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07/11/2013 - 19:24
Il presidente della vela mondiale spiega come cambierà il circuito "pro" della vela olimpica
Carlo Croce, la mia nuova World Cup
Intervista al presidente ISAF-FIV in partenza per la Conferenza Annuale in Oman. Il 2014 anno zero per la nuova Coppa del Mondo. Premi in denaro, sponsor in arrivo, sistemi elettronici e copertura tv, selezioni nazionali e continentali, grande finale di stagione tra i top 25. L'Academy di Luca Devoti a Valencia nei programmi ISAF
A pochi giorni dall’ISAF Annual Conference, l'appuntamento annuale più importante per l’ISAF che quest’anno è in programma a Muscat, in Oman, tra il 9 e il 16 novembre, il Presidente dell’International Sailing Federation e della Federazione Italiana Vela Carlo Croce fa il punto della situazione sulle principali tematiche che verranno affrontate nell’occasione, una serie di novità che sono destinate a rivoluzionare il mondo della vela olimpica e della governance dell’ISAF stessa.
Presidente, partiamo dal punto più importante, che riguarda il format dell’ISAF World Championship delle classi olimpiche: è corretto parlare di rivoluzione?
E’ un cambiamento notevole, senza dubbio. Durante le riunioni in Oman, il Council dell’ISAF dovrà esprimersi sulla proposta dell’Executive, che riguarda questo nuovo format che cambierà completamente l’ISAF World Championship rispetto a come è conosciuta adesso. Il cambiamento sarà graduale e il 2014 sarà un anno di transizione, una sorta di anno zero, con un unico elemento di novità, ovvero la tappa finale del circuito che si svolgerà a fine stagione, nell’ottobre del 2014, con in acqua i 25 migliori atleti, o equipaggi, di ogni classe. Nei tre giorni dell’evento, da 25 si passerà a 15 equipaggi, poi a 10 e infine questi top ten si giocheranno la vittoria finale, con premi in denaro e massima visibilità internazionale.
E dal 2015?
Sarà l’anno del grande cambiamento, perché tutti i principali eventi della stagione fungeranno da qualificazione per questa finale, quindi i partecipanti avranno davanti un percorso chiaro da seguire. Il velista che emerge a livello nazionale, avrà la possibilità di partecipare a un evento continentale, che a sua volta gli darà la possibilità di qualificarsi alle tappe dell’ISAF World Championship, che in ultimo lo porteranno alla finalissima. In sintesi, è un percorso in cui dovrà superare di volta in volta una serie di ostacoli prima di poter entrare nei 25 migliori che parteciperanno al gran finale.
Iniziare dall’anno prossimo era troppo prematuro?
Si, perché ci sono degli accordi presi con gli organizzatori di regate che non si potevano cambiare. E poi era più logico, come abbiamo fatto, iniziare il cambiamento aggiungendo un elemento nuovo ai vecchi sistemi, per testare sul campo queste novità. I tre giorni della finalissima dell’anno prossimo, e in futuro tutti gli eventi dell’ISAF World Championship, saranno coperti in diretta dalla televisione con sponsor consistenti, con i quali stiamo facendo un lavoro che promette molto bene.
A chi è affidato il lavoro della ricerca sponsor?
A una società americana, ovviamente già al lavoro. L’idea è di avere tre sponsor principali per l’ISAF e una serie di sponsor specifici per i singoli eventi, perché ci sono manifestazioni, come ad esempio il Mondiale ISAF Youth, che sono appetibili per sponsor interessati a quello specifico target. Tutto ciò, così come il nuovo format dell’ISAF World Championship, sarà votato alle riunioni in Oman, ma sono molto fiducioso sul fatto che queste novità vengano accolte favorevolmente, almeno da quello che ho potuto sentire. E poi perché la situazione attuale non è delle migliori: c’è bisogno di un cambio di marcia e di maggiore chiarezza, nonché visibilità, nei percorsi che gli atleti devono seguire per arrivare al vertice. E’ un modo per valorizzare gli atleti, i loro sforzi, la loro professionalità. Anche perché purtroppo la Coppa America, che deve essere un volano per aiutare a crescere il nostro sport e per dare visibilità e lavoro ai velisti, non è stata la stessa degli anni scorsi.
D’altronde il successo ottenuto dalla trasmissione in TV delle regate di Londra 2012 ha dimostrato che la vela olimpica in video ha un appeal notevole.
È stato un passo fondamentale. Il CIO, che da tanti anni criticava la vela asserendo che c’era bisogno di televisione e che era uno sport poco televisivo, dopo Londra ha cambiato totalmente idea, inserendo la vela in quelli che chiamano i “core sport”, ovvero gli sport olimpici che resteranno immuni da eventuali cambiamenti. Inoltre il contributo che l’ISAF ha avuto dal CIO è passato da 8 a 14 milioni di dollari, una bella differenza. In questo, anche se qualcuno crede il contrario, io non c’entro assolutamente nulla. Il merito è tutto dovuto al fatto che la vela, a Londra, è stata bellissima e molto apprezzata. E siamo solo all’inizio. Ad esempio, il programma di computer grafica AC Liveline, quello che si è visto in TV durante gli ACT della Coppa America e che è stato sovvenzionato da Larry Ellison, adesso sarà forse disponibile anche per l’ISAF e verrà utilizzato per le nostre finali, quindi sarà tutto molto più chiaro e comprensibile anche ai non addetti ai lavori. Londra ci ha fatto capire che dobbiamo insistere su questo punto ed io sto girando il mondo dicendo a tutti i miei interlocutori che quello della comunicazione è un aspetto che va tenuto nella massima considerazione.
Altre novità in vista delle riunioni ISAF in Oman?
Sicuramente un nuovo approccio nei rapporti dell’ISAF con i vari enti continentali. Al momento si tratta di organizzazioni che hanno un peso relativamente scarso, sono enti singoli, anche se molto collaborativi, mentre credo sia opportuno che siano più legati all’ISAF, questo per avere calendari più chiari e per essere maggiormente radicati, come ISAF, sul territorio. Anche in questo senso bisogna fare dei passi in avanti. Questo punto è legato alle proposte che faremo sulla governance dell’ISAF, proposte che vogliamo portare in fondo nei quattro anni di questa presidenza e che adesso stiamo iniziando a mettere sul tavolo. Dal punto di vista decisionale, l’ISAF ha dei meccanismi di una complessità ingiustificata, ci sono molte commissioni, che forse vanno snellite. Recentemente sono stato al CIO, a Losanna, per una riunione con le Federazioni Internazionali: quando abbiamo dovuto spiegare i meccanismi della nostra governance, erano tutti esterrefatti e faticavano a capire determinate dinamiche. Chiaramente sono meccanismi che vanno snelliti in maniera graduale, è un procedimento lungo, ma va fatto. Penso che vada rivisto l’Executive, ad esempio, perché in tutte le federazioni del mondo, nell’Executive si trovano i rappresentanti dei vari continenti, mentre da noi non è così. Lo è adesso per un puro caso, ma non perché è scritto che debba essere così. Inoltre penso che nell’Executive debba essere presente anche un rappresentante degli atleti.
Per quanto riguarda invece le classi olimpiche, ci sono cambiamenti in vista?
Assolutamente no, anzi, un’altra proposta che sarà votata, e che è un mio pallino, riguarda proprio la stabilità delle classi olimpiche. Vorrei che almeno fino al 2020, quindi per le prossime due edizioni dei Giochi, le classi rimangano le stesse, perché non voglio impegnare comitati e commissioni per cambiamenti che nella maggior parte dei casi sono fini a se stessi. E poi bisogna pensare anche alle nazioni più piccole, quelle che hanno meno mezzi e subirebbero dei danni maggiori da eventuali cambiamenti. Dieci classi, quindi, le stesse di oggi, anche nel 2020, con l’aggiunta, spero, del Kitesurf, per il quale faremo di tutto, al CIO, affinché diventi l’undicesima medaglia. I segnali che ci hanno dato in proposito mi sembrano molto positivi, con una raccomandazione da parte del CIO, ovvero che il Kitesurf possa offrire quello che viene chiesto a tutti gli sport, cioè un valore aggiunto, che in questo caso è lo spettacolo. In sintesi, il CIO si è raccomandato di non cambiare il Kitesurf con le regole di regata dell’ISAF, di non trasformarlo in una processione di aquiloni, ma di lasciargli fare le loro evoluzioni, perché è questo ciò che vogliono.
Ci sarà una presenza del Kitesurf anche nella prossima ISAF World Championship?
Si, lavoro personalmente da un anno a questo progetto, in sintonia con la classe, e ci tengo molto, quindi in tutti i prossimi eventi dell’ISAF ci sarà una dimostrazione di Kitesurf. Durante la finale, poi, organizzeremo uno show in cui saranno presenti anche gli Extreme 40, questo perché abbiamo affidato a Mark Turner e alla sua società OC Sport tutta la gestione della finale. Vogliamo che dietro questo evento ci sia un professionista della comunicazione e dell’organizzazione di grandi eventi.
Come procede invece il progetto delle Academy patrocinate dall’ISAF?
Siamo all’inizio. La prima potrebbe essere a Valencia (quella di Luca Devoti, ndr), poi abbiamo in programma di farne altre, in giro per il mondo, un po’ come stiamo facendo, nel nostro piccolo, in Italia. Queste Academy saranno ovviamente aperte a tutti, ma principalmente nascono con l’idea di fornire in tempi rapidi un background importante ai giovani velisti che approdano alle classi olimpiche e che magari vengono da una nazione che non ha un’importante tradizione specifica. L’obiettivo è che un neofita possa imparare in tre mesi ciò che a casa sua riuscirebbe ad apprendere in tre anni. Anche questo viene da una specifica richiesta del CIO e se in questi progetti ci sono anche altri sport coinvolti, come il nuoto e il canottaggio nel caso di Valencia, meglio ancora, perché si possono ottenere degli aiuti economici notevoli.
Tanta carne al fuoco, considerando che siamo solo al suo primo anno di Presidenza.
Le proposte non mancano, e sono tutte legate l’una con l’altra, parte di un progetto generale di rinnovamento. Alla fine quattro anni sono pochi e il mio obiettivo è riuscire a fare, senza creare troppo trambusto, tutto quello che ho in testa in questi quattro anni. Il Presidente dell’ISAF è un ruolo prestigioso e altrettanto difficile, per questo, in Oman, daremo il Premio Beppe Croce a Goran Petersson, il mio predecessore, che quando l’ho chiamato per comunicaglielo si è commosso. Mi sembra il minimo, ha fatto il presidente per otto anni in una situazione molto difficile, so quante pressioni e quanti interessi ruotano intorno e questo può condizionare l’attuazione dei programmi. (federvela.it)
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