Storia | Regata > Coppa America
06/06/2014 - 20:30
Il difficile viene dopo il Protocollo
Il difficile viene dopo il Protocollo
New Zealand verso il no alla Coppa?
I ritardi della Coppa fanno male soprattutto ai kiwi: Grant Dalton insorge sui media neozelandesi: “Non conoscere la località dove si correrà la regata preclude la partecipazione dei team basati sulle sponsorizzazioni.” Spiega perché, stavolta, lo squadrone di Auckland potrebbe davvero dire di no. Con conseguenze per tutti…
di Fabio Colivicchi
E’ arrivato un Protocollo carico di… E’ arrivato, si, ma mezzo vuoto. O almeno senza una delle voci più importanti: la località che ospiterà le regate della prossima America’s Cup. La recente pubblicazione del tanto atteso Protocollo per la XXXV Coppa America, lungi dal liberare risorse e attività, sta creando qualche malumore di troppo. Il più rilevante viene dalla Nuova Zelanda e riguarda il team finalista dell’ultima edizione, Emirates Team New Zealand, lo squadrone della vela mondiale, che potrebbe essere il grande assente della prossima Coppa. Perché? Lo ha spiegato il guru Grant Dalton al New Zealand Herald.
Partendo da due elementi negativi del Protocollo: 1) la decisione sulla località slitta e gli organizzatori (che sarebbero secondo indiscrezioni in trattativa con 4 possibili sedi: San Francisco, San Diego, Honolulu e Chicago) hanno preso tempo fino a novembre (!) per annunciarla; 2) l’iscrizione e la presentazione delle sfide, invece, ha termine il prossimo 8 agosto (quindi quasi certamente “l buio”, senza sapere la località) e la tassa è raddoppiata da 1 a 2 milioni di dollari.
“Non so come sarà possibile conciliare questi due aspetti – si è infuriato Dalton, parlando da Monaco dove si trovava per lavoro prima di volare in Nuova Zelanda – Senza una sede della regata non è possibile raccogliere fondi, e questo crea difficoltà per i team che stanno in piedi grazie agli sponsor e non a ricchezze private. “Gli sponsor non prenderanno decisioni definitive, finchè non saremo in grado di dargli una località che possa essere di loro interesse commerciale. Quindi siamo fermi, e il tempo passa…”
Dalton è atteso a ulteriori commenti dopo il suo rientro in Nuova Zelanda. Ma l’allarme è chiaro e forte: la squadra più competitiva della vela di Coppa America, la finalista di molte ultime edizioni, potrebbe essere costretta a dare forfait. Vista dal punto di vista di Oracle, il detentore, potrebbe sembrare una buona notizia: il più temibile dei rivali fuori gioco. Ma non è così: se Team New Zealand non riuscirà a presentare la sfida, la XXXV Coppa America nascerà già mutilata. Come un mondiale di calcio senza Brasile o Italia o Spagna. E a soffrirne le conseguenze, in termini di appeal, visibilità e interesse del pubblico, saranno tutti, a cominciare dalli stesso defender.
Intanto per il momento non ci sono commenti da Luna Rossa, l’altra sfida pronta, e l’altra squadra finalista dell’ultima Louis Vuitton Cup. Patrizio Bertelli starebbe esaminando il Protocollo con i suoi, e dopo l’annullamento dell’inaugurazione della base operativa di Cagliari, sono attese nuove comunicazioni, e reazioni alle norme stabilite da Oracle e Team Australia.
di Fabio Colivicchi
E’ arrivato un Protocollo carico di… E’ arrivato, si, ma mezzo vuoto. O almeno senza una delle voci più importanti: la località che ospiterà le regate della prossima America’s Cup. La recente pubblicazione del tanto atteso Protocollo per la XXXV Coppa America, lungi dal liberare risorse e attività, sta creando qualche malumore di troppo. Il più rilevante viene dalla Nuova Zelanda e riguarda il team finalista dell’ultima edizione, Emirates Team New Zealand, lo squadrone della vela mondiale, che potrebbe essere il grande assente della prossima Coppa. Perché? Lo ha spiegato il guru Grant Dalton al New Zealand Herald.
Partendo da due elementi negativi del Protocollo: 1) la decisione sulla località slitta e gli organizzatori (che sarebbero secondo indiscrezioni in trattativa con 4 possibili sedi: San Francisco, San Diego, Honolulu e Chicago) hanno preso tempo fino a novembre (!) per annunciarla; 2) l’iscrizione e la presentazione delle sfide, invece, ha termine il prossimo 8 agosto (quindi quasi certamente “l buio”, senza sapere la località) e la tassa è raddoppiata da 1 a 2 milioni di dollari.
“Non so come sarà possibile conciliare questi due aspetti – si è infuriato Dalton, parlando da Monaco dove si trovava per lavoro prima di volare in Nuova Zelanda – Senza una sede della regata non è possibile raccogliere fondi, e questo crea difficoltà per i team che stanno in piedi grazie agli sponsor e non a ricchezze private. “Gli sponsor non prenderanno decisioni definitive, finchè non saremo in grado di dargli una località che possa essere di loro interesse commerciale. Quindi siamo fermi, e il tempo passa…”
Dalton è atteso a ulteriori commenti dopo il suo rientro in Nuova Zelanda. Ma l’allarme è chiaro e forte: la squadra più competitiva della vela di Coppa America, la finalista di molte ultime edizioni, potrebbe essere costretta a dare forfait. Vista dal punto di vista di Oracle, il detentore, potrebbe sembrare una buona notizia: il più temibile dei rivali fuori gioco. Ma non è così: se Team New Zealand non riuscirà a presentare la sfida, la XXXV Coppa America nascerà già mutilata. Come un mondiale di calcio senza Brasile o Italia o Spagna. E a soffrirne le conseguenze, in termini di appeal, visibilità e interesse del pubblico, saranno tutti, a cominciare dalli stesso defender.
Intanto per il momento non ci sono commenti da Luna Rossa, l’altra sfida pronta, e l’altra squadra finalista dell’ultima Louis Vuitton Cup. Patrizio Bertelli starebbe esaminando il Protocollo con i suoi, e dopo l’annullamento dell’inaugurazione della base operativa di Cagliari, sono attese nuove comunicazioni, e reazioni alle norme stabilite da Oracle e Team Australia.
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