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09/04/2020 - 13:56

Navigatori navigati

Gaetano Mura: Ooooh-issa!

Torna a farsi sentire un navigatore oceanico italiano che ha molto da dire. Racconta la sua quarantena ("Dal mare ho imparato soprattutto ad adattarmi alle situazioni"), spiega perchè il vecchio grido di fatica a bordo è una soluzione. E annuncia la prossima uscita del suo libro: Le sirene hanno smesso di cantare

 

È passato un po' di tempo da quando in terra australiana scrissi l'ultimo dei diari di bordo di una lunga serie per condividere i 70 giorni di navigazione solitaria nel tentativo di circumnavigare il globo. Da quel momento ha cominciato a maturare in me il desiderio di "ritirata", soprattutto da media e social, sostenuto dalla necessità di concentrare le mie risorse su un periodo emotivamente e spiritualmente complesso: quello dell'atterraggio, che considero la parte più impegnativa ed estrema di tutta l'impresa.

Una porzione di vita di due anni che chiamo Decompressione. Una sorta di lenta convalescenza a soste obbligate di riflessione. In questo tempo ho sentito ancora più forte il richiamo della natura, ne ho osservato gli insegnamenti con sentimento più profondo e ho rivolto dentro di me lo sguardo con nuova curiosità e stupore. Un’altra avventura personale alla quale sarò sempre riconoscente. Cercando, sono riaffiorate tante storie, aneddoti, riflessioni, quei frammenti di vita che rimessi insieme ci ricordano di cosa siamo fatti, da dove veniamo, dove stiamo andando.

Poi l'impulso irresistibile di scrivere come piacere in sé e la passione per la scrittura mi hanno incoraggiato a frugare più a fondo tra gli scaffali della mia memoria, e in questo luogo ‒ tutt'altro che un semplice magazzino di ricordi ‒ mi sono sentito a mio agio. Da questa assidua frequentazione è nata l’idea di pubblicare un libro che ha già trovato un editore e attende di uscire.

La burrasca planetaria senza precedenti che tutti insieme stiamo vivendo ci ha colti di sorpresa e ha preteso, da un momento all'altro, che ognuno di noi mettesse in attesa i propri progetti, i propri sogni le proprie ambizioni, come è giusto che sia quando le priorità sono altre ed è la vita ad avere ragione su tutto. Ora siamo veramente tutti sulla stessa barca e ognuno di noi, come in un vero equipaggio, è chiamato a fare la sua parte per tenerla a galla, per sostenere i più fragili e chi sta combattendo su quella frontiera sottile che sta tra la vita e la morte.

Il pianeta che ci ospita a bordo ci sta dando un segnale e, anche se in questo momento non è facile vederla, la grande opportunità di cambiare rotta a poche lunghezze dalla collisione definitiva. Non possiamo pensare di continuare a navigare maltrattando e saccheggiando senza ritegno la nostra stessa nave. Speriamo che il senso di tutto questo possa essere percepito da tutti. Speriamo che l'aver provato, tutti insieme e sulla propria pelle, il terrore del naufragio faccia sì che nessuno più venga lasciato in mare ad annegare. Speriamo che tutto l'equipaggio, dal capitano al mozzo, comprenda l'importanza del proprio singolo sforzo.

Ben venga il tormentone scaramantico dell'andrà tutto bene se questo può aiutare qualcuno a esorcizzare la paura. Io credo più nella forza dinamica dell'ooooh-issa! Quella energia coordinata e simultanea che sommandosi diventa enorme. Sugli antichi bastimenti, gli uomini in cerchio attorno ai tamburi dei grandi verricelli spingevano con tutta la forza sulle aspe, i bracci di legno disposti come i raggi di una ruota, e all'unisono dell'ooooh-issa alavano una pesante vela al vento per assicurare il governo della nave e sfuggire alle acque tempestose. Un ooooh-issa! sempre incoraggiato dal canto che alleggerisce i cuori, la parte ludica e creativa che non deve mai essere zittita nemmeno dentro la tempesta. Dal mare ho imparato soprattutto ad adattarmi alle situazioni, ai cambiamenti continui che sono necessari e funzionali alla vita.

L'uscita del mio libro ha subito, come ogni altra cosa, un rallentamento e la data, seppur prossima, è tuttora incerta così come le presentazioni che erano state programmate. Col passare del tempo, seguendo come tutti l'evolversi della drammatica situazione che ci troviamo ad affrontare, mi sono accorto ogni giorno di più che ciò che stiamo vivendo ha tante cose in comune con la navigazione in solitario.

La solitudine, appunto, dover vivere in spazi ristretti, gestire le risorse, alimentarsi correttamente per essere forti, tenersi fisicamente in forma nel poco spazio a disposizione, l'incertezza di come sarà il domani, l'emotività da tenere a bada, il confronto con la paura, la consapevolezza più vivida che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Anche il titolo del mio libro, Le sirene hanno smesso di cantare (Edizioni Il Maestrale), pur definito da tanto tempo, sembra evocare situazioni attuali.

Ho deciso di fare delle piccole anticipazioni, programmando alcune presentazioni online e pubblicando, di tanto in tanto, qualche frase estratta dal libro e qualche breve lettura. Un adattamento anche questo, per cominciare a promuoverlo, e, perché no, offrire ad altri qualche spunto di riflessione.

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