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06/02/2021 - 16:57

Giro del mondo, le storie si rincorrono: Jeremie era un favorito...

Beyou: il mio Vendée di un'altra dimensione

OGNUNO HA LE SUE SFIDE E LE SUE PICCOLE VITTORIE - L'arrivo di uno dei big più attesi, costretto a fare un giro che definisce "di allenamento", ma che non rinnega la ripartenza ("ho scoperto che si può giocare non per vincere ma per portare a termine il tuo progetto, con le tue idee, con le tue convinzioni, per portare avanti te stesso"). E parla della sua barca ("straordinaria, una base su cui lavorare") che pare sia stata già venduta (a chi?). E già pensa alla prossima edizione del Vendée... - VIDEO

 

di Christophe Julliand

E’ arrivato Jérémie Beyou di mattina, il cielo grigio di Les Sables si specchiava sulle fiancate metallizzate del 60 piedi Charal, un prototipo di ultimo grido, progetto VPLP. Al quarto tentativo dopo due ritiri e un terzo posto nel 2017 conquistato nella sofferenza (senza comunicazione quindi con poche informazioni meteo), con questa barca Beyou, grande favorito in partenza sperava mettere le mani su quel Graal chiamato Vendée Globe. Speranza spezzata pochi giorni dopo la partenza per una serie di avarie. Avarie che lo hanno costretto a ritornare a Les Sables per una seconda partenza, 9 giorni e qualche ora dopo gli altri.  

Tolti questi 9 giorni, Beyou e il suo 60 piedi hanno girato il mondo in un po’ più di 80 giorni, score che lo avrebbe piazzato poche ore davanti al nostro Giancarlo Pedote. Ma questi sono calcoli che lasciano il tempo che trovano, a causa delle condizioni meteo che hanno trovato. Diverse ovviamente quelle del gruppo di testa rispetto a quelle degli inseguitoti. Inseguitori che Beyou ha rimontato uno per uno per concludere al 13 mo posto, in 89 giorni, 18 ore e 55 minuti. Questo è quello che verrà scritto nel palmares del Vendée Globe, scolpito su un mattone che verrà a sua volta celato sulla passeggiata del molo di Port Olona.  

Non ha battuto il record di percorrenza del giro del mondo in solitario e senza scalo in IMOCA (i 74 giorni e 3 ore del suo amico d’infanzia Armel Le Cleach ), ma non l’ha neanche cercato. Così come non ha cercato di migliorare il premiato sul 24 ore: “Non abbiamo mai avuto le condizioni per cercarlo, ho avuto qualche sessione di di 4, 6 ore tutt’al più. Ed era semplicemente magico, la barca andava da sola…” Qua Beyou parla di volo, di volo in oceano sui foil. Di queste appendici particolari, un turbo, arma tutt’altra che segreta per cercare di vincere il giro del mondoche abbaino visto in azione poco prima di tagliare la linea, non il volo totale ma quel volo radente, con la barca sbandata e appoggiato sulle sezioni di poppa. Se JérémIe non ha potuto realizzare quel sogno, questa sua nuova esperienza appena conclusa, ''un'altra dimensione del Vendée Globe’’ dice lui, non ha fatto che rinforzare la sua ossessione e il suo amore per questa regata, ha spiegato Beyou, un tipo tenace che - è stato sottolineato in conferenza ha vinto la sua prima Solitaire du Figaro Al nono tenativo - e vorrebbe vincere il Globe, al quinto tentativo, il prossimo.

Al giornalista appena salito a bordo che gli chiede quale è stato il ricordo più brutto, Beyou ha risposto che non c’è, che i ricordi brutti sono spariti, dissolti nell’immensità della scia tracciato sul globo. Una scia d’esperienza e d’umiltà, di tenacia e di abnegazione. Un motivo per aver voluto disegnare questa scia c’è, Jeremie Beyou, ne ha riparlato in conferenza

Ne aveva già parlato prima, durante la regata. A Jacques Guyader, giornalista del quotidiano Ouest France, il più stampato in Francia, quotidiano che segue la vela quotidianamente appunto, dopo la sua ripartenza, gli ha chiesto se la decisione di ripartire era dovuta alla pressione del suo sponsor o se era una decisione personale, aveva risposto che era una decisione collettiva, presa con il suo team. Team che non era rimasto insensibile agli incoraggiamenti del pubblico di Les Sables per il suo ritorno in porto: “Si ripara e si riparte.” 

Cos’ hanno fatto quelli di Charal, Beyou e gli altri. Hanno riparato, Beyou è ripartito ed è tornato nello stesso porto dopo 80 giorni in forma migliore e con una montagna di dati da analizzare, un’esperienza unica. Beyou è tornato su questa tema: “Sin dall’inizio del progetto abbiamo concepito questa barca come una base da sviluppare. Ripartire era l’occasione per noi di validare le scelte fatte. Il paradosso è che mi sono capitati tutti i problemi in poche ore dopo la prima partenza. Dopodiché, a parte pochi dettagli, non mi è capitato niente. Tutto ha funzionato a dovere. Charal è una barca straordinaria. Lo sapevamo prima ne abbiamo avuto la conferma, ma è difficile fare un giro del mondo di allenamento.

Dopo L’Occitane di Armel Tripon, Charal di Beyou è stato il più veloce nell’oceano australe.

“Nel Sud, sono riuscito a mantenere il pieno controllo di Charal, a trovare le regolazioni giuste. Non è semplice. Non possiamo nasconderlo, sono barche più veloci ma complesse, bisogna trovare il giusto equilibrio per andare veloce per molto tempo. Bisogna trovare le giuste condizioni, riuscire ad attraversare i fronti per navigare in un mare corretto. Quando ci riesci, sono momenti appaganti. Quando riesci a mantenere velocità elevate è favoloso. Poi ci sono tutte le piccole vittorie quotidiane, come salire in testa d’albero per esempio. Odio fare questo. Il giorno in cui l'ho fatto, sono davvero felice di aver superato la prova. Ognuno ha le sue sfide e piccole vittorie tutti i giorni.” 

Beyou ha raccontato poi la sua rimonta nella flotta: “Tornare nel gruppo è stato importante, all'inizio mi sentivo molto isolato. È più bello avere concorrenti vicino, altrimenti parti per stabilire un ecord e non per un Vendée Globe. Era importante recuperare il ritardo, mette una motivazione in più già quando ti muovi con lo stesso sistema meteorologico. Recuperare il ritardo rispetto a un concorrente si può fare, ma di fatto stanno navigando bene quelli di dietro! D’altronde se si qualificano per il Vendée Globe, è perché sanno navigare. Ho notato che quando arrivavo, le loro velocità aumentavano un po ', si vedeva che cercavano di resistere. Nello sport non puoi sempre vincere, soprattutto nella vela. Yannick è un brillante vincitore, ma ce ne saranno altri!”  

Conclude parlando degli altri, di quelli che arriveranno dopo di lui e di quelli che, quest’anno, non hanno raggiunto il traguardo:

“Il mio idolo è Michael Jordan, uno che gioca per vincere, altrimenti non gioca. Questa volta ho scoperto che potevi giocare, non per vincere ma per portare a termine il tuo progetto, con le tue idee, con le tue convinzioni, per portare avanti te stesso. Questi skipper sono lì per questo. Hanno un livello di preparazione variabile ma ce la metttono tutta. A me sembrava improbabile fare una gara senza avere alcuna possibilità di vincere. Rimane una grande sfida, sono grandi marinai, molto meritevoli. Non è cosa da poco iniziare e raggiungere il traguardo. Ci penso molto, alcuni devono affrontare condizioni difficili. Penso anche a tutti quelli che sono a casa come Nico (Troussel), Seb (Simon), Kevin (Escoffier), Alex (Thomson). Ho avuto la possibilità di andarmene e loro non l'hanno fatto. Certo, i vincitori vanno congratulati, ma voglio salutare a quelli che sono a casa o ancora in mare.” 

REPLAY DELL'ARRIVO E DELLA CONFERENZA STAMPA DI JEREMIE BEYOU

Sezione ANSA: 
Saily - Altomare

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