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18/01/2019 - 12:19

Diventerà di Serie?

Oris, Iris e il Wevo
Il Mini è italiano

Il Wevo 6.5 è il nuovo Mini 650 tutto italiano, progetto di Oris Martino d'Ubaldo, costruito da Cima Boats, che punta a diventare barca di Serie alla Mini Transat. Il progettista descrive in dettaglio la barca e i suoi punti di forza. E se la FIV o qualche importante yacht club decidesse di investire... - GUARDA 3 VIDEO

 

di Christophe Julliand

C'è una storia prima di tutto umana dietro questa barchetta che fa già sognare tanti. La storia che ci racconta in prima persona il suo progettista Oris Martino d'Ubaldo, velista e skipper noto nel circuito offshore e sulle banchine di regate e saloni. "Iniziai a progettare la barca in ospedale, due giorni dopo il trapianto. Poi dopo tre anni di dialisi fu il sogno di libertà che prese forma nel Wevo... Oggi questo sogno naviga! E, secondo quanto riportato dall'amico Alberto Bona, va anche forte!"

Eccolo quindi in acqua il Wevo 650, il nuovo Mini di Serie tutto italiano progettato da Oris d'Ubaldo e costruito da Iris Cima (Cima Boats). Il primo esemplare ha tirato i primi bordi al largo di Pesaro questo week end. Il primo esemplare è della giovane armatrice Elisabetta Maffei, conosciuta su internet per il suo programma video didattica 25 nodi (da cui il nome della barca). Un secondo esemplare è quasi pronto al varo. Ne serviranno altri otto per essere omologato ufficialmente ''di Serie'' e competere nella stessa categoria dei vari Pogo 3, Maximum 650 e Vector 650, progetti firmati rispettivamente da Guillaume Verdier, David Raison ed Etienne Bertrand.

Come si vede dalle immagini anche il Wevo propone la sua interpretazione delle prue tonde tipo Scow introdotte dallo stesso Raison quasi dieci anni fa. La barca è costruita per infusione e il progetto rispetta i limiti della stazza. Secondo le nostre fonti avrebbe ''buoni numeri'' di partenza. Riuscirà a ''performare'' ? Dipende... 

Le condizioni per essere performanti - Dipende inanzitutto da chi la porterà in regata, poiché, come disse Bert Mauri, altro costruttore ben noto nel mondo della vele oceanica nostrana: ''Questo sono corse da cavalli ma alla fine la differenza la fa il fantino''. Dipende anche dalla soglia dei dieci esemplari da costruire previsto dal regolamento. Altrimenti il Wevo sarà condannato a correre nella categoria dei prototipi ovviamente più performanti grazie alla costruzione in carbonio, la superficie velica e il pescaggio maggiori, la presenza di water ballast, di una chiglia basculante e altre diavolerie autorizzate sui prototipi ma non sui 650 omologati di serie. Soglia che il precedente e ultimo tentativo in data (una quindicina di anni fa) di produrre un Mini di serie tutto italiano - il Twister, progetto Cossuti, costruzione da Gardossi - non è mai riuscito a varcare.

''With a little help from my friends'' - La FIV ha recentemente dimostrato il suo interesse per il movimento Mini 650 con un primo Clinic al porto di Roma - evento che Saily ha coperto con entusiasmo e dove abbiamo lanciato la proposta di un Mini 650 federale, destinato alle scuole di vela per fare scoprire queste barche con operazioni tipo Open Day, partecipare ai campionati invernali d'altura e al campionato italiano Mini 650 e, magari, far nascere nuove passioni, scoprire giovani talenti.

Questo progetto tutto italiano sembra fatto apposta per una idea del genere: avranno la forza, la volontà politica e le risorse per dare un seguito all'idea la FIV stessa o grandi circoli come Yacht Club Italiano (da sempre sensibile al mondo Mini), Costa Smeralda, o altri? Pensate a quante cose si potrebbero fare con una flotta di Mini 650 italiani tutti uguali e a disposizione per clinic, eventi, regate, preparazione, match race... Chissà se siamo pronti per vivere questo sogno, o dovremo continuare a farlo nel sonno.

IN QUESTO VIDEO IRIS CIMA PRESENTA IL WEVO IN CANTIERE

http://www.cimaboats.com

 

IL WEVO 6.5 RACONTATO DAL SUO CREATORE ORIS MARTINO D'UBALDO - La barca è progettata per una costruzione in sandwich di vetro con anima in 3d core laminato ad infusione con resina poliestere come da regolamento mini.Per la prima volta è stato approvato quest’anno dalla classe mini l’utilizzo di un’anima in PET, il 3dcore che è stato utilizzato al fine di ridurre il peso ed aumentare la rigidità del fasciame.  

Dal punto di vista dell’architettura navale, l’idea perseguita con successo è  quella di avere una carena all round che potesse esprimere le sue massime potenzialità a reaching senza che questo divenisse un difetto in bolina. Un “semi scow” quindi, che faccia del compromesso tra un ottima stabilità di forma e leggerezza le sue armi vincenti.  

La scelta è stata dunque quella di privilegiare l'aspetto della riduzione di dislocamento a scapito di una carena non completamente scow. La carena è aggressiva e potente nel tentativo di massimizzare la stabilità di forma e di facilitare la planata anche ad angoli di sbandamento piuttosto elavi con uno spigolo molto alto a poppa e discendente. L’assetto statico appoppato la rende poi perfettamente settata in navigazione, morbida sulle onde di bolina e certamente  contribuisce a contrastare la tendenza all’ingavonata ad alte velocità tipica di carene molto largehe e molto corte come i mini transat. 

Tale tendenza e’ uno dei motivi principali di rottura, a causa delle forze inerziali in gioco sul rig,  oltre che essere una componente importante per le prestazioni sia in navigazione single handed (competizioni come la Transat 650) in cui evidentemente una miglior efficacia della carena in assetto planante corrisponde ad una sicurezza maggiore nella navigazione (anche quando a timonare e’ un pilota automatico).

A questo proposito le linee d’acqua sono tanto piene a prua, la linea di falchetta ed il fianco pressochè verticale nascondono i volumi importanti della carena al di sotto dello spigolo, le linee d’acqua (piano di costruzione alla mano) non sono troppo dissimili da quelle di uno scow per cosi dire “allungato” al di sotto dello spigolo, mentre la murata praticamente verticale a prua e comunque poco inclinata a poppa. Consueto invece il transom a poppa, immerso per qualche centimetro, tipico degli scafi plananti puri.

Le strutture, tutte costruite in sandwich, prevedono una configurazione trasversale, con solo 2 strutture longitudinali che diventano un’unica avanti all’albero, i vani per lo stivaggio di materiali e vele sono ricavati sopra le casse di galleggiamento (imposte dalla stazza mini e che rendono le barche inaffondabili) e negli spazi tra le strutture.

Nel piano velico cosi come per la carena la scelta è stata decisa: privilegiare le andature portanti cercando di non perdere troppa efficienza in quelle aspirate. Per ottenere questo risultato sul pacchetto aero e’ stato importante spostare l’albero molto in indietro, aumentando il triangolo di prua e dando più spazio ad un gennaker importante di 80mq. Lo spostamento verso poppa del piede, se pur minimo consente di avere un’inclinazione vantaggiosa dei lati di inferitura di gennake e code0, questo incide sulla propensione alla planata dell’imbarcazione e su un giusto trim della carena. La randa risulta piuttosto allungata con uno square top imponente, il genoa 110% con sistema di regolazione 3d, ha un allunamento marcato che è consentito dalle sartie D1 accostate alla tuga e le crocette a boomerang montate sull'albero Ag+.

Il pozzetto e’ piuttosto razionale e pensato per l’uso in solitario: il tipico cassone per l’uscita di poppa è stato eliminato, al fianco delle panche una zona di calpestio inclinata consente un appoggio comodo in assetto sbandato. La tuga è piuttosto piatta, calpestabile, utile anche per disporre dei pannelli fotovoltaici. 

Il trasto randa è posizionato a poppavia del timoniere, il circuito di scotta rinviato in una torretta al centro del pozzetto di facile utilizzo anche in solitario.  L’estrema poppa è caratterizzata da due spazi laterali predisposti per accumulare materiale e che in navigazione sono utili per la vivibilità a bordo e per l’incremento di prestazioni: l’importanza di avere spazi di accumulo di peso (matossage) in posizione arretrata è fondamentale su una barca planante e leggera. I timoni sono appesi sullo specchio, non sollevabili come da regolamento di mini serie, ma con le barre di accoppiamento regolabili. L’attrezzatura scelta segue criteri di sicurezza e leggerezza cercando di non eccedere nelle manovre, ma dando allo skipper la possibilità di ottimizzare le proprie andature.

Sezione ANSA: 
Saily - News

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