono di fatto l’una contro l’altra...

Inevitabilmente, purtroppo o per fortuna, UCINA ha le maggiori responsabilità in questa situazione: è la Confindustria, rappresenta il maggior numero di aziende del settore, ha storia e mezzi per poter davvero parlare a nome di tutto il popolo del mare. Se solo non avesse quel peccato originale di un “proprio” salone. Se solo avesse la statura come ente e come persone, per aggregare le sigle migliori, esserne la guida nel portare le ragioni del settore davanti ai governi, stimolare i media a dare una nuova immagine delle attività e del mondo del mare.

Non trovate anche voi che se tutte le sigle che ho citato nei tre esempi (e guardate che potremmo citarne altri, la margherita delle confraternite e delle idee attorno alla nautica è piena di petali da sfogliare) provassero una buona volta a fare movimento, ad agire insieme, senza sposare ciascuno la rivista o il salone di turno, forse solo a quel punto si potrebbe sperare in una nautica davvero unita e con una sola voce all’esterno? Ma mentre lo scrivo, capisco già che questo sarà impossibile, per la sola ragione che siamo in Italia. E allora, vinca il migliore.

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