Storia | Regata > Vela Oceanica
10/06/2015 - 14:05
Oceano senza più limiti, l'Italia all'avanguardia
Il nuovo "Vento di Andrea"
Un Oceano di sfide. Andrea Mura punta al Vendée-Globe. Le prime immagini del nuovo IMOCA 60 barca in costruzione da Persico. DAL NOSTRO INVIATO AL CANTIERE
di Alessandro Danese
NEMBRO (Bergamo) Cantieri Persico Marine - Il sogno di Andrea Mura è un progetto partito da lontano, fatto di tanto impegno, di lavoro durissimo, passione per la vela e miglia e miglia di mare tra le rotte oceaniche macinate dal 2005 con l’inizio del progetto “Vento di Sardegna”.
Il sogno della Vendée Globe, la regata delle regate oceaniche in solitario per eccellenza a cui bramano di poter partecipare i migliori velisti del mondo, per Andrea Mura ormai è dietro l’angolo: l’edizione del 2016 sarà la sua ennesima grande avventura.
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Andrea regala al suo team le prime parole della conferenza stampa di presentazione della sua prossima impresa e dello scafo Imoca 60 tutto italiano costruito presso i Cantieri Persico Marine a Nembro (BG) per la prima volta per un team e un navigatore ‘azzurri’: ”L’emozione maggiore me la dà questo straordinario team di amici e di professionisti preparatissimi” non ha dubbi Andrea e anzi aggiunge con straordinaria lucidità che il Vendée Globe “non mi fa né caldo né freddo, non c’è tempo per emozionarsi troppo, è una regata che va fatta come dei cavalli da corsa a testa bassa”.
Mura sa esattamente di cosa sta parlando e non si lancia certamente in facili e scontati romanticismi di una regata che da grande navigatore solitario conosce molto bene, insieme all’enorme valore agonistico, quasi ‘epico’ che il Vendèe rappresenta per ogni velista e infatti aggiunge parole nuovamente per nulla scontante, immediatamente accompagnate da uno sguardo profondo e improvvisamente ‘serenamente’ serio: ”si toccano i 5 continenti, cambiano i fusi orari, il Vendée rappresenta la sfida sportiva e umana per eccellenza e se in una regata oceanica il fattore umano è fondamentale, in questa la proporzione sulla tecnologia è di 80 a 20”.
Fattore umano che per Andrea è fondamentale in mare quanto a terra, in navigazione quanto nel progetto di questa avventura e con un sorriso soddisfatto continua candidamente che “questo Imoca 60 è una formula uno della vela ma anche una barca come questa senza un grande team non serve a nulla”. “Un sogno che non parte da zero” spiega Andrea con un sorriso fiero “per cui il percorso è ancora lungo”, “dobbiamo trovare il budget per regatare, abbiamo una formula uno ma ci servono i soldi per partecipare al gran premio”. Ma intanto ribadisce che “un grande passo è stato fatto, la barca ormai è prossima alle finiture finali e stiamo cercando un grande sponsor; siamo fiduciosi, molto fiduciosi perché stiamo offrendo un sogno che non parte da zero, diamo un’opportunità di salire a bordo in un progetto ben consolidato”.
Imoca 60 di PersicoMarine, una questione di puro ‘Foil’. Il primo monoscafo che mette le ali
L’imbarcazione con cui correrà Mura è un IMOCA 60 (International Monohull Open Classes Association) la più lunga delle imbarcazioni della categoria Yacht e la prima realizzata appositamente per uno sfidante italiano del Vendée Globe. IMOCA gestisce gli Open di 60 piedi dal 1991, ed elabora il regolamento. Queste imbarcazioni da vela d’altura devono rispondere a regole che ne determinano ad esempio: lunghezza (18,28 mt), larghezza (5,85 mt) e pescaggio (4,50) massimi, ma anche, e soprattutto, requisiti di solidità e sicurezza.
Tuttavia la classe si chiama “open” proprio perché sono le diverse scelte dei progettisti, fatte nel rispetto delle suddette regole, a determinare le migliori performance di una barca rispetto ad un’altra.
La barca è stata progettata dai migliori designer del settore, Verdier e VPLP, e costruita da Persico Marine, il cantiere italiano di Nembro (Bergamo) tra i più rinomati del mondo, reduce dalla riparazione a tempi di record del VO65 del Team danese Vestas tornato in corsa per le ultime tappe della Volvo Ocean Race. Si tratta del primo monoscafo al mondo che utilizzerà la tecnologia dei foil (ali mobili sotto la chiglia) sino ad ora presente sui multiscafo, famosi i catamarani della America’s Cup, permettendo all’imbarcazione di sollevarsi riducendo la parte bagnata, alleggerendola di quasi 2 tonnellate sul totale di 7.
Novità interessante è rappresentata da un albero arretrato, con una randa più piccola, che consente una maggiore superficie per le vele di prua favorendo le andature portanti tipiche della regata. Inoltre la prua di questo nuovissimo Imoca 60 è ‘stondata’ rispetto ai precedenti, per permettere di avere in bolina più superficie bagnata della barca e di planare fuori dall’acqua nelle portanti.
Per costruire lo scafo sono state impiegate 40mila ore di lavoro. Altra peculiarità del progetto saranno le vele, realizzate dalla Veleria Andrea Mura Sail Design, di proprietà del velista: una struttura che ha accompagnato i successi di Andrea Mura nel corso degli ultimi anni, una realtà produttiva di livello mondiale che ha potuto contare su un “tester” d’eccezione, premiato peraltro anche come Velaio dell’Anno. Insomma una ‘formula uno’ da ben 25/30 nodi per cui progettisti e Persico a parità di condizioni meteo, prevedono che potrebbe impiegare 6 giorni di meno per effettuare il giro del mondo rispetto a Macif, l’imoca del francese Francois Gabart costruito in precedenza e vincitore della passata edizione del Vendée-Globe. Il varo della barca è previsto per agosto 2015. La prima sfida di Andrea Mura e del suo nuovo IMOCA 60 sarà la Transat Jacques Vabre, con partenza il 25 ottobre da Le Havre, in Normandia, e arrivo a Itajai, in Brasile.
Storia di una regata epica: ‘Vendèe-Globe’
Il Vendée Globe è stato fondato nel 1989 dal velista Philippe Jeantot, il quale aveva già preso parte alla BOC Challenge (oggi Velux 5 Oceans Race) nelle edizioni 1982-83 e 1986-87, vincendole entrambe: insoddisfatto della formula “a tappe”, decise di ideare una nuova regata senza scali, che doveva rappresentare la sfida per eccellenza per i navigatori in solitaria. La prima edizione della gara fu vinta da Titouan Lamazou; Jeantot partecipò classificandosi al quarto posto. Il Vendée-Globe è una grande avventura umana, sportiva e tecnologica: denominata l’Everest dei velisti, poiché porta allo stremo le capacità psico-fisiche e tecniche dei partecipanti. La gara comincia e si conclude a Les Sables-d'Olonne, nota località balenare sulla costa atlantica francese situata nel dipartimento della Vendée. Il tragitto è una circumnavigazione sul percorso della clipper route: da Les Sables-d'Olonne, si scende per l'Oceano Atlantico fino al Capo di Buona Speranza, navigando poi in senso orario attorno all’Antartide e lasciando a sinistra Cape Leeuwin e Capo Horn, prima di risalire di nuovo verso Les Sables d’Olonne. La gara partirà il 6 Novembre 2016 e si concluderà a Febbraio 2017: è studiata in modo che i partecipanti possano affrontare i Mari Antartici durante l'estate australe.
Andrea Mura, una vita per la vela
Dalle esperienze giovanili al Moro di Venezia, fino alla vela d’altura: una carriera sportiva dedicata a sfide sempre più complesse. Andrea Mura nasce a Cagliari il 13 settembre 1964. Dall’età di 14 anni si dedica alla vela agonistica, collezionando successi e record nelle classi più diverse, che comprendono dieci titoli italiani e numerosi titoli europei nella classe 420, il titolo mondiale Juniores 470, due campagne olimpiche in 470, una in Tornado.Nel 1988 gareggia con il Moro di Venezia per la Coppa America, vincendo due campionati del mondo, uno in Coppa e uno nella classe 50 piedi, e una Louis Vuitton Cup. Andrea Mura non è solo un grande atleta: già fondatore della Veleria Andrea Mura Sail Design, Andrea sviluppa soluzioni tecniche innovative che gli valgono l’Oscar come “Miglior Velaio 2005”. Nel 2010 Andrea lancia una nuova sfida votandosi alla vela d’altura a bordo di Vento di Sardegna, un formidabile Open 50. Vince la Route du Rhum, famosa regata transatlantica in solitario che si svolge ogni quattro anni, 3.543 miglia tra le fredde acque del Nord Atlantico, fino ai Caraibi. Con questa vittoria, Andrea è il primo italiano ad entrare nella leggenda. Andrea replica nel 2012 con vittoria e record sia nella Twostar, sia nella Quebec – S. Malò. Nel 2013, affronta e vince la terribile Ostar, 3000 miglia a temperature polari dall’Inghilterra agli Stati Uniti, la più dura delle regate in solitario perché controvento e controcorrente. Andrea ha vinto nel 2014 (per la seconda volta) il Premio "Velista dell’Anno". A novembre 2014 ha concluso al secondo posto (primo dei monoscafi) la Route du Rhum 2014 - Destination Guadeloupe in “Rhum Class”.
‘Le Sarde’, il team di Andrea Mura. Vela a tutta comunicazione tra passione e amicizia
Un gruppo di persone legate insieme da tanta passione e da una vera amicizia, unite dal “fil rouge della passione per la vela e per il mare, - racconta con grande trasporto Dario Calogero, ad di Le Sarde, società che accompagna Mura in questa sfida - siamo tutti istruttori di vela a Caprera, ci siamo raccolti come un gruppo di amici intorno ad un grande sportivo e atleta. Il nostro grande sogno è di portare Andrea Mura su questo straordinario Imoca 60 al più grande giro in solitario del mondo senza scalo e senza assistenza”. E anche il nome del ‘progetto Le Sarde’, rigorosamente in francese come conviene per una regata come questa a forte impronta ‘bretone-transalpina’, è stato scelto su misura per Andrea, nomignolo con cui i colleghi velisti francesi chiamano il nostro Mura: “il sardo”. Il grande sogno per la sfida del Vendée è a buon punto ma per un budget complessivo su 4 anni che ammonta ad un totale tra i 10 e i 12 milioni di euro si attende l’ingresso di uno sponsor adeguato. In ballo ci sono trattative “ben avviate con brand italiani e stranieri, tutte multinazionali, con i quali stiamo parlando” spiega Calogero, e a questo punto l’attesa diventa spasmodica tra curiosità e voglia di vedere questo grande velista italiano magari portare con sé un marchio italiano in giro per il mondo attraverso gli oceani.
Ancora Andrea: “conta arrivare… ma io non mi accontento”
Se qualcuno si chiede perché sembra trasparire poca emozione da parte sua, Andrea non si tira indietro e spiega che “in regate come questa non bisogna farsi trascinare dalle emozioni e proprio la Route du Rhum mi ha aiutato a capire questa necessità”. Sulle potenzialità della barca e della sua possibile performance Andrea Mura ancora una volta dimostra tutta la sua lucidità e concentrato come se fosse già sulla linea di partenza non ha alcun dubbio che “nel Vendée è importante arrivare, è scritto nella storia di questa regata, ma io non mi accontento, non mi ritengo un avventuriero, provengo dalle classi olimpiche e ho sempre regatato per vincere e questa barca ha le potenzialità per farmi regatare alla pari con gli altri”. Certo, il Vendée per questo grande navigatore è un sogno che si sta avverando, un sogno che Andrea e il suo team vogliono vivere a tutti i costi, ma un sogno che da subito ha lasciato il posto ad un progetto concreto, programmato nel minimo dettaglio e perseguito “a testa bassa, con professionalità e con grande entusiasmo”. Un sogno a occhi aperti che come Andrea aspetta solo di mollare gli ormeggi e di affrontare nuovamente il mare e la natura, trascinando questa volta negli oceani del Vendée-Globe un intero Paese che dopo le indimenticabili avventure di Azzurra, del Moro di Venezia e di Luna Rossa in Coppa America, sembra non aspetti altro, da troppo tempo, per tornare finalmente ad appassionarsi alla vela e sì questa volta a sognare grazie ad una impresa nuovamente italiana.
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