Storia | Regata > Vela Oceanica
14/10/2020 - 15:41
Intervista al navigatore italiano che sta per girare il mondo a vela
Pedote: aspetto il grande giorno
GLOBO A NOI DUE - A circa tre settimane dal via dell'8 novembre, in vista dei 14 giorni di quarantena in casa a Les Sables d'Olonne, abbiamo chiesto all'unico navigatore italiano su 33 partecipanti, di raccontarci come sono questi giorni. Riscoprendo il solito Giancarlo Pedote: meticoloso, razionale, logico. Fino a un certo punto... - SU SAILY TV TORNA LA WEBSERIE "SOLO": VIDEO DI 4 ANNI FA, LA PARTENZA DEL VENDEE RACCONTATA PROPRIO DA PEDOTE
di Christophe Julliand
A meno di un mese della partenza del Vendée Globe abbiamo sentito Giancarlo Pedote, skipper della barca Prysmian Group, unico navigatore italiano sui trentatré partecipanti. Non che sia facile inserirsi nella vita di un navigatore solitario che sta per partire per quasi tre mesi intorno al mondo. Telefonate, impegni, lavori alla barca. E due figli piccoli. Ogni tanto questa intervista si interrompe e poi riprende: "Ti richiamo". Ed effettivamente richiama.
Per lui adesso i pensieri sono tutti in avanti, al periplo da compiere e a finire di preparare gli infiniti dettagli necessari. Con la razionalità che lo contraddistingue, ma anche con l'essere marinaio. Nei giorni scorsi, quando in Bretagna è passata la tempesta Alex, un mezzo uragano, Giancarlo ha scelto di dormire in barca, per sicurezza...
Giancarlo dove siete, tu e la barca, e come state?
Siamo a Lorient e siamo lavorando sugli ultimi dettagli della preparazione, abbastanza in linea con la tabella di marcia prevista, anche se c’è qualche piccolo imprevisto come sempre che non ci facilita le cose. Però niente di grave, per fortuna. Giovedì prossimo ci trasferiamo a Les Sables d'Olonne. La vita è bella. Ci prepariamo al meglio per questa grandissima partenza, e siamo contenti del lavoro svolto aspettando il grande giorno.
Dici noi perché c'è un team dietro la tua impresa, che lavora insieme.
Sì ormai siamo un’équipe di sei persone, più il sottoscritto. Lavoriamo tutti a tempo pieno, è un lavoro di gruppo. Ed è uno degli aspetti più belli.
Raccontaci come viene ripartito il lavoro, chi fa cosa nel team...
Essendo comunque un piccolo team, funzioniamo con tante competenze esterne. Questo non rende semplice il lavoro perché ovviamente quando si dipende da fornitori, devi adattare planning e tempistica. Questo è un po’ il nostro limite, il fatto che la maggior parte delle competenze importanti, tipo l'elettronica, siano esterne. Le nostre competenze interne, invece, sono quelle legate al carbonio, alla meccanica e, in generale, al funzionamento della barca. Non possiamo permetterci di avere una persona a tempo pieno per ogni tema, quindi tutti dobbiamo fare un po’ tutto. Io per esempio mi occupo di elettronica, degli autopiloti, di energia, batterie e software di navigazione. Poi c'è Remi che è il boat captain della barca, lui si occupa dei rapporti con i fornitori. Quindi c’è un ragazzo, Tony, che è responsabile di tutte le parti in carbonio. E Valentin che si occupa della logistica e ci dà una mano sull’organizzazione generale. Infine, c’è un ragazzo italiano che è arrivato da poco. Deve ancora farsi esperienza e non ha una specializzazione di riferimento, ma ci aiuta molto. Insomma, abbiamo un funzionamento molto basico.
Sarà il Vendée al tempo del Covid. A Les Sables d'Olonne, il pubblico sarà limitato nel Village pre-regata e anche sui moli il giorno della partenza dove si era decine di migliaia. Ma anche voi skipper dovrete seguire un protocollo sanitario ben preciso, sarete in quarantena i giorni prima della partenza?
Se ne parla tanto, l'attendiamo con ansia. Ci ritroveremo in una bolla, praticamente una settimana prima della partenza, chiusi in casa propria a Les Sables, senza uscire. Chissà come sarà.
Secondo Loick Peyron, paradossalmente questa bolla potrebbe aiutare gli skipper a entrare mentalmente nella regata. La pensi nello stesso modo?
Lavoriamo a questo progetto da anni. Tutto l’anno abbiamo dei ritmi, un funzionamento. Sicuramente prima delle regate è necessario un periodo di isolamento, che ho sempre fatto prima di ogni partenza. Nel caso del Vendée Globe si tratterà di un periodo che permetterà di accentuare e marcare tutto un percorso che, per quanto mi riguarda, è iniziato già da tempo: quello della mentalizzazione della regata. Che significa non solo approfondire lo studio della meteo e del percorso, ma proiettarsi nella regata. Entrare in modalità regata."
Altri team hanno cercato di ottimizzare la barca per renderla più veloce, il vostro team invece sembra rispondere a una parola d’ordine: affidabilità.
Non avevamo il budget per fare degli upgrade quindi… Non potendo avere il vestito nuovo, proviamo ad arrivare con un vestito più pulito possibile, meglio stirato anche se non è l’ultimo capo alla moda. E' stata una scelta dettata dalle condizioni oggettive su cui il nostro progetto era nato, non potendo permetterci una barca nuova. Però ci siamo. Potevamo anche non esserci. E' una differenza epocale. Io sono estremamente grato a Prysmian Group che mi da questa possibilità, crede in me da oltre 13 anni, abbiamo fatto un bellissimo percorso insieme e quello che voglio è continuarlo nel migliore dei modi, dando il massimo della mia serietà, come sempre, mettendo tutto me stesso, al 100% delle mie capacità. Non posso pretendere di dare di più, perché ho sempre messo tutto, è sempre stato così in ogni regata. E così deve andare per il Vendée Globe.
In termini di potenziale della barca, ti sei posto come obiettivo di tirare al 90% delle sue capacità sull’insieme del giro, puoi precisare questo questo dato?
Certo, perché su un giro del mondo devi mettere in conto lo stress dei materiali, non puoi avere lo stesso tipo di approccio che su una regata di quarantott’ore o una transat. Poi io non l’ho mai fatto il giro del mondo, sarà una scoperta, ci sono tante cose che non so, ci sarà la fatica. Per poter fare un buon risultato comunque, prima devi finire. E non dimentichiamo che su regate del genere la percentuale di abbandono è elevata, quindi vorrei evitare di fare parte degli sfortunati del gruppo...
Torniamo un attimo sul tuo percorso e sulle tue esperienze. C’è una cosa che colpisce nel tuo palmares rispetto a quello di altri concorrenti più specializzati e la varietà delle tue esperienze: hai navigato su tutte le barche oceaniche disponibili: Mini 6.50 di serie, Mini 6.50 prototipo, Figaro, Class 40, Multi 50, IMOCA a derive...
E già che ci sei, aggiungiamo anche i multiscafi Ultim e i Moth a foil!
Dal punto di vista tecnico cosa ti da fare queste esperienze?
Ti dà una marcia in più. Assaggiando, sperimentando tanti supporti diversi, modi di navigare, impari a conoscere i pregi e difetti di ogni tipo di barca, conosci i punti sensibili, vedi e vivi situazioni peggiori. Per esempio, banalmente, su un IMOCA non c'è il rischio di cappottare, di ribaltarsi, scuffiare. E questo è un grosso stress che ti togli. Quando regatavo sul trimarano Multi 50 era molto diverso, sei sempre lì con la scotta in mano, sperando che l’amico tuo al timone non sbagli, altrimenti è un attimo e ti rovesci. Sono condizioni di navigazione molto stressanti. Poi chiaramente a bordo di un IMOCA, c’è la complessità della barca, ci sono carichi importanti e violenti da gestire e c’è il fatto che il giro del mondo non lo fai in 10 giorni. È una corsa lunga. Navigare in tanti modi diversi ti dà conoscenza, comprensione, ti dà un passo in più nel trovare le regolazioni, impostare il progetto capire le qualità di quella o quell'altra barca. Per me è stato questo: darmi delle cose in più.
Nel 2009, alla partenza della Mini Transat, nella cabina del tuo Mini 650 che già si chiamava Prysmian, c’era una scritta che recitava questa frase: ''Dipende solo da te.'' La pensi sempre così?
Per la verità, alle scritte all'interno della barca ci pensa sempre Stefania (la moglie di Giancarlo, che è anche parte del team, ndr). Credo che è una regata come il Vendée Globe non dipenda solo da te, non riscriverei una frase del genere oggi. Una regata che ha come percorso il mondo dipende da te ma dipende anche dalla fortuna e dagli eventi che possono capitare. Centri un UFO (unidentified floating object, oggetti galleggianti di ogni tipo di cui gli oceani sono pieni, che hanno costituito una elevata percentuale delle avarie e dei ritiri nelle scorse edizioni, ndr), prendi in pieno un oggetto e sono finiti i giochi. Di fronte a una cosa del genere, puoi essere bravo quanto vuoi, essere il più ricco del pianeta, aver la barca nuova, non lo puoi evitare. Se l'oceano ha deciso che non passi non passi. Quindi dipende da te fino a un certo punto.
Comunque queste sono scritte che fanno parte un po’ del mio cammino, mi ci riconoscevo nel 2009, oggi non più. Sono un personaggio in evoluzione, quello che pensavo l’anno scorso non lo penso quest’anno, ed è diverso da quello che non penserò il prossimo anno. M'immagino il Vendée Globe in un modo, quando sarà fatto avrò tutt’altra visione della regata...
Hai evocato l'incubo collisione oltre ad AIS e radar, avete montato anche voi un sistema Oscar di telecamere sull'albero?
Si, anche se va detto che si tratta di una soluzione ancora in fase di sviluppo, non del tutto affidabile, c’è ancora molto da lavorare su questo sistema e in generale sulla possibilità di individuare ostacoli lungo la rotta.
Durante la regata ci saranno operazioni social con il partner Electriciens sans Frontières?
Assolutamente sì, faremo delle azioni di promozione dei progetti per istallare elettricità in parti del mondo dove questa ancora manca, e poi durante il Vendée Globe ci saranno altre operazioni di fund raising... Aspetta un attimo.
Prego?
C'è l'uomo dell'elettronica, devo andare. Ti richiamo...
Stavolta l'elettronica lo prende, non richiama. Ma una promessa è un debito: dobbiamo parlare ancora di tante cose, i grandi capi, il Sud, le comunicazioni. Prima e durante il Vendée Globe di Prysmiam Group e di Pedote Giancarlo. Guarda un po', le stesse iniziali.
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