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19/03/2013 - 22:18

Intervista a 5 mesi dalla Coppa

Le verità (e altro)
di Jimmy Spithill

Parla a cuore aperto James Spithill, il timoniere australiano di Oracle. Sulla scuffia, il recupero, l’affidabilità, il foiling, e i tempi di arrivo del secondo AC72 del defender. E sugli avversari. “Fidati: non scambierei Oracle USA con Emirates Team New Zealand. Dalton? Bullshit!”

A cinque mesi dall’America’s Cup 2013 la tensione cresce. Il timoniere e skipper di Oracle, James Spithill divenne nel 2010 il più giovane vincitore dell’America’s Cup di tutti i tempi. Sail World lo ha recentemente intervistato e sebbene le sue osservazioni possano apparire prevedibili e diplomatiche, lasciano già trasparire la naturale tensione verso i maggiori rivali di Emirates Team New Zealand.

Domanda - Negli ultimi anni il vento sulla baia di San Francisco nel mese di settembre, arriva dritto dal Golden Gate tra i 20 e i 22 nodi intorno alle 14.30. Le partenze della prossima America’s Cup sono previste per le 13.00, quando il vento diventa leggermente variabile e intorno ai 15 nodi. Vi state allenando per questa specifica condizione?

James Spithill - Generalmente in estate il vento varia ovunque tra i 10 e i 15 nodi. Verso settembre c’è una piccola percentuale che vede il vento sui 10 nodi con cali o raffiche, anche fino a 30 nodi. A San Francisco invece, l’aria in partenza si aggirerà tra i 15 e 20 nodi, condizioni perfette e affidabili che renderanno l’evento molto “televisivo”.
Lo scorso anno abbiamo regatato due World Series proprio a San Francisco, una a settembre, l’altra in ottobre. In entrambi i casi ci potevi mettere l’orologio, il vento arrivava puntuale e queste barche si adattano piuttosto bene ad ogni condizione. Un bene per noi e per i media televisivi. Al contrario, l’inverno per Artemis è stato piuttosto duro, in termini di affidabilità del vento con un gap temporale di navigabilità piuttosto stretto, di sole poche ore.
Quando siamo ripartiti noi a febbraio, l’aria si aggirava tra i 10 e i 20 nodi, anche fino a 25.

D - Cosa avete imparato dalla scuffia in allenamento a San Francisco?

JS - Davvero tanto. E’ stata un’esperienza dura e molto illuminante, soprattutto riguardo alle reazioni a una situazione molto difficile e ai suoi postumi. Come gruppo, intendo. Un test importante per tutti, per il team a terra, per i costruttori, gli ingegneri… E’ stato davvero impressionante vedere come il team reagiva. In un certo senso quest’esperienza ci ha messi alla prova più degli altri team, per come l’abbiamo affrontata, come ne siamo venuti fuori, con una barca migliore, più veloce e sicura.

DDal timone a barra a quello a ruota: quali benefici per te come timoniere?

JS - Se non facciamo foiling (il termine indica la situazione nella quale la barca naviga con entrambi gli scafi fuori dall’acqua), penso che la barra resti la strada migliore da percorrere. Tutte le barche come i 60 hanno la barra, i MOD70 hanno la barra, persino per i TP52 la barra è la strada giusta e penso che potremmo fare un lavoro migliore. Ma quando cominci a volare, la ruota sembra la soluzione più giusta, un po’ più stabile al timone, ti consente di piantare i piedi e mantenere queste velocità. Mi sembra un po’ meglio. Abbiamo deciso di avere un timone a ruota ed è nostro obiettivo migliorare continuamente la barca, con una costante attenzione a quei piccoli dettagli che comunque possono migliorare la barca. Se guardi la barca adesso ti accorgerai che è molto diversa da quando è stata varata. Del resto questa è la Coppa America, la ricerca costante, piccoli miglioramenti, perfezionamenti e cambiamenti. In questo senso abbiamo fatto grandi passi, con grandi sviluppi e miglioramenti in molte parti della barca. Prima di scuffiare, avevamo pianificato una lunga lista di modifiche da realizzare durante l’inverno. Naturalmente dovevamo cominciare un po’ prima, avevamo tanto da cambiare e in qualche modo avremmo dovuto esaminare con più attenzione alcuni aspetti visto quello che poi è accaduto. Oggi siamo piuttosto soddisfatti della barca, ma non abbiamo nessuna intenzione di fermarci e dobbiamo proseguire sulla strada dei continui miglioramenti. La barca è molto più veloce dell’inizio e realizzare le modifiche richiede mettere la barca nell’hangar e lasciare che ingegneri e costruttori facciano il loro lavoro. Un lavoro che richiede tempo, impegno e lavoro straordinario.

D - Altre modifiche chiave?

JS - L’altra grande modifica è la forma dei foils. Tutti i team dedicano molto tempo ed energie alla ricerca di come strambare e mantenerla sui foils. Virare e strambare senza scendere o fermarsi troppo, ti fa guadagnare molto girando le boe. Ma non ci si può fermare qui, devi davvero essere certo di non avere punti deboli. Naturalmente il foiling è molto importante, ma non puoi trascurare le vele o i wings.

D - Come procede la seconda barca?

JS - Va bene, il lavoro procede. Stiamo programmando di portare dentro la barca 1, nel frattempo si sta facendo un ottimo lavoro sulla barca 2. Ci vogliono molte ore e molti uomini per costruire queste barche e i loro componenti.

D - Quanti giorni la barca 1 sarà ancora in acqua prima di passare alla seconda?

JS - Ancora non si sa, abbiamo avuto qualche intoppo e diverse modifiche. Certo, al momento la barca numero 1 ha dimostrato di essere affidabile. Molto dipende da come procede la costruzione e penso ci alleneremo con la barca numero 1 ancora un po’.

D - Quanto tempo ci vorrà per vederle navigare insieme?

JS - Abbiamo stabilito che navighino entrambe ed è questo ciò per cui stiamo lavorando. Sarà interessante capire quanti giorni a settimana potremo navigare, ci sono diverse operazioni logistiche per uscire con entrambe, ma ci siamo preparati per questo.

D - Artemis ha imparato molto da voi. E voi?

JS - Abbiamo imparato molto anche noi. Solo osservando un’altra barca, come reagisce e cosa fanno gli altri, è un’ottima lezione per entrambi i team.

D - Emirates TNZ e Luna Rossa stanno arrivando…

JS - Sarà grande. Si sono allenati tantissimo in Nuova Zelanda che non potremo trarne che benefici da un confronto con loro.

D - Team New Zealand sembra davvero ben organizzato, si sono allenati in acqua e sulla seconda barca, molto più di chiunque altro. Non vorresti trovarti nella stessa situazione?

JS - Fidati, non lo desidero affatto e comunque la tensione fa parte del gioco. Lo abbiamo visto alla finale delle World Series, quando la pressione si è fatta sentire e Team New Zealand ha “bucato” le regate con non belle performance agli ultimi due eventi a San Francisco, quelli con il one design, naturalmente.
Credo che la questione sia non tanto o non solo sul tempo di allenamento e regata, ma anche e soprattutto sulla qualità. Alla fine dei giochi chi regata meglio vince ed è questo quello che conta.

D - Contenti della situazione attuale di Oracle?

JS - Per i progressi che stiamo facendo si. Certo dobbiamo recuperare il tempo perso e passare più tempo possibile in mare è fondamentale. Luna Rossa e i kiwi hanno lavorato tanto in mare, ma adesso sarà il loro turno a restare fermi, perchè dovranno trasportare le barche e organizzarsi qui...

D - Barche enormi e velocissime, percorso è stretto, prevedi tante virate e strambate?

JS - Credo di si, i 72 hanno un angolo più profondo dei 45, ma credo vedremo regate simili alle World Series, “rimbalzando” sugli estremi dei lati del percorso, con molte manovre per l’equipaggio.

D - Chi timonerà la vostra seconda barca durante gli ultimi allenamenti?

JS - Sicuramente Ben (Ainslie, ndr), è uno dei migliori velisti del mondo e con lui abbiamo guadagnato molto spessore.

D - Riesci a passare del tempo su altre barche, come lo scorso anno sul Moth?

JS - E’ sempre più difficile, abbiamo un paio di Moth per qualche uscita breve e divertente, e io sto provando il Kiteboard, mi piace e mi interessa molto. Mi dispiace non andare a Napoli, ma allo stesso tempo credo sia una ottima opportunità per Tom Slingsby che sarà il nostro timoniere.

D - E chi sarà il tattico del vostro AC72?

JS - Abbiamo molte possibilità: John Kosteck, Darren Bundock, ovviamente Russell (Coutts, ndr), Murray Jones. Abbiamo molta gente versatile per più ruoli.

D - Qualche commento sugli sfidanti?

JS - Sì. Grant Dalton (Emirates Team New Zealand) ogni volta che gli viene chiesto qualcosa dai media su Oracle ripete costantemente l'affermazione secondo la quale noi abbiamo ottenuto risorse illimitate e possiamo fare qualsiasi cosa ci piaccia.
Questa è disinformazione bella e buona (Jimmy usa la frase “complete crap”, dove crap sta per shit...)! Larry Ellison non è arrivato dove si trova buttando i soldi. Abbiamo un budget limitato come tutti, dobbiamo attenerci ad esso e dobbiamo scendere a compromessi e sacrifici. I kiwi invece, loro si, hanno ottenuto un grosso budget. Hanno un bilancio davvero grande. Solo Grant può andare in giro a dire che noi avremmo risorse illimitate. Francamente sono tutte stronzate.

D - I kiwi stanno spendendo più soldi di voi?

JS - Non lo so. Di sicuro vedo che stanno spendendo un sacco di soldi. Più di quello che avevano dichiarato. Hanno messo su un design team enorme. Ecco perchè quando Dalton dice che saremmo noi ad avere risorse illimitate mi arrabbio. “Is just complete crap”!

(Rob Kothe - www.sail-world.com)

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