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04/12/2020 - 11:25
36 America's Cup e dintorni
Prada-Defender, la guerra dei media
AUCKLAND, SI LITIGA SU TUTTO - Clamorosa ulteriore "bagarre" tra neozelandesi e italiani alla vigilia delle prime regate della stagione di Coppa America. L'ultimo "caso" è la procedura di accredito dei giornalisti. "Il defender minaccia di lasciare fuori giornalisti ritenuti troppo critici. Noi siamo per la libertà di stampa, garantiremo pari condizioni"
La scelta dei giornalisti ritenuti "buoni" da quelli "cattivi", l'accredito dei primi e non dei secondi, insomma una clamorosa discriminazione dell'informazione proprio in occasione del più antico trofeo sportivo della storia, e proprio in un anno di pandemia, con il numero dei media ridotto all'osso. Possibile? Trattandosi della XXXVI America's Cup di Auckland 2021, quella dei monoscafi volanti, la risposta è si: tutto è possibile.
Quindi adesso l'ultima frontiera di una litigiosità al limite dello stucchevole, riguarda nientemeno che l'informazione, la comunicazione, i ritorni sui media, ovvero la ragione stessa per i milioni di dollari investiti dagli sponsor nell'evento. Il confronto, sempre più acceso, è su più livelli: prima tra Emirates Team New Zealand e Luna Rossa Prada Pirelli, defender e challenger of record, che in tre anni sono passati dal condividere tutto al dividersi su tutto. Poi tra l'entità organizzatrice kiwi emanazione del defender, e la parallela società COR che in nome del primo sfidante ha in carico una fetta importante dell'organizzazione delle fasi di challenger selection, senza le quali non si arriva alla Coppa. Ma il faccia a faccia è anche tra Grant Dalton e Max Sirena, ex compagni di squadra che oggi si guardano in cagnesco se si incontrano lungo la strade che portano alle basi. E senza dimenticare il ruolo di Patrizio Bertelli, che sarà defilato quanto vi pare, ma di certo esiste con il suo peso specifico sempre significativo, e detta strategie e strappi.
LA GUERRA DEI MEDIA - Esce un comunicato di Prada (firmato "accreditation", di fatto mancando un vero e proprio mittente, anche se si puo' risalire a COR) il quale lamenta la "minaccia" che il defender possa rifiutare l'accredito ad alcuni giornalisti "colpevoli" di aver scritto articoli negativi o imprecisi, e avvisa di smarcarsi da questo rischio e di procedere con una scelta non discriminatoria dei media.
Con chi ce l'avrebbe ETNZ, o Grant Dalton, contro quali articoli si scaglia? Come noto c'è stata parecchia maretta dietro le quinte dell'organizzazione di questa edizione ad Auckland. La scelta della location del villaggio, la sua costruzione insieme alle basi dei team, le polemiche o le accuse sull'uso dei soldi pubblici destinati ad aspetti organizzativi che sarebbero finiti a finanziare elementi tecnici del team defender. Inchieste e articoli sono usciti su alcune testate, e sullo stesso New Zealand Herald, il principale quotidiano kiwi. Da qui il veto di Dalton sull'accredito di alcuni media. Sullo sfondo delle elezioni politiche appena concluse in Nuova Zelanda, la questione sembra tutta interna. Eppure, trattandosi di informazione, non puo' esserlo.
Prada, anche come marchio, ha investito moltissimo su questa Coppa America: ha preso il posto che storicamente per decenni è stato dell'arcirivale Louis Vuitton, ha dato il nome alla Coppa che "bisogna vincere prima di sfidare l'America's Cup", ha rifinanziato l'ennesima campagna di Luna Rossa, s'è presa in carico l'organizzazione delle World Series (Cagliari, Portsmouth, Auckland, il Covid ha reso possibile solo quest'ultima), la Christmas Race, La Prada Cup, e ha messo un sostanzioso gettone anche sulla XXXVI AC, che è "presented by Prada". Tutto questo non puo' non avere un ritorno di immagine e comunicazione.
Già falcidiata dal Covid, questa stagione di Coppa rischia di finire in un triste imbuto lontano, in mezzo al Pacifico, con regate veloci tra poche barche e con pochissimi giornalisti (dall'estero praticamente impossibile arrivare in Nuova Zelanda, e al momento le autorità avrebbero confermato solo tre media stranieri, due canadesi e un europeo, i quali come previsto devono fare la quarantena a proprie spese), tutto è lasciato alla tv e al web. La minaccia di negare l'accredito anche ad alcuni dei pochi giornalisti locali previsti non può essere accettata da Prada, e da qui la singolare presa di posizione: ci facciamo la nostra procedura di accredito, uno "screening" (aiuto!) equo, senza discriminazioni, con criteri professionali "rigorosi" (aiuto!), o per "motivi di sicurezza"... E ha inviato un proprio modulo di accredito stampa per il Prada Media Centre. Ripetiamo, quest'ultima querelle riguarda concretamente pochissimi giornalisti e tutti neozelandesi, giacchè giornalisti internazionali sono praticamente impossibilitati a raggiungere il paese, salvo rarissime eccezioni legate agli uffici stampa dei team.
Vedremo come andrà a finire. Già l'Arbitration Panel è intervenuto varie volte, e chissà che non sia chiamato in causa anche su questa vicenda apparentemente secondaria. Il guaio vero, il peccato originale di questa 36AC, è nel Protocollo. Un documento che molti giudicano fatto in fretta, che lascia troppi elementi aperti a interpretazioni diverse, e quindi - con due concorrenti ai ferri corti - alle litigation.
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