Storia | Regata > Coppa America

10/09/2014 - 17:03

Una conferenza stampa inutile

Gruppo di famiglia con Coppa

A Londra defender e sfidanti di Coppa. Facce già viste e frasi già sentite. E chi ha qualcosa di nuovo, se lo tiene. Misuriamo la febbre ai presenti e scopriamo che...
 

di Fabio Colivicchi


Come promesso gli iscritti alla prossima America’s Cup si sono presentati, tutti insieme, a Londra. Defender Oracle e 5 pretendenti in fila, tutti col sorriso, e apparentemente con la stessa idea: vincere (o tenersi) quella benedetta Coppa. E’ uno strano gruppo di famiglia quello che si fa fotografare intorno all’America’s Cup: ci sono vecchie volpi pronte a sbranarti, new entry dell’ultima ora che ancora non sanno bene se davvero arriveranno a partecipare (Franck Cammas tirato dentro con Team France, rischia già di replicare il flop dei fratelli Peyron: vorrebbe unire tutti i talenti multiscafistici della storia francese, ma parte a corto di ossigeno, cioè di soldi, senza i quali in Coppa non si va), superstar vincitutto convinte di battere tutti anche qui solo perché ti chiami Ben, svedesi anglosassoni solo apparentemente freddi, e poi c’è Luna Rossa.
 
La Luna che brilla e fa paura a tutti, è lei l’astro nascente della Coppa numero 35. Dietro ai sorrisi, tutti guardano preoccupati alla pancetta sorniona di Max Sirena, che dalla ferita in testa nella finale del 2000 con Team New Zealand ha fatto talmente tanta strada che neanche Forrest Gump quando correva, e adesso quando guarda da vicino l’Auld Mug di Garrard sembra volersela sbranare, ma sempre col sorriso.
 
Inutile conferenza stampa, o forse utile solo a ricordare al mondo (assai distratto) che si, in effetti, esiste anche la Coppa America, avete presente? Cominciamo il prossimo anno, con World Series e tutto il resto, venite anche voi? La manciata di team e soprattutto gli organizzatori di ACEA sperano di imbarcare qualche sponsor, di convincere media e pubblico, ma per ora predicano nel deserto prodotto da anni di litigate e di scelte assurde. Hai voglia a parlare di velisti e tecnologia: quale regata non li ha? Forse la Maxi Rolex Cup aveva pochi velisti o poca tecnologia?
 
Alla fine forse quello che può aver raccolto qualcosa è proprio Ben Ainslie che giocava in casa e ha cercato di scaldare i cuori con la prospettiva di una grande sfida britannica di talenti e gioventù. Poi c’era Dean Barker alla prima apparizione pubblica dal clamoroso cappottone del 9-8 subito da Oracle. Ha ammesso, ma non serviva, di essere ancora scosso e di aver bisogno di riprendersi e guardare al futuro.
 
Così il buon Jimmy Spithill, un talento ormai di cristallo che la vela conosce solo esibendolo nella teca rara dell’America’s Cup, si guarda i rivali e con un moto spontaneo si complimenta con tutti: “Che bello, siete forti e non vedo l’ora di incontrarvi in acqua”.
 
Tra le pochissime novità della conferenza, il nuovo direttore commerciale della Coppa, Harvey Schiller: “La scorsa edizione è stata quella della trasformazione, abbiamo visto velocità, atleticità, riprese video mozzafiato. Adesso bisogna passare a condividere e a far comprendere bene l’evento a tutti, ci stiamo muovendo per questo”. Chissà cosa intendeva: comprendere. Ma se ancora non si sa dove si correrà la Coppa nel 2017. Per far comprendere qualcosa all’esterno, prima sarà il caso di chiarirsela all’interno. A tale scopo, i sei approfittando di essere tutti a Londra hanno subito messo in agenda un incontro proprio con il nuovo commissario commerciale. Come dire: ripassiamo un po’ le cose che contano.
 
Poi tutti torneranno a casa. Ma solo uno già dopodomani sarà in barca a fare foiling. A Cagliari…

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