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19/11/2011 - 17:49

Filippo Baldassari (Finn) è già in Australia per il Mondiale. Intervista

Olimpiche: il primo azzurro a Perth

Filippo Baldassari è già in Australia. Il timoniere della classe Finn è il primo velista della spedizione azzurra ai Mondiali ISAF di Perth 2011, quelli che valgono le qualifiche olimpiche per nazione, a volare down-under

Filippo Baldassari è già in Australia. Il timoniere della classe Finn è il primo velista della spedizione azzurra ai Mondiali ISAF di Perth 2011, quelli che valgono le qualifiche olimpiche per nazione, a volare down-under. E' decollato lunedi scorso, oltre una settimana prima del resto della squadra, che partirà il 22 e il 26 novembre. Un richiamo irresistibile, per una delle sorprese delle selezioni olimpiche azzurre? Più semplicemente, un suggerimento del suo tecnico, Luca Devoti. Come ci spiega lo stesso Filippo. "Ho chiesto io di anticipare la partenza, pagando di tasca mia le tasse per lo spostamento del volo. L'ho fatto per seguire il consiglio di Luca, arrivare una settimana prima mi consentirà di smaltire prima l'effetto del fuso orario. Il grosso dei miei compagni di squadra arriverà il 22, e il 23 dovremmo anche avere a disposizione le barche, tutte sdoganate."
 
Un mondiale super, con previsioni di vento forte, tutti i migliori del mondo: quali sono gli obiettivi personali di Filippo Baldassari?

"La qualificazione per nazione è un obiettivo persino ovvio, si va lì per questo! A livello personale non saprei. E' normale puntare a dare il meglio in qualsiasi regata, e io non faccio il Mondiale Finn da quasi 2 anni. Il mio primo Mondiale da neo-finnista fu nel 2009, in Danimarca, dopo soli 6 mesi su questa barca. Fu una bella sorpresa, finii 34°, c'era tanto vento e io pesavo solo 88 kg, terminai alcune prove con 30 nodi davanti ai migliori italiani... Poi ci fu San Francisco, la barca rotta nel trasporto, la coperta scollata, alla fine il ritiro. Insomma, c'è voglia di far bene."
 
Come ti senti ad essere uno dei più giovani sulla classe Finn e nella squadra italiana?
"Una volta il rapporto tra età, anni passati sul Finn, e i risultati, era più stretto. Oggi ci sono giovani che si mettono in luce presto. Credo che molto dipenda dal modo in cui si lavora, e con chi ci si prepara."
 
E tu con chi hai lavorato in questi anni? Facci la storia dei tuoi tecnici.
"Nell'inverno 2008-2009 mi sono allenato in Croazia a Spalato, con il tecnico di riferimento croato Minski Fabris La prima stagione internazionale ho fatto molte trasferte a spese mie, tranne il Mondiale. Il tecnico federale per il Finn era Valentin Mankin, ed è lui che mi ha accompagnato al Mondiale. Poi fu chiamato sulla Star e nel 2010 il tecnico per il Finn fu Paolo Ghione. Ho lavorato con lui e Giorgio Poggi, tanti allenamenti in Liguria e preparazione intensa. Non fu una stagione brillantissima per me, ma è normale. Quando cambi classe la prima stagione va sempre bene, non hai aspettative, hai tanta voglia, il difficile viene dopo, quando cerchi di crescere e rischi tante delusioni, per molti fattori. Dall'inverno 2010 il Finn venne assegnato a Luca Devoti."
 
Com'è lavorare con un tecnico medaglia olimpica?
"Ci siamo trasferiti a Valencia, dove Luca abita e lavora, e dove è sorta spontaneamente una vera e propria Finn School internazionale. Una cosa notevole, vengono tanti campioni, hai la possibilità di confrontarti in acqua con tanti talenti e modi diversi di navigare. Anche nelle ultime settimane prima di partire per l'Australia, pensavo che sarei stato solo con Giorgio Poggi, invece abbiamo trovato 5-6 finnisti tedeschi, spagnoli. Luca è un personaggio, mi sorprende sempre quanto entusiasmo ci mette. La mattina viene con noi in palestra, magari si allena anche lui, e poi esce in mare tutti i giorni, anche nel weekend se serve. Il programma viene prima di ogni altra cosa. Se abbiamo saltato un giorno durante la settimana si recupera la domenica, e lui c'è, anche a costo di penalizzare la famiglia. Sono rimasto più del previsto, perché Luca mi ha invogliato, tra palestra e uscite. C'è entusiasmo, un clima fertile, e così lavorare risulta assai meno pesante."
 
Poi c'è stata la "parentesi" di Pierluigi Fornelli a Weymouth, per il Test Event...
"Piero è ottimo, lo conosco da anni perché è il mio allenatore in Finanza, siamo in sintonia e lavoriamo bene insieme. E il Test Event è andato bene, sono soddisfatto. Ho terminato 14°, ma vicinissimo all'11°, insomma non lontano dalla Medal Race. Qualche prova è andata molto bene, nei dieci, un 6°, sempre con vento forte. Diciamo che sono contento di come ho retto fisicamente i 6 giorni di regate. Due mesi prima per la regata di World Cup lo stesso campo mi era sembrato durissimo, un massacro, perché ero arrivato stanco dopo le selezioni tra Palma, Hyeres e Riva. Invece ad agosto ero fresco e preparato, l'ultimo giorno fisicamente mi sentivo come il primo, e questo aspetto su una barca come il Finn è essenziale."
 
Com'è il campo di regata olimpico di Weymouth & Portland?
"Un bel posto, mi piace il clima che ho trovato al Test Event, con i parcheggi per nazione, le bandiere sui container, i codici di nazione sulle barche... Si capiva davvero di essere alla prova generale delle Olimpiadi. Quanto al campo di regata, sono sempre più convinto che la parte più impegnativa sia la preparazione atletica. Prima di tutto le regate sono lunghissime, più lunghe di quelle medie durante la stagione, perché per l'Olimpiade si sfrutta l'intera durata massima prevista dalla classe, cioè 75 minuti. Come si è visto, c'è spesso vento forte, e poi quel mare ha altre insidie: una corrente spesso fortissima, che provoca un tipo di onda difficile, fisica. Sono onde ripide, con le crestine, in una prova devi lottare su ogni singola onda. Ammesso che le condizioni olimpiche siano queste: nel 2007 ho fatto qui il Mondiale ISAF Youth con il Laser, e abbiamo trovato una settimana di venticelli leggeri!"
 
E adesso Perth...
"Con Luca abbiamo guardato le statistiche del vento su Internet: la scala partiva da 18 nodi: cioè lo "zero", il livello minimo di vento, era 18 nodi! Si sa che Fremantle, dove regaleremo, è famosa per una termica forte. Vedremo, siamo pronti e non  ci facciamo intimorire."
 
Quali sono gli atleti di riferimento della tua classe, quelli che rispetti e temi maggiormente? Ben Ainslie a parte, ovviamente...
"Ben è su un altro pianeta, ma a parte lui vedo comunque in forma la squadra inglese, e a Perth più d'uno sarà in alto... Poi c'è il francese Jonathan Lobert, stagione notevole, l'olandese Pietre Jan Postma sempre super, gli sloveno Gasper Vincec e Vasilij Zbogar. Ma credo che noi italiani, cioè io e Giorgio (Poggi, ndr) siamo lì, ce la battiamo con tutti. Gioco di squadra per la qualifica? Non ne abbiamo mai parlato. Spero che non ce ne sia bisogno."
 
Cosa manca ai velisti italiani, nel Finn ma anche con un occhio ad altre classi, per colmare il gap con i migliori stranieri?
"Gli stranieri lavorano con grossi carichi in palestra, fanno una preparazione massacrante. E' una visione diversa: meno regate e più preparazione atletica. L'aspetto più importante è arrivare in condizione perfetta, a posto fisicamente e con i materiali in ordine, all'evento decisivo. Ci vuole una programmazione da Finn, allenamenti lunghi, meno mare e più palestra, con un calendario preciso... Per riuscire a seguire al meglio una preparazione del genere devi essere guidato da qualcuno che conosce bene la classe."
 

Quale strategia per il Mondiale? Hai preparato tabelle o deciderai giorno per giorno?
"Vivrò prova per prova, cercando di evitare aspettative, emozioni, rimorsi o rimpianti tra una prova e la successiva. La cosa importante è fare le cose facili, e analizzarle momento per momento. In questo modo, alla fine qualcosa di buono esce sempre fuori..."

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