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14/02/2018 - 18:55
Federvela internazionale, attesa per il voto del Council e altri disastri
La primavera rovente
della World Sailing
World Sailing: il dilemma del Council (VIDEO), spaccato sul voto alle "raccomandazioni" del Working Party di Events ed Equipment Committee (che ha proposto di mettere "under review" 470, Finn e RSX). Tutti i retroscena di una settimana che sta mettendo in fibrillazione la vela mondiale. Gli schieramenti in campo. I problemi del presidente Kim Andersen. Mancata visione, caso monopoli, conflitti di interesse. E perchè, stavolta, il CIO potrebbe persino pensare di "commissariare" la vela...
C'è un video (qua sotto) con la riunione telefonica del Council di World Sailing, la federvela internazionale, che ha lanciato il voto sulle recomandation di Events e Equipment Committee, prese nel Working party della scorsa settimana (e di cui vi abbiamo raccontato in questo post). Il Council è un organismo importante della federazione, composto - oltre che dal Board (presidente Kim Andersen e 8 vicepresidenti, oltre ai due presidenti onorari non-votanti) - da 29 membri divisi per Gruppi di aree geografiche, ha un ruolo chiave nell'interpretare le raccomandazioni che arrivano dai vari Comitati e prendere le decisioni.
Il voto del Council atteso per domenica 18 febbraio, deve dire SI o NO a quanto suggerito da Events e Equipment (a loro volta non certo all'unanimità: tra i più critici e contrari con le decisioni prese il rappresentante italiano nell'Events Committee, Riccardo Simoneschi), ovvero di mettere in discussione (under review) per Parigi 2024, gli "eventi" deriva doppia maschile e femminile, windsurf maschile e femminile e singolo maschile pesante. Ovvero: 470, RSX e Finn.
Davanti a questo voto, il Council (nel quale l'Italia è rappresentata da Walter Cavallucci) è in un trambusto senza precedenti. C'è chi lamenta il processo decisionale affrettato, la scarsa discussione, l'assenza di analisi. Inoltre il voto a febbraio è anticipato rispetto alla scadenza più naturale del Mid Year Meeting di maggio (in programma a Londra, sede di World Sailing). Secondo degli exit-poll rudimentali, il Council potrebbe votare contro il Working Party Events-Equipment. Lo schieramento dei NO comprende il Sud America, l'Europa centro-meridionale, la Russia e i paesi dell'Est, la Francia, i paesi dei Caraibi.
Un voto contrario del Council, come ultima finestra di democrazia nel processo decisionale, cambierebbe l'agenda del Mid Year londinese, azzerando le lancette e costringendo tutti, dal Board in giù, a una discussione più approfondita, nella quale magari entri anche la questione dei monopoli, che fin qui è apparsa sorprendentemente sottovalutata dai vertici World Sailing. Se invece il voto del Council dovesse confermare le classi a rischio evidenziate dal WP, allora il Mid Year passerebbe alle vie di fatto, discutendo di eventi, classi e formati per il 2024. Questa è la strada maestra cui punta il CEO di World Sailing Andy Hunt, e sulla quale è schierato anche il presidente Kim Andersen.
C'è sempre da considerare che comunque le eventuali decisioni prese questa primavera dovranno passare al vaglio dell'Assemblea Generale durante l'Annual Conference di novembre (quest'anno a Miami), che già in passato ha ribaltato decisioni prese dall'Executive. Ma quello che sembra mancare oggi alla vela mondiale è una visione, unita a una leadership autorevole, che possa unire le diverse anime che invece oggi sono schegge impazzite.
I venti soffiano in tutte le direzioni, le lobby delle classi, dei cantieri e delle velerie sono scatenate, e nella confusione non mancano i colpi bassi. Come quello di ricordare che Kim Andersen, prima della presidenza, da chairman dell'Equipment Comittee impose la scelta del Nacra 17 con una forzatura che escluse i test-event con altre classi come si fa normalmente in questi casi.
La vela mondiale è nell'epicentro di diverse faglie in movimento: la scelta delle classi olimpiche per Parigi 2024, la correlata necessità di rispondere ad alcuni criteri guida del CIO divenuti obbligatori (primo tra tutti la reale parità di genere: 50% di atlete), la minaccia incombente del caso-monopoli (le classi che sono costruite e fornite da un solo cantiere) e delle sue conseguenze legali incalcolabili, i conflitti di interesse che riguardano molti dirigenti World Sailing, anche molto in alto nella scala gerarchica, il confronto sempre più aspro tra schieramenti e persino visioni culturali sul futuro dello sport velico.
Una miscela esplosiva che di fatto arriva dritta dritta a Kim Andersen, il presidente danese che ha preso il posto di Carlo Croce alla guida della vela mondiale, e che adesso conta già parecchi nemici dichiarati e candidati a succedergli nella carica. Dopo appena un anno di presidenza, un record di problemi irrisolti e gli animi surriscaldati. Al punto che, secondo qualche osservatore, il CIO - finora spettatore acquiescente - potrebbe avere un brusco risveglio.
Immerso nelle Olimpiadi Invernali di Pyeongyang, il CIO resta molto attivo sui temi della governance, del financing, dell'etica e dei principi (su tutti, quasi un tormentone, la già citata gender equity), del controllo. Sono recenti i casi di semi-commissariamento del Comitato Olimpico Brasiliano (poi rientrato) e della federboxe mondiale (AIBA), alla quale sono stati sospesi i contributi in attesa di chiarimenti. Non si può escludere che, davanti a una World Sailing in stato confusionale evidente, il CIO possa arrivare a una qualche forma di clamorosa delegittimazione. Uno scenario "mai visto", anche secondo alcuni esperti degli ambienti internazionali. E c'è chi arriva a paventare persino una submission per l'"impeachment" del presidente. Insomma, la vela sta scherzando col fuoco.
VIDEO: LA "GUIDA BREVE" ALLA VELA DEL COMITATO OLIMPICO INTERNAZIONALE
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