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18/03/2020 - 12:30

Grazie di tutto

Piero Majolino, il signore delle vele

La vela siciliana, la vela d'altura, il mare in genere perdono un grande punto di riferimento. Ricordo di Piero Majolino: istinto di marinaio, chioma folta e grigia svolazzante in tutte le raffichette in grado di arrivare alla sua altezza, occhi del colore delle onde, movenze misurate quasi a sfiorare cose e persone. Mai superficiale o banale. Sempre mite ed equilibrato

 

Piero Majolino è andato via nel mezzo della sua vita, a soli 60 anni, per il solito male traditore, lasciando un buco di vento che sarà difficile riempire. Lui che i venti li respirava, li faceva alleati, o perlomeno ci scendeva a patti, grazie a una capacità di entrare in sintonia, di negoziare, di trovare equilibri, che è stata la sua grande lezione di vita.

Una vita percorsa, segnata largamente dalla vela. Gli inizi, un affare di famiglia. Praticamente un antesignano dello shore team, Piero è l'angelo custode, l'ombra perfetta delle scorribande veliche del fratello maggiore, Pupo, a prua di Agostino Randazzo. La classe è il glorioso Strale di Santarelli, inevitabilmente soppiantato dal 470 diventato olimpico.

Quando Pupo smette di regatare (siamo nel 1973), si crea l'occasione della vita. Piero, a soli 14 anni, diventa il prodiere fisso di Agostino, che ha sei anni più di lui. E' magro ma flessibile e forte. Ma soprattutto, è una spugna. Rivela una straordinaria velocità di apprendimento dei segreti della vela. I due formano in breve un equipaggio giovanile notevole: nel 1974 vincono il campionato italiano juniores (terzi assoluti), nel 1975 sono settimi all'Europeo in Gran Bretagna, fanno un bel Mondiale a Napoli. Tre anni intensi, che cementano un'amicizia e consegnano alla vela un giovane talento intuitivo, un signore delle vele.

Perchè oltre ad essere un fenomenale problem-solver, dall'attrezzatura alle questioni umane (qualità che nel corso degli anni gli sono state riconosciute da tutti e gli sono valse una stima sincera e diffusa), Piero sfodera una capacità unica di capire le vele, più che regolarle sembra quasi parlarci. Il suo modo di portare lo spi sul 470 è la base per una carriera di tailer su barche importanti, Filo da Torcere, Almagores, one design, e quindi l'epopea dell'offshore con la Palermo-Montecarlo.

Anche sulle barche IOR Piero, oltre a parlare con le vele, resta sempre l'angelo custode, il metronomo dell'equipaggio. Se c'è da chiedere un consiglio, è a lui che ci si rivolge. Signore delle vele e dei rapporti umani. Una persona bellissima, limpida, un uomo come ce ne sono pochi. Anche nel suo lavoro (si occupava di certificazioni di qualità), che pure resta una parentesi nella passione velica, tanto che darà vita anche a un'azienda nautica con alcuni amici. Tutto pur di avere scuse di salire a bordo il più possibile. Anche nel suo club, il Circolo della Vela Sicilia, dove è direttore sportivo per otto anni, prima con Angelo e poi con Agostino Randazzo alla presidenza.

Con la sua gestione sportiva rinasce l'attività giovanile dopo anni di vuoto, chiama istruttori FIV, forma squadre agonistiche, mette in circolo alcuni professionisti, diventa - anche qui - il punto di riferimento di una generazione di baby velisti di molti circoli palermitani cresciuti con lui. Rilancia anche i corsi di nuoto con la visione di farli diventare obbligatori prima della scuola vela. Organizza tantissime regate locali, ma quando nel 1993 e 1999 c'è da organizzare prima l'Italino e poi l'Europeo del J24, l'One Design per eccellenza di quegli anni, è lui a dirigere l'orchestra.

Sposato con Patrizia, senza figli, chioma folta e grigia svolazzante in tutte le raffichette in grado di arrivare alla sua altezza, occhi del colore delle onde, movenze misurate quasi a sfiorare cose e persone. Mai superficiale o banale. Sempre mite ed equilibrato. Se interveniva era per sistemare le cose, con parole o fatti. Socio dei due circoli cugini a Mondello, Lauria e Vela Sicilia, era anche in quel caso l'anello di congiunzione, il regolatore di rapporti spesso ventosi.

Lo stesso atteggiamento ha messo nella lotta contro il male, continuando a lavorare e fare regate, altre albe e tramonti sul mare, e il ritorno sulla deriva col Dinghy. Poi quell'ultimo desiderio: andare al varo di Luna Rossa a Cagliari. Biglietto in tasca, prenotazioni fatte. E lo immaginiamo, Piero, il solito Piero equilibratore, l'angelo custode stavolta di se stesso, venire a patti anche col mostro. La sua ultima lezione.

Neanche il coronavirus e il blocco dei funerali, alla fine, ha rovinato il suo saluto. Lui in casa, e fuori, tutto intorno, ovunque, gli amici e tutti quelli che lo hanno incrociato, in una lunghissima folata di telefonate, messaggi, vicinanza, saluti, ricordi. Ciao signore delle vele.

 

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