Offshore e analisi
Paioletti: così ho vinto la Roma per 2
Davide Paioletti ha partecipato alla sua prima Garmin Roma per 2 e l'ha vinta in coppia con Giovanni Bonzio. Primi in IRC Per 2, Primi in ORC Per 2, secondi in tempo reale tra i Per 2, solo un'ora dopo lo Swan 48 Mia, terzi in ORC overall e secondi IRC overall. Un bellissimo risultato costruito pian piano. Qui ci racconta come ci è arrivato
Ciao Davide, qual è il tuo percorso velico e come sei arrivato alla Roma per 2?
Ho iniziato a fare vela in Accademia Navale. Nella mia carriera in Marina ho partecipato a tante esperienze tra cui una tratta del giro mondo con Nave Orsa Maggiore, ketch di 28 metri della Marina Militare. Poi tante altre regate, anche con le barche d’epoca della Marina. Sui J24 ho iniziato a fare il timoniere e poi lo skipper d` altura con le imbarcazioni del SVMM (Sport Velico Marina Militare).
Nel 2015 ho conosciuto Stefano Chiarotti e proprio sul Sun Fast 3600 Lunatika partecipammo alla Lunga Bolina, vincendola. In realtà io ero mi ero proposto a Stefano per una stagione in doppio che doveva partire dalla Roma per 2 ma fui “”scartato” e poi la fece, vincendola, con Pietro Dalì. Continuò la stagione poi con personaggi come Pedote e Beccaria l’anno successivo. Un altro pianeta, come non dargli torto. Io ero troppo indietro per aspirare a quel posto in barca con lui ma non rinunciai al mio progetto e con i miei tempi, e i miei limiti, ho fatto il mio percorso. Ho iniziato con un invernale x 2, che andò molto bene, poi diverse regate in doppio, con buoni risultati e qualche vittoria. La Palermo-Montecarlo x 2 2019 come prima lunga in doppio, penalizzata da una rottura e senza risultato, ma sicuramente un punto di partenza. In quell’occasione ero con Giovanni Mengucci, ragazzo straordinario che si sta preparando alla Mini Transat 2021. Vedevo da lontano l’obiettivo Roma per 2 ma volevo arrivarci progressivamente. Poi ho sempre sofferto il freddo e sapevo di dover arrivare preparato. Un merito particolare va sicuramente ad Alessandro Farassino, Presidente del Circolo Nautico Riva di Traiano, e la moglie Cecilia, mi hanno sempre incitato, cosi ho fatto la mia prima regata in solitario, la Roma Giraglia 2019. E’ importante vivere, sportivamente, in un ambiente sano e accogliente. Anche da adulti si ha bisogno di essere incitati. Essere stimolati da persone come loro è stata una bella cosa.
Come ti senti dopo questa vittoria?
Molto con i piedi in terra. In genere faccio molta autocritica sui miei limiti e sugli aspetti da migliorare. A chi mi saluta con “ciao campione” rispondo che i campioni sono davvero altri. La differenza è sostanziale. Anche se in queste regate ti trovi a regatare contro veri campioni, e talvolta puoi vincere, in realtà esiste un abisso. Però certo sono molto soddisfatto.
Qual è stato il segreto della vostra performance?
In realtà nessun segreto, solo una preparazione presa da lontano, direi da settembre, quando io e Giovanni abbiamo fatto la Roma Giraglia 2020. Dai feedback a fine regata abbiamo iniziato a strutturare la preparazione. Credo sia stato proprio questa la chiave di questo risultato. La guida di Giovanni e la sua esperienza sono stati fondamentali.
Come avete gestito la preparazione?
Come un vero e proprio progetto. Nessuno ha budget, tempo ed energia infiniti e tutti abbiamo impegni lavorativi e familiari, per questo abbiamo iniziato da molto prima. In due poi, il lavoro è molto di più, non hai possibilità di suddividere i compiti su vari membri del team, e la “to do list” è sempre sotto gli occhi, e pian piano cerchi di fare tutto. Questo richiede molto impegno. Poi io ho puntato molto su una buona forma fisica, riprendendo la corsa ed il potenziamento, e soprattutto l’alimentazione. Non voglio dire che in regata sia necessario esprimere una vera e propria performance fisica, ma sicuramente l’effetto dell’allenamento sulla mente e sulla tenuta in condizioni di stanchezza è molto importante. Siamo arrivati pronti un giorno prima della partenza, abbiamo riposato bene la notte e siamo partiti carichi. Abbiamo anticipato tutte le attività tecniche e logistiche e un giorno prima della regata, la barca era pronta con cambusa a bordo.
Come avete gestito i turni a bordo?
Con alternanza ma anche elasticità. In genere dormivamo dai trenta minuti all’ora e trenta, però se uno di noi era riposato lasciava dormire l’altro anche più di due ore, non abbiamo usato sveglie. Abbiamo avuto una buona gestione del sonno. Per pochi giorni può andare bene cosi, per periodi più lunghi però, come in traversata atlantica in equipaggio, ci vogliono cicli più rigidi come 3- 6: comandata, guardia, franca. In quel caso è importante rispettare i turni con più rigore.
Quanto siete stati al timone?
Il meno possibile. Loli Fast ha un autopilota Raymarine Evolution con cui mi trovo benissimo. Anche Giovanni ne è rimasto stupito. In questa regata lo abbiamo tenuto principalmente in modalità vento vero (TWA), questo ci permetteva di capire se era il caso di cambiare vela e mettere la vela più performante per quella andatura, soprattutto nelle zone di cross-over tra Fiocco e Code Zero, o tra i vari asimmetrici. In bolina poi, ma anche in poppa, fissi il pilota e regoli le vele, tieni occhi puntati sugli strumenti e sulla velocità, ed esegui le correzioni per mantenere le velocità target. Conosco persone che hanno fatto regate in doppio lunghe senza autopilota. In particolare mi piace ricordare l’ammiraglio Billardello ed il comandante Francesco Di Gennaro, fecero tutta la Roma x 2 con un First 36.7 senza autopilota, roba da uomini veri. Grandissima stima per la old school, ma oggi senza un buon autopilota non sei competitivo. Come disse Andrea Pendibene, le barche sono costruite attorno all’autopilota.
Avete sentito freddo?
Si un poco, ma eravamo ben attrezzati. Dopo l’errore fatto al Fastnet 2019 con gli amici dello Stupefacente Sailing Team, in cui avevo una cerata leggera, questa volta ero ben coperto. In quell’occasione soffrii tantissimo quando, mentre ero in falchetta, l’ennesima onda mi arrivava sul collo e sentivo scendere acqua fredda sul petto. E’ stato terribile. Poi ero arrivato stanco. Complessivamente ne venne un grande risultato, quinti di categoria, ma questo è il bello di un essere in un team affiatato. Ecco, l’errore di non avere attrezzatura adeguata viene commesso molto spesso, anche perché spesso si fanno molte regate inshore e le cerate bastano più leggere. Per una regata come la Roma ci vuole una cerata seria, stivale e guanti da freddo. Quando inizi a perdere calore da mani e piedi in pochissimo tempo la performance fisica scende irrecuperabilmente.
L’ideale a bordo è avere doppia cerata, cambi asciutti. Il massimo poi è il riscaldamento. Riposi meglio, toglie l’umidità dall’ interno e il ristoro del riposo vale molto di più, ma tutto sommato per la nostra stagione di regate è sufficiente un buon vestiario, i ricambi e un buon sacco a pelo per la notte, magari con cappuccio, come quello di Giovanni!
Cosa consigli a chi come te si è avvicinato alla vela offshore in equipaggio ridotto e coltiva un progetto come può essere una Roma per 2?
Formazione. Riconoscere il valore delle professionalità, partecipare a corsi di con formatori preparati e rendere propri gli insegnamenti ricevuti. Partire da regate più corte e cercare di curare tutti gli aspetti della preparazione dedicando tempo e costanza. Anche io sono un formatore, ma in questo percorso sono stato allievo. L’esperienza è fatta di tanti errori, a me piace raccontare i miei agli allievi. Però, errori a parte, bisogna essere indirizzati nel verso giusto, affidarsi a persone con più esperienza è davvero importante.
Coltivar un proprio progetto non è facile: ci vogliono tempo, energie e risorse economiche. La motivazione è alla base di tutto. In questo bisogna essere maturi nel creare un progetto adatto a noi stessi, al nostro punto di partenza, alle nostre possibilità. Ci vuole consapevolezza di chi siamo e dove possiamo arrivare in un periodo di tempo limitato, inutile avventurarci in mare puntando solo sulle nostre forze e la nostra passione. Però gli obiettivi sono possibili, con intelligenza e sacrificio. Nulla viene facilmente.
Poi non bisogna ingannarsi da soli con i falsi risultati. Capita spesso di essere premiati perché si è in pochi nella categoria. Ricevere una coppa è sempre piacevole ma quello che conta è il tempo compensato nella classifica generale, insieme alle barche in equipaggio completo. Li ti rendi conto veramente di come hai portato la barca.
Po ci vuole una buona barca per la navigazione in doppio. Io scelto il Sun Fast 3600 di Fastsailing.it race charter, preparata in collaborazione con Sail Addiction dello stesso Giovanni Bonzio. La barca è formidabile. Però per chi vuole una barca propria ci sono tante belle barche dai 10 metri in su che possono fare il caso per la navigazione in doppio, certo bisogna prepararle e come dicevo, l’autopilota è fondamentale, ma non solo quello. Ci sono veramente tanti aspetti da curare, uno in particolare la disposizione delle manovre, con le attenzioni che si hanno per la navigazione in solitario, infatti, anche se le manovre più difficili si fanno in due, ti capita spesso di fare cambi di vele da solo, prese di mani, o virate, ammainate. Per i più giovani indirizzerei sicuramente verso il Mini. In 3 anni impari quello che altrove impari in 10, una vera fucina di navigatori.
In regata avete avuto inconvenienti?
Si, una calza di una drizza scoppiata, e un gennaker finito in acqua. Ma in entrambi i casi abbiamo recuperato la situazione. In mare può succedere qualsiasi cosa, bisogna essere preparati. Vedi quanto è successo a Libertine con la perdita del bulbo, poteva andare molto peggio. Spero di vederla tornare presto in acqua, sono avversari degni di stima, gli mando i miei auguri di pronto ritorno alle regate.
Come avete gestito la sicurezza?
Qui si aprirebbe un capitolo su cui parlare per ore. Posso solo dire che il rischio più grande è quello di cadere un mare, per questo eravamo sempre legati, in modo tassativo quando si è soli di notte, ma poi ti viene spontaneo farlo. Anche tu stesso ti senti più sicuro.
Progetti per il futuro?
Ora la Lunga Bolina, mi piacerebbe poi fare tutto il Campionato Offshore, ma io e mia moglie aspettiamo un bambino a fine giugno, e vedremo se riuscirò. Già questo è già un grandissimo risultato. In questo forse sono stato un Campione, a scegliere mia moglie Stefania, che come me è una grande appassionata di vela. Con lei, abbiamo vinto una regata di circolo in doppio, la 100 Miglia organizzata dalla Granlasco Vela D’Altura. Non lo sapevamo ma lei era già in attesa, chissà che non nasca un vero campione del double handed. Questa estate Stefania mi vuole convincere a navigare con il bimbo di due mesi! Sono io a frenarla. Questa è la vera fortuna, condividere in famiglia la passione per questo sport.
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