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16/04/2014 - 18:05
Tempi lunghi e misteri sulle regole per la prossima Coppa America
Tempi lunghi e misteri sulle regole per la prossima Coppa America
Che fine ha fatto Il Protocollo?
Si allungano i tempi e si infittiscono i misteri sul documento base con le regole per la prossima Coppa America, che tutti aspettano. E’ giallo soprattutto sulla località (San Diego e Chicago contro San Francisco). I kiwi finiscono i soldi. E un designer svela le ultime su come saranno i nuovi cat AC62
di Fabio Colivicchi
Dov’è il benedetto Protocollo della 35 Coppa America? Era stato annunciato entro marzo dal defender Oracle e dal Challenger of Record Hamilton Island, ma adesso siamo quasi a maggio, e del documento chiave per il futuro del trofeo non si vedono tracce all’orizzonte. Alcuni team cominciano ad avere problemi nella ricerca di sponsor e fondi. I designer incaricati del progetto e delle regole sulla nuova Classe hanno praticamente finito il lavoro, ma non possono chiudere perché serve la conferma della location per definire il piano velico. I velisti aspettano, i contratti sono fermi…
A cosa è dovuto questo ritardo? Defender e primo sfidante sono ai ferri corti (come qualcuno ipotizza)? O stanno tirando alle lunghe per tagliare fuori qualche team dalla rincorsa (in questo senso quelli messi meno bene sono i neozelandesi)? E soprattutto, quando c’è da aspettarsi qualche notizia? Non a breve, a quanto pare: una fonte considerata vicina alle parti in negoziato, sulla possibile data di rilascio del Protocollo avrebbe risposto: “Non trattenete il fiato, non serve”. Come dire: mettetevi comodi, c’è ancora tempo.
QUEL DERBY CALIFORNIANO CHE BLOCCA IL PROTOCOLLO
Nella ristretta lista di località in corsa per ospitare la prossima America’s Cup del 2017, ci sarebbe anche San Diego, e non per recitare un posto da comprimario. Le rivelazioni vengono dal presidente della commissione portuale Bob Nelson: “E’ un onore per San Diego essere nella cerchia delle possibili location per la difesa, può essere una occasione per far vedere la nostra baia su scala mondiale.
L’eventuale scelta di San Diego porterebbe con se la possibilità di vedere le regate degli AC62 all’interno della baia. Una novità clamorosa per la città, che ha già ospitato la Coppa nel 1988, 1992 e 1995, ma sempre con regate cose sull’Oceano Pacifico. La San Diego Bay ha già ospitato le regate di America’s Cup World Series con gli AC45 (le stesse di Venezia e Napoli) nel novembre 2011.
Per il “Super Bowl” dello yachting, a San Diego si preparano a mettere insieme le varie istituzioni politiche dell’area, il porto e i suoi partner stanno considerando attentamente l’opportunità.
Ufficialmente la lista delle località in lizza è stata ridotta alla metà, anche se non si sa con certezza chi siano le altre a fianco di San Diego. Voci insistenti parlano di un crescente interesse verso Chicago, mentre San Francisco non convince gli organizzatori per la revisione delle condizioni imposta dalla città, compresa la tassa da pagare. E Newport, Rhode Island, resta alla finestra. Calano invece le quote delle Hawaii. Esce di scena Long Beach, che resta in corsa solo per un eventuale tappa delle World Series.
Insomma è probabile che sia in corso un derby tutto californiano tra San Francisco e San Diego. Due località che differiscono enormemente su un aspetto tecnico fondamentale per la vela: il vento. Forte a San Francisco, leggero a San Diego. E forse questa è la ragione principale del ritardo nel rilascio del Protocollo.
SELEZIONI SFIDANTI SENZA LOUIS VUITTON
I negoziati sono condotti da due ex alleati: da una parte Russell Coutts per il defender Oracle, e dall’altra parte Iain Murray, ex Race Director un anno fa, e oggi team manager del challenger of record australiano Hamilton Island. Una delle questioni più discusse riguarda lo schema delle selezioni per gli sfidanti, quello che si chiamava Louis Vuitton Cup (ma lo sponsor ha annunciato l’addio alla Coppa). Queste si sono sempre svolte con le stesse classi di barche usate poi per la Coppa America, e nella stessa località della finale. Anche i famosi Acts preventivi della Louis Vuitton Cup 2007, in realtà non assegnavano punti veri, quindi non contavano ai fini della selezione.
A quanto pare, si sta invece discutendo di inserire punteggi validi per le selezioni già nelle America’s Cup World Series (con gli AC45), con uno schema che lascerebbe alla fine solo 4 team avanzare alla fase finale (e alla relativa località) della Coppa, che vedrebbe all’opera i nuovi AC62, per le Challenger Selection Series. Una soluzione che fa già venire l’orticaria a gran parte dei potenziali sfidanti: un team potrebbe correre solo le World Series e non arrivare mai a usare un AC62, che però dovrà costruire per essere pronto in tempo: chi spiegherà questo assurdo nelle trattative con gli sponsor? Difficile che questa ipotesi possa essere accettata: e qui si vedrà quanto Hamilton Island sia davvero rappresentativo degli sfidanti, piuttosto che “sodale” di Oracle. Sul tappeto, poi, c’è anche la rinnovata possibilità del defender di correre le World Series, anche nel caso che queste assegnino punti per la selezione. Onestamente sarebbe troppo…
EMIRATES TEAM NEW ZEALAND: IL PIATTO PIANGE
Il CEO Grant Dalton ha confermato in una intervista al canale nazionale TV3 che i fondi (governativi) a disposizione del team termineranno entro due mesi, a giugno 2014. Dopo quella data, le attività del team dipenderanno dalla generosità di privati sostenitori. “Non è prevista alcuna sponsorizzazione significativa quest’anno – ha detto Dalton – e senza sponsor nel 2014 non si va da nessuna parte.”
Dalton ha poi confermato di avere sul tavolo diverse trattative con gli sponsor uscenti, e di quanto sia dannoso non avere ancora a disposizione il Protocollo e la sede della prossima Coppa. Inoltre Grant non si fa illusioni sulle chiacchiere di tagli ai budget: secondo lui i costi resteranno gli stessi, cioè elevati.
Il ritardo del Protocollo e di una sede valida dal punto di vista del marketing (Dalton non fa mistero di preferire San Francisco, dove alcuni dei partner di ETNZ, in particolare NZ Trade, hanno fatto molti affari) sta frenando il team, e anche senza fare dietrologie, Dalton afferma: “Questa è la Coppa America!”.
I NUOVI CAT AC62? FOILING ANCHE IN VIRATA!
La nuova generazione dei catamarani con foil e ala rigida per la prossima Coppa America farà cambiare nuovamente volto alla regata. Lo spiega Gino Morelli, uno dei designer più coinvolti
Gino Morelli è coinvolto nella Coppa America da lunga data: dal 1988, l’anno del primo clamoroso Deed of Gift Match, tra il barcone di 80 piedi neozelandese, battuto con beffa dal piccolo catamarano defender di Dennis Conner (con wingsail, corsi e ricorsi storici…). Così, quando in Coppa sono tornati sulla scena i multiscafi, per il DOG Match del 2010 tra il trimarano di Oracle (con wingsail) e il catamarano di Alinghi (senza wingsail), Morelli tornò a sua volta in scena, lavorando con lo sfidante BMW Oracle per i dettagli tecnici del super trimarano di 90 piedi che poi vinse il trofeo 2-0.
Nell’ultima edizione 2013, Gino Morelli è stato consulente alla scrittura delle regole di stazza della classe AC72, e poi ha lavorato per lo sfidante Emirates team New Zealand. Finalmente, oggi con la sua Morelli & Melvin, studio di progettazione e design, è ancora in auge, come parte trainante del team che sta scrivendo le nuove regole in vista della 35 Coppa America. Ecco perché Morelli è oggi forse l’uomo più informato sui fatti che riguardano i nuovi e sempre più attesi catamarani sui quali si correrà la prossima edizione del trofeo sportivo più antico della storia.
Sui nuovi catamarani Classe AC (America’s Cup) circolano da tempo voci che si ripetono: saranno più piccoli degli AC72 (si parla di AC60 o AC62), ma grazie all’evoluzione tecnologica non necessariamente più lenti, anzi. Se i test virtuali avrebbero dimostrato che la nuova classe avrebbe la stessa velocità dell’AC72 in poppa, risultando un pelino più lenta di bolina, la tesi di Morelli è – invece – che i prossimi cat supereranno i predecessori in tutte le andature.
Venerdi scorso Gino Morelli ha tenuto un seminario a Strictly Sail Pacific, un salone dedicato alla vela, nel quale sono emersi nuovi elementi e indizi sull’andamento delle trattative e sulle prossime barche della Coppa 2017. Proviamo a riassumerli.
Il design che sarà alla base delle regole di stazza è stato completato. Le imbarcazioni sono progettate per poter navigare con vento dai 6 ai 30 nodi, anche se il piano velico definitivo sarà approvato solo dopo la scelta della località della Coppa America numero 35 (ne parliamo più sotto in questo articolo: è una questione piuttosto controversa).
La dimensione ridotta da 72 a 62 piedi comporterà una riduzione dei carichi pari al 50%, con un forte risparmio sui costi strutturali. L’equipaggio passerà da 11 a 8, diminuendo anche i costi per le riserve e gli equipaggi sparring, con benefici sul budget complessivo.
Una questione aperta riguarda le dimensioni della Wingsail (la randa ad ala rigida), che quasi certamente – e anche questo era già stato detto – sarà fissata e uguale per tutti, riducendo i costi di ricerca e progettazione dei team.
Gli scafi avranno maggiori volumi a prua, per aumentare la stabilità e la sicurezza. Nonostante ciò, i nuovi AC saranno in grado di fare foiling (sollevarsi sull’acqua) in tutte le andature. Sarà consentito dall’inizio il sistema di adattamento dell’angolo dei timoni, per aumentare le capacità di foiling, mentre si sta lavorando sul sistema di controllo delle derive, allo scopo di semplificarlo per tutti e ridurre ancora una voce di costo significativa.
Fin qui i dettagli confermano le voci sentite nei mesi scorsi. Sentiamo alcuni commenti aggiuntivi di Gino Morelli. Si comincia dai tempi: il ciclo progettuale e costruttivo di un nuovo AC62 richiederà tra 14 e 18 mesi, dal disegno al varo.
Nelle regole dei vecchi AC72 era stabilito che le barche fossero progettate per essere trasportabili. Una norma che sparirebbe nella nuova stesura, il che lascia supporre che la fase finale di assemblaggio degli scafi possa, o debba, avvenire direttamente nella sede scelta per le regate.
I catamarani restano barche che preferiscono condizioni di mare piatto, anche i nuovi non sfuggono a questa regola, anche se Gino ritiene che gli AC62 si dimostrerebbero in grado di navigare con mare formato e onde fino a 6-7 piedi purchè non troppo ripide e ravvicinate.
Secondo Morelli vedremo gli equipaggi tenere il foiling sempre, anche nelle virate (!). Qui sta la vera grande potenziale novità della prossima Coppa, anche dal punto di vista degli spettatori. Gli equipaggi dovranno sviluppare una tecnica che gli consenta di prolungare la virata, mantenendo il foiling fino al passaggio prua al vento e quindi nella poggiata successiva. Chi ci riuscirà meglio farà guadagni importanti. Ciò porterà a sviluppare il concetto stesso di virata (al contrario dell’ultima edizione, che rispettando la nota ritrosia dei cat per le virate, le limitava al minimo indispensabile), col risultato di cambiare volto alle regate, riportando in scena il tacking-duel. Insomma oltre che molto veloci, le boline della prossima coppa potrebbero anche tornare ad essere molto tattiche. (www.sailingscuttlebutt.com)
di Fabio Colivicchi
Dov’è il benedetto Protocollo della 35 Coppa America? Era stato annunciato entro marzo dal defender Oracle e dal Challenger of Record Hamilton Island, ma adesso siamo quasi a maggio, e del documento chiave per il futuro del trofeo non si vedono tracce all’orizzonte. Alcuni team cominciano ad avere problemi nella ricerca di sponsor e fondi. I designer incaricati del progetto e delle regole sulla nuova Classe hanno praticamente finito il lavoro, ma non possono chiudere perché serve la conferma della location per definire il piano velico. I velisti aspettano, i contratti sono fermi…
A cosa è dovuto questo ritardo? Defender e primo sfidante sono ai ferri corti (come qualcuno ipotizza)? O stanno tirando alle lunghe per tagliare fuori qualche team dalla rincorsa (in questo senso quelli messi meno bene sono i neozelandesi)? E soprattutto, quando c’è da aspettarsi qualche notizia? Non a breve, a quanto pare: una fonte considerata vicina alle parti in negoziato, sulla possibile data di rilascio del Protocollo avrebbe risposto: “Non trattenete il fiato, non serve”. Come dire: mettetevi comodi, c’è ancora tempo.
QUEL DERBY CALIFORNIANO CHE BLOCCA IL PROTOCOLLO
Nella ristretta lista di località in corsa per ospitare la prossima America’s Cup del 2017, ci sarebbe anche San Diego, e non per recitare un posto da comprimario. Le rivelazioni vengono dal presidente della commissione portuale Bob Nelson: “E’ un onore per San Diego essere nella cerchia delle possibili location per la difesa, può essere una occasione per far vedere la nostra baia su scala mondiale.
L’eventuale scelta di San Diego porterebbe con se la possibilità di vedere le regate degli AC62 all’interno della baia. Una novità clamorosa per la città, che ha già ospitato la Coppa nel 1988, 1992 e 1995, ma sempre con regate cose sull’Oceano Pacifico. La San Diego Bay ha già ospitato le regate di America’s Cup World Series con gli AC45 (le stesse di Venezia e Napoli) nel novembre 2011.
Per il “Super Bowl” dello yachting, a San Diego si preparano a mettere insieme le varie istituzioni politiche dell’area, il porto e i suoi partner stanno considerando attentamente l’opportunità.
Ufficialmente la lista delle località in lizza è stata ridotta alla metà, anche se non si sa con certezza chi siano le altre a fianco di San Diego. Voci insistenti parlano di un crescente interesse verso Chicago, mentre San Francisco non convince gli organizzatori per la revisione delle condizioni imposta dalla città, compresa la tassa da pagare. E Newport, Rhode Island, resta alla finestra. Calano invece le quote delle Hawaii. Esce di scena Long Beach, che resta in corsa solo per un eventuale tappa delle World Series.
Insomma è probabile che sia in corso un derby tutto californiano tra San Francisco e San Diego. Due località che differiscono enormemente su un aspetto tecnico fondamentale per la vela: il vento. Forte a San Francisco, leggero a San Diego. E forse questa è la ragione principale del ritardo nel rilascio del Protocollo.
SELEZIONI SFIDANTI SENZA LOUIS VUITTON
I negoziati sono condotti da due ex alleati: da una parte Russell Coutts per il defender Oracle, e dall’altra parte Iain Murray, ex Race Director un anno fa, e oggi team manager del challenger of record australiano Hamilton Island. Una delle questioni più discusse riguarda lo schema delle selezioni per gli sfidanti, quello che si chiamava Louis Vuitton Cup (ma lo sponsor ha annunciato l’addio alla Coppa). Queste si sono sempre svolte con le stesse classi di barche usate poi per la Coppa America, e nella stessa località della finale. Anche i famosi Acts preventivi della Louis Vuitton Cup 2007, in realtà non assegnavano punti veri, quindi non contavano ai fini della selezione.
A quanto pare, si sta invece discutendo di inserire punteggi validi per le selezioni già nelle America’s Cup World Series (con gli AC45), con uno schema che lascerebbe alla fine solo 4 team avanzare alla fase finale (e alla relativa località) della Coppa, che vedrebbe all’opera i nuovi AC62, per le Challenger Selection Series. Una soluzione che fa già venire l’orticaria a gran parte dei potenziali sfidanti: un team potrebbe correre solo le World Series e non arrivare mai a usare un AC62, che però dovrà costruire per essere pronto in tempo: chi spiegherà questo assurdo nelle trattative con gli sponsor? Difficile che questa ipotesi possa essere accettata: e qui si vedrà quanto Hamilton Island sia davvero rappresentativo degli sfidanti, piuttosto che “sodale” di Oracle. Sul tappeto, poi, c’è anche la rinnovata possibilità del defender di correre le World Series, anche nel caso che queste assegnino punti per la selezione. Onestamente sarebbe troppo…
EMIRATES TEAM NEW ZEALAND: IL PIATTO PIANGE
Il CEO Grant Dalton ha confermato in una intervista al canale nazionale TV3 che i fondi (governativi) a disposizione del team termineranno entro due mesi, a giugno 2014. Dopo quella data, le attività del team dipenderanno dalla generosità di privati sostenitori. “Non è prevista alcuna sponsorizzazione significativa quest’anno – ha detto Dalton – e senza sponsor nel 2014 non si va da nessuna parte.”
Dalton ha poi confermato di avere sul tavolo diverse trattative con gli sponsor uscenti, e di quanto sia dannoso non avere ancora a disposizione il Protocollo e la sede della prossima Coppa. Inoltre Grant non si fa illusioni sulle chiacchiere di tagli ai budget: secondo lui i costi resteranno gli stessi, cioè elevati.
Il ritardo del Protocollo e di una sede valida dal punto di vista del marketing (Dalton non fa mistero di preferire San Francisco, dove alcuni dei partner di ETNZ, in particolare NZ Trade, hanno fatto molti affari) sta frenando il team, e anche senza fare dietrologie, Dalton afferma: “Questa è la Coppa America!”.
I NUOVI CAT AC62? FOILING ANCHE IN VIRATA!
La nuova generazione dei catamarani con foil e ala rigida per la prossima Coppa America farà cambiare nuovamente volto alla regata. Lo spiega Gino Morelli, uno dei designer più coinvolti
Gino Morelli è coinvolto nella Coppa America da lunga data: dal 1988, l’anno del primo clamoroso Deed of Gift Match, tra il barcone di 80 piedi neozelandese, battuto con beffa dal piccolo catamarano defender di Dennis Conner (con wingsail, corsi e ricorsi storici…). Così, quando in Coppa sono tornati sulla scena i multiscafi, per il DOG Match del 2010 tra il trimarano di Oracle (con wingsail) e il catamarano di Alinghi (senza wingsail), Morelli tornò a sua volta in scena, lavorando con lo sfidante BMW Oracle per i dettagli tecnici del super trimarano di 90 piedi che poi vinse il trofeo 2-0.
Nell’ultima edizione 2013, Gino Morelli è stato consulente alla scrittura delle regole di stazza della classe AC72, e poi ha lavorato per lo sfidante Emirates team New Zealand. Finalmente, oggi con la sua Morelli & Melvin, studio di progettazione e design, è ancora in auge, come parte trainante del team che sta scrivendo le nuove regole in vista della 35 Coppa America. Ecco perché Morelli è oggi forse l’uomo più informato sui fatti che riguardano i nuovi e sempre più attesi catamarani sui quali si correrà la prossima edizione del trofeo sportivo più antico della storia.
Sui nuovi catamarani Classe AC (America’s Cup) circolano da tempo voci che si ripetono: saranno più piccoli degli AC72 (si parla di AC60 o AC62), ma grazie all’evoluzione tecnologica non necessariamente più lenti, anzi. Se i test virtuali avrebbero dimostrato che la nuova classe avrebbe la stessa velocità dell’AC72 in poppa, risultando un pelino più lenta di bolina, la tesi di Morelli è – invece – che i prossimi cat supereranno i predecessori in tutte le andature.
Venerdi scorso Gino Morelli ha tenuto un seminario a Strictly Sail Pacific, un salone dedicato alla vela, nel quale sono emersi nuovi elementi e indizi sull’andamento delle trattative e sulle prossime barche della Coppa 2017. Proviamo a riassumerli.
Il design che sarà alla base delle regole di stazza è stato completato. Le imbarcazioni sono progettate per poter navigare con vento dai 6 ai 30 nodi, anche se il piano velico definitivo sarà approvato solo dopo la scelta della località della Coppa America numero 35 (ne parliamo più sotto in questo articolo: è una questione piuttosto controversa).
La dimensione ridotta da 72 a 62 piedi comporterà una riduzione dei carichi pari al 50%, con un forte risparmio sui costi strutturali. L’equipaggio passerà da 11 a 8, diminuendo anche i costi per le riserve e gli equipaggi sparring, con benefici sul budget complessivo.
Una questione aperta riguarda le dimensioni della Wingsail (la randa ad ala rigida), che quasi certamente – e anche questo era già stato detto – sarà fissata e uguale per tutti, riducendo i costi di ricerca e progettazione dei team.
Gli scafi avranno maggiori volumi a prua, per aumentare la stabilità e la sicurezza. Nonostante ciò, i nuovi AC saranno in grado di fare foiling (sollevarsi sull’acqua) in tutte le andature. Sarà consentito dall’inizio il sistema di adattamento dell’angolo dei timoni, per aumentare le capacità di foiling, mentre si sta lavorando sul sistema di controllo delle derive, allo scopo di semplificarlo per tutti e ridurre ancora una voce di costo significativa.
Fin qui i dettagli confermano le voci sentite nei mesi scorsi. Sentiamo alcuni commenti aggiuntivi di Gino Morelli. Si comincia dai tempi: il ciclo progettuale e costruttivo di un nuovo AC62 richiederà tra 14 e 18 mesi, dal disegno al varo.
Nelle regole dei vecchi AC72 era stabilito che le barche fossero progettate per essere trasportabili. Una norma che sparirebbe nella nuova stesura, il che lascia supporre che la fase finale di assemblaggio degli scafi possa, o debba, avvenire direttamente nella sede scelta per le regate.
I catamarani restano barche che preferiscono condizioni di mare piatto, anche i nuovi non sfuggono a questa regola, anche se Gino ritiene che gli AC62 si dimostrerebbero in grado di navigare con mare formato e onde fino a 6-7 piedi purchè non troppo ripide e ravvicinate.
Secondo Morelli vedremo gli equipaggi tenere il foiling sempre, anche nelle virate (!). Qui sta la vera grande potenziale novità della prossima Coppa, anche dal punto di vista degli spettatori. Gli equipaggi dovranno sviluppare una tecnica che gli consenta di prolungare la virata, mantenendo il foiling fino al passaggio prua al vento e quindi nella poggiata successiva. Chi ci riuscirà meglio farà guadagni importanti. Ciò porterà a sviluppare il concetto stesso di virata (al contrario dell’ultima edizione, che rispettando la nota ritrosia dei cat per le virate, le limitava al minimo indispensabile), col risultato di cambiare volto alle regate, riportando in scena il tacking-duel. Insomma oltre che molto veloci, le boline della prossima coppa potrebbero anche tornare ad essere molto tattiche. (www.sailingscuttlebutt.com)
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