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23/04/2020 - 14:29

Partiti prima del blocco

Girano l'Italia in barca: bloccati

La storia di tre diportisti, partiti con un 12 metri a vela il 5 marzo (prima del lockdown) da Bocca di Magra diretti a Gorizia. Fermati e multati più volte, alla fine costretti a fermarsi

 

Storie di mare al tempo di #iorestoacasa. I personaggi: l'armatore (Francesco Mattel), lo skipper (Francesco Leonardo) e il marinaio (Gianfranco Saracini). La barca: un 12 metri da crociera a vela. L'impresa: un giro d'Italia ai tempi del coronavirus, da La Spezia (Bocca di Magra) a Gorizia (Porto Buso). Un viaggio "tecnico", per la necessità di trasferimento dello yacht, e giustificato dall'esigenza di assistere l'armatore che è cardiopatico. Una prospettiva, in altri tempi, di grande gioia velica: oltre 1000 miglia di mare intorno all'Italia. Peccato che dopo appena tre giorni dalla loro partenza, sia entrato in vigore il decreto del lockdown, con il divieto di uscire e Muoversi in mare. Da quel momento, il viaggio dei tre velisti (davvero) per caso, si è trasformato in una corsa in salita a ostacoli.

Primo stop a Livorno, dalla Guardia di Finanza, con relativa contestazione. I tre non si sono scoraggiati e hanno deciso di proseguire, e il risultato è che a ogni sosta hanno collezionato verbali e contravvenzioni. "Se mollate gli ormeggi lo fate a vostro rischio e pericolo - gli hanno detto le autorità - e potrete essere nuovamente verbalizzati per violazione dei divieto di movimento in mare anche per diporto". A un certo punto è sembrato che tra i tre velisti per forza e le forze dell'ordine si fosse ingaggiato quasi un inseguimento. Forse non si aspettavano che i controlli fossero così frequenti e severi, forse non hanno tenuto conto che, senza barche in circolazione, la loro sarebbe stata facilmente individuata e intercettata, e che le stesse autorità di controllo marittimo, avendo ben pochi impegni rispetto al normale, avrebbero avuto assai più tempo da dedicare proprio a loro.

Porto Santo Stefano, Ischia, Maratea, Vibo Valentia: ogni volta un verbale e anche multe salate. Il viaggio proseguiva e i costi aumentavano. La gioia della navigazione a inizio primavera, spesso in condizioni meteo perfette, sempre più offuscata dal sentirsi fuorilegge. I tre arrivano a Gioia Tauro dopo che a Maratea gli è vietato l'approdo, le condizioni meteo sono difficili. E qui nel grande porto, che è anche uno dei crocevia mondiali del traffico di droga, col verbale arriva un ordine perentorio: l'obbligo di restare a bordo in quarantena. I tre resistono ("Ci hanno trattato benissimo, abbiamo avuto assistenza nel rifornimento di alimentari e medicinali"), a dispetto del budget che ormai è fuori controllo.

Il finale forse era già scritto e non è un lieto fine. I tre, ormai come Bonnie e Clyde, decidono di ripartire e provare a finire il viaggio. Ma non completano neanche la prima notte di navigazione: alle tre, davanti a Roccella Jonica, una vedetta della Guardia di Finanza li ferma ancora. Prima dell'alba si ritrovano l'ennesimo verbale e la multa che fa traboccare il vaso: rientrando a terra, i tre velisti si arrendono. Ormeggiata la barca, sono tornati a casa. Il viaggio è rinviato, il coronavirus e i controlli in mare hanno avuto ragione della loro voglia di navigare. Multe a parte, resta il loro mezzo giro della penisola: con gli italiani chiusi in casa, loro tre si sono gustati un mese di mare e di emozioni. Ne sarà valsa la pena? Istruzioni per l'uso: non imitateli. Limitatevi a sognare quel viaggio, ma solo per il dopo-virus.

Sezione ANSA: 
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