Storia | Regata > Vela Oceanica
06/09/2011 - 18:24
L'odissea di Francis Joyon e del suo trimarano IDEC. I soccorsi, l'uragano Irene. E alla fine...
L'odissea di Francis Joyon e del suo trimarano IDEC. I soccorsi, l'uragano Irene. E alla fine...
La scuffia?
E' stato solo l'inizio
E' stato solo l'inizio
L’odissea di Francis Joyon e del suo trimarano IDEC. Dopo la scuffia a largo di New York, l’attesa dei soccorsi, e – a sorpresa – l’arrivo dell’uragano Irene. Affrontato da marinaio leggendario. E ora IDEC è già pronto ad attraversare l’Atlantico!
Francis Joyon è un grande navigatore e come tale ne ha viste e vissute di tutti colori, sul mare e sugli oceani. La rovinosa scuffia del suo maxi trimarano IDEC, poche miglia fuori New York, dopo la partenza del tentativo di record atlantico, non sarebbe stata niente di speciale (anche se… provate a immaginare un trimarano di 20 metri per 15 che si ingavona e scuffia, con il suo skipper sopra!). E’ il seguito che ha completato l’avventura (si fa per dire) e che merita di essere raccontato.
Joyon è rimasto 48 ore a bordo della bestia ferita, il trimarano di 97 piedi (!) rovesciato, in attesa che partisse la macchina dei soccorsi. Si è scatenata una gara di solidarietà inattesa tra la gente di mare, anche perché la news ha fatto rapidamente il giro del mondo tramite internet. Quando sul luogo del naufragio è arrivata la Tiger Shark, barca da salvataggio con a bordo tre subacquei professionisti, Francis ha insistito per immergersi personalmente 40 metri per imbracare e recuperare la sezione alta dell’albero di IDEC rotta nella scuffia. E non c’è stato verso di fargli cambiare idea!
La barca rovesciata è stata inizialmente rimorchiata a Montauk, East Hampton, all’ingresso della baia di Long Island. Qui con l’aiuto di Christophe Houdet e Jef d'Etiveaud, noto skipper del maxi Mari Cha, sono iniziate le operazioni per raddrizzare il trimarano. Ma qui è entrato in scena l’uragano Irene…
Le previsioni, la cui gravità e la cui eco sono arrivate anche in Italia, hanno subito annunciato che la tempesta avrebbe colpito duramente le coste orientali. Occorreva spostare IDEC. Nuovo rimorchio, scelta tra vari ricoveri offerti, con iniziale parcheggio a Narragansett Bay, uno dei luoghi culto della storia dello yachting negli USA, nella darsena del museo storico Herreshoff Museum a Bristol.
Irene teneva già il museo in allerta massima, con febbrili lavori per mettere al sicuro la collezione di oltre 100 scafi storici, e nonostante ciò i responsabili del museo hanno insistito per accogliere IDEC. Per qualche ora, il gigantesco monumento della vela più moderna e tecnologica, è stato fiancata a fiancata con legni centenari dalle linee romantiche!
Non è durata molto: l’ormeggio al museo si è dimostrato poco sicuro in caso di uragano forte, con il vento che già soffiava a 60 nodi (!) sulla zona. Cosicché, su insistenza di Francis Joyon, e insieme all’ex navigatore solitario Jean-Pierre Mouligne che abita nella zona, IDEC è stato nuovamente spostato, in una baia più piccola e riparata nella zona di Hunt Shipyard a Bristol. Quando poche ore dopo l’uragano è arrivat0 e ha colpito (fortunatamente declassato a Tropical Storm), Joyon è rimasto a bordo di IDEC per tutto il tempo, con la barca assicurata da 12 cime di ormeggio. Dodici ore dopo il peggio è passato e IDEC dichiarato salvo.
Dovevano essere i giorni del record di velocità, quello dell’Atlantico o – in alternativa come aveva preannunciato Francis – quello sulle 24 ore. E’ andata molto diversamente dal previsto, ma l’esperienza è comunque stata preziosa per il francese. In una nota Francis ha personalmente ringraziato tutti quelli che gli sono stati vicino e fornito aiuto e assistenza preziosa. Una conferma, se ce ne fose stato bisogno, dello spirito di solidarietà che sussiste tra la gente di mare.
Questa settimana IDEC dovrebbe in Francia, si sta cercando un cargo, ma l’operazione in termini di logistica e costi non è da poco per un trimarano di 97x54 piedi… Così Francis ne ha in serbo un’altra delle sue. Sta considerando la possibilità di riportare la barca a casa via mare! “Ho ancora un pezzo d’albero di 17 metri, uno staysail, un orc e un code zero: abbastanza per riportarci a casa in sicurezza…”. Insomma, anche con una barca mezza rotta, Joyon si conferma una fonte di ispirazione per una vela oceanica senza limiti. Chapeau.
Francis Joyon è un grande navigatore e come tale ne ha viste e vissute di tutti colori, sul mare e sugli oceani. La rovinosa scuffia del suo maxi trimarano IDEC, poche miglia fuori New York, dopo la partenza del tentativo di record atlantico, non sarebbe stata niente di speciale (anche se… provate a immaginare un trimarano di 20 metri per 15 che si ingavona e scuffia, con il suo skipper sopra!). E’ il seguito che ha completato l’avventura (si fa per dire) e che merita di essere raccontato.
Joyon è rimasto 48 ore a bordo della bestia ferita, il trimarano di 97 piedi (!) rovesciato, in attesa che partisse la macchina dei soccorsi. Si è scatenata una gara di solidarietà inattesa tra la gente di mare, anche perché la news ha fatto rapidamente il giro del mondo tramite internet. Quando sul luogo del naufragio è arrivata la Tiger Shark, barca da salvataggio con a bordo tre subacquei professionisti, Francis ha insistito per immergersi personalmente 40 metri per imbracare e recuperare la sezione alta dell’albero di IDEC rotta nella scuffia. E non c’è stato verso di fargli cambiare idea!
La barca rovesciata è stata inizialmente rimorchiata a Montauk, East Hampton, all’ingresso della baia di Long Island. Qui con l’aiuto di Christophe Houdet e Jef d'Etiveaud, noto skipper del maxi Mari Cha, sono iniziate le operazioni per raddrizzare il trimarano. Ma qui è entrato in scena l’uragano Irene…
Le previsioni, la cui gravità e la cui eco sono arrivate anche in Italia, hanno subito annunciato che la tempesta avrebbe colpito duramente le coste orientali. Occorreva spostare IDEC. Nuovo rimorchio, scelta tra vari ricoveri offerti, con iniziale parcheggio a Narragansett Bay, uno dei luoghi culto della storia dello yachting negli USA, nella darsena del museo storico Herreshoff Museum a Bristol.
Irene teneva già il museo in allerta massima, con febbrili lavori per mettere al sicuro la collezione di oltre 100 scafi storici, e nonostante ciò i responsabili del museo hanno insistito per accogliere IDEC. Per qualche ora, il gigantesco monumento della vela più moderna e tecnologica, è stato fiancata a fiancata con legni centenari dalle linee romantiche!
Non è durata molto: l’ormeggio al museo si è dimostrato poco sicuro in caso di uragano forte, con il vento che già soffiava a 60 nodi (!) sulla zona. Cosicché, su insistenza di Francis Joyon, e insieme all’ex navigatore solitario Jean-Pierre Mouligne che abita nella zona, IDEC è stato nuovamente spostato, in una baia più piccola e riparata nella zona di Hunt Shipyard a Bristol. Quando poche ore dopo l’uragano è arrivat0 e ha colpito (fortunatamente declassato a Tropical Storm), Joyon è rimasto a bordo di IDEC per tutto il tempo, con la barca assicurata da 12 cime di ormeggio. Dodici ore dopo il peggio è passato e IDEC dichiarato salvo.
Dovevano essere i giorni del record di velocità, quello dell’Atlantico o – in alternativa come aveva preannunciato Francis – quello sulle 24 ore. E’ andata molto diversamente dal previsto, ma l’esperienza è comunque stata preziosa per il francese. In una nota Francis ha personalmente ringraziato tutti quelli che gli sono stati vicino e fornito aiuto e assistenza preziosa. Una conferma, se ce ne fose stato bisogno, dello spirito di solidarietà che sussiste tra la gente di mare.
Questa settimana IDEC dovrebbe in Francia, si sta cercando un cargo, ma l’operazione in termini di logistica e costi non è da poco per un trimarano di 97x54 piedi… Così Francis ne ha in serbo un’altra delle sue. Sta considerando la possibilità di riportare la barca a casa via mare! “Ho ancora un pezzo d’albero di 17 metri, uno staysail, un orc e un code zero: abbastanza per riportarci a casa in sicurezza…”. Insomma, anche con una barca mezza rotta, Joyon si conferma una fonte di ispirazione per una vela oceanica senza limiti. Chapeau.
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