Storia | Regata > Vela Oceanica
09/07/2018 - 18:07
Piccoli navigatori crescono
Chi è Alberto Riva
Ingegnere Minista
Alberto Riva, classe 1992, laurea in Ingegneria Fisica al Politecnico di Milano, progettista di un nuovo pilota automatico per barche a vela basato su algoritmi di nuova generazione, minista con la Mini Transat chiara sulla prua? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui. Che ci ha inviato questo racconto del Mini Fastnet, la regata più dura e affascinante della classe
Sono Alberto Riva, ho 26 anni e fin da bambino ho navigato su molte barche diverse. Ad oggi, ho navigato /accumulato più di 20.000 Miglia in Mediterraneo e in Atlantico. Appassionato delle regate d’altura, non disdegno la tecnica e la frenesia necessaria nelle regate a bastone.
Ho una laurea in ingegneria fisica, 110 al PoliMi, e proprio le conoscenze ingegneristiche, unite a creatività e destrezza manuale, mi aiutano nella preparazione delle barche e anche nella soluzione dei problemi che regolarmente si presentano in navigazione.
Essendo appassionato di vela, scienza e tecnologia, in navigazione cerco sempre di avere un approccio numerico e scientifico. Inoltre ho progettato, realizzato e continuo a sviluppare un pilota automatico per barche a vela basato su algoritmi di nuova generazione.
Progetti futuri? Il richiamo della Mini Transat è molto forte ma bisogna fare i conti con la realtà. Adesso sono alla ricerca di sponsor che credano in un progetto sportivo mini 650. L’obiettivo è arrivare alla Transat 2021 con le carte per vincere. Nel mentre, come si dice in gergo si naviga a vista, e cerco di cogliere ogni occasione per fare esperienza e navigare.
IL RACCONTO DEL MINI FASTNET (COME RIVIVERLO A BORDO CON LUI) - Vengo contattato da Nicolas Firket un ragazzo belga che ha appena acquistato un Pogo3, cerca un co-skipper per il Fastnet. Al telefono sembra un ragazzo simpatico e ci troviamo subito bene.
So bene che la regata sarà difficile, non ho mai navigato su un P3 e ho l’impressione che vada portato molto diversamente rispetto alle barche di vecchia generazione. Inoltre scorrendo la lista iscritti trovo nomi come Erwan le Draoulec ( vincitore in classe serie della Mini Transat 2017 e del Fastnet 2017), Davy Beaudart, Clarisse Cremer, e ovviamente anche Ambrogio Beccaria con cui ho regatato l’anno scorso proprio al Fastnet 2017.
La preparazione della barca che Nicolas ha appena comprato ci porta via molto tempo e riusciamo a andard in mare solo il giorno del prologo, la regata a bastone che si svolge il giorno prima della partenza del Mini Fastnet.
Capiamo che il vento ruoterà a sinistra e quindi sappiamo se dovremo difendere questo lato del campo. Durante la regata, che fortunatamente si è svolta in una debole brezza, comprendiamo di avere qualche problema di velocità a causa della non conoscenza del mezzo. Comunque compensiamo il gap di velocità con delle buone scelte tattiche e alla fine riusciamo persino a vincere per pochi secondi.
Il giorno dopo si parte per il Fastnet, tagliamo la linea in anticipo e siamo costretti a riparare e rientrare sulla linea di partenza. Partiamo già in rimonta, dopo qualche ora riusciamo a riguadagnare le posizioni perse nella partenza.
Arriva la prima notte e accusiamo la scarsa conoscenza del mezzo: in un traverso con 15 nodi non riusciamo a far camminare la barca quanto gli altri. La mattina dopo ci troviamo già con un svantaggio sui primi di più di 3 miglia. Le nostre scelte tattiche non sono risultate brillanti anche a causa del fatto che come equipaggio non siamo rodati.
Arrivati al Fastnet decidiamo di giocarci un jolly provando a passare la DST a est (la zona di traffico navi in cui non è permessa la navigazione) sfruttando la corrente contraria al vento. A conti fatti riusciamo a non farci troppo male con questa scelta azzardata e anzi forse sembra che siamo riusciti a riguadagnare qualche miglio sui primi.
Durante il ritorno, che è stata una lunga bolina, l’inferitura della randa esce dall’albero, siamo costretti ad ammainarla ed effettuare una riparazione di emergenza che ci obbliga ad andare piano per più di un’ora. Ci giochiamo un gruppetto di P3 che erano più che raggiungibili.
Chiudiamo un po’ amareggiati 11esimi con la coscienza che anche con solo due giorni in più di allenamento avremmo potuto fare molto meglio.
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