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17/03/2011 - 17:17
Un anniversario visto da bordo
Un anniversario visto da bordo
150 anni di vela
sulla "nave" Italia
sulla "nave" Italia
L'Italia è unita da 150 anni. E la vela? E' nata qualche anno prima della nazione (1850), è cresciuta bene, ha dato il suo contributo al paese. E qualche volta è stata al centro di momenti storici importanti. Ecco perché questa festa è anche un po' velica...
L'Italia come una "nave", paragone che anche dal punto di vista geografico non stona, vista la forma allungata della penisola, tutta a galleggiare sul mare più bello del mondo, con una sua prua, le fiancate, un baglio massimo moderno, spostato verso poppa, e una sezione poppiera che si sviluppa in altezza (i nostri monti), come se fosse una caravella.
La "nave" Italia, che nella nostra copertina abbiamo riassunto con la bella immagine del brigantino che oggi porta proprio quel nome, e anche se arriva dal nordeuropa sta benissimo a incrociare sulle acque del belpaese, perdipiù portando messaggi di cultura e solidarietà, e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno di questi tempi... E' la "nave" Italia che compie 150 anni dalla data della sua unità come nazione, e che Saily.it, che nel suo piccolo si occupa del mare e della navigazione a vela, ha voluto festeggiare col vento in poppa.
Chi ama la vela, come sport e come disciplina, ma anche come stile di vita, è un "appassionato" per definizione. E non può quindi che appassionarsi anche a questa data storica. Non fosse che per l'occasione di riflettere, guardarsi indietro, dare valore alla storia e ai suoi protagonisti immortali, e provare a immaginare un futuro nel quale anche il nostro presente avrà lasciato il segno, espresso altri eroi grandi e piccoli.
Perché sembra poco parlare di vela nei giorni delle crisi finanziarie globali, degli tsunami e delle nubi nucleari; ma la vela resta un paradigma della vita che vale la pena di essere vissuta, e uno straordinario contenitore di valori di riferimento: la lealtà, il rispetto (delle regole, delle tecniche, degli altri, del mare), l'impegno comune, il servizio e la solidarietà, la simbiosi con gli elementi naturali, la voglia di andare sempre avanti, di imbrigliare il vento, di progredire, di vincere sportivamente...
Tutti noi, tutti i giorni, con le nostre barche e le nostre passioni, siamo l'equipaggio dell'Italia fatta "nave", la cui prua affronta ogni giorno una rotta nuova, tra migranti da prendere a bordo, tempeste e ricostruzioni, albe e tramonti, imprese e traguardi da raggiungere. Sempre con un tricolore a poppa, e una scritta ITA sulle vele.
Abbiamo utilizzato la ricostruzione delle fasi storiche a cavallo degli anni dell'unità d'Italia con gli esordi dello yachting in Italia, sullo "Speciale 80 anni FIV" che si trova nel sito web della Federvela (nel menu "Comunicazione") a cura di Angela Rodi. Buona lettura e buon vento Italia.
DALLO SPECIALE 80 ANNI FIV - www.federvela.it
Primo Capitolo - 1850-1900 Lo Yachting in Italia, gli esordi
Le origini dell'attività velica e la fondazione dei primi Circoli velici in Italia risalgono alla seconda metà dell'Ottocento ad opera di esponenti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia - proprietari di prestigiose barche da diporto -, e grazie allo sviluppo della prima attività cantieristica per la costruzione di barche da diporto.
La prima testimonianza scritta di una regata organizzata e svolta in Italia risale al 1850, una regata di "... canotti veleggianti avvenne sul Lario il 20 Agosto 1850..." 1 . A questa prima regata seguì nel 1872 la fondazione del Regate Club sul Lago di Como e sede a Milano che dal 1898 si chiamerà Regio Regate Club Lariano. Le "barche veliere" che partecipavano alle regate erano suddivise in due categorie: quelle superiori a sette metri di lunghezza (misura della linea d'acqua a barca vuota) e quelle inferiori a detta lunghezza.
Il 2 Agosto del 1858 venne fondata a Belgirate sul Lago Maggiore, la Società delle Regate con lo scopo di definire e organizzare annualmente sul lago Maggiore, delle regate a vela e a remi. Tra i soci fondatori la principessa Elisabetta di Sassonia, il conte Vitaliano Borromeo, il senatore A.T. Conelli De Prosperi, lo scrittore Massimo d'Azeglio, il marchese Ferdinando di Breme, il marchese Luigi Spinola, il conte Stefano Stampa, il conte Galeazzo Visconti e Sir James Hudson. E' l'inizio dell'attività velica sul Lago Maggiore che si consoliderà nel 1895 con la fondazione del Verbano Yacht Club e con la diffusione negli anni successivi di barche a vela da diporto e da regata tra i residenti e i milanesi e i torinesi che durante le vacanze soggiornavano sulle coste del lago.
A Genova nella seconda metà dell'Ottocento Arigozzo riporta, "... il Sig. Yeats Brown, Console di S.M. Britannica in Genova faceva costruire dal nostro Oneto, che gli si era rivelato ingegnosissimo costruttore di Yachts, un cutter Black Tulip . Quelle due barche invogliarono alcuni genovesi ad esperimentare i divertimenti marinareschi... Al Black Tulip tennero dietro il Baglietto , Caffaro , Violante di Enrico Alberto d'Albertis.
Il 7 Agosto 1880 nasce il Regio Yacht Club Italiano, cui seguì negli stessi anni la fondazione di sezioni ad esso appartamenti (Livorno, Isola d'Elba, Civitavecchia, Napoli). IL RYCI e le sue sezioni organizzarono regate di triangolo e crociere nei golfi di Genova, Rapallo, Napoli, Livorno, Castellammare di Stabia e Portoferraio.
Più tardi a Sturla, Genova, nel 1894 venne fondato il Club Nautico Genovese "... allo scopo di promuovere le regate e migliorare la costruzione ed i tipi di piccole barche da diporto...". Anche il RYCI promuoverà la diffusione della sport velico con regate per barche da diporto che non oltrepassino i 7 metri di lunghezza, aprendo così la strada alle derive locali e nazionali, che nel tempo avvrebbero reso meno elitario questo sport.
A Roma nel 1872 viene fondata la Società Ginnastica dei Canottieri del Tevere, l'attuale Circolo Canottieri Tevere Remo, che cominciò a svolgere una discreta attività velica, "... l'esercizio della vela veniva praticato nei primi anni, a Palo (un paese a 35 chilometri da Civitavecchia), nella tenuta a mare del socio fondatore, principe Ladislao Odescalchi, il secondo presidente del "Tevere", che gentilmente aveva posto l'arenile a disposizione del nuovo Circolo...".
A Napoli, sempre nel 1872, veniva fondata la Società di Regate che ebbe però vita breve (l'ultima regata venne organizzata nel 1879). A Napoli c'erano grandi barche da diporto, tra cui la goletta del principe di Forlì o Fondi e il cutter di 70 tonnellate del principe Ferdinando Colonna di Stigliano. Gli anni successivi videro la nascita del Circolo Canottieri Italia (1889) l'attuale Circolo del Remo e della Vela Italia, e del Canottieri Sebetia (1893), oggi Reale Yacht Club Canottieri Savoia. La vita sociale di entrambi i Circoli, seppur sportiva, viene modellata a quella di un club inglese: signorilità, classe e rispetto delle tradizioni. La vela, pur non essendo lo sport ufficiale, venne praticata dai soci sin dall'inizio.
A Trieste nel 1880 il capitano Enrico Ambrosini disegnò un cutter, il Nippon, costruito da cantiere Piccinich di Lussinpiccolo. Il suo esempio venne imitato e lo stesso Ambrosini diede inizio all'attività velica che si concretizzò nel 1903 con la fondazione dello Yacht Club Adriaco. Nei primi anni di vita lo YCA aprì consolati nelle principali cittadine della costa istriana e la prima barca sociale, l'Adriaco di 17 metri (progetto Enrico Ambrosini, costruzione Piccinich), era la più grande imbarcazione da diporto del Golfo di Trieste.
Nell'annuario del Regio Yacht Club Italiano del 1883 è pubblicata una formula di stazza inglese, forse già adottata nelle regate del 1880. La regata divenne progressivamente prioritaria e si progettarono e costruirono barche solo per la competizione: tra queste il cutter Cenis , progetto di Ambrogio Castellano per Clemente Catalano Gonzaga duca di Cirella e Grisolia, lo yawl Fieramosca di 14,84 metri di Giulio Squadrelli, il cutter Cigno di 15, 95 metri del principe Pietro Giovanni Gallone di Marsiconovo, entrambi progetto di Luigi Oneto.
Negli ultimi anni dell'Ottocento la vela si diffuse progressivamente con la nascita di nuovi circoli - 1897 Club della Vela a Cornigliano (Genova), 1898 Circolo Nautico Vulturium, poi Circolo Nautico "Ugo Costaguta", 1898 Club Nautico Elbano a Portoferraio, 1899 Sailing Club a Napoli, poi Circolo della Vela nel 1921 che confluirà nel Circolo del Remo e della Vela Italia nel 1946 - e l'organizzazione di un maggior numero di regate.
Tra gli ultimi anni dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo si diffonde l'adozione di formule di stazza francesi. Nelle regate di Genova del 1897, il RYCI collaudò la prima formula, dell'Union des Yachts Francais. La formula viene ben esemplificata da tre barche delle classi minori Linton (1898), Lygia (1899) ed Electa (1900).
Nel 1901 entrò in vigore una nuova formula di stazza francese che distingueva sette classi. Nel periodo in cui fu in vigore questa formula partecipammo per la prima volta nel 1901 alla Coupe de Cercle de la Voile de Paris, l'attuale One Ton Cup, nel 1902 alla Coppa di Francia, mentre nel 1903 e 1904, vennero disputate le prime due edizioni della Coppa d'Italia.
Secondo Capitolo - 1900-1910 I primi monotipi italiani
Dal 1899 al 1909 circoli velici del Lago Maggiore, del Lago di Como, di Cornigliano e Napoli, promossero i primi monotipi (sociali) con lo scopo di dar vita a barche di minor costo e con l'intenzione di ampliare la base di questo sport, avvicinando i giovani alla vela.
Il primo monotipo italiano nasce nel 1899: Venezia, una barca di quasi sette metri per novecentocinquanta lire, progetto Meloncini, del Regio Verbano Yacht Club e del Regio Regate Club Lariano. La barca vinse il concorso internazionale indetto a proposito, il cui bando specificava che:"... Le condizioni del concorso sono le seguenti:
1° Il prezzo del yacht da costruirsi non deve superare franchi 900 compreso l'imballaggio...2°...la barca deve essere arrovesciabile e insommergibile, di facile trasporto, capace di quattro persone, manovrabile per quattro mani in regata, adatta al passeggio ed alla corsa e presentare una costruzione tale da durare almeno cinque anni senza deformarsi..."
A pochi anni dal monotipo Venezia, il Regio Regate Club Lariano promosse una nuova classe di monotipi scelta con un concorso. Il cantiere Costaguta e C. di Voltri costruì dodici monotipi tipo fin-keel, il primo dei quali venne varato nel 1904.
Nel 1909 nacque il monotipo Voltri del Regio Verbano Yacht Club, progetto Ugo Costaguta, lunga 7,50 metri (foto n. 2). Anche a Napoli i circoli sono attivi con i monotipi, considerati le barche scuola per eccellenza della vela napoletana: nel 1900 il Sailing Club aveva un monotipo sociale e sempre nello stesso anno anche la sezione partenopea del RYCI adottava i monotipi, mentre nel 1902 i monotipi arrivarono anche al Savoia. Del 1902 il primo monotipo del Club della Vela di Cornigliano, lungo 6,40 metri, progetto Ugo Costaguta, per un costo di 900 lire.
Artica vince la Coppa di Francia
1902, Artica del Duca degli Abruzzi, vince a Marsiglia la Coppa di Francia. La Coppa era allora assegnata alle barche di 10 tonnellate e il Duca degli Abruzzi (foto 3a) fece progettare e costruire Artica da Ugo Costaguta. Il vittorioso equipaggio era composto da il Duca degli Abruzzi, il capitano Ernesto Cosci, Cosimo Boccone, Gio Batta Casalino, Giovanni Fabiano, Luca Castellano, Andrea Boccone, Francesco patrone, Giobatta Patrone, velaio e marinaio a terra Giuseppe Toso. Avversaria della barca italiana la francese Suzette (progetto di J. Guedòn, cantiere G. Bonnin & Barré).
Le prime classi a restrizioni
La prime classi a restrizione nascono in Liguria, dove i velisti che non gareggiavano né con le classi internazionali a formula, né con i monotipi, partecipavano alle regate, dette "d'incoragiamento", con le barche esistenti sulle spiaggia. Inizialmente ogni circolo stabiliva le sue regole, ma ben presto emerse l'esigenza di un regolamento comune che facesse un po' d'ordine nelle caratteristiche delle barche che partecipavano a queste regate.
Il primo Regolamento riasale al 1903, ad opera del Club Nautico Foce, del Club Nautico Sampierdarenese, del Club Nautico Vulturium e alcuni proprietari di barche . Alcuni anni dopo nel 1908 il Regio Yacht Club Italiano, approvava la serie nazionale 6,50: lunghezza massima 6,50 metri, superficie velica massima 30 metri quadrati (estesi a 36 nel 1910), bordo libero (altezza fuori dall'acqua non meno di 0,45, peso minimo dello scafo senza deriva, timone e paglioli, 350 chilogrammi (esteso a 375 nel 1920), equipaggio non più di tre persone (esteso a quattro nel 1920).
E sempre il Regio Yacht Club Italiano approvò nel 1910 la serie nazionale 5,50 (foto n. 4), classe a restrizione vincolata solo nella lunghezza massima di 5,50 metri e nella superficie velica con misura massima di mq 25. L'anno successivo, nel 1911, la Sezione di Genova della Lega Navale italiana promosse la Serie Ligure Lega Navale, classe a restrizione per una lunghezza massima dio 4,25 metri (foto n. 5). La classe ebbe una discreta diffusione lungo le coste liguri e il suo regolamento fu soggetto a successive modifiche fino al 1927.
Una nuova classe venne promossa anche a Napoli nel 1913 dalla Sezione di Napoli della Lega Navale Italiana, la Serie Napoletana Lega Navale di 4,25 metri ed una superficie velica massima di 16 metri quadrati.
Nuovi circoli
Palermo, 1902, un veliero in disarmo venne messo a disposizione da Ignazio Florio per ospitare due società di canottaggio: il Club Nautico e il Sicania Nautical Club "Roggero di Loria", quest'ultimo l'attuale "Circolo Canottieri Roggero di Lauria".
Lago di Como, 1903, nasce il Regio Elice Club Italiano di Carate Lario.
Sturla e Bogliasco 1904, nascono rispettivamente il Club Nautico Sturla e il Club Nautico Bogliasco.
(...)
L'Italia come una "nave", paragone che anche dal punto di vista geografico non stona, vista la forma allungata della penisola, tutta a galleggiare sul mare più bello del mondo, con una sua prua, le fiancate, un baglio massimo moderno, spostato verso poppa, e una sezione poppiera che si sviluppa in altezza (i nostri monti), come se fosse una caravella.
La "nave" Italia, che nella nostra copertina abbiamo riassunto con la bella immagine del brigantino che oggi porta proprio quel nome, e anche se arriva dal nordeuropa sta benissimo a incrociare sulle acque del belpaese, perdipiù portando messaggi di cultura e solidarietà, e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno di questi tempi... E' la "nave" Italia che compie 150 anni dalla data della sua unità come nazione, e che Saily.it, che nel suo piccolo si occupa del mare e della navigazione a vela, ha voluto festeggiare col vento in poppa.
Chi ama la vela, come sport e come disciplina, ma anche come stile di vita, è un "appassionato" per definizione. E non può quindi che appassionarsi anche a questa data storica. Non fosse che per l'occasione di riflettere, guardarsi indietro, dare valore alla storia e ai suoi protagonisti immortali, e provare a immaginare un futuro nel quale anche il nostro presente avrà lasciato il segno, espresso altri eroi grandi e piccoli.
Perché sembra poco parlare di vela nei giorni delle crisi finanziarie globali, degli tsunami e delle nubi nucleari; ma la vela resta un paradigma della vita che vale la pena di essere vissuta, e uno straordinario contenitore di valori di riferimento: la lealtà, il rispetto (delle regole, delle tecniche, degli altri, del mare), l'impegno comune, il servizio e la solidarietà, la simbiosi con gli elementi naturali, la voglia di andare sempre avanti, di imbrigliare il vento, di progredire, di vincere sportivamente...
Tutti noi, tutti i giorni, con le nostre barche e le nostre passioni, siamo l'equipaggio dell'Italia fatta "nave", la cui prua affronta ogni giorno una rotta nuova, tra migranti da prendere a bordo, tempeste e ricostruzioni, albe e tramonti, imprese e traguardi da raggiungere. Sempre con un tricolore a poppa, e una scritta ITA sulle vele.
Abbiamo utilizzato la ricostruzione delle fasi storiche a cavallo degli anni dell'unità d'Italia con gli esordi dello yachting in Italia, sullo "Speciale 80 anni FIV" che si trova nel sito web della Federvela (nel menu "Comunicazione") a cura di Angela Rodi. Buona lettura e buon vento Italia.
DALLO SPECIALE 80 ANNI FIV - www.federvela.it
Primo Capitolo - 1850-1900 Lo Yachting in Italia, gli esordi
Le origini dell'attività velica e la fondazione dei primi Circoli velici in Italia risalgono alla seconda metà dell'Ottocento ad opera di esponenti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia - proprietari di prestigiose barche da diporto -, e grazie allo sviluppo della prima attività cantieristica per la costruzione di barche da diporto.
La prima testimonianza scritta di una regata organizzata e svolta in Italia risale al 1850, una regata di "... canotti veleggianti avvenne sul Lario il 20 Agosto 1850..." 1 . A questa prima regata seguì nel 1872 la fondazione del Regate Club sul Lago di Como e sede a Milano che dal 1898 si chiamerà Regio Regate Club Lariano. Le "barche veliere" che partecipavano alle regate erano suddivise in due categorie: quelle superiori a sette metri di lunghezza (misura della linea d'acqua a barca vuota) e quelle inferiori a detta lunghezza.
Il 2 Agosto del 1858 venne fondata a Belgirate sul Lago Maggiore, la Società delle Regate con lo scopo di definire e organizzare annualmente sul lago Maggiore, delle regate a vela e a remi. Tra i soci fondatori la principessa Elisabetta di Sassonia, il conte Vitaliano Borromeo, il senatore A.T. Conelli De Prosperi, lo scrittore Massimo d'Azeglio, il marchese Ferdinando di Breme, il marchese Luigi Spinola, il conte Stefano Stampa, il conte Galeazzo Visconti e Sir James Hudson. E' l'inizio dell'attività velica sul Lago Maggiore che si consoliderà nel 1895 con la fondazione del Verbano Yacht Club e con la diffusione negli anni successivi di barche a vela da diporto e da regata tra i residenti e i milanesi e i torinesi che durante le vacanze soggiornavano sulle coste del lago.
A Genova nella seconda metà dell'Ottocento Arigozzo riporta, "... il Sig. Yeats Brown, Console di S.M. Britannica in Genova faceva costruire dal nostro Oneto, che gli si era rivelato ingegnosissimo costruttore di Yachts, un cutter Black Tulip . Quelle due barche invogliarono alcuni genovesi ad esperimentare i divertimenti marinareschi... Al Black Tulip tennero dietro il Baglietto , Caffaro , Violante di Enrico Alberto d'Albertis.
Il 7 Agosto 1880 nasce il Regio Yacht Club Italiano, cui seguì negli stessi anni la fondazione di sezioni ad esso appartamenti (Livorno, Isola d'Elba, Civitavecchia, Napoli). IL RYCI e le sue sezioni organizzarono regate di triangolo e crociere nei golfi di Genova, Rapallo, Napoli, Livorno, Castellammare di Stabia e Portoferraio.
Più tardi a Sturla, Genova, nel 1894 venne fondato il Club Nautico Genovese "... allo scopo di promuovere le regate e migliorare la costruzione ed i tipi di piccole barche da diporto...". Anche il RYCI promuoverà la diffusione della sport velico con regate per barche da diporto che non oltrepassino i 7 metri di lunghezza, aprendo così la strada alle derive locali e nazionali, che nel tempo avvrebbero reso meno elitario questo sport.
A Roma nel 1872 viene fondata la Società Ginnastica dei Canottieri del Tevere, l'attuale Circolo Canottieri Tevere Remo, che cominciò a svolgere una discreta attività velica, "... l'esercizio della vela veniva praticato nei primi anni, a Palo (un paese a 35 chilometri da Civitavecchia), nella tenuta a mare del socio fondatore, principe Ladislao Odescalchi, il secondo presidente del "Tevere", che gentilmente aveva posto l'arenile a disposizione del nuovo Circolo...".
A Napoli, sempre nel 1872, veniva fondata la Società di Regate che ebbe però vita breve (l'ultima regata venne organizzata nel 1879). A Napoli c'erano grandi barche da diporto, tra cui la goletta del principe di Forlì o Fondi e il cutter di 70 tonnellate del principe Ferdinando Colonna di Stigliano. Gli anni successivi videro la nascita del Circolo Canottieri Italia (1889) l'attuale Circolo del Remo e della Vela Italia, e del Canottieri Sebetia (1893), oggi Reale Yacht Club Canottieri Savoia. La vita sociale di entrambi i Circoli, seppur sportiva, viene modellata a quella di un club inglese: signorilità, classe e rispetto delle tradizioni. La vela, pur non essendo lo sport ufficiale, venne praticata dai soci sin dall'inizio.
A Trieste nel 1880 il capitano Enrico Ambrosini disegnò un cutter, il Nippon, costruito da cantiere Piccinich di Lussinpiccolo. Il suo esempio venne imitato e lo stesso Ambrosini diede inizio all'attività velica che si concretizzò nel 1903 con la fondazione dello Yacht Club Adriaco. Nei primi anni di vita lo YCA aprì consolati nelle principali cittadine della costa istriana e la prima barca sociale, l'Adriaco di 17 metri (progetto Enrico Ambrosini, costruzione Piccinich), era la più grande imbarcazione da diporto del Golfo di Trieste.
Nell'annuario del Regio Yacht Club Italiano del 1883 è pubblicata una formula di stazza inglese, forse già adottata nelle regate del 1880. La regata divenne progressivamente prioritaria e si progettarono e costruirono barche solo per la competizione: tra queste il cutter Cenis , progetto di Ambrogio Castellano per Clemente Catalano Gonzaga duca di Cirella e Grisolia, lo yawl Fieramosca di 14,84 metri di Giulio Squadrelli, il cutter Cigno di 15, 95 metri del principe Pietro Giovanni Gallone di Marsiconovo, entrambi progetto di Luigi Oneto.
Negli ultimi anni dell'Ottocento la vela si diffuse progressivamente con la nascita di nuovi circoli - 1897 Club della Vela a Cornigliano (Genova), 1898 Circolo Nautico Vulturium, poi Circolo Nautico "Ugo Costaguta", 1898 Club Nautico Elbano a Portoferraio, 1899 Sailing Club a Napoli, poi Circolo della Vela nel 1921 che confluirà nel Circolo del Remo e della Vela Italia nel 1946 - e l'organizzazione di un maggior numero di regate.
Tra gli ultimi anni dell'Ottocento e l'inizio del nuovo secolo si diffonde l'adozione di formule di stazza francesi. Nelle regate di Genova del 1897, il RYCI collaudò la prima formula, dell'Union des Yachts Francais. La formula viene ben esemplificata da tre barche delle classi minori Linton (1898), Lygia (1899) ed Electa (1900).
Nel 1901 entrò in vigore una nuova formula di stazza francese che distingueva sette classi. Nel periodo in cui fu in vigore questa formula partecipammo per la prima volta nel 1901 alla Coupe de Cercle de la Voile de Paris, l'attuale One Ton Cup, nel 1902 alla Coppa di Francia, mentre nel 1903 e 1904, vennero disputate le prime due edizioni della Coppa d'Italia.
Secondo Capitolo - 1900-1910 I primi monotipi italiani
Dal 1899 al 1909 circoli velici del Lago Maggiore, del Lago di Como, di Cornigliano e Napoli, promossero i primi monotipi (sociali) con lo scopo di dar vita a barche di minor costo e con l'intenzione di ampliare la base di questo sport, avvicinando i giovani alla vela.
Il primo monotipo italiano nasce nel 1899: Venezia, una barca di quasi sette metri per novecentocinquanta lire, progetto Meloncini, del Regio Verbano Yacht Club e del Regio Regate Club Lariano. La barca vinse il concorso internazionale indetto a proposito, il cui bando specificava che:"... Le condizioni del concorso sono le seguenti:
1° Il prezzo del yacht da costruirsi non deve superare franchi 900 compreso l'imballaggio...2°...la barca deve essere arrovesciabile e insommergibile, di facile trasporto, capace di quattro persone, manovrabile per quattro mani in regata, adatta al passeggio ed alla corsa e presentare una costruzione tale da durare almeno cinque anni senza deformarsi..."
A pochi anni dal monotipo Venezia, il Regio Regate Club Lariano promosse una nuova classe di monotipi scelta con un concorso. Il cantiere Costaguta e C. di Voltri costruì dodici monotipi tipo fin-keel, il primo dei quali venne varato nel 1904.
Nel 1909 nacque il monotipo Voltri del Regio Verbano Yacht Club, progetto Ugo Costaguta, lunga 7,50 metri (foto n. 2). Anche a Napoli i circoli sono attivi con i monotipi, considerati le barche scuola per eccellenza della vela napoletana: nel 1900 il Sailing Club aveva un monotipo sociale e sempre nello stesso anno anche la sezione partenopea del RYCI adottava i monotipi, mentre nel 1902 i monotipi arrivarono anche al Savoia. Del 1902 il primo monotipo del Club della Vela di Cornigliano, lungo 6,40 metri, progetto Ugo Costaguta, per un costo di 900 lire.
Artica vince la Coppa di Francia
1902, Artica del Duca degli Abruzzi, vince a Marsiglia la Coppa di Francia. La Coppa era allora assegnata alle barche di 10 tonnellate e il Duca degli Abruzzi (foto 3a) fece progettare e costruire Artica da Ugo Costaguta. Il vittorioso equipaggio era composto da il Duca degli Abruzzi, il capitano Ernesto Cosci, Cosimo Boccone, Gio Batta Casalino, Giovanni Fabiano, Luca Castellano, Andrea Boccone, Francesco patrone, Giobatta Patrone, velaio e marinaio a terra Giuseppe Toso. Avversaria della barca italiana la francese Suzette (progetto di J. Guedòn, cantiere G. Bonnin & Barré).
Le prime classi a restrizioni
La prime classi a restrizione nascono in Liguria, dove i velisti che non gareggiavano né con le classi internazionali a formula, né con i monotipi, partecipavano alle regate, dette "d'incoragiamento", con le barche esistenti sulle spiaggia. Inizialmente ogni circolo stabiliva le sue regole, ma ben presto emerse l'esigenza di un regolamento comune che facesse un po' d'ordine nelle caratteristiche delle barche che partecipavano a queste regate.
Il primo Regolamento riasale al 1903, ad opera del Club Nautico Foce, del Club Nautico Sampierdarenese, del Club Nautico Vulturium e alcuni proprietari di barche . Alcuni anni dopo nel 1908 il Regio Yacht Club Italiano, approvava la serie nazionale 6,50: lunghezza massima 6,50 metri, superficie velica massima 30 metri quadrati (estesi a 36 nel 1910), bordo libero (altezza fuori dall'acqua non meno di 0,45, peso minimo dello scafo senza deriva, timone e paglioli, 350 chilogrammi (esteso a 375 nel 1920), equipaggio non più di tre persone (esteso a quattro nel 1920).
E sempre il Regio Yacht Club Italiano approvò nel 1910 la serie nazionale 5,50 (foto n. 4), classe a restrizione vincolata solo nella lunghezza massima di 5,50 metri e nella superficie velica con misura massima di mq 25. L'anno successivo, nel 1911, la Sezione di Genova della Lega Navale italiana promosse la Serie Ligure Lega Navale, classe a restrizione per una lunghezza massima dio 4,25 metri (foto n. 5). La classe ebbe una discreta diffusione lungo le coste liguri e il suo regolamento fu soggetto a successive modifiche fino al 1927.
Una nuova classe venne promossa anche a Napoli nel 1913 dalla Sezione di Napoli della Lega Navale Italiana, la Serie Napoletana Lega Navale di 4,25 metri ed una superficie velica massima di 16 metri quadrati.
Nuovi circoli
Palermo, 1902, un veliero in disarmo venne messo a disposizione da Ignazio Florio per ospitare due società di canottaggio: il Club Nautico e il Sicania Nautical Club "Roggero di Loria", quest'ultimo l'attuale "Circolo Canottieri Roggero di Lauria".
Lago di Como, 1903, nasce il Regio Elice Club Italiano di Carate Lario.
Sturla e Bogliasco 1904, nascono rispettivamente il Club Nautico Sturla e il Club Nautico Bogliasco.
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