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29/07/2010 - 19:02

PARTITA LA SUPERCLASSICA FRANCESE IN SOLITARIO

Le Figaro,
c'est plus difficile

di Frank Cummings

Pietro D'Alì ancora al via della Solitaire. Cinque tappe tra la Manica, Biscaglia, la Bretagna, l'Irlanda e arrivo a Cherbourg. Con 45 solitari sui monotipi Figaro, coste rocciose e maree. E' l'università della vela d'altomare

E’ il Figaro, baby. Le Figaro: quotidiano politico tra i più seguiti in Francia (altro esempio di gemellaggio con la vela, dopo quello di lunga durata che legò il quotidiano sportivo L’Equipe all’omonima classe giovanile, tuttora attiva), e allo stesso tempo regata intorno alla Francia per navigatori solitari, gente “tosta” avvezza alle maree di quattro metri della Bretagna, che arriva a sfiorare le bianche scogliere britanniche, o l’Irlanda come in questo caso.

Un giro a vela in solitario talmente esclusivo, tecnico, banco di prova per gli skipper che aspirano agli oceani, eppure flotta che spesso annovera anche acclamati cap-hornier, al punto che dalla regata è derivata una barca, la Figaro Class. E Il Figaro, per tutti i velisti, è infine tutto un mondo: la navigazione d’altura lunga, più difficile perché lungo coste rocciose e inospitali, i panorami indimenticabili, la ricerca delle prestazioni (essenziale in una regata tra monotipi), le tappe, gli sponsor, la gestione del sonno e delle attrezzature. Immaginate la Roma per 2 o la Cinquecento x 2, trasformatele in solitario e moltiplicatele per cinque, il giro della Francia più velica che c’è, solo vento e onde. Tutto qui, e scusate se è poco.

La Figaro 2010, con questo carico di storia, contenuti e responsabilità, è partita dopo 10 mesi di preparazioni, rigging, allenamenti, studi meteo. Prima tappa in corso: ci sono 45 navigatori tra Le Havre (in Normandia) e Gijon (nella Spagna delle Asturie), 515 miglia nel celebrato (più spesso per le sue tempeste) Golfo di Biscaglia. Nel gruppo di testa (si fa per dire: la flotta è assai compatta e ci sono una decina miglia tra il primo e l’ultimo) nomi come Karine Fauconnier (Eric Bompard Cachemir), Erwan Tabarly (Nacarat) – due figli d’arte che riportano agli anni gloriosi dell’epopea oceanica dello yachting, quando i papà Yvonne e Eric inventavano di tutto per vincere – o Adrien Hardy (Agir Recouvrement), Nicolas Lunven (Generali), uno dei favoriti Armel le Cléac’h (Brit Air).

In mezzo al furore di questa vela (in grandissima parte francoise, ça va sans dire), ci riprova Pietro D’Alì. Uno dei pochi marinai italiani veri, e non a caso il primo a credere in questa regata e a sfiorare il trionfo alla sua prima partecipazione. Pietro il versatile, dalle Olimpiadi all’altura, dalla Coppa America all’oceano, il co-equipier che ha riportato alla vittoria Giovanni Soldini, nonostante l’età cominci a pesare un po’ è ancora quello che ha più mare di tutti, nelle vene e negli occhi. E c’è anche stavolta, grazie allo sponsor (di questi tempi è un mezzo miracolo e va sottolineato adeguatamente) Italcementi e ai suoi marchi TX-Active e i-Nova che da il nome alla barca. In attesa di capire cosa sarà del progetto Italia70 per la Volvo Ocean Race 2011-2012 (del quale Pietro era un tassello sicuro), il richiamo del Figaro riporta per mare il nostro navigatore più rappresentativo.

Dopo la prima tappa spagnola, si torna da Gijon a Brest (418 miglia), quindi Brest-Kinsale (349 miglia verso l’Irlanda), e Kinsale-Cherbourg (439 miglia). Info, classifiche, posizioni sulla mappa, foto e video (che trovate anche sulla webTV di Saily.it) sono sul sito ufficiale: www.lasolitaire.com.

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