Storia | Regata > FIV

31/01/2022 - 17:58

Passaggio di consegne in FIV al neo segretario generale Alberto Volandri

Gianni Storti, 50 anni di sport (e 12 di FIV)

INTERVISTA AL SEGRETARIO GENERALE DELLA FEDERVELA, CHE LASCIA DOPO 12 ANNI – Una vita nello sport e nel CONI, ha lavorato per FIN (Nuoto), FISG (Ghiaccio), FIDAL (Atletica Leggera), FISI (Sport Invernali), prima di approdare a Genova alla Federvela. La collaborazione con grandi presidenti in altre federazioni (Consolo, Barelli, Gola, Bolognini, Coppi). Lo sport come una famiglia, tra grandi personaggi, Olimpiadi, relazioni. Infine i quasi 12 anni in Federvela, con Croce ed Ettorre: “La vela è cresciuta molto”

 

Il mondo dello sport è fatto di stelle, fuoriclasse, campioni osannati, dirigenti pubblici, dietro ai quali – inevitabilmente – c’è un tessuto connettivo di professionalità, managerialità e passione, negli aspetti tecnici, organizzativi, logistici, economici. Senza queste figure non ci sarebbero neanche le stelle in prima pagina. Gianni Storti, il Segretario Generale FIV uscente a fine 2021, ha incarnato questa figura in una carriera lunga e di soddisfazioni.

Approdato alla FIV di Genova nel 2009, chiamato a sostituire il dimissionario Antonio Micillo, Storti è stato il settimo segretario generale dell’ente. Prima di lui Gianfranco Bertelli, Giovanni Tintori, Roberto Baracco, Giuseppe Gentile, Mauro Tirinnanzi, Antonio Micillo. Dopo di lui, la FIV ha nominato Alberto Volandri ottavo segretario generale, in carica con il nuovo anno.

Iscritto alla facoltà di Lettere all’Università, a 20 anni Storti frequenta la Scuola Centrale dello Sport, creazione dell’allora presidente del CONI Giulio Onesti, all’Acquacetosa a Roma, e racconta così come è andata: “Facevo sport, nuotavo e giocavo a Pallanuoto. Mi sarebbe piaciuto insegnare, ma allo stesso tempo coltivare la passione sportiva, in tutti i suoi aspetti. La Scuola dello Sport è stata una opportunità: era un college, tre anni a numero chiuso, con l’obiettivo di formare tecnici di alto livello e dirigenti dello sport da inserire nel CONI o affidare alle federazioni. La cosa mi intrigava molto, ho finito la Scuola nel 1972, a 24 anni, e poiché ero entrato in quota Nuoto e Pallanuoto, fui destinato alla FIN del presidente Bartolo Consolo, segretario generale Vincenzo Vittorioso, che considero uno dei più grandi dirigenti che il comitato olimpico abbia avuto. In FIN ho fatto tutte le esperienze da tecnico, sia responsabile delle squadre nazionali Under 20 della pallanuoto, con le quali ho avuto grandi soddisfazioni, grazie alla generazione di campioni famosi per i trionfi del Settebello, quindi sono stato assistente della squadra assoluta prima con Gianni Lonzi e poi con Fritz Dennerlain. Poi un giorno a Napoli, alla piscina Scandone, è scattato qualcosa dentro di me…”

Cosa è successo?

“Mi sono reso conto che non avevo più l’entusiasmo in quello che facevo. Ero distaccato. E’ una visione di un attimo, sulle tribune a seguire un riscaldamento pre-partita durante un torneo, mi sono accorto che guardavo ma non vedevo… La cosa mi ha sconvolto perché il mio modo di interpretare il ruolo è sempre stato di grande partecipazione, ero un tecnico presente 24 ore al giorno. Il rapporto con gli atleti è fondamentale, al punto che rifiutai una proposta della squadra nazionale tedesca perché per la lingua non avrei potuto avere quel dialogo, quella confidenza, quelle relazioni umane che reputavo essenziali. Così ho fatto il concorso da dirigente e l’ho passato, quindi sono stato nominato segretario.”

Ed è iniziata una nuova vita.

“Tante esperienze, sono stato segretario generale di varie federazioni: al Nuoto ho lavorato con due commissari nominati dal governo, prima Guglielmo Negri, personaggio incredibile dal quale ho imparato molto e poi l’avvocato Aurelio Vessichelli, durante Sydney 2000 con tante medaglie dai nuotatori azzurri. Poi diventò presidente Paolo Barelli che voleva portare uomini nuovi e mi chiese di farmi da parte, e io lo feci, perché penso sia giusto che un segretario assecondi le decisioni di un presidente. Tornai a disposizione del CONI in un periodo in cui le segreterie federali erano coperte, specie per le federazioni di primo livello com’era il Nuoto. Mi offrirono un ruolo da ispettore sul territorio, una cosa lontanissima dalla mia mentalità, che rifiutai. Così si aprì la possibilità della Federazione Ghiaccio, che aveva sede a Roma e a Milano. Ed è stata una bellissima esperienza, mi sono trovato benissimo, con un grande presidente come Giancarlo Bolognini, anche sindaco di Bolzano, una persona di grande caratura, e uno staff piccolo ma molto professionale. Un periodo bello, ma breve, perché nel frattempo si era liberato un posto alla FIDAL, l’Atletica Leggera, dove sono rimasto fino alle Olimpiadi di Atene 2004 con il presidente Gianni Gola.”

Consolo, Barella, Bolognini, Gola, Coppi… Hai incontrato sempre grandi presidenti.

“Sono stato fortunato, è vero. Gola persona di caratura straordinaria, grande conoscitore non solo di sport, intelligenza viva, parlava quattro lingue, un grande dirigente. Dopo Atene ho chiesto un avvicinamento al nord, per stare vicino a mia mamma che non stava bene. E sono arrivato allo Sci (FISI), di un altro grande presidente, Gaetano Coppi, grandi vedute, esperienza specifica. Facevo tutti i giorni Milano-Cremona, ho lavorato con l’allora direttore tecnico Flavio Roda, oggi presidente della FISI. Due anni ancora molto belli, fino ai Giochi Invernali di Torino 2006.”

La presenza alle Olimpiadi è stata un punto forte della tua carriera di dirigente.

“Assolutamente si. Erano anni in cui i segretari generali delle federazioni olimpiche andavano ai Giochi, con ruoli importanti, dovevano tenere i rapporti tra la squadra e la preparazione olimpica del CONI, come anello di congiunzione. Poi sono arrivati i tagli da parte del CIO in risposta al gigantismo olimpico. E questo ha coinciso con la mia venuta alla Vela.”

Parliamo del tuo arrivo alla Federvela.

“Dopo lo Sci ho fatto un anno di pausa, nel 2007, e a metà 2008 sono stato coinvolto dall’allora segretario generale CONI Lello Pagnozzi, che durante una gara di Atletica che ero andato a vedere a Padova mi chiese la disponibilità a seguire i Giochi del Mediterraneo imminenti in Italia, a Pescara nel 2009. Non ci ho pensato troppo, e ho detto si all’incarico, a mettermi in gioco per la famiglia dello sport. Devo dire che è stato difficile, un periodo impegnativo, i Giochi del Mediterraneo sono semplici e complessi allo stesso tempo: risorse, impianti, collegamenti con le autorità locali, i problemi da risolvere sul campo, le scadenze, le delegazioni, le necessità di tutti…”

Possiamo dire che sia stata la tua esperienza più difficile e completa?

“Decisamente, ovviamente non ho fatto tutto da solo, ho avuto la fortuna di poter scegliere i miei collaboratori, è stato un gran bel lavoro. E in quella occasione ho incontrato la FIV. Sul territorio c’era l’attuale presidente Francesco Ettorre, che era del posto e teneva i rapporti della FIV con il comitato organizzatore. A quel tempo la FIV aveva bisogno di un segretario, ricordo che vennero due volte a Pescara e al CONI, se ne parlò e mi fu proposto di fare questa esperienza con la Vela.”

Come hai reagito all’idea?

“Mi ha intrigato, perché non conoscevo nulla della vela come sport. Lo consideravo, ed è, uno sport interessante per tanti motivi, storici, socio-culturali, mi interessava capire, saperne di più, imparare qualcosa di vela. Dissi di si e incontrai il presidente Carlo Croce. All’inizio, essendo in pensione e non avendo ancora le idee chiare, mi fu assegnato il ruolo di Coordinatore, poi trasformato in Segretario Generale.”

Venendo da tanti sport diversi come hai trovato la Vela?

“Per molti aspetti le federazioni sono tutte uguali, hanno dirigenti e strutture con capacità specifiche, esperienza, anche se poi ci sono le personalità più performanti che ti lasciano il segno. Alla Vela ricordo di aver fatto una osservazione in uno dei primi Consigli Federali cui partecipavo, dopo un periodo a cercare di capire e approfondire il più possibile: mi sembrava che la vela fosse come un iceberg, del quale la Federazione curava maggiormente la parte emersa, ovvero la vela olimpica, e meno la parte sommersa, che invece è la parte nettamente più grossa…”

Accidenti, notevole. Peccato che non sia mai uscita questa considerazione, avrebbe fatto senz’altro discutere e trovato molti d’accordo! Questo conferma quanto sarebbe importante che la FIV comunicasse i contenuti delle riunioni del Consiglio, il suo organo rappresentativo di tutti i tesserati…

“La FIV si occupava principalmente delle classi olimpiche, lì era concentrata tutta l’attenzione, tutto il volume di professionalità e impegno. E tutto il resto? Attività promozionale, paralimpica, rapporti con l’amministrazione. Almeno questa era la mia sensazione, lo dico per rispetto, mi sembrava ci fosse poca attenzione a quella parte sommersa. Devo dire che la trasformazione di questi anni è andata proprio in quella direzione, di ribaltare questo iceberg, far emergere tutta la parte sommersa, dare attenzione a tante altre attività che sono importanti nella vita di una federazione. Oggi c’è un impegno a 360 gradi di questa presidenza e di questo Consiglio. Pensiamo al salto nell’attività promozionale, nei rapporti con la scuola, nell’attività paralimpica, anche nei rapporti internazionali, oggi sono diventati centrali. Il ruolo è occupato bene, la FIV ha credibilità internazionale. E aggiungo l’insegnamento avuto nell’ultimo periodo da una presidenza e un Consiglio che con poche risorse sono riusciti a usarle con grande attenzione e a fare tante cose. Credo che sia stata premiata, in primo luogo con i risultati, che non sono una cosa non così scontata. Qui devo anche sottolineare la scelta del materiale umano e tecnico importante, abbiamo tecnici di prim’ordine che fanno un lavoro apparentemente oscuro ma fondamentale, con impegno notevolissimo, perchè fare tecnico della Vela non è semplice…”

Una considerazione importante da un uomo di sport che ha vissuto discipline diverse in contesti olimpici quindi al massimo livello. Ci ha raccontato le grandi figure di presidenti federali incontrate in passato: come ha trovato i due presidenti FIV con i quali ha lavorato?

“Il presidente Croce arrivava dopo l’esperienza lunghissima del presidente precedente, e ha voluto modernizzare la federazione, anche a modello del circolo che presiedeva (lo Yacht Club Italiano, ndr), puntando a far uscire questo sport da una posizione di nicchia. Il presidente Ettorre a sua volta ha ottimizzato le esperienze accumulate sotto le presidenze Gaibisso e Croce, non ci dimentichiamo che ha sempre rivestito ruoli di grande importanza, a livello gestionale, a livello di supporto politico, che ha gestito a favore dei due presidenti con i quali ha collaborato, e in seguito, da presidente, con queste esperienze e queste capacità ha fatto fare un salto di qualità grandissimo alla federazione. Oggi la FIV è una federazione importante, è collocata tra quelle con maggiore credibilità, non solo per i risultati – che pur essendo frutto di lavoro e serietà, come sappiamo a volte vengono e a volte no – ma anche perché il suo uomo più rappresentativo è affidabile, considerato, stimato dal palazzo e da tutto l’ambiente, a cominciare dall’interno. La stima del territorio per il presidente mi sembra ben riposta e profonda.”

Merito anche della gestione del difficile periodo della pandemia.

“Hai fatto bene a ricordarlo, è uno degli esempi di questa abilità, la Federvela è stata forse la federazione che ha meno risentito e meno ha fatto risentire ai propri circoli e tesserati di quella difficile situazione e non solo per gli interventi economici. Pur rispettando i vari DPCM, ha sostenuto tutti in modo che l’attività non si fermasse. E credo che anche gli ultimi risultati siano frutto di questa capacità di trovare soluzioni per dare continuità all’attività e mandare avanti un movimento. La gente conosce le medaglie, ma a livello giovanile siamo da anni tra le primissime nazioni al mondo. Non credo ci siano tante federazioni che possano vantare questo primato. E’ una costruzione che ci consentirà di creare non solo una base di atleti ma anche la mentalità dalla quale vengono i risultati, non solo sportivi.”

Il lavoro del Segretario Generale è duplice, da un lato gestire il personale e la macchina federale un po’ come un CEO, e dall’altro tenere il rapporto con la parte politica ed elettiva di una federazione.

“Sono convinto che nel tempo c’è stata una trasformazione nell’organizzazione sportiva generale e nei ruoli di alcune figure. Il presidente ha sempre più un ruolo di referente della federazione, non solo da noi, in tutte le federazioni, mentre quello del segretario si è trasformato in ruolo un po’ più burocratico, di gestione del personale, senza mai dimenticare l’impegno a tutelare la componente politica. Io dico che la struttura di cui il segretario fa parte è un po’ la memoria storica della federazione ed è al servizio della componente politica. La struttura deve essere pronta e a disposizione con il suo bagaglio di conoscenze pregresse, con tutto ciò che serve alla componente politica.”

Come valuti e come lasci la struttura della federvela?

“La FIV soffriva di essere un po’ ai confini, la sede a Genova non ha facilitato la crescita della struttura, i rapporti con gli altri pari grado di altre federazioni, i possibili scambi di personale che era una caratteristica del vecchio CONI, quando i segretari si parlavano e si scambiavano collaboratori in funzione delle capacità e competenze specifiche. Tutto questo l’ha resa un po’ fuori dai giochi. Non mi riferisco naturalmente alle competenze tecniche specifiche della disciplina, ma più all’aspetto delle esperienze e culture sportive al di fuori del mondo velico. Stare vicino alle altre federazioni consente contatti, incontri anche casuali, scambi di informazioni e conoscenze che aiutano le persone a crescere, aumentando la capacità critica e facendo salire di livello tutti quanti. Questa forma di isolamento ultimamente si è superata con la capacità del presidente Ettorre di tessere relazioni e rapporti che pongono la federvela in una posizione importante del panorama nazionale.”

Tornando alla struttura, c’è un certo ringiovanimento dei quadri e c’è una visione del presidente volta a responsabilizzare sempre più il personale.

“Ultimamente ci sono state assunzioni, sono stati scelti profili di una certa qualità, persone che possono dare un contributo a tutta la macchina, la strada intrapresa è questa, rispetto a un passato nel quale le scelte del personale erano condizionate proprio dalla posizione geografica… La visione del presidente riprende una tendenza in atto anche in tante altre federazioni, la trovo condivisibile e da perseguire, naturalmente avendo ben chiare le aspettative e le competenze.”

Un tuo bilancio su tanti anni di vita professionale in questo mondo: cosa è stato lo sport per Gianni Storti e come sono stati gli ultimi 12 anni con la Vela?

“Lo sport è stata la mia vita lavorativa, e poiché nella mia scala di valori il lavoro è molto in alto è evidente che mi considero tra i pochi fortunati a fare una cosa che mi piace. Dalla Vela mi porto la stessa gioia e soddisfazione avuta con tutte le altre federazioni dove sono stato, soprattutto i rapporti con le persone, nella mia testa ci sono decine di volti con i quali ho interloquito, a volte faticato, abbiamo gioito o siamo stati tristi, ma facendo un consuntivo è sicuramente positivo, soprattutto in questa ultima parte: ho avuto attraverso la vela la possibilità di rientrare e continuare a occuparmi di una cosa che è stata la mia vita: lo sport.”

In conclusione un consiglio al tuo successore, il nuovo segretario generale FIV, Alberto Volandri.

“Con lui ho parlato molto negli ultimi due anni, la cosa è stata preparata. Lui sa come mi sono espresso e cosa gli ho detto. Il nuovo segretario è persona stimabile e stimata, con tanta voglia di fare, ognuno è frutto del suo tempo, è giusto che oggi ci sia chi ha più energie. Al personale ho ricordato che noi siamo al servizio delle società, del territorio, del consiglio federale e del presidente, ho aggiunto che non siamo servi di nessuno, ma ripeto: al servizio. Nel momento in cui ti rendi conto che c’è bisogno di qualcuno più efficiente di te per mantenere questo servizio al livello delle aspettative, è giusto che si lasci il campo.”

Sezione ANSA: 
Saily - News

Commenti