Storia | Regata > Coppa America
24/06/2013 - 21:26
Regole, sicurezza, team, Protocollo: tutto in altomare
Regole, sicurezza, team, Protocollo: tutto in altomare
La Coppa speriamo che se la cava
Il 7 luglio la prima regata della Louis Vuitton Cup. Si scontrano Luna Rossa e Emirates Team New Zealand (che si conoscono bene...). Ma a due settimane dal via ufficiale, la XXXIV America’s Cup è ancora un cantiere aperto. Nel quale può accadere di tutto. Anche che la parola torni al Tribunale!
Oggi da San Francisco dicono in un comunicato che “la mediazione fa buoni progressi ma manca una soluzione definitiva”. E’ un bel modo per ammettere che le cose non vanno propriamente come dovrebbero. A soli 14 giorni dalla prima regata ufficiale, con le indagini sulla morte di Andrew Simpson ancora aperte, con le discussioni sulle regole di sicurezza che languono, con il flop del pubblico e persino il rimborso di molti biglietti venduti, con Artemis che per ora guarda da fuori... L’America’s Cup che avevamo atteso e sognato, dov’è? Dove sono i giovani della generazione Facebook ai quali era stata dedicata l’era dei catamarani e delle wingsail, in luogo della sorpassata generazione Flinstones?
Quali cantastorie della vela da 30 anni, la nostra speranza è di vedere la Coppa rinascere da se stessa: come per incanto dal 7 luglio e poi ad agosto sperando nel rientro in pista di Artemis, seguire regate belle e tecnicamente significative, assistere nuovamente alla corsa senza limiti, tra potenze marinare, tra velisti e tycoon, al trofeo più ambito e amato. Insomma speriamo di poterci e potervi immergere in una nuova Coppa America. Nei prossimi giorni Saily.it vi porterà gradualmente dentro al clima della Coppa, nei vari team, ascoltando i protagonisti, vivendo la vigilia per prepararvi all'evento. Con articoli, interviste, gallerie fotografiche e naturalmente video nella nostra tv.
Per adesso, però, la cronaca ci impone di raccontare cosa sta accadendo, e cosa potrebbe accadere, se non tutto andasse per il verso giusto e non si arrivasse all’happy end appena descritto.
REGOLE DI SICUREZZA, ACCORDO LONTANO
Il citato comunicato dice: “Dopo quattro giorni si è conclusa la mediazione per raggiungere un accordo sull'attuazione delle trentasette raccomandazioni di sicurezza precedentemente emesse dal Regatta Director Iain Murray.
"I quattro team coinvolti si sono accordati sulla stragrande maggioranza delle raccomandazioni di sicurezza - ha dichiarato Bryan Willis, uno dei due membri della Giuria Internazionale che ha avuto la funzione di mediatore - E' stato utile e positivo e il tutto si è concluso al meglio, con soli due punti ancora da definire".
Tutte le trentasette raccomandazioni di sicurezza del Regatta Director Iain Murray, sviluppate in collaborazione con i team in seguito alla scuffia di Artemis Racing avvenuta il mese scorso, saranno parte integrante della domanda tesa al rilascio del Marine Event Permit e presentata alla Guardia Costiera degli Stati Uniti.
"Voglio ringraziare i mediatori per il loro lavoro - ha detto Murray – E’ stato un processo positivo, utile per ascoltare il punto di vista dei team in merito al discorso sicurezza. Ma, come Regatta Director, ho un compito chiaro. Per me sicurezza è sinonimo di sicurezza per tutti. Punto. E’ per questo che supporto tutte le raccomandazioni originali: l’obiettivo è aumentare la sicurezza per tutti i velisti che saranno impegnati nel corso di questa estate”.
"Se le raccomandazioni di sicurezza saranno incluse dalla Guardia Costiera nel nostro Marine Event Permit sarà mia premura far emettere un Comunicato Ufficiale in modo da armonizzare i vari documenti al fine di riflettere chiaramente tali disposizioni. Lavorerò con la Guardia Costiera, i team e le altre parti interessate per garantire un’America’s Cup sicura e di successo”.
E SE LA SICUREZZA FOSSE SOLO UN PRETESTO?
Cory E. Friedman è un analista legale che ha fatto furore ai tempi della lunga disputa presso la Corte Suprema di New York tra Larry Ellison e Ernesto Bertarelli. Ultimamemte Friedman è stato il più lucido nel mettere in evidenza la debolezza strutturale dell’impianto di questa Coppa, con la conseguenza che un cavillo legale possa scatenare una nuova disputa in Tribunale. Mettendo in stallo l’intero programma estivo. Una mezza tragedia, per la Coppa e per la vela tutta. Vediamo di capire cosa può succedere e perchè.
AC34 PUO’ FINIRE DAVANTI ALLA CORTE SUPREMA, COME AC33
America’s Cup Event Authority (ACEA) e America’s Cup Race Management (ACRM) non possono ottenere l’autorizzazione definitiva a svolgere l’evento, finchè non avranno convinto la Coast Guard che la sicurezza è davvero sotto controllo. E visti i tragici eventi, le autorità costiere stanno prendendo molto seriamente il problema, spinti a quanto pare anche da fonti assicurative.
Le questioni sulla sicurezza, attualmente sottoposte alla mediazione tra i team come raccontato dal comunicato ufficiale sopra riportato, sono molte e quasi tutte prevedono modifiche al Protocollo, alle regole di classe, agli orari delle regate e a molti altri documenti di regata. Ogni nuova regola può accontentare un team e scontentarne un altro. Su questa base, già potenzialmente esplosiva, è arrivata la dichiarazione di Stephen Barclay (ACRM) secondo il quale, qualora i team non si accordassero sulle regole di sicurezza, la parola finale spetterebbe alla Giuria Internazionale. Se fosse vero sarebbe una comoda via d’uscita. Ma siamo in Coppa America, e purtroppo qui l’International Jury non ha il potere di modificare il Protocollo e le regole di classe senza il consenso unanime dei team.
In sostanza nessuno può impedire che un team, qualora si ritenesse danneggiato dalle decisioni della Giuria, possa bypassarla e andare direttamente alla Suprema Corte di New York, che come ormai sappiamo è competente sulla materia e che potrebbe facilmente decidere contro la stessa Giuria Internazionale. Ma allora perchè si dice che le decisioni di questa Giuria dovrebbero essere inappellabili?
Come si vede il tema è caldissimo, e chiama in causa fortemente la stessa ISAF, da cui dipende la Giuria Internazionale, come alle Olimpiadi. Il Protocollo, che è il documento chiave della AC34, firmato da defender e challenger of record, il più importante dopo il mitico moloch, il Deed of Gift, cioè il famoso Atto di Donazione degli albori del Trofeo, prevede alla sezione 15.12 che la International Jury sia un organismo arbitrale, sotto la giurisdizione del Tribunale di New York e del Federal Arbitration Act (FAA). Quest’ultimo - sempre secondo le analisi di Friedman - si è rivelato molto favorevole agli organismi arbitrali (quindi alla Giuria), pur se con qualche eccezione importante. La Corte newyorchese invece si è spesso dimostrata assai meno amichevole verso gli arbitrati, e spesso in contrasto con la FAA, che pure sarebbe tenuta a seguire. In pratica, poichè nè il Protocollo nè le regole di classe prevedono modifiche fatte dalla Giuria senza il consenso di tutte le squadre, la Corte potrebbe emendare le decisioni arbitrali, se richiesta, in quanto competente perchè custode del Deed of Gift.
Come vedete, c’è il rischio di tornare davvero al 2009-2010. E gli uffici legali dei team affilano le armi... Uno dei team sfidanti: Artemis, ETNZ, Luna Rossa, o addirittura il defender Oracle, potrebbe chiedere alla Corte di intervenire, aprendo un contenzioso. Che avrebbe durata indeterminata e soprattutto con il conseguente stallo delle regate e dell’evento. In questo caso persino il permesso della Guardia Costiera diventerebbe insignificante!
CONSENSO UNANIME UNICA VIA
La morale unica possibile di questa situazione è che la mediazione in corso tra i team è vitale per lo svolgimento della prossima America’s Cup. O si mettono daccordo, nero su bianco, oppure quella che deve iniziare il 7 luglio rischia di essere una Coppa a orologeria.
ULTIMA GALLERY FOTOGRAFICA SUGLI AC72 IN ALLENAMENTO A SAN FRANCISCO NELLA COLONNA DI DESTRA SU QUESTA PAGINA
www.americascup.com
Oggi da San Francisco dicono in un comunicato che “la mediazione fa buoni progressi ma manca una soluzione definitiva”. E’ un bel modo per ammettere che le cose non vanno propriamente come dovrebbero. A soli 14 giorni dalla prima regata ufficiale, con le indagini sulla morte di Andrew Simpson ancora aperte, con le discussioni sulle regole di sicurezza che languono, con il flop del pubblico e persino il rimborso di molti biglietti venduti, con Artemis che per ora guarda da fuori... L’America’s Cup che avevamo atteso e sognato, dov’è? Dove sono i giovani della generazione Facebook ai quali era stata dedicata l’era dei catamarani e delle wingsail, in luogo della sorpassata generazione Flinstones?
Quali cantastorie della vela da 30 anni, la nostra speranza è di vedere la Coppa rinascere da se stessa: come per incanto dal 7 luglio e poi ad agosto sperando nel rientro in pista di Artemis, seguire regate belle e tecnicamente significative, assistere nuovamente alla corsa senza limiti, tra potenze marinare, tra velisti e tycoon, al trofeo più ambito e amato. Insomma speriamo di poterci e potervi immergere in una nuova Coppa America. Nei prossimi giorni Saily.it vi porterà gradualmente dentro al clima della Coppa, nei vari team, ascoltando i protagonisti, vivendo la vigilia per prepararvi all'evento. Con articoli, interviste, gallerie fotografiche e naturalmente video nella nostra tv.
Per adesso, però, la cronaca ci impone di raccontare cosa sta accadendo, e cosa potrebbe accadere, se non tutto andasse per il verso giusto e non si arrivasse all’happy end appena descritto.
REGOLE DI SICUREZZA, ACCORDO LONTANO
Il citato comunicato dice: “Dopo quattro giorni si è conclusa la mediazione per raggiungere un accordo sull'attuazione delle trentasette raccomandazioni di sicurezza precedentemente emesse dal Regatta Director Iain Murray.
"I quattro team coinvolti si sono accordati sulla stragrande maggioranza delle raccomandazioni di sicurezza - ha dichiarato Bryan Willis, uno dei due membri della Giuria Internazionale che ha avuto la funzione di mediatore - E' stato utile e positivo e il tutto si è concluso al meglio, con soli due punti ancora da definire".
Tutte le trentasette raccomandazioni di sicurezza del Regatta Director Iain Murray, sviluppate in collaborazione con i team in seguito alla scuffia di Artemis Racing avvenuta il mese scorso, saranno parte integrante della domanda tesa al rilascio del Marine Event Permit e presentata alla Guardia Costiera degli Stati Uniti.
"Voglio ringraziare i mediatori per il loro lavoro - ha detto Murray – E’ stato un processo positivo, utile per ascoltare il punto di vista dei team in merito al discorso sicurezza. Ma, come Regatta Director, ho un compito chiaro. Per me sicurezza è sinonimo di sicurezza per tutti. Punto. E’ per questo che supporto tutte le raccomandazioni originali: l’obiettivo è aumentare la sicurezza per tutti i velisti che saranno impegnati nel corso di questa estate”.
"Se le raccomandazioni di sicurezza saranno incluse dalla Guardia Costiera nel nostro Marine Event Permit sarà mia premura far emettere un Comunicato Ufficiale in modo da armonizzare i vari documenti al fine di riflettere chiaramente tali disposizioni. Lavorerò con la Guardia Costiera, i team e le altre parti interessate per garantire un’America’s Cup sicura e di successo”.
E SE LA SICUREZZA FOSSE SOLO UN PRETESTO?
Cory E. Friedman è un analista legale che ha fatto furore ai tempi della lunga disputa presso la Corte Suprema di New York tra Larry Ellison e Ernesto Bertarelli. Ultimamemte Friedman è stato il più lucido nel mettere in evidenza la debolezza strutturale dell’impianto di questa Coppa, con la conseguenza che un cavillo legale possa scatenare una nuova disputa in Tribunale. Mettendo in stallo l’intero programma estivo. Una mezza tragedia, per la Coppa e per la vela tutta. Vediamo di capire cosa può succedere e perchè.
AC34 PUO’ FINIRE DAVANTI ALLA CORTE SUPREMA, COME AC33
America’s Cup Event Authority (ACEA) e America’s Cup Race Management (ACRM) non possono ottenere l’autorizzazione definitiva a svolgere l’evento, finchè non avranno convinto la Coast Guard che la sicurezza è davvero sotto controllo. E visti i tragici eventi, le autorità costiere stanno prendendo molto seriamente il problema, spinti a quanto pare anche da fonti assicurative.
Le questioni sulla sicurezza, attualmente sottoposte alla mediazione tra i team come raccontato dal comunicato ufficiale sopra riportato, sono molte e quasi tutte prevedono modifiche al Protocollo, alle regole di classe, agli orari delle regate e a molti altri documenti di regata. Ogni nuova regola può accontentare un team e scontentarne un altro. Su questa base, già potenzialmente esplosiva, è arrivata la dichiarazione di Stephen Barclay (ACRM) secondo il quale, qualora i team non si accordassero sulle regole di sicurezza, la parola finale spetterebbe alla Giuria Internazionale. Se fosse vero sarebbe una comoda via d’uscita. Ma siamo in Coppa America, e purtroppo qui l’International Jury non ha il potere di modificare il Protocollo e le regole di classe senza il consenso unanime dei team.
In sostanza nessuno può impedire che un team, qualora si ritenesse danneggiato dalle decisioni della Giuria, possa bypassarla e andare direttamente alla Suprema Corte di New York, che come ormai sappiamo è competente sulla materia e che potrebbe facilmente decidere contro la stessa Giuria Internazionale. Ma allora perchè si dice che le decisioni di questa Giuria dovrebbero essere inappellabili?
Come si vede il tema è caldissimo, e chiama in causa fortemente la stessa ISAF, da cui dipende la Giuria Internazionale, come alle Olimpiadi. Il Protocollo, che è il documento chiave della AC34, firmato da defender e challenger of record, il più importante dopo il mitico moloch, il Deed of Gift, cioè il famoso Atto di Donazione degli albori del Trofeo, prevede alla sezione 15.12 che la International Jury sia un organismo arbitrale, sotto la giurisdizione del Tribunale di New York e del Federal Arbitration Act (FAA). Quest’ultimo - sempre secondo le analisi di Friedman - si è rivelato molto favorevole agli organismi arbitrali (quindi alla Giuria), pur se con qualche eccezione importante. La Corte newyorchese invece si è spesso dimostrata assai meno amichevole verso gli arbitrati, e spesso in contrasto con la FAA, che pure sarebbe tenuta a seguire. In pratica, poichè nè il Protocollo nè le regole di classe prevedono modifiche fatte dalla Giuria senza il consenso di tutte le squadre, la Corte potrebbe emendare le decisioni arbitrali, se richiesta, in quanto competente perchè custode del Deed of Gift.
Come vedete, c’è il rischio di tornare davvero al 2009-2010. E gli uffici legali dei team affilano le armi... Uno dei team sfidanti: Artemis, ETNZ, Luna Rossa, o addirittura il defender Oracle, potrebbe chiedere alla Corte di intervenire, aprendo un contenzioso. Che avrebbe durata indeterminata e soprattutto con il conseguente stallo delle regate e dell’evento. In questo caso persino il permesso della Guardia Costiera diventerebbe insignificante!
CONSENSO UNANIME UNICA VIA
La morale unica possibile di questa situazione è che la mediazione in corso tra i team è vitale per lo svolgimento della prossima America’s Cup. O si mettono daccordo, nero su bianco, oppure quella che deve iniziare il 7 luglio rischia di essere una Coppa a orologeria.
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