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17/01/2020 - 09:58

Vicenda oscura. Ma la vela, uno degli sport da sempre più puliti

Il brasiliano Zarif (Finn) sospeso per doping!

IN ATTESA DELLE CONTROANALISI - Il finnista brasiliano Jorge Zarif (primo nella ranking internazionale del singolo olimpico) è stato trovato positivo a un esame antidoping fatto al Test Event di Enoshima nell'agosto scorso. Come da prassi, per la positività al primo controllo è scattata la sospensione. Zarif rischia le Olimpiadi. La sostanza è il Tamoxifene (in cima alla lista WADA). Il comunicato dell'atleta: "Ho la ginecomastite, il farmaco preso per evitare un intervento chirurgico"

 

"Jorge Zarif informa che oggi ha accettato di essere sospeso preventivamente dall'autorità brasiliana di controllo del doping (ABCD), a causa di un risultato analitico positivo per la sostanza Tamoxifene (...)"

Inizia così il comunicato sul suo profilo Instagram (più sotto in questo post il link) col quale il finnista brasiliano conferma la sospensione per doping, che rischia di mettere fuori dalle Olimpiadi di Tokyo 2020 (regate a Enoshima) uno dei candidati al podio, attualmente in testa alla ranking mondiale, ex campione del mondo Finn e vincitore del Mondiale Star Sailors League.

L'atleta è risultato positivo a un controllo di routine nel corso del Test Event Ready Steady Tokyo a Enoshima lo scorso agosto. Ora si attende l'esito delle controanalisi, e nel frattempo l'atleta è sospeso dall'attività, diventa fortemente in dubbio la sua presenza al prossimo Mondiale Finn Gold Cup (Palma 9-16 maggio), e anche alle stesse regate olimpiche a Enoshima (26 luglio-5 agosto).

Una brutta notizia per la vela, sport che a tutti i livelli statisticamente si è sempre rivelato tra i più puliti, con casi di doping ridotti al minimo. Nei suoi dettagli, il caso Zarif sembra anche un insieme di leggerezze ed errori, che chiamano in causa oltre all'atleta il suo medico, lo staff medico federale e la stessa federazione velica brasiliana.

E' proprio Jorge che nel suo comunicato su Instagram racconta questi dettagli: nel giugno 2019 si è sottoposto a un trattamento indicato dal suo mastologo, contenente la sostanza Tamoxifene (peraltro uno dei farmaci in cima alla lista della WADA antidoping), lo scopo era combattere i sintomi fastidiosi di una ginecomastia bilaterale (infiammazione delle ghiandole mammarie e aumento di volume), con dolore e difficoltà di movimento.

L'atleta spiega che si preparava per campionati importanti e il farmaco era una alternativa all'intervento chirurgico che lo avrebbe tenuto lontano dalle regate per 45 giorni. Il controllo è avvenuto un mese e mezzo dopo la fine del trattamento. Jorge Zarif è in possesso di tutti i documenti medici che dimostrano il quadro di ginecomastia bilaterale.

"Vorrei chiarire e sottolineare che non ho mai fatto uso di una sostanza vietata per ottenere vantaggi indebiti. Ho fatto uso del Tamoxifene per curare una condizione medica che mi stava dando dolore e movimenti limitati."

In attesa come detto delle controanalisi, i cui tempi non sono ancora noti, e anche al netto delle considerazioni sull'assenza di vantaggi reali derivanti dall'assunzione della sostanza nell'attività sportiva, la vicenda che rischia di togliere dalla scena velica uno dei grandi protagonisti, fa pensare agli errori commessi dall'atleta e dal suo staff.

In casi medici analoghi a quello di Zarif è infatti possibile e necessario richiedere una TUE ((Therapeutic Use Exemption), l'esenzione a fini terapeutici, con l'autorizzazione concessa da un apposito Comitato (CEFT) a utilizzare a scopo terapeutico sostanze o metodi inclusi nella Lista WADA.

Perchè nessuno ha richiesto la TUE per Jorge Zarif? La federvela brasiliana era informata delle condizioni e delle prospettive mediche dell'atleta? Possibile che il mastologo non abbia avuto (o Jorge non lo abbia messo in condizione di avere) contatti con lo staff medico federale?

Singolari anche alcuni aspetti della storia familiare di Jorge Zarif, fenomeno della vela carioca emerso prepotentemente negli ultimi anni con successi già in età giovanile. Il nonno materno di Jorge era di origini italiane e per questo l'atleta aveva anche il passaporto italiano (ci sono stati anche alcuni incontri con esponenti FIV e l'atleta, che era sembrato interessato all'ipotesi di correre sotto bandiera italiana, ma la trattativa non arrivò a una conclusione positiva).

Il papà di Jorge Zarif, a sua volta buon finnista e più volte campione brasiliano, era un grande appassionato di body building, ed è morto in palestra poco prima delle Olimpiadi di Rio 2016. Alla prima regata Finn dei Giochi di quell'anno (che poi ha concluso al 4° posto) Jorge uscì in mare con l'urna delle ceneri del papà che disperse in mare...

Instagram: jorgezarif

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Sezione ANSA: 
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