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23/04/2022 - 19:43

Mini 650

GPI annullato, cosa è andato storto?

IL GIALLO DELL’ANNULLAMENTO DOPO IL MANCATO RINVIO – Meteo difficile, trattative, intervento della Classe Mini, quindi l’annullamento. Anche per i tempi stretti e la concomitanza di un altro evento allo Yacht Club Italiano. La vicenda di una delle regate-clou della stagione Mini, nell’analisi dei fatti e nei commenti di alcuni protagonisti e del Race Director

 

di Christophe Julliand

Doveva partire lo scorso 15 aprile a mezzogiorno la 16ma edizione del Gran Premio d’Italia dei Mini 650, cioè la regata più importante ed impegnativa del circuito italiano, organizzata sin dal 2007 dallo Yacht Club Italiano in collaborazione con la Classe Mini Italiana. Il giorno prima come da bando di regata si è tenuto il prologo sotto un bel cielo blu. Come evocato da diversi skipper intervistati sui pontili, l’incognita è il meteo. La situazione è molto instabile e, giustamente, il comitato di regata aspetterà l’ultimo momento per decidere quale dei tre percorsi ipotizzati verrà seguito. 

Verso le 16.30, il profilo Facebook di Classemini Italiana pubblica questo video in cui si annuncia la partenza alle 18 e in cui Maurizio Buscemi, Presidente del Comitato di Regata, spiega il percorso proposto (diverso dei tre ipotizzati) in funzione delle ultime previsioni meteo:

 

Invece non è andata così: lo stesso giorno in serata viene comunicato tramite Facebook e soltanto su questi canali, la decisione di annullare la regata.

L’annuncio della cancellazione su profilo Facebook dello Yacht Club Italiano:

 

 

L’annuncio della cancellazione su profilo Facebook della Classe Mini Italiana:

 

Un fatto rarissimo per non dire del tutto inedito (probabilmente qualche precedente si troverà) che ha provocato parecchio malumore tra la ventina di equipaggi in doppio iscritti al GPI, italiani e non, in particolare tra coloro che hanno iniziato la corsa alle miglia per qualificarsi alla prossima Mini Transat del 2023. In quel lungo iter, il GPI con il suo percorso di oltre 500 miglia è una regata di categoria B, da completare obbligatoriamente per accedere a quelle di categoria A ancora più lunghe come la Les Sables Le Azzorre (SAS) in programma quest’estate o la stessa Mini Transat l’anno prossimo. 

Le parole dello YCI sottolineano la naturale attenzione e priorità per la sicurezza di barche e velisti. Un club che è una istituzione del mare ultracentenaria e che ha organizzato migliaia di regate di ogni tipo, cresciuto generazioni di velisti. Un club che è stato ed è anche la “casa” per molti Mini e ministi, confermando una attenzione anche culturale verso la navigazione d’altomare e oceanica. Resta il fatto che qualcosa è andato storto, ma cosa?

Di sicuro ha influito sul convulso scorrere dei fatti e delle decisioni, la valutazione di una imminente importante regata che avrebbe impegnato il club nel weekend successivo. Circostanza che era stata evidenziata dallo stesso YCI, sulla quale si era forse sorvolato troppo in fretta, ma che rimette sul tavolo uno dei grandi limiti della vela moderna: il disordinato e inarrestabile accumularsi e accavallarsi di eventi e regate, che intasa il calendario. In questo caso ne hanno fatto le spese sia il club, che come detto è noto per la sua storia e qualità e non è abituato a lasciare delusi i regatanti, che i navigatori di una delle classi più toste, formative e difficili della filiera altomare.

Saily ha chiesto a vari protagonisti di raccontarci l’accaduto e le relative valutazioni. Era possibile rinviare la partenza come fu fatto l’anno scorso per lo stesso GPI? Proporre un percorso alternativo verso Ovest e la Costa Azzurra dove le condizioni meteo sembravano più gestibili? Queste sono le testimonianze che abbiamo raccolto.

ALESSANDRO TORRESANI, SKIPPER DI PORCO ROSSO (ITA 1012)- Vorrei partire dal presupposto che tutto ciò che segue non vuole essere una polemica ma un resoconto dell’accaduto nella speranza che possa evitare che quello che è accaduto a noi, succeda di nuovo.

Dalla fine: dopo una giornata estenuante di posticipi, il giorno della partenza teorica del GPI 2022, il 15 Aprile, lo Yacht Club Italiano ha annullato la regata senza prendere in considerazione l’opzione di posticipare di 24/48 ore la partenza. A prescindere dalla stranezza di un annullamento il giorno stesso della regata, il tutto viene reso ancora meno digeribile dalla giustificazione alla mancanza di flessibilità: regata maxi a Portofino il 22 aprile. L’arrivo ultimo del GPI era previsto per il 20 aprile.

Fino a qui sembrerebbe solo una presa di posizione ma il vero punto sta nelle priorità evidenziate durante la giornata. Il team responsabile stava anteponendo la burocrazia alla sicurezza di tutti noi. Come prima azione volevano farci partire la mattina con il percorso delle bocche di Bonifacio al contrario e ci siamo trovati a far notare loro quanto poco fattibile ci sembrasse la navigazione delle stesse con forza 7.

Abbiamo proseguito le trattative nominando noi navigatori un rappresentate il quale, con il comitato e lo YCI si è trovato a discutere un nuovo percorso lanciando vari routage. Non era facile perché a tutti gli effetti sembrava dovessimo partire il giorno stesso con un’urgenza non consona alle scarse condizioni meteo. Alle 13 c’è stato un secondo briefing con percorso modificato ma il sentimento era di sempre minore convinzione.

Abbiamo cercato ancora una volta di chiedere il motivo per il quale lo YCI non potesse posticipare e trovandoci senza soluzioni abbiamo chiesto qualche ora in più di ragionamento. Alle 15 abbiamo fatto un ennesimo briefing dove il direttore di regata ha comunicato una soluzione trovata e la partenza alle 18. Il vento continuava a mostrare condizioni difficilmente praticabili ma non sembrava avessimo soluzione alternativa. In modo forse ingenuo ci aspettavamo di essere tutelati nella nostra sicurezza e, mancando questa sensibilità, ci siamo trovati in stallo con poca convinzione. A quel punto il direttore ha annunciato uno stop finale. Chi aveva scelto di partire ha riconsegnato le balise e, nel giro di pochi minuti, è stato ufficialmente comunicato l’annullamento definitivo della regata.

Non mi sento di provare altro che tristezza, considerando tutta l’organizzazione che c’è stata dietro questa regata (specialmente per chi arrivava da fuori appositamente) che va avanti da svariati anni e soprattutto considerando i progetti dei ministi che puntano ad entrare alla SAS o alla MiniTransat.

Tutti abbiamo contribuito a far ragionare comitato e YCI: Classemini italiana, skippers etc. ma forse ci siamo portati a casa solo molta confusione e giustificazioni che avevano una natura prettamente burocratica: autorizzazioni provenienti da autorità marittime con tempistiche eccessivamente lunghe, priorità diverse, mancanza di personale che potessero supportarci e per quanto la mia visione possa essere solo parziale, credo e spero che posticipare una regata sia sempre possibile soprattutto se si tratta di 500 miglia e soprattutto se si tratta di motivi di sicurezza.

Alla fine di questa Odissea ci troviamo con 325 miglia qualificanti ma non di regata grazie ad un percorso organizzato dalla classe mini italiana e francese a definitiva dimostrazione che la volontà di portare avanti questo sport mettendo al primo posto sicurezza e progettualità permette di realizzare le cose con la serietà necessaria.

GIAMMARCO SARDI, CO-SKIPPER DI PORCO ROSSO (ITA 1012)- Dopo aver partecipato in passato a tutte le regate in calendario spagnolo e Italiano, mi sento di definire il GPI come “la regina delle regate del circuito mini in Mediterraneo”. Il percorso di oltre 500 miglia è incredibilmente affascinante e tecnicamente complicato e l’affluenza da parte di equipaggi stranieri in corsa per la Mini Transat viveva negli ultimi anni un crescendo di adesioni anche legate al fatto che per le iscrizioni al campionato Atlantico i posti sono sempre tutti presi e soprattutto dal 2019 in poi c’è stato un overbooking che non permette agli skipper di completare il percorso di qualifica delle 1500 miglia minime di regate solamente in Francia. Per questo motivo sempre più skipper sono scesi negli ultimi anni in Italia (…).

Ahimè, e lo scrivo a malincuore, quest’anno penso di aver assistito ad uno dei momenti più bassi della mia vita da velista. (…)

Il percorso classico tra tutti gli skipper sembrava il meno fattibile, infatti al primo skipper meeting (…) il comitato di regata proponeva il percorso al contrario arrivando all'ingresso alle bocche di Bonifacio con un nord est molto forte e una situazione meteo in evidente peggioramento a detta di Matteo Aria, il meteorologo dell’evento.

Tutti gli skipper hanno manifestato una voglia di rivalutazione del percorso e una richiesta di posticipazione della partenza per una valutazione meteorologica più accurata, nominando Tommaso Stella (veterano della classe mini) portavoce. A seguire qualche ora più tardi il comitato proponeva un percorso che si sviluppava nell’Arcipelago Toscano, ancora l'incredulità e il dissenso tra gli skipper portavano ad una nuova richiesta di rivalutazione del percorso. Le previsioni meteo negli aggiornamenti successivi erano in netto peggioramento e nel modello Arome (quello a maglia più fitta) mostravano un vento di nord est con raffiche fino a 65 nodi a poche miglia dalla costa ligure e toscana. Il comitato proponeva poche ore più tardi un percorso tra Genova e la Gorgona con 3 volte il passaggio davanti Genova (dove c’è un canale trafficatissimo di navi cargo). (…)

Secondo il nostro routage nel momento di massima intensità del vento la flotta si sarebbe trovata tra la Gorgona e Genova. Anche il meteorologo, la mattina aveva dichiarato “io se avessi un mini non mi vorrei trovare in quella situazione lì" con differenza di vento di oltre 40 nodi e un vento di caduta dalle montagne con raffiche che andavano ben oltre i 60 nodi. Il comitato alle ore 16 mette sul tavolo le balise, i gommoni escono con le boe insieme alla barca accompagnatrice. Alle inutili richieste degli skipper di valutare di posticipare la regata ancora di 12 ore per valutare meglio il percorso e la sicurezza degli equipaggi il comitato e l’organizzazione rispondono con motivazioni differenti facendoci notare l’impossibilità di un’ulteriore posticipazione della partenza fissata per le ore 18. Alle ore 17 la maggiore parte delle balise erano ancora sul tavolo e 10 equipaggi avevano già deciso di non scendere in mare con quella previsione meteorologica sapendo bene a quali rischi si sarebbe andati incontro. (…)

Il direttore di regata prende la borsa e si dirige verso il mare per andare alla partenza quando tempestiva arriva la comunicazione da parte del presidente della classe mini che vieta alle imbarcazioni di uscire in mare con una meteo così pericolosa. Il direttore di gara, dopo pochi minuti issa la bandiera a scacchi annullando definitivamente la regata nello stesso giorno della partenza deciso mesi prima. Sono seguiti attimi di rabbia da parte di molti skipper italiani, svizzeri, polacchi e francesi ai quali personalmente non ho voluto prendere parte restando incredulo per quello che stava accadendo sul pontile distante da tutti. 

A dimostrazione che la regata si sarebbe potuta effettuare le classi Mini 650 francese e italiana organizzano un percorso qualificativo con partenza la domenica mattina alle ore 6:00. Le imbarcazioni senza barca assistenza nè tracker completano in due giorni e mezzo il percorso di 325 miglia concordato rientrando tutte entro le 23.30 del martedì. 

Quello che mi sento di dire, a titolo personale, è che mai nella mia vita mi era capitato di assistere a così tanta sottovalutazione dei rischi in mare in una regata di questo spessore (…). Se non fosse stato per il tempestivo intervento del presidente della classe Mini, Alberto Riva, 20 imbarcazioni di 6 metri e 50 si sarebbero trovate in un inferno ampiamente dichiarato dai modelli e confermato dal meteorologo incaricato per la regata. Torno a casa triste, rammaricato, incredulo e arrabbiato per quando vissuto (…). 

NICOLO’ GANEMARA- Il 15 aprile del 2022 è il primo giorno della mia vita legato al mare che vorrei non aver mai vissuto. Dopo l’ultimo rinvio della partenza alle 18 con il cuore in gola mi sono avviato a prendere il tracker e consegnare il telefono come sempre prima di ogni regata in mini. 

Le sensazioni che stavo vivendo mentre legavo il tracker al pulpito di poppa mi fanno rabbrividire ancora oggi. Ricordo in un momento di lucidità di aver pensato a quale sarebbe stato più probabilmente il lato sopravvento durante i colpi di vento più forti e quindi di posizionare da quel lato il tracker per evitare di perderlo in mare o di non arrivare più a prenderlo. 

Noi ministi con in programma la transat 2023 abbiamo bisogno quest’anno più di ogni altro di accumulare miglia in regate qualificative per poterci iscrivere alla prossima minitransat. Ero quindi più o meno obbligato a dover considerare l’eventualità di partire e quindi di non buttare via le mie chance di prendere parte alla minitransat. Questo volevo però forse dire di rimettere al caso la possibilità di perdere la barca e prendere un grande rischio sulla vita mia e del mio co-skipper di vent’anni e alle primissime esperienze in mini e in offshore. Sappiamo bene che incidenti drammatici sono avvenuti anche in condizioni meno impegnative di quelle che ci apprestavamo ad affrontare. 

Io personalmente come spirito sono un avventuriero romantico a cui piace mettersi in gioco e le cose difficili in generale mi attraggono sempre. Ma in questo caso tutto ciò non centra nulla e dobbiamo essere sempre bravi a sceverare le nostre attitudini dalle regole del gioco a cui vogliamo partecipare. 

(…) Noi ministi siamo qui per regatare e fare sport e quest’ultimo ha appunto delle sue regole che servono a salvaguardare che la competizione sia tra di noi, la sopravvivenza non può essere uno degli elementi della regata. Il coraggio e l’incoscienza non possono essere le qualità fondamentali per poter prendere parte ad un GPI. Tutto questo mi ha fatto riflettere sulle persone che in quel momento erano addette alla condotta dell’evento sportivo. (…)

STEFANO PALTRINIERI SKIPPER DI ADRENALINA (ITA 156)- Pacato e sintetico il commento dello skipper di Adrenalina sul suo profilo Facebook. Il veterano della classe Mini 6.50, che si preparava a partecipare per la decima volta al Gran Premio, uno che vi potrà raccontare cosa significa veramente affrontare 50 nodi sui barchini, proprio perché correva in Mini 650 quando i bollettini meteo non erano affidabili come oggi, spingendo organizzatori a mettere i concorrenti in situazione pericolose. Cosi scrive Paltri quindi: “Torniamo sul Lago di Garda più mesti, stanchi e confusi dopo un GPI che non è mai partito perché il circolo organizzatore non aveva messo a debito conto la possibilità di un rinvio. Una follia!

Abbiamo voluto chiudere per ora questa rassegna con l’opinione di uno skipper straniero, sperando che questa brutta esperienza non danneggi l’immagine del GPI all’estero perché rimanga una vera regata di dimensione internazionale come merita.  

ANNAELLE PATTUSCH, SKIPPER SVIZZERA DI FLASH-MIRABAUD (SUI 1042)- Abbiamo trovato il posto magnifico e molto adatto per l'organizzazione di una regata. L'accoglienza è stata strepitosa e la serata degli skipper è stata molto piacevole. Per questo vorremmo quindi ringraziare lo Yacht Club Italiano. D'altra parte, siamo rimasti molto delusi dall'annullamento ingiustificato della regata. Il club organizzatore, infatti, avendo organizzato un altro evento pochi giorni dopo, si è quindi rifiutato di posticipare l'inizio della regata (che era assolutamente obbligatorio a causa del maltempo). Per noi, venire in Italia è molto complicato e costoso. Tutto ciò per venire a sapere che il comitato si rifiuta di posticipare la partenza di 36 ore, soluzione che avrebbe facilmente consentito lo svolgimento della regata. Questa decisione ha grosse conseguenze per i corridori in termini di tempo e denaro (richiesta di ferie, trasferimento, validazione delle miglia per la qualifica…). Per fortuna Matteo (Sericano, Ndr) ha fatto di tutto per organizzare un corso sostitutivo in collaborazione con la classe Mini italiana e francese, che ha salvato la situazione. Un enorme grazie a lui per il suo lavoro e l'atteggiamento esemplare.

MAURIZIO BUSCEMI, RACE DIRECTOR- L’annullamento di una regata e’ sempre una soluzione estrema e dolorosa. Ripercorrendo i fatti ritengo sia stato fatto tutto il possibile, in stretta collaborazione tra Comitato, Club e regatanti, per garantire la sicurezza e la soddisfazione dei velisti. La situazione meteo e’ stata analizzata a fondo, c’erano diversi modelli, alcuni prevedevano condizioni piu’ dure, altri piu’ abbordabili. Abbiamo fatto tre briefing con varie proposte di percorsi alternativi, con l’obiettivo di tenere le barche e i navigatori in sicurezza, nonche’ di rispettare il programma.

L’ultima proposta prevedeva un percorso tra Genova e il Tino da ripercorrersi per tre volte, in modo da avere le miglia qualificanti, e ricordo che il briefing lo ha accolto con un applauso. Poi sono tornate valutazioni diverse. Noi abbiamo ribadito che partire e’ sempre una “facolta’” dei regatanti, credo che abbiamo fatto per quanto possibile al meglio il nostro lavoro. Le condizioni alla fine si sono rivelate non disastrose: c’e’ stato il colpo di vento a 35-40 nodi, con raffiche anche superiori, ma e’ durato tre ore, per poi tornare piu’ gestibile.

C’e’ poi l’altro tema centrale: l’impossibilita’ di rinviare la partenza di 24-36 ore, che sarebbe stata la soluzione piu’ ovvia, a causa della concomitanza di un altro evento del club. Questo potenziale problema era noto: il GPI originariamente era in calendario una settimana prima, la Classe Mini italiana ha chiesto lo spostamento di una settimana e lo Yacht Club Italiano ha fatto presente il rischio organizzativo. Se il GPI fosse stato nella data originaria si sarebbe potuto rinviare anche di piu’ giorni. Penso che la vicenda debba aiutare tutti a migliorare certe programmazioni e anche i rapporti tra classi, club, velisti e UDR.

PENSARE ANCHE AL PUBBLICO - Rimane un altro tema che noi di Saily vorremmo affrontare qui, ed è quello del pubblico. Degli appassionati, velisti o non, tutta la gente (e c’è, esiste, l’abbiamo incontrata). Tutti coloro che aspettavano di seguire una bella, sana e comprensibile regata, una delle poche se non l’unica in Italia, beh questi tifosi si sono visti dare un due di picche. Se la vela italiana vuole crescere, non solo sui Mini, non solo in oceano, un giorno o l’altro bisognerà pensare anche a quel pubblico.

Sezione ANSA: 
Saily - News

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