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28/03/2016 - 17:23
Grande architetto e designer
Grande architetto e designer
Addio Ed Dubois,
quante ne hai fatte!
quante ne hai fatte!
Ed Dubois, londinese, firma leggendaria di yachts di ogni dimensione e per ogni uso, compresa l'America's Cup, è scomparso a soli 64 anni. Ecco una breve (ma intensa) ricostruzione della sua carriera e delle sue barche più famose - GUARDA 2 VIDEO: INTERVISTA A ED DUBOIS, E HIGHLIGHTS DUBOIS CUP 2015
Stava bene, in salute, a lavoro, in giro per il mondo. Poi è entrato in ospedale all'improvviso, e in pochi giorni ci ha lasciato. Ed Dubois, nato a Londra nel 1952, è un nome mitico nel panorama dei grandi progettisti, architetti, designer di barche, soprattutto a vela. E non è un caso che la sua straordinaria passione, un legame vero e proprio con le barche, sia nata in giovanissima età, quando Ed farfugliava di inseguire il modo di "essere spinti dal vento sull'acqua".
A 19 anni si iscrive al Southampton College of Technology (oggi University di Southampton), al programma Boat and Yacht Design. Negli anni universitari Ed naviga e collabora con uno studio di progettazione al varo di un grande yacht di 80 piedi. Quindi si lancia nella scrittura e inizia a collaborare con Yachts and Yachting, quindicinale inglese di vela, e viene assunto allo studio inglese del celebre architetto australiano Ben Lexcen (quello di Australia II e delle alette sulla chiglia).
E' negli anni '80 che Ed Dubois si mette in proprio e crea il proprio studio di architettura navale: "Ero terribilmente motivato - racconterà in una intervista - perchè era ciò che volevo fare più di ogni altra cosa". Evidentemente le basi, e le esperienze fatte, funzionano: una delle prime creazioni tutte sue è uno sloop di ben 123 piedi, Aquel II, varato nel 1986.
La barca che lo rende famoso vincendo le regate è il Police Car, 42 piedi della classe Two Tonner, per l'armatore australiano Peter Cantwell. Nel 1979 fa il suo esordio all'Admirals Cup con il team australiano che risulterà vincitore. Seguito da altrettanto successo di un altro suo progetto che stupisce e vince: Borsellino Trois.
Ma Ed Dubois ha avuto anche un cliente eccezionale, l'armatore Kiwi Neville Crichton (quello della infinita serie dei vari Alfa Romeo) il quale gli commissionò il 106 piedi di Alloy: Esprit. A chi gli chiedeva quale fosse il suo progetto preferito, rispondeva citando il 110 piedi Imagine, costruito nel 1993 quale terzo progetto della serie Alloy. “Ero praticamente innamorato di quella barca", confessò questo architetto che disegnava con i numeri ma anche col cuore.
Sono firmati da Ed Dubois anche i Clipper 68, scafi usati da Clipper Ventures per le regate intorno al mondo gestite da Sir Robin Knox-Johnston, tra i più vicini al progettista.
Timoneer. Janice of Wyoming. Tiara. Silvertip. Kokomo. Ganesha. Le sue barche non si contano e nasce la felice intuizione di una regata ad esse dedicata, la Dubois Cup, che si corre a Porto Cervo.
Più di recente, Dubois aveva lavorato a uno scafo che è già una mezza leggenda prima ancora del varo, atteso per la primavera del 2017: il gigantesco 190 piedi di Royal Huisman: Ngoni, il cui nickname nei capannoni del cantiere olandese era "la Bestia", considerando il suo albero alto 233 piedi, per la sua destinazione: fast and furious sailing...
E proprio i superyacht hanno reso maggiornamente famoso il lavoro di Ed Dubois. Tra i tanti progetti divenuti barche rinomate a livello globale, ricordiamo il 152 piedi Kiss, varato nel 2015.
"Per me la priorità, e la maggior parte del tempo dedicato, è fare in modo che una barca sia prima di tutto bella da vedere. Il fatto che vada bene a vela viene subito dopo, è una conseguenza. Vale anche per le barche da regata".
Dubois lascia la moglie e quattro figli. E' stato annunciato che lo studio Dubois Naval Architects continuerà le attività sotto la direzione di Peter Bolke, che lavora da 23 anni con Ed, e oggi è managing director.
Stava bene, in salute, a lavoro, in giro per il mondo. Poi è entrato in ospedale all'improvviso, e in pochi giorni ci ha lasciato. Ed Dubois, nato a Londra nel 1952, è un nome mitico nel panorama dei grandi progettisti, architetti, designer di barche, soprattutto a vela. E non è un caso che la sua straordinaria passione, un legame vero e proprio con le barche, sia nata in giovanissima età, quando Ed farfugliava di inseguire il modo di "essere spinti dal vento sull'acqua".
A 19 anni si iscrive al Southampton College of Technology (oggi University di Southampton), al programma Boat and Yacht Design. Negli anni universitari Ed naviga e collabora con uno studio di progettazione al varo di un grande yacht di 80 piedi. Quindi si lancia nella scrittura e inizia a collaborare con Yachts and Yachting, quindicinale inglese di vela, e viene assunto allo studio inglese del celebre architetto australiano Ben Lexcen (quello di Australia II e delle alette sulla chiglia).
E' negli anni '80 che Ed Dubois si mette in proprio e crea il proprio studio di architettura navale: "Ero terribilmente motivato - racconterà in una intervista - perchè era ciò che volevo fare più di ogni altra cosa". Evidentemente le basi, e le esperienze fatte, funzionano: una delle prime creazioni tutte sue è uno sloop di ben 123 piedi, Aquel II, varato nel 1986.
La barca che lo rende famoso vincendo le regate è il Police Car, 42 piedi della classe Two Tonner, per l'armatore australiano Peter Cantwell. Nel 1979 fa il suo esordio all'Admirals Cup con il team australiano che risulterà vincitore. Seguito da altrettanto successo di un altro suo progetto che stupisce e vince: Borsellino Trois.
Ma Ed Dubois ha avuto anche un cliente eccezionale, l'armatore Kiwi Neville Crichton (quello della infinita serie dei vari Alfa Romeo) il quale gli commissionò il 106 piedi di Alloy: Esprit. A chi gli chiedeva quale fosse il suo progetto preferito, rispondeva citando il 110 piedi Imagine, costruito nel 1993 quale terzo progetto della serie Alloy. “Ero praticamente innamorato di quella barca", confessò questo architetto che disegnava con i numeri ma anche col cuore.
Sono firmati da Ed Dubois anche i Clipper 68, scafi usati da Clipper Ventures per le regate intorno al mondo gestite da Sir Robin Knox-Johnston, tra i più vicini al progettista.
Timoneer. Janice of Wyoming. Tiara. Silvertip. Kokomo. Ganesha. Le sue barche non si contano e nasce la felice intuizione di una regata ad esse dedicata, la Dubois Cup, che si corre a Porto Cervo.
Più di recente, Dubois aveva lavorato a uno scafo che è già una mezza leggenda prima ancora del varo, atteso per la primavera del 2017: il gigantesco 190 piedi di Royal Huisman: Ngoni, il cui nickname nei capannoni del cantiere olandese era "la Bestia", considerando il suo albero alto 233 piedi, per la sua destinazione: fast and furious sailing...
E proprio i superyacht hanno reso maggiornamente famoso il lavoro di Ed Dubois. Tra i tanti progetti divenuti barche rinomate a livello globale, ricordiamo il 152 piedi Kiss, varato nel 2015.
"Per me la priorità, e la maggior parte del tempo dedicato, è fare in modo che una barca sia prima di tutto bella da vedere. Il fatto che vada bene a vela viene subito dopo, è una conseguenza. Vale anche per le barche da regata".
Dubois lascia la moglie e quattro figli. E' stato annunciato che lo studio Dubois Naval Architects continuerà le attività sotto la direzione di Peter Bolke, che lavora da 23 anni con Ed, e oggi è managing director.
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